3
anche per i chiarimenti che ne derivano per tutto il suo sistema politico-filosofico, sia per la
rilevanza di alcuni concetti basilari, che Mondolfo individua e pone come cardini dell'intero
sistema di Rousseau. Concetti che, come vedremo nello specifico, sono elementi aventi un ruolo
importante non solo rispetto alla comprensione della filosofia politica giusnaturalistica, di cui
sono indubbiamente lo sviluppo più alto, bensì anche per la formazione del pensiero filosofico
di Mondolfo stesso.
La definizione del concetto di personalità umana, nella sua visione in senso universalistico, con
la rivendicazione della centralità del soggetto, l'esaltazione dell'interiorità e del sentimento
contrapposto all'intelletto, consentono a Mondolfo di pervenire ad un'interpretazione del
pensiero di Rousseau che vuole superare la contrapposizione tra le tendenze individualistiche e
quelle collettivistiche apparentemente presenti nella dottrina del Ginevrino.
Nell'interpretazione data da Mondolfo lo "sviluppo integrale" e "l'attività libera" dell’essere
umano sono i due presupposti necessari per la completa espressione della sua personalità. Solo
in presenza di queste due condizioni l'uomo può veramente essere se stesso e quindi, per usare
un'espressione di Rousseau cara a Mondolfo, "felice per quanto gli è possibile".
Qualora l'individuo non possa sviluppare completamente la propria personalità smarrisce
contemporaneamente la possibilità di essere libero e la capacità di conformarsi alla propria
natura, all'umanità, perdendo quindi la propria dignità di essere umano.
La personalità umana, così descritta da Mondolfo come elemento etico universalmente presente
in ogni individuo e quindi concetto assoluto, costituisce la base dell'intero sistema politico-
filosofico rousseauiano.
Ad esempio non sarebbe possibile, spiega Mondolfo, intendere correttamente i concetti di io
comune e di volontà generale prescindendo da questo elemento universalistico presente nella sua
dottrina: "[...] ma chi restituisca al principio della personalità il suo vero valore etico e il significato umano che
gli attribuiva il Rousseau, vede al contrario rischiararsi il problema dei rapporti fra l'uomo e la società, fra il
diritto naturale e lo stato, fra la libertà e la volontà generale."
1
E' l'uomo che Rousseau pone al centro del suo sistema, ed è dal concetto di uomo che egli trae
quel diritto di natura che lo stato ha il compito di tramutare in legge civile. Da questi presupposti
è possibile per il Rousseau mondolfiano asserire l'inalienabilità dei diritti naturali dell'uomo: la
sua personalità non è intesa solo come soggetto giuridico di diritti naturali ma è concepita anche
e soprattutto in senso etico – morale, come l'origine stessa dei diritti naturali e inalienabili
dell'uomo, inalienabili poiché questi sono il "proprium" dell'uomo e rinunciarvi sarebbe
rinunciare alla qualità di essere umano.
1
R. Mondolfo, Rousseau e la coscienza moderna, p. 61 - 62.
4
Nell'analisi mondolfiana la dottrina della personalità trova le sue basi nel ricorso all'interiorità e
alla coscienza che Rousseau celebra nella Professione di fede del Vicario Savoiardo contenuta
nell’Emilio. Ed è nella rivendicazione del valore dell'interiorità che Mondolfo afferma di trovare
"il punto centrale della filosofia di Rousseau",
2
nonché "la spiegazione dell'immensa azione esercitata da lui su
tutta la filosofia posteriore e sulla coscienza moderna"
3
.
Solo immergendosi nell'interiorità della propria coscienza infatti l'individuo può raggiungere il
"sentimento di umanità", la consapevolezza della sua unità con l'umanità intera e con "l'universalità"
degli esseri.
Questo concetto di interiorità, di ricerca di quello stato di natura presente in ogni uomo e
raggiungibile non con l'intelletto, ma col ricorso all'istinto infallibile della propria coscienza è,
secondo Mondolfo, l'elemento che caratterizza il pensiero di Rousseau sin dai suoi primi due
Discorsi, ed è il solo principio grazie al quale si possono intendere correttamente tutte le
soluzioni da lui poste ai vari problemi che affronta: da quello politico-sociale fino a quello
morale e pedagogico.
