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Introduzione
Mettersi in proprio oggi significa sfidare il mercato e cercarvi la
sopravvivenza, in un ambiente dove lo spazio è esiguo e, la saturazione è
all’ordine del giorno tuttavia, esistono ed esisteranno in futuro grosse opportunità,
soprattutto per chi è disposto ad affrontare un percorso di preparazione e ricerca
specifico, con l’obiettivo di ridurre il periodo iniziale di rischio, di permettere
un’entrata più veloce nel settore, in sintesi di aumentare la possibilità di
sopravvivenza nel mercato.
Oggi è finita l’era dell’imprenditore che improvvisa: è chiaro che fare
l’imprenditore è di per sé un mestiere, con conoscenze di base e competenze
specifiche, che si possono acquisire, oltre che ereditare.
Rispetto al passato, l’imprenditore di oggi ha la necessità di entrare nel settore
già preparato, conscio del proprio ruolo, non potendosi permettere di apprendere
solo sul campo e attraverso gli errori.
Il nuovo imprenditore, quindi, deve esplorare e studiare la futura attività,
soprattutto attraverso un’attività di formazione e di ricerca, infatti, ha bisogno di
una “cartina” e di un “giornale di bordo” per affrontare il viaggio nella creazione
d’impresa o nell’ ampliamento della stessa (e nella successiva gestione).
Il documento che simboleggia il nuovo profilo dell’imprenditore è il business
plan, ovvero il piano d’impresa o piano di fattibilità.
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Il business plan è il risultato di una attività di ricerca e pianificazione: guida
la maturazione dell’imprenditore e la preparazione dell’ingresso in un nuovo
settore, o per ampliare il proprio orizzonte.
Negli anni Novanta il sistema industriale italiano si è caratterizzato per una
progressiva sensibilizzazione riguardo ai temi del valore; è andata diffondendosi
l’idea che il processo di creazione del valore aggiunto per l’impresa debba essere
accompagnato da un parallelo processo di comunicazione aziendale (nelle sue
varie forme), orientato alla costruzione di solidi rapporti di fiducia e
collaborazione con i suoi interlocutori (stakeholders). Questa evoluzione ha
portato a capire che la comunicazione aziendale non solo ha il compito di
diffondere il valore creato, rendendolo percepibile al mercato, ma che deve essa
stessa contribuire alla creazione del valore d’impresa. Non sembra esservi ancora
diffusa la consapevolezza del ruolo che in questo ambito svolge e potrà svolgere
la comunicazione economico-finanziaria, ancor oggi considerata da molte imprese
quale mero obbligo legislativo, gravante soprattutto sulle imprese quotate in
Borsa.
Il Business planning, ossia l’attività di pianificare un business attraverso un
piano strategico e operativo, rientra a pieno termine nell’ambito della
comunicazione del valore creato. Il concetto di pianificazione (planning) ha
assunto, negli ultimi anni, una valenza sempre più determinante ai fini di una
corretta gestione aziendale. La pianificazione si dimostra tuttavia un processo che,
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a differenza di ciò che avviene nel mondo anglosassone, ad oggi non è
sufficientemente radicato nella cultura imprenditoriale del nostro paese.
La distinzione tra proprietà e management, in particolare per le aziende
internazionalizzate, per arrivare ad una pianificazione e anticipazione degli eventi,
può favorire la competitività dell’impresa e il successo di una strategia. Per una
corretta gestione, senza dubbio, oggi l’approssimazione progettuale e strategica
rappresenta il rischio maggiore per le aziende del nostro paese.
Ad esse sarà richiesto uno sforzo di pianificazione non indifferente,
difficilmente improvvisabile. E’ necessario un lungo lavoro d’analisi e
preparatorio. I fabbisogni informativi del sistema bancario, che porteranno
all’attribuzione e al successivo monitoraggio del rating creditizio dell’impresa,
richiederanno, infatti, un impegno organizzativo ed economico forte, il cui output
sarà rappresentato, in definitiva, dall’elaborazione e dal successivo aggiornamento
di un Business plan (o quanto meno di un sistema di report) che contenga tutte le
informazioni necessarie ad una corretta valutazione dell’impresa.
In generale, a livello terminologico, il Business plan è il documento redatto
all’avvio di una nuova idea imprenditoriale, in occasione dello sviluppo di nuove
aree di business o di nuove attività strategiche in un’attività già operante.
L’obiettivo quindi è divenire uno strumento di comunicazione per l’ottenimento
dei finanziamenti necessari allo start-up della nuova iniziativa o allo sviluppo di
una già esistente. Volendo sottolineare le differenze ancora non chiaramente
delineate tra i due termini, il piano industriale è, invece, un più versatile strumento
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di presentazione delle intenzioni strategiche e delle azioni realizzative d’imprese
già consolidate e di una certa dimensione. Nel piano industriale viene considerato
il presumibile andamento dell’impresa nel complesso e non quello di specifici
progetti. Il Business plan, denominato anche Piano d’affari o Piano di fattibilità, è
in altre parole quel documento con cui è identificato, descritto e quantificato un
progetto imprenditoriale. Tale importante strumento viene in genere utilizzato: per
affrontare in maniera obiettiva e pragmatica la prospettiva di intraprendere una
nuova iniziativa imprenditoriale, costituendo il mezzo essenziale per presentare
nella sua globalità, in modo chiaro ed accattivante, il proprio progetto d’impresa;
come importante strumento di pianificazione a medio - lungo termine di imprese
già esistenti, che consente di esplicitare le strategie e di prevederne gli effetti
economici e finanziari, di porre le basi per la programmazione operativa con
orizzonte annuale (budget d’esercizio) e per il controllo di gestione.
