12 
 E’ doveroso da parte nostra sottolineare come questa breve digressione 
non sar  (e nemmeno avrebbe la presunzione di esserlo) esaustiva 
dell’argomento, in quanto essa non appartiene prettamente, ma soltanto 
indirettamente, al nostro campo di studio. 
 
 1.1. Il mercato del lavoro. 
 
Stiamo assistendo in questi anni a una profonda modifica della struttura 
occupazionale nei paesi industrializzati che va costantemente riducendo il 
numero degli occupati. 
 Secondo le stime dell Ocse tra non molti anni agricoltura e industria 
occuperanno pochi punti percentuali di occupati. Tutti gli altri, oltre il 90%, 
dovrebbero lavorare nei servizi (la cosiddetta  terziarizzazione  dell economia), 
cosa che non Ł facilmente realizzabile poichØ lo stesso ammodernamento 
tecnologico non favorir  l occupazione, 
 Si assiste per la prima volta a una crescita senza occupazione  che non 
potr  non avere conseguenze sociali. 
 Dall altra parte cambia la qualit  del lavoro: piø distribuito in piccole e 
medie imprese, Ł piø flessibile, piø diversificato nell arco di una vita lavorativa e 
piø coinvolgente per un numero crescente di persone a cui si richiede non solo 
esecutivit , ma capacit  intellettuali e conoscenze. 
 In sintesi possiamo individuare tre fattori chiave nel processo di 
cambiamento del mercato del lavoro: 
a) innovazione tecnologica; 
b) trasformazioni nei processi produttivi nelle imprese; 
                                                                                                                                
1
 Centro Nazionale per lo Sviluppo della Cooperazione e dell’Autogestione. 
 13 
c) globalizzazione dell economia. 
Da questi fattori scaturisce la difficolt  del mercato del lavoro a livello 
internazionale e del correlato aumento della disoccupazione. Questo porta ad 
una serie di novit  nell assetto generale dell economia i cui risvolti non possono 
non interessare il sindacato, oggetto di analisi specifica a partire dal capitolo 2. 
Riteniamo opportuno indicare anche il dato quantitativo della situazione 
dell’occupazione. 
 
 1.2. La situazione della disoccupazione: il dato quantitativo. 
 
 Nel 1996 la situazione della disoccupazione nell ambito dell Unione 
Europea era cos  configurata:
2 
 
Spagna  22,0 % 
Finlandia  16,0 % 
Irlanda  12,5 % 
Francia  12,3 % 
Italia  12,1 % 
Regno Unito  10,9 % 
Belgio     9,9 % 
Svezia    9,8 % 
Grecia    9,1 % 
Germania    9,0 % 
Portogallo    7,3 % 
Pesi Bassi    6,8 % 
____________________ 
 14 
2
 Elaborazione su dati Eurostat e altre fonti ufficiali. 
Danimarca    6,2 % 
Austria    4,2 % 
Lussemburgo   3,1 % 
 
 
Unione Europea 10,9 % 
 
 
Come si evince dai dati, a parte il Lussemburgo, con una disoccupazione 
molto bassa rispetto agli altri paesi (per motivazioni particolari da ricondurre alle 
sue peculiarit  dimensionali ed economiche), il tasso dei non occupati  varia  
dal  4,3 %  dell Austria  al  22,0 % della Spagna. Le situazioni politiche, 
economiche e sociali sono infatti differenti da stato a stato, tanto che il divario 
esistente tra i due stati appena citati appare, ed Ł, realmente molto grande. 
Senza addentrarci nelle specifiche cause che portano a queste situazioni invero 
differenti, rimane il fatto che la disoccupazione nell Unione Europea nel 1996 si 
attestava ad un tasso del 10.9 %. 
L Italia, che nel 1996 aveva un andamento della disoccupazione del 
12,1% sulla popolazione attiva, nel gennaio del 1997 esso risultava del 12,4 %, 
per passare nell aprile del lo stesso anno al 12,5 %. 
Ecco l andamento della disoccupazione in Italia, suddivisa per aree 
geografiche e un prospetto analogo di quella di durata superiore ai due anni. 
            