Nella lettura data da Mondolfo la tendenza all'interiorità assume l'aspetto di un'aspirazione
naturale allo sviluppo della personalità umana, che tuttavia non deve essere considerata come
impulso egoistico e individualistico verso la sopraffazione del prossimo, ma espressione di
quell'"amor di sé" che conduce l'individuo alla consapevolezza della propria unione con la totalità
dell'umanità. A differenza dell'"amor proprio", dettato dalle passioni, dagli interessi particolaristici
e dalle stesse relazioni sociali, "l'amor di sé", "slancio d'amore verso il sistema universale delle cose", è
sentimento di solidarietà e armonia universale che porta all'indispensabile affermazione della
personalità umana conciliando però la duplice esigenza di particolarità ed universalità.
E' solo grazie al ricorso a tale principio universalistico di personalità umana che viene risolto il
problema della possibilità dell'esistenza di armonia e consenso tra gli uomini. usando
un'espressione dello stesso Mondolfo: l'amor di sé è quello stato di coscienza in cui l'uomo
opera come se in lui operasse l'umanità, è da questo sentimento che Rousseau può far scaturire
la condotta morale.
Inteso come aspirazione all'interiorità, il richiamo alla natura non è altro che la necessità di
libertà e di sviluppo integrale dell'uomo, in questo consiste il principio della personalità, del suo
sviluppo integrale e della sua libera attività, che Mondolfo sottolinea così fortemente in
Rousseau.
Ed è proprio questo principio di personalità che egli pone chiaramente come elemento di
congiunzione tra la dottrina di Rousseau, e quindi del liberalismo illuministico, e la dottrina di
Marx ed Engels.
2
R. Mondolfo, Rousseau e la coscienza moderna, p. 61 - 62.
5
La rivendicazione dei diritti umani ed universali della personalità è la base di tutte le forme di
socialismo e comunismo dell'età moderna, questa è in sostanza la teoria di Mondolfo, che
emerge dalla maggior parte dei saggi da lui dedicati allo studio del pensiero dei giusnaturalisti
moderni e di Marx ed Engels.
Con l'intento di farne una ricostruzione, più che una revisione, e di superare sia le interpretazioni
deterministico-meccanicistiche che quelle volontaristiche del marxismo, Mondolfo perviene ad
una visione del marxismo in cui sono costantemente accentuate l'esigenza morale ed
universalistica, e l'importanza dell'azione dell'educazione nella formazione delle coscienze.
Il punto in cui Mondolfo ritiene di poter riallacciare la dottrina marxista a quella di Rousseau,
tramite il concetto di personalità umana, è nell'analisi del concetto di alienazione umana dovuta
alla divisione del lavoro. Per Mondolfo colui che sviluppa soltanto una parte della propria
personalità non è totalmente sé stesso ed in questo senso non è libero, nella società moderna
questo avviene principalmente a causa della divisione del lavoro che, limitando l'attività
dell'uomo, consente al lavoratore di realizzare solo una parte delle proprie attitudini.
Secondo quel che sostiene Mondolfo, Rousseau era giunto a questa conclusione prima di Marx,
e anzi proprio da Rousseau Marx avrebbe tratto la sua teoria da cui deriva la condanna della
divisione del lavoro. Ridotto a semplice "arto" di un organismo complesso, prosegue Mondolfo,
l'uomo perde con la sua autonomia anche la possibilità di sviluppare integralmente la propria
personalità e quindi anche quella di raggiungere la necessaria condizione di armonia ed identità
con l'umanità intera.
Quel che ci preme mettere in evidenza non è tanto questo "vincolo" diretto che secondo
Mondolfo esiste tra Rousseau e Marx, quanto piuttosto quell'elemento di continuità, tra il
Rousseau ed il Marx di Mondolfo, che consiste nel concetto mondolfiano della personalità
umana.
L'opera di Mondolfo non si limita infatti all'individuazione di questo filo conduttore che lega la
teoria di Rousseau a quella marxista, egli fa letteralmente propria la teoria della personalità
umana di Rousseau sviluppandola e ponendola alla base della propria concezione filosofica e
politica. Questo è quanto emerge dall'analisi del suo scritto, pubblicato in "Cultura Filosofica"
nel 1913, dal titolo: "Personalità e responsabilità nella democrazia".
La rilevanza di questo articolo deriva dalla presenza di affermazioni in cui l'autore riconduce
esplicitamente il moderno concetto di democrazia alla scuola del diritto naturale: il contributo
fondamentale del giusnaturalismo è stato quello di porre l'uomo come soggetto naturale del
diritto e, con Rousseau, fare dello sviluppo della personalità umana, considerata nel suo valore di
universalità, il fine e l'essenza della democrazia moderna.
