2
di questa letteratura, sono passata alla traduzione di
Labyrinthe des sentiments.
Ho dedicato la terza parte del mio lavoro all’analisi
particolareggiata del testo in questione, allo scopo di
individuare gli elementi peculiari della scrittura di Ben
Jelloun e per reperire i possibili collegamenti con le altre
sue opere, in particolare con le più conosciute.
Nonostante qualche difficoltà dovuta alla carenza di
testi critici su Ben Jelloun e la completa mancanza di studi
su Labyrinthe des sentiments, questo lavoro di traduzione ed
analisi mi ha permesso, comunque, di approfondire la
conoscenza di un autore che sicuramente colpisce per la
forza dei suoi scritti e la crudezza dei suoi testi.
Egli stesso ha detto, in un’intervista mandata in onda
da Rai Uno, nella trasmissione “Mezzanotte e dintorni”:
La mia poesia è la poesia di un ribelle. Diciamo di un uomo
arrabbiato, in collera perché oggi ci sono cose che mi
scandalizzano, cose che mi ripugnano nella vita quotidiana e
allora continuo a gridarlo…Bisogna lottare, dire le cose. Forse
scrivo proprio per questo.
Ben Jelloun scrive per dire al mondo intero ciò che
pensa, per mostrare anche a coloro che non vogliono vedere
quali sono i mali della nostra società, per gridare la propria
avversità verso ogni forma di sopruso e di prepotenza,
soprattutto perché queste violenze sono state patite in prima
persona.
3
«Scrivo perché credo che sia utile, penso che possa
essere un piccolo aiuto al progresso della società»
2
e
anch’io, in nome di questo progresso, ho pensato di dare il
mio modesto contributo, offrendo la possibilità, a chiunque
voglia farlo, di leggere Labyrinthe des sentiments in
italiano.
2
Questo è quanto Tahar Ben Jelloun ha detto durante l’intervista a Gigi Marzullo in
“Mezzanotte e dintorni”.
4
Capitolo I
1. - LA LETTERATURA MAGREBINA
D’ESPRESSIONE FRANCESE
Il termine “magrebino”
3
è una voce di origine
semitica. Esso deriva dall’arabo “maghribī” che significa
“abitante dell'ovest” e da “gharb”, il “luogo del tramonto”
4
.
Letteralmente, l’espressione “magreb” indica il luogo ove
tramonta il sole ed anticamente fu attribuito dagli arabi alla
zona più occidentale, Jazirat al-Maghreb, che concepirono
come un’isola circondata dal Mediterraneo, dall’oceano
Atlantico e dal deserto del Sahara
5
.
Al giorno d’oggi è utilizzato per indicare l’insieme
dei paesi arabi dell’Africa nord-occidentale che fanno parte
dell’UMA ovvero de “L’Union du Maghreb arabe”
6
. Questo
legame è stato sancito il 17 febbraio 1989 a Marrakech, in
occasione del secondo summit magrebino, ed è stato firmato
dai capi di stato dei seguenti paesi: Algeria, Tunisia,
Marocco, Libia e Mauritania. Quando si parla, però, di
letteratura magrebina, l’ambito analizzato si restringe a tre
soli di questi paesi, ovvero ai primi.
3
Esiste una variante grafica del termine che è "maghrebino".
4
Voce “Magrebino” in Lo Zingarelli 1996. Vocabolario della lingua italiana,
Dodicesima edizione, Zanichelli, Bologna, 1995.
5
Voce “Maghreb” in Dizionario di storia, «Il Saggiatore», Bruno Mondadori,
Cuneo, 1997.
6
Paul Balta, Le Grand Maghreb. Des indépendances à l’an 2000, La Découverte,
Paris, 1990, p. 11.
5
Ognuno di essi ha una sua storia ed una sua
evoluzione ma tutti presentano vari elementi comuni che
permettono di avvicinare gli uni agli altri e di unirli in
un’unica classificazione. Infatti, oggi si parla di “letteratura
magrebina” e questo dimostra che nonostante le
particolarità, le differenziazioni tra i diversi paesi, essi sono
tra loro molto vicini.