 
 
 15 
 
Tabella 1.1. Disoccupazione in Italia.
3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
____________________ 
                    TASSI DI DISOCCUPAZIONE
             TOTALE          DI LUNGA DURATA
GENNAIO APRILE GENNAIO APRILE
1997 1997 1997 1997
NORD 7,1 6,7 3,6 3,5
Nord ovest 7,7 7,4 4,4 4,5
Nord est 6,2 5,8 2,5 2,2
CENTRO 10,2 10.07 7,1 7,2
SUD 21,8 22,5 15,7 16,8
ITALIA 12,4 12,5 8,1 8,5
 16 
3 
Elaborazione su dati Istat. 
CAPITOLO 2. L organizzazione sindacale. 
2.1. La complessit  dell organizzazione sindacale: motivazioni 
derivanti dalla sua evoluzione storica. 
 
 Il sindacato Ł una organizzazione non profit impegnata prevalentemente 
nella rappresentanza di interessi economici, ma la sua logica di azione sfugge 
in gran parte a quella del calcolo economico. Per quanto concerne la sua 
dimensione formale molti ricercatori sono concordi nel fatto che Ł 
estremamente complesso definire l organizzazione di una struttura sindacale 
nelle varie articolazioni in cui essa si manifesta. 
Le ragioni sono in parte attribuibili alla  costitutiva complessit   
dell organizzazione ed alla molteplicit  delle logiche di azione che la 
governano.
4
  
Ulteriormente la considerazione del sindacato come organizzazione si 
rivela per  inscindibile da quello che esso rappresenta nell ambito di un 
determinato contesto politico ed economico. Questo perchØ le sue funzioni e le 
sue azioni sono mutate notevolmente nel corso della sua evoluzione storica, ed 
Ł quindi necessaria una visione parallela che consideri contemporaneamente 
ci  che formalmente il sindacato Ł e le condizioni in cui si trova ad operare. In 
quest ottica la complessit  di definire il sindacato come organizzazione non Ł 
da ricondurre totalmente alla sua oggettiva complessit  formale, ma Ł il risultato 
di un processo storico e sociale che ha portato a successive modificazioni il suo  
___________________ 
4
 PANOZZO fabrizio (1997), L economia delle istituzioni non profit. Il caso dell organizzazione 
sindacale. 
 17 
 
apparato organizzativo. 
Alla luce di queste considerazioni sar  dall evoluzione storica che 
prenderemo le mosse dell analisi dell organizzazione sindacale. 
 
2.1.2. Sintesi dell evoluzione storica del sindacato. 
 
E  prevalsa nella storiografia una visione riguardo alla nascita delle prime 
organizzazioni sindacali che si pu  esprimere, assai schematicamente, nei 
termini seguenti
5
. 
In una fase iniziale il criterio organizzativo delle prime unioni di lavoratori 
era quello territoriale. Nascevano cos  all inizio degli anni  90 del secolo scorso 
le prime Camere del Lavoro, con scopi prevalentemente mutualistici per la 
difesa dei lavoratori, che in assenza di un sistema previdenziale coprivano gli 
associati dai rischi legati all esercizio di un attivit  lavorativa. Successivamente, 
con all avvio dei processi di modernizzazione e sviluppo dei processi produttivi 
e con la contestuale crescita di strati sempre piø numerosi di operai nel senso 
piø moderno del termine, si afferm  gradualmente un altro criterio 
organizzativo: quello di settore, e nascevano pertanto le prime federazioni di 
categoria, piø idonee a sviluppare attivit  di contrattazione nel nuovo quadro di 
relazioni collettive che si andava specificando. 
E   importante  sottolineare,  a  nostro  parere,  il ruolo  svolto da  queste  
primi   esempi   di   movimento   sindacale   organizzato.   La   loro   azione   era 
____________________ 
5
 Saggio di FERRARIS Pino in GNOCCHI VIANI Osvaldo (1995), Dieci anni di Camere del 
Lavoro, Roma. 
 18 
 
prevalentemente di tipo pragmatico, e seppure non tard  a farsi strada la sua 
trasformazione in un generico strumento di rappresentanza degli interessi dei 
lavoratori, conseguenza diretta del pragmatismo fu l attenzione verso i suoi 
aspetti finanziari e organizzativi in senso stretto, e i primi studi che si 
occuparono dei movimenti operai riservavano un attenzione tutt altro che 
marginale a queste due dimensioni. 
A mo  di esempio riteniamo significativo citare un brano di Osvaldo 
Gnocchi-Viani risalente a uno scritto del 1892 relativo alla nascita delle prime 
Camere del Lavoro negli Stati Uniti d America: 
 