3
R. Mondolfo, Rousseau e la coscienza moderna , p 21.
6
Il testo in questione ha inoltre una sua particolare importanza in quanto è uno dei pochi in cui
l'autore, piuttosto che dedicarsi allo studio del pensiero altrui, espone il proprio orientamento
filosofico su di un argomento preciso: la democrazia. Secondo la definizione di Mondolfo la
democrazia non è "un meccanismo politico che permetta al popolo l'esercizio diretto del potere e faccia della
maggioranza la governante e della minoranza la governata; significa invece un orientamento di tutta la vita sociale
e delle attività collettive verso un fine di sviluppo universale della personalità e della libertà, della consapevolezza e
della responsabilità."
4
Personalità e responsabilità sono appunto i due elementi fondamentali del concetto di
democrazia che Mondolfo, con un'esposizione essenziale e al tempo stesso inequivocabile,
precisa in queste pagine. Che la lettura di Rousseau abbia lasciato un'impronta profonda nel
pensiero dello stesso Mondolfo è evidente, non solo per quel principio di personalità umana che
egli ha sottolineato in Rousseau, ma anche per il fine stesso della democrazia che consiste nella
"formazione del sentimento di responsabilità collettiva attraverso il laborioso elevamento e sviluppo della
personalità dei singoli: una lenta e faticosa opera di educazione sociale [...] che dirigendo le coscienze verso
un'esigenza universalistica affermata in quanto tale, le educa a sentire una responsabilità che trascende gli interessi
individuali per abbracciare quelli della collettività intiera. "
5
E' sul concetto di responsabilità (il sentimento di inscindibilità del diritto dal dovere) che egli
rivela l'ulteriore analogia col pensiero di Rousseau: il sentimento di responsabilità è spesso
assente nelle masse, da qui deriva per Mondolfo la necessità di un'educazione generale delle
masse alla coscienza della responsabilità. Questa opera di educazione sociale non può non
richiamare alla memoria la dottrina di Rousseau, che nell'educazione vedeva un momento di
essenziale importanza per il rinnovamento sociale.
4
R. Mondolfo, Cultura Filosofica, 1913, p 30.
5
R. Mondolfo, Cultura Filosofica, p 32.
7
Capitolo I
La vita e le opere di R. Mondolfo
Rodolfo Mondolfo nasce il 20 agosto 1877 a Senigallia, in provincia di Ancona. Egli è
l'ultimogenito di Vito Mondolfo e Gismonda Padovano, una benestante famiglia di
commercianti di origine ebrea, suo fratello maggiore Ugo Guido (1875 - 1958) fu uno storico,
membro del Partito Socialista sin dalla sua fondazione e stretto collaboratore di Filippo Turati
alla "Critica sociale".
Tra il 1895 ed il 1899 compie gli studi universitari a Firenze e si laurea in Lettere e Filosofia con
Felice Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla storia della teoria
dell'associazione" un lavoro da cui saranno poi tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della
filosofia.
Fino al 1904 Mondolfo si dedica all'insegnamento nei licei nelle città di Potenza, Ferrara e
Mantova. Nel 1904 inizia la sua carriera universitaria con un incarico all'Università di Padova, in
sostituzione di Roberto Ardigò. Nel 1910 si trasferisce ad insegnare Storia della filosofia
all'Università di Torino, dove rimarrà sino al 1914, anno in cui ottiene la stessa cattedra
all'Università di Bologna.
Nell'immediato primo dopoguerra, a Senigallia, viene eletto consigliere comunale del Partito
Socialista, al quale anch’egli aveva aderito sin dagli anni universitari, ma questo sarà l'unico
incarico ufficiale ricoperto da Mondolfo nel partito; un incarico probabilmente accettato anche
per cogliere l'occasione di tornare con una certa frequenza nella città natale in cui ancora
risiedono i genitori.
Gli anni che vanno dall'inizio del secolo al 1926 sono forse quelli in cui è più intensa e fervida
l'attività letteraria e politica di Mondolfo
6
: nel 1903 inizia la sua collaborazione con la rivista
"Critica Sociale", protrattasi fino al 1926, anno in cui la rivista viene soppressa dal regime
fascista.
In questo stesso periodo pubblica alcune delle sue opere più importanti come i "Saggi per la
storia della morale utilitaria" di Hobbes (1903) ed Helvetius (1904), "Tra il diritto di natura e il
comunismo", (1909), "Rousseau nella formazione della coscienza moderna" (1912), "Il
materialismo storico in F. Engels" (1912), "Sulle orme di Marx" (1919).
Dopo il 1926, per la soppressione della rivista a cui collabora più attivamente e per l'inasprirsi
dei controlli e delle censure poste dal regime fascista, Mondolfo, nell'evidente impossibilità di
proseguire i suoi studi sulla dottrina marxista, si dedica allo studio del pensiero filosofico greco.