Per la scelta dei temi come per alcune tipologie
narrative, questi scrittori non si discostano l’uno dall’altro
formando un solco profondo ed incolmabile ma, al
contrario, sono molto simili e riescono a creare un’unica
letteratura.
D'altro canto se la definizione di “littérature
maghrébine de langue française” è stata adottata a lungo per
indicare la sola produzione algerina, allo stesso tempo «on
ne peut aujourd'hui méconnaître la part importante
marocaine (et -dans une moindre mesure- la contribution
tunisienne)»
7
.
Sicuramente, se si considera il numero di opere
prodotte e di scrittori al suo attivo, chiara è la predominanza
dell’Algeria rispetto alla Tunisia e al Marocco che
presentano, comunque, autori di fama internazionale ai quali
sono stati conferiti premi di notevole prestigio.
7
M'hamed Alaoui Abdallaoui, «La littérature marocaine de langue française:
itinéraire d'une dualité», in Itinéraires et contacts de cultures, Université Paris XIII,
Centre D'Etudes Francophones, Volume 4-5, L'Harmattan, Paris, 1984, p. 251.
6
2. - QUADRO STORICO
Tra i paesi del Magreb, la Tunisia, l’Algeria e il
Marocco hanno subito un processo storico diverso
8
nonostante l’intera area, nel secolo scorso, sia stata oggetto
delle mire colonizzatrici
9
di diversi paesi stranieri ed abbia
subìto la presenza di una delle maggiori potenze europee,
quella francese, che ha influenzato, e non poco, la cultura
locale
10
.
Sicuramente è in Algeria che si ebbero più forti
ripercussioni, giacché la dominazione straniera durò dal
1830 al 1962 (3 luglio 1962), protraendosi per quasi un
secolo e mezzo.
Questo stato fu annesso alla Francia nonostante
un’intensa e tenace resistenza popolare che si dimostrò,
però, vana. Il governo di Parigi cercò, infatti, con tutti i
mezzi, violenti e non, di incentivare la presenza di cittadini
francesi nella nuova colonia e tentò di “modernizzare”
l’Algeria, imponendo stile, cultura, educazione ed istituzioni
governative di tipo europeo. Cominciò un processo di
“destruction de la société algérienne” che portò “par l’œuvre
8
Gabriele De Rosa, Storia contemporanea, Volume terzo, Minerva Italica,
Bergamo, 1973, pp. 250-259.
9
Armando Saitta, La civiltà contemporanea, Volume terzo, Laterza, Bari, 1970, pp.
500-525.
10
Rosario Villari, Storia contemporanea, Volume terzo, Laterza, Bari, 1980, pp.
319-329.
7
conjuguée de la politique et de l’économie, à une
destruction physique”
11
.
I coloni guardarono ai musulmani come ad una razza
inferiore che doveva essere tenuta sotto stretto controllo e
per questo fu loro vietato di indire assemblee, di allontanarsi
dal proprio distretto o villaggio senza un permesso del
governo.
La Francia volle in ogni modo e in ogni settore
assoggettare e “francesizzare” il popolo algerino e a questo
scopo furono create delle scuole che prevedevano nel
proprio “Plan d’études” finalità come quelle che
riguardavano l’insegnamento della storia del 1889-1890:
«En confondant leurs intérêts avec les nôtres, les indigènes
partagent avec nous l’héritage du passé; nos ancêtres
deviennent les leurs»
12
.
Il tentativo, però, di acculturare un’élite algerina che
fosse a favore e sottomessa alla Francia, ebbe, invece, degli
sviluppi completamente opposti, poiché i nuovi accademici
divennero il nucleo portante del movimento nazionalista
algerino.
La colonisation de peuplement entreprise – inégalitaire dans son
principe et dans son fonctionnement, les Algériens restant des
«citoyens de seconde zone» - et l’incapacité des gouvernements
français successifs à introduire les réformes que l’évolution des
esprits et du monde imposait, aboutirent à un état d’ébullition
que seule la Seconde Guerre mondiale calma temporairement
13
.
11
Abdallah Laroui, L’Histoire du Maghreb, vol. II, Maspero, Paris, 1976, p. 76.
12
Citato in Jean Dejeux, La Littérature maghrébine d’expression française, PUF,
«Que sais je?» 2675, Paris, 1992, p. 11.