 [ ] Nel 1885 si aveva agli Stati Uniti questo stato di cose. 
Sparsi in diversi Stati dell Unione repubblicana c erano 26 Uffici del lavoro, istituiti dai 
rispettivi governi, e affatto indipendenti gli uni dagli altri [ ] Il 13 giugno 1888, ecco 
sorgere a Washington l Ufficio centrale del lavoro [ ] Ecco gli scopi che ha questo 
Ufficio centrale del lavoro: 
Informarsi 
a) del costo della produzione delle cose negli Stati Uniti e in altri paesi; 
b) dei salarii pagati nelle industrie; 
c) della durata della giornata di lavoro; 
d) dei profitti realizzati dagli imprenditori; 
e) del costo della vita e del genere di vita che si conduce; 
f) delle pratiche e dei costumi in uso nell agricoltura; 
g) dei conflitti fra padroni e operai, e delle loro cause; 
h) di tutte le combinazioni fra capitale e lavoro e dei loro effetti sulla 
produzione e sui prezzi; 
i) della produzione nelle Associazioni. 
Pubblicare delle relazioni in proposito. 
Fare delle proposte. 
 19 
In sulle prime questi Uffici, istituiti, come dicemmo, dai rispettivi Governi, avevano, per 
ragione della loro stessa origine, l inconveniente di essere tutti, piø o meno, legati al 
sistema politico dominante, ma gli operai non tardarono ad accorgersi come l ambiente 
e l influenza della politica non si adattassero, nØ si conciliassero, alle ragioni e all indole 
di istituzioni che dovevano avere un andamento di ordine economico e quindi una vita 
tutta speciale, autonoma e ben superiore alla vita della politica. Una forte corrente 
sviluppossi per emanciparle dalla politica e vi si riusc . Fu una grande vittoria del 
principio economico! 
Infatti, oggi che parliamo, tutti questi Uffici del lavoro, compreso l Ufficio centrale, vivono 
completamente all infuori delle bizze, delle ambizioni e delle crisi ministeriali e politiche, 
preludio, come le Borse del lavoro negli altri Paesi, di tutto un ordinamento nuovo, 
economico-sociale, di cui oggi non sono che prime linee e primi abbozzi. 
 
Il sindacato per  non mantenne col tempo questa forte attenzione alla 
sua dimensione economica ed organizzativa. La considerazione dei 
meccanismi del pratico svolgimento della sua azione perse di rilevanza, e si 
prest   piø attenzione agli elementi istituzionali che a quelli amministrativi  
(Accornero, 1993: pag. 219). 
Il pensiero sopra esposto Ł relativo al processo storico e sociale di 
istituzionalizzazione subito dal sindacato. Il fatto stesso di assumere un ruolo 
 istituzionale  rappresenta per il sindacato l ottenimento di una legittimazione 
che Ł relativamente indipendente dalle sue  prestazioni  contingenti. Le 
conseguenze di tale fenomeno si sono manifestate soprattutto a partire da quel 
punto di svolta rappresentato dall  autunno caldo  (1969). Non si rifiut  in 
maniera assoluta l attenzione alle strutture, semplicemente esse furono poste in 
subordine rispetto agli elementi istituzionali. Si afferma cos  la centralit  del 
momento della scelta politica a scapito della progettazione e del controllo degli 
strumenti organizzativi. 
 20 
Nel corso dell ultimo decennio per  sono intervenuti fenomeni che 
interessano, e che probabilmente continueranno a farlo anche in futuro, le 
associazioni di rappresentanza degli interessi ed il sindacato in particolare. 
L impatto di tali cambiamenti sembra poter incidere in profondit  tanto nella 
strategia quanto nella struttura delle organizzazioni sindacali. 
Il sindacato come organizzazione non profit acquisisce, trasforma ed 
eroga risorse: in sostanza svolge (per definizione di dottrina aziendale) funzione 
economica. I cambiamenti sopra accennati, che svilupperemo nel prosieguo piø 
in dettaglio, investono tale aspetto, che nel caso dell organizzazione sindacale 
svolge un ruolo cruciale nell ambito dell intera economia di un aggregato 
nazionale. 
Il sindacato si trova ad affrontare situazioni e contesti a volte 
completamente nuovi, che impongono una ridefinizione delle sue logiche di 
azione e delle sue logiche di funzionamento. Si pu  rilevare infatti come in 
generale tutte le organizzazioni di rappresentanza si trovino ad affrontare un 
contesto in cui tendono ad essere meno rilevanti le tradizionali fonti di 
legittimazione e conseguentemente si rafforza la rilevanza  di altre dimensioni, 
forse piø pragmatiche. 
In sostanza vi Ł stata negli ultimi anni una crescita nella complessit  
ambientale che spinge ad un analisi piø accurata del sindacato e della sua 
articolazione interna. 
Analizzeremo quindi alcuni dei fenomeni dai quali Ł scaturita questa 
nuova dimensione. 
 