Ricondurre la strategia competitiva dell’impresa – fenomeno di per sé molto
complesso date le molteplici interazioni sistemiche – a una efficace sintesi
formale unitaria è un tentativo laborioso. E’ tuttavia un’operazione che è
necessario intraprendere.
Presentare la strategia in modo sintetico ed essenziale, mettendo a fuoco gli
aspetti distintivi e portanti, è prerogativa di ogni progetto strategico di successo.
In caso contrario, la mancanza di sintesi è probabile sia da attribuire ad
insufficiente chiarezza o assenza di un’idea forte e originale che renda attrattivo e
valido il piano industriale.
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E’ importante sottolineare che, nel corso di questo documento, verranno
utilizzati in modo indistinto i termini Business plan, Piano industriale e Piano
d’impresa. La distinzione è presente solo a livello terminologico ed è dovuta ad
approssimative traduzioni del termine inglese “Business plan”; a livello pratico i
termini sono usati come sinonimi.
In particolare, l’analisi empirica ha come obiettivo la produzione di uno
standard per una comunicazione del Piano industriale sintetica ed efficace.
Lo scopo è quello di giungere ad uno schema di progettazione e a modalità
prestabilite per creare un Business plan completo, efficace e messo in evidenza da
una presentazione corretta.
L’obiettivo del presente lavoro è di offrire un contributo, per quanto minimo,
a coloro cui compete il compito di redigere Business plan, in ordine ai contenuti,
ai criteri e agli strumenti logici e tecnici per la sua redazione, avendo comunque
ben presente che ogni progetto imprenditoriale si caratterizza con peculiarità
proprie.
Pertanto, nel presente lavoro, dopo una breve illustrazione delle molteplici
funzioni del Business plan, verranno fornite precise e concrete indicazioni su
come deve essere articolato un buon piano d’impresa, soffermandosi in particolare
sui contenuti dei vari argomenti che occorre esaminare all’interno dello stesso.
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Capitolo I
Caratteri generali del Business plan
1.1 Definizione
“Business planning is at the core of everything we do with people who come to us
[…], whether it is to start a new business or expand an existing one […]. Towards
the end of each enterprise programme we invite a distinguished panel of senior
bankers and venture capital providers to review and criticise each business plan
presentation […]. Perhaps the most important step in launching any new venture
or expanding an existing one is the construction of a business plan”.
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Il Business plan è uno studio, condotto in via preventiva, dei problemi e delle
opportunità di un progetto imprenditoriale al fine di stabilirne la fattibilità
concreta, l’opportunità economica e la compatibilità finanziaria. Tramite il piano,
quindi, si definisce il progetto imprenditoriale, si delineano le linee strategiche, si
stabiliscono gli obiettivi e si effettua la pianificazione economico-finanziaria.
In generale è il documento redatto all’avvio di una nuova idea
imprenditoriale, in occasione dello sviluppo di nuove aree di business o di nuove
attività strategiche in un’attività già operante. Ha quindi l’obiettivo di divenire
uno strumento di comunicazione per l’ottenimento dei finanziamenti necessari
allo start-up della nuova iniziativa. Oltre che nelle situazioni di start-up il piano
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Barrow C. J., (1999), pp. 1-9
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industriale può rappresentare un più versatile strumento di presentazione delle
intenzioni strategiche e delle azioni che si intendono realizzare di imprese già
consolidate e di una certa dimensione.
Sempre meno esperti di Business planning rimarcano la differenza
terminologica tra i termini Business plan, piano industriale, piano d’impresa e
piano strategico: è da sottolineare che il termine originario Business plan era
riferito al documento per la pianificazione di aziende in fase di start-up (quindi
imprese in fase di creazione). In seguito sono state effettuate numerose traduzioni
del termine che hanno portato ad un uso indistinto dei termini sopra indicati,
adottati nella pratica come sinonimi. Nel corso del presente lavoro, quindi, si
utilizzeranno indistintamente i termini Business plan, piano industriale e piano
d’impresa.
Borsa Italiana S.p.A. ha svolto un importante lavoro di ricerca per la
realizzazione di piani industriali sempre più efficaci e nell’ottica della
standardizzazione.
Secondo la società responsabile della regolamentazione del mercato
borsistico del nostro paese, il piano industriale…
“(…) è il documento che illustra le intenzioni strategiche del management relative
alle strategie competitive dell’azienda, le azioni che saranno realizzate per il
raggiungimento degli obiettivi strategici, l’evoluzione dei key value driver
e dei risultati attesi”.
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Borsa Italiana (2003), p. 11