13
Paul Balta, Le Grand Maghreb. Des indépendances à l’an 2000, cit., p. 83.
8
A differenza degli altri due paesi magrebini, in
Algeria la lotta fu particolarmente aspra e «la repressione
dei primi tentativi patriottici algerini da parte dei francesi
(Sommossa di Sétif, maggio 1945) trasformò la lotta
politica degli algerini in insurrezione armata»
14
. Si scatenò
una vera e propria guerra di indipendenza che esplose il 1
Novembre 1954 ad opera del “Fronte Nazionale di
Liberazione” (FLN) che dichiarò guerra alla Francia con
simultanei attacchi alle postazioni militari, alle stazioni di
polizia e ai palazzi governativi.
Si ebbe, quindi, un periodo di guerriglia urbana che
mise in crisi le stesse istituzioni repubblicane francesi in
quanto i grandi coloni rifiutavano ogni soluzione politica del
problema
15
. Agli occhi del resto del mondo essa avrebbe
avuto il sapore di una vera e propria capitolazione che
andava contro i propri interessi.
Questa insurrezione obbligò la Francia ad intervenire
con le proprie forze armate e chiara fu la decisione del
governo di Parigi di non collaborare per trovare un accordo.
Il segnale che si diede fu, quindi, di chiusura e di
imposizione del proprio dominio, senza possibilità
d'appello.
La brutalità dei mezzi utilizzati e la crudeltà
impiegata nel tentativo di sedare le rivolte crearono opinioni
negative sulla politica coloniale francese nel resto del
mondo ma senza che questo facesse modificare le azioni
intraprese.
14
Gabriele De Rosa, Storia contemporanea, cit., p. 463.
15
Ibidem.
9
Questa situazione si protrasse per diversi anni, fino al
Luglio del 1962, quando fu indetto un referendum promosso
dal generale Charles De Gaulle il quale si rese conto che la
guerra in Algeria non solo danneggiava l’immagine del suo
paese ma «rischiava di esautorare la Francia e di
pregiudicare i suoi interessi di grande potenza»
16
. Gli
algerini ebbero, allora, la possibilità di esprimersi sul
proprio destino e di decidere se riacquistare l’indipendenza
o continuare a far parte della Francia.
Essi votarono per l’indipendenza ed Ahmed Ben
Bella divenne il primo presidente dell’Algeria.
La Tunisia ed il Marocco ebbero, invece, una storia
molto diversa rispetto all’Algeria e per molti aspetti fu
molto meno drammatica e cruenta.
Entrambi i paesi, infatti, non divennero mai delle
colonie francesi e quindi parte integrante di tale potenza.
Furono, bensì, due protettorati francesi dalla diversa durata.
L’idea originaria del governo di Parigi fu quella di
«ricostruire l’Africa romana»
17
ed in questa prospettiva si
inserì l’occupazione della Tunisia nel 1881 quando fu
firmato il “Trattato del Bardo”, (anche detto Trattato di
Kasser Said), dove si sanciva la trasformazione della
Tunisia in un protettorato francese.
Durante gli anni '80 un gruppo di coloni si
impossessò della regione lungo la costa nord, aprirono
negozi, attività e cominciarono ad esercitare una notevole
influenza sulla cultura araba. Pian piano essi presero sempre
16
Gabriele De Rosa, Storia contemporanea, cit., p. 463.
17
Voce “Colonialismo in Africa” in Dizionario di storia, cit.
10
più potere ed autorità e nonostante il governatore rimanesse
tunisino, il paese fu praticamente in mano ai francesi.
Si cercò di illudere il popolo con delle riforme che
non avevano nulla di concreto ma erano:
de pure imitation, soit de l’Europe, soit de la Turquie, comme le
changements de costume sous Husayn, la création de
décorations (nayās-hīn) ou la frappe de pièces de monnaie
commémoratives par Mustapha Bey ; de même la fermeture du
marché d’esclaves à Tunis, en 1846, était surtout destinée à
faire bonne impression à l’étranger
18
.