 
 21 
2.2. La complessit  dell organizzazione sindacale: fattori derivanti 
dalla crescita della complessit  ambientale. 
 
a) La perdita di rilevanza della dimensione ideologica nella 
partecipazione e nell azione sindacali; 
b) la sempre maggiore rilevanza del management di impresa come 
interlocutore primario in sostituzione dei rappresentanti del 
governo e delle istituzioni; 
c) le trasformazioni sociali, demografiche e culturali, ed i mutamenti 
nelle caratteristiche dell occupazione e nel mercato del lavoro; 
d) la crescente complessit  indotta dalle innovazioni di prodotto e di 
processo che hanno ridefinito le forme tradizionali di 
organizzazione del lavoro. 
 
2.2.1. La caduta della dimensione ideologica in relazione alla 
tendenza ad un maggiore pragmatismo delle richieste 
rivolte alle associazioni di rappresentanza. 
 
Il fenomeno in questione Ł stato all origine di una generale crisi dei canali 
tradizionalmente affermati di rappresentanza degli interessi: partiti e sindacati, e 
su questo piano tende generalmente a risolversi e ad esaurirsi le questioni 
riguardanti la  crisi del sindacato . 
Ad essere sotto accusa sono in particolare le strategie  generaliste  
astrattamente egualitariste che hanno caratterizzato la politica delle maggiori 
confederazioni negli ultimi decenni. Le scelte di questo tipo hanno ipotizzato 
una uniformit  nelle richieste e negli interessi degli associati ed hanno frenato 
 22 
uno sviluppo dei processi di segmentazione dell offerta che desse luogo ad 
un attenzione specifica verso le esigenze degli associati. 
Sebbene per alcuni aspetti (soprattutto nel caso italiano) il sindacato 
condivide importanti caratteristiche strutturali con i partiti di massa (o quelli che 
erano tali) si deve anche riconoscere come la crisi dei meccanismi di 
rappresentanza politica non possa essere totalmente equiparata (nelle forme e 
negli esiti) a quella della rappresentanza sindacale. 
C Ł una sensibile differenziazione tra la crisi dei partiti e quella del 
sindacato, che pu  essere rilevata a partire dalle differenze di quest ultimo dai 
primi. 
In primo luogo l attivit  di rappresentanza degli interessi non Ł altro che 
una delle funzioni che il sindacato Ł chiamato a svolgere. In altre parole esso 
pu  operare in modo piø circoscritto e specificare quindi in maniera piø precisa 
il servizio che offre agli associati. 
C Ł da rilevare inoltre la crescita di altre forme di organizzazione 
sindacale, i  sindacati degli autonomi , che tendono ad offrire un servizio piø 
segmentato ed a soddisfare le esigenze operando su target rappresentati da 
specifici settori industriali o categorie professionali ed agendo su linee di azione 
piø dinamiche e pragmaticamente orientate. 
Nell ambito di una generale crisi di legittimazione dei movimenti di 
rappresentanza degli interessi lo spazio di azione che si presenta al sindacato 
sembra essersi sostanzialmente modificato. In particolare per quanto riguarda 
le grandi confederazioni, l allentamento dei legami con i partiti implica la 
necessit  di riaffermare il proprio ruolo  all interno del sistema economico. Tale 
necessit  rappresenta per  anche una potenzialit  di  innovazione  per quanto 
riguarda sia l azione che l organizzazione del sindacato. Verosimilmente, dato il 
 23 
contesto storico e sociale nel quale avviene, tale innovazione dovr  limitare le 
tendenze generaliste enfatizzando piuttosto il carattere strumentale e specifico 
dell attivit  di rappresentanza di determinati interessi economici. Gruppi sempre 
piø numerosi di associati potenziali, privi di una forte motivazione ideologica, 
tenderanno a ricercare forme di mediazione diretta e specializzata, sempre piø 
 sindacale  e sempre meno  politica . 
 
2.2.2. L interlocutore primario del sindacato: dai 
rappresentanti del governo e delle istituzioni al 
management d impresa. 
 