8
Questi suoi studi continuano tuttavia a mantenere un profondo significato morale e politico,
come afferma anche E.V. Alfieri quando, in un articolo su Mondolfo, ricorda quel triste
momento: "si poteva e si doveva vivere, lavorare con serietà, prepararsi e aspettare: nelle pagine immortali di
Seneca, di Tacito, di Epitteto, potevamo trovare il ritratto della nostra situazione, il conforto alla nostra
solitudine."
7
Nel maggio del 1939, in seguito alla legge razzista che vietava agli ebrei di ricoprire cariche
pubbliche, Mondolfo si vede ormai costretto a lasciare l'Italia per trasferirsi con la moglie e i figli
in Argentina. Qui, nel 1940, dopo un breve periodo di incertezze, riesce ad ottenere un incarico
presso l'Università di Cordoba per un seminario di filosofia ed una cattedra di greco antico.
Nel 1946 ha inizio in Argentina il periodo del regime peronista, che si protrarrà sino al 1955, e di
lì a poco sarà seguito dalla dittatura militare. Sono anni questi che fanno rivivere a Mondolfo
molte delle spiacevoli esperienze passate in Italia durante il fascismo. Anche se in Argentina egli
non si dedica attivamente alla vita politica, è proprio per contrasti di tipo politico con l'ambiente
universitario di Cordoba che nel 1948 preferisce trasferirsi all'università di Tucumàn, in cui
ottiene la cattedra di Storia della filosofia antica che mantiene fino al 1952, anno in cui si
trasferisce a Buenos Aires dove muore il 15 luglio del 1976.
Oltre a quelle citate in precedenza, altre importanti opere di Mondolfo sono: "Problemi e metodi
di ricerca nella storia della filosofia" (1952); la raccolta di saggi "Umanismo di Marx", curata da
N. Bobbio (1968); "Il pensiero antico" (1928); "L'infinito nel pensiero dei greci" (1934);
"Problemi del pensiero antico" (1936); "Moralisti greci" (1941); "La comprensione del soggetto
umano nell'antichità classica" (1955).
Mondolfo, per iniziativa di G. Gentile, ha inoltre redatto diverse voci dell'Enciclopedia Italiana,
tra cui: "comunismo", "socialismo", "socialdemocrazia", "internazionale", "sindacalismo",
"movimento operaio", "materialismo storico" e "Antonio Labriola".
8
Le riflessioni di Mondolfo hanno esercitato una considerevole influenza sul pensiero filosofico
italiano degli anni precedenti e subito successivi alla guerra del '14-18'. Il profilo filosofico e
culturale dell'Italia, ma anche dell'Europa, di questo periodo è caratterizzato da una generale
reazione al pensiero e all'ideologia positivista che aveva preso piede nel secolo precedente. Nel
campo filosofico questa reazione antipositivistica si concretizza nella diffusione di due differenti
indirizzi di pensiero: il neoidealismo ed il neokantismo. La rinascita idealistica, nella sua
opposizione al positivismo, è generalmente caratterizzata da rifiuto di ogni forma di
materialismo deterministico e di razionalismo illuministico.
6
Per una bibliografia del periodo 1899 - 1926 vedere: L Vernetti, R.M. e la filosofia della prassi, p 239 - 245.
7
E.V. Alfieri, Omaggio a R. M., p 32.
9
E' un idealismo che porta, con la rivalutazione del soggetto, al volontarismo, esasperandolo
talvolta fino all'irrazionalismo. Da parte sua l'indirizzo neokantiano, diffuso in Italia da G. Del
Vecchio, indica nel "ritorno a Kant" l'unica alternativa all'idealismo e al positivismo.
La figura intellettuale di Mondolfo, che si era formato in un ambiente indubbiamente positivista,
per la concomitante presenza di tematiche caratteristiche di questi due nuovi indirizzi di
pensiero, può essere considerata una tra quelle che meglio rappresentano le tendenze della
filosofia italiana del primo ventennio del '900. Le sue opere che all'epoca ebbero maggiore
risonanza sono indubbiamente "Sulle orme di Marx" e "Il materialismo storico in F. Engels". La
prima, in particolare, può essere annoverata tra i classici del marxismo italiano, per l'influenza
che ebbe sul dibattito filosofico di quegli anni e sul successivo "liberal-socialismo"
9
. E' proprio
dalle prime pagine del secondo volume di Sulle orme di Marx che è possibile individuare le