Una volta aperti gli occhi e perse le speranze di una
possibile modernizzazione grazie all’arrivo dell’invasore, ci
furono vari tentativi di liberarsi da tale dominio e,
nonostante i diversi movimenti patriottici, la Tunisia rimase
un protettorato francese fino al 2 Marzo 1956 quando fu
firmato un nuovo trattato che invalidava il “Trattato del
Bardo” del 1881. La Tunisia venne, allora, riconosciuta
come uno stato sovrano, governato da una monarchia
costituzionale retta dal Bey.
Una situazione per certi aspetti simile a quest'ultima
si riscontra in Marocco che, data la sua posizione strategica,
divenne oggetto delle attenzioni delle maggiori potenze
coloniali. A differenza, però, di molti paesi africani dove
particolarmente pericolosi erano i focolai creatisi tra le
diverse tribù, il Marocco era una nazione più difficilmente
assoggettabile ed essa rimase indipendente fino a quando le
diverse potenze europee non si misero d’accordo sulla
spartizione del territorio africano.
18
Abdallah Laroui, L’Histoire du Maghreb, cit., pp. 80-81.
11
Fu nel 1912 che il sultano Moulay Hafid dovette
cedere sia alla Francia che alla Spagna e concedere loro una
diversa parte del territorio per poter sopperire alla grossa
crisi economica che colpiva il paese. Con il Trattato di Fès
egli riconobbe il protettorato della Francia mentre con la
Convenzione di Madrid cedette alla Spagna la zona nord del
Marocco ed il Sahara occidentale.
In questo paese, come negli altri, i francesi
conservarono le redini dell’amministrazione e di tutti i
settori economici e politici più rilevanti. Fondarono scuole e
licei, costruirono strade, porti, città e riuscirono a
riorganizzare sia il settore sanitario che quello giudiziario ed
amministrativo. Ben presto, però, la politica dei francesi
divenne una politica di puro colonialismo e si determinò una
rottura netta con la popolazione locale. Il malumore diffuso,
l’insofferenza, la voglia di libertà fecero scaturire tutta una
serie di attentati che giunsero all’apice della violenza nel
1955.
Il grandioso movimento di liberazione del continente africano
ebbe […] il suo inizio nell’Africa settentrionale musulmana in
direzione antifrancese e trovò il suo epicentro in Tunisia, in
Marocco ove si ebbe la costituzione di stati indipendenti…
19
.
Infatti, quando l’esercito di Liberazione marocchino
attaccò le postazioni francesi del nord, il governo dei
colonizzatori decise di ritirarsi e così il 16 Novembre 1956
fu proclamata la fine del protettorato e l’indipendenza del
paese.
19
Armando Saitta, Il Cammino della civiltà, Volume terzo, La Nuova Italia, Firenze,
1969, p. 361.
12
Per i primi tempi il sultano, che prese il nome di
Mohammed V, invitò i francesi a rimanere in loco, in modo
da aiutare a “modernizzare” alcuni reparti
dell’amministrazione e della burocrazia.
La presenza francese non fu così negativa come in
Algeria, proprio perché «la colonisation [fut] entreprise dans
un esprit différent de celle qui [fut] menée depuis 1830 en
Algérie, où elle [causa] tant de ravages, et depuis 1881 en
Tunisie»
20
.
L’impatto con la potenza straniera fu chiaramente
meno difficile e riscontri evidenti si hanno nella stessa
letteratura, soprattutto in quella di lingua francese, che ebbe
uno sviluppo ed un evolversi diversi da quelli dell’Algeria.
Attualmente sia in Tunisia che in Marocco il numero
di romanzi e di scritti di vario genere in lingua araba supera
notevolmente quello in francese ed è per questo che le
letterature di questi due ultimi paesi vengono definite,
innanzitutto, “letterature arabe”.
20
Paul Balta, Le Grand Maghreb. Des indépendances à l’an 2000, cit., p. 109.
13
3. - LA VITA LETTERARIA
3. 1. Gli esordi. - La letteratura diffusasi nel Magreb
fino al momento della colonizzazione francese è una
letteratura arabo-islamica che ha dei canoni specifici e
chiaramente distinguibili da quelli europei.