La parziale delegittimazione come soggetto politico  generalista  ed i 
radicali mutamenti nel panorama economico produttivo non hanno lasciato 
integro il contesto dell interazione nel quale il sindacato aveva imparato a 
muoversi. Il sindacato si Ł trovato ad affrontare (e la tendenza sembra destinata 
a confermarsi anche in futuro) un netto cambiamento nelle caratteristiche e 
nella cultura dei propri interlocutori principali. Si spiega cos  la diminuita 
importanza ed il minore interesse da parte degli attori in gioco per un sistema di 
relazioni industriali che si era sviluppato e  specializzato  nel gestire e trovare 
soluzioni a questioni che riguardavano il sistema economico produttivo nel suo 
insieme. In Italia e nella maggior parte dei paesi industrializzati Ł andata vieppiø 
esaurendosi quella forma altamente centralizzata di negoziazione che tendeva 
a stabilire delle condizioni per uno scambio reciproco di legittimazione tra le 
parti in gioco. Il risultato piø evidente era la centralit  di un meccanismo 
negoziale destinato a condizionare l intero sistema delle relazioni industriali e 
che in buona sostanza richiedeva la subordinazione della contrattazione locale. 
 24 
Le strategie che il movimento sindacale aveva sviluppato in un contesto 
caratterizzato dalla tutela dello stato si sono velocemente rivelate obsolete. I 
nuovi interlocutori preferenziali sono quindi da ricercare nel management 
d impresa che nell affrontare contesti differenziati e mutevoli, ricerca 
interlocutori che diano risposte articolate di fronte alla variabilit  delle condizioni 
nei diversi contesti produttivi e competitivi. 
 
2.2.3. Le innovazioni nel mercato del lavoro. 
 
I cambiamenti che hanno investito il mercato del lavoro costituiscono un 
forte stimolo all innovazione nella strategia e nell assetto organizzativo del 
sindacato. A questo proposito Ł d obbligo segnalare un fenomeno ormai 
consolidato come il declino degli occupati nell industria manifatturiera ed in 
genere dei lavoratori manuali scarsamente professionalizzati. I  colletti blu  o gli 
operai-massa delle grandi imprese manifatturiere tenderanno a rappresentare 
una minoranza sempre piø esigua all interno delle organizzazioni sindacali, per 
le quali avevano da sempre costituito il principale riferimento. Dal punto di vista 
delle trasformazioni nel mercato del lavoro, il riflesso maggiore per 
l organizzazione del sindacato sembra essere quello di una accresciuta 
frammentazione degli interessi dei possibili associati alla quale corrisponde 
l esigenza di differenziare l offerta. Allo stesso tempo sembra possibile 
configurare una generale tendenza  a  concepire l offerta sindacale come un 
insieme di servizi che Ł legittimo sottoporre ad un giudizio di qualit . I 
cambiamenti negli assetti industriali ed occupazionali avranno quasi 
sicuramente un impatto duraturo sulla  qualit   organizzativa del sindacato. In 
assenza di un adeguata risposta organizzativa tali fenomeni potrebbero portare 
 25 
alla frammentazione nell azione sindacale e ad una sostanziale perdita di 
rilevanza della stessa come fenomeno economico-sociale. E  ormai un fatto 
assodato che i fenomeni di continuo spostamento della massa degli occupati 
dalla produzione ai servizi (la cosiddetta  terziarizzazione  dell economia) 
combinata a processi di decentramento della produzione e di aumento del 
lavoro impiegatizio e a tempo parziale, rappresenta una sfida per quella che Ł 
stata la tradizionale  offerta  sindacale e di conseguenza per i meccanismi 
tradizionali di reclutamento ed organizzazione dei sindacati. 
I principali fattori individuati a questo proposito possono essere cos  
schematizzati: 
a) l aumento degli occupati nel terziario privato ed in particolar modo 
pubblico; 
b) la frequente dispersione geografica ed organizzativa delle figure 
professionali e delle posizioni lavorative che si sviluppano nel settore 
dei servizi; 
c) la frequente bassa qualificazione della forza lavoro; 
d) la tendenziale instabilit  dei rapporti lavorativi; 
e) la tendenza nelle imprese di sevizi a rapporti meno conflittuali tra i 
lavoratori e la direzione; 
f) i cambiamenti sul piano demografico e sociale: 
i) disoccupazione giovanile; 
ii) aumento dell occupazione femminile; 
iii) aumento dei pensionati; 
g) le conseguenze di una maggiore mobilit  della forza lavoro 
nell ambito europeo e dei flussi migratori da paesi extraeuropei;