I primi cambiamenti appaiono intorno al 1880 quando
l’imposizione del francese come lingua ufficiale che regola
gli aspetti più importanti della vita sociale comporta dei
mutamenti anche nell’istruzione. L’insegnamento dell’arabo
viene relegato al puro rituale religioso e gli scritti realizzati
in berbero o arabo rappresentano piuttosto un simbolo di
resistenza alla nuova lingua.
Si realizza un cambiamento nei temi, un’innovazione
nelle forme e nei contenuti. La lotta anti-coloniale, al
termine dell’ultima grande rivolta armata, si sposta dal
campo militare a quello politico ed intellettuale ed utilizza
tutti i mezzi possibili, compresa la scrittura, per catturare
l’attenzione della gente.
A partire, comunque, dal 1875 compaiono i primi
testi in francese che in principio sono vocabolari,
grammatiche, traduzioni e quindi quel genere di testi la cui
finalità è di far conoscere e scoprire questa nuova lingua
arrivata sul territorio e fino ad allora sconosciuta.
Il primo romanzo è realizzato da M. Rahhal nel 1891
e può essere considerato un preludio della futura letteratura
magrebina in lingua francese. Durante tutto il periodo
14
successivo assistiamo ad una sorta di gestazione, di
maturazione di certi stimoli e di determinate metodologie,
fino ad arrivare a quella generazione che va dal 1920 al
1949 e viene comunemente definita “prima generazione”.
Essa è rimasta per lungo tempo sconosciuta e poco
studiata e solo ora si assiste ad una sua notevole
rivalutazione.
I romanzi di questo periodo sono caratterizzati dalla
presenza di personaggi-eroi che si trovano di fronte a due
mondi, quello della Francia buona e all’avanguardia e
quello della Francia cattiva con la sua politica coloniale in
Algeria.
I personaggi dei libri, come gli stessi scrittori, vivono
sotto il segno dell’ambivalenza e del doppio. Essi
vorrebbero rimanere se stessi ma allo stesso tempo
desiderano diventare altro.
Pierre Grenaud ha definito la letteratura francese
dell'Africa del Nord «la littérature du soleil»
21
ma
quest’astro, in generale così luminoso e splendido, assume
in questo caso, insieme ai temi letterari, un duplice aspetto.
Da un lato esso raffigura la tranquillità, la gioia di
vivere, il ritorno alla terra natia, il calore e la sicurezza del
passato; dall'altro lascia trasparire la passione e la violenza
del temperamento, la difesa dell'onore, la virilità ed il
coraggio.
In poesia, la prima raccolta è di Sidi Kassem ma il
nome per eccellenza di quest’epoca è quello di Jean
21
Pierre Grenaud, La Littérature du Maghreb, «La table ronde» 95, novembre 1955,
pp. 131-137.
15
Amrouche che realizza Cendres
22
nel 1934 e tre anni dopo
Etoile secrète
23
. Diversi altri testi vengono realizzati in
questo primo periodo tra cui saggi e testimonianze sulla
situazione dei paesi magrebini e, in particolare, dell’Algeria.
Riguardo a quest’ultima, ad esempio, Kateb Yacine
pubblica la sua conferenza Abdelkader et l’indépendance
algerérienne
24
(1948) che è il testo precursore di una futura
presa di coscienza politica.
Questo è il periodo in cui fiorisce il romanzo
coloniale e gli scrittori che riescono a pubblicare le proprie
opere, creano dei romanzi che costituiscono un sotto-genere
rispetto a quello dominante. Il romanzo algerino viene
sottomesso a determinate regole ed in particolare alle
convenzioni realiste e al fine sociale dell’opera. Da questa
situazione deriva tutta una serie di debolezze, quali l’intrigo
poco dinamico, i personaggi stereotipati, i simboli e gli
esempi poco interessanti.
Inoltre, gli autori, dal canto loro, sembrano non aver
acquisito il loro status di scrittori ed avvertono in maniera
prepotente il tradimento compiuto nei confronti della lingua
madre e della tradizione.
22
Jean Amrouche, Cendres, Mirages, Tunis, 1934.
23
Jean Amrouche, Etoile secrète, Mirages, «Les Cahiers de Barbarie»,Tunis, 1973.
24
Kateb Yacine, Abdelkader et l’indépendance algérienne, SNED, Paris, 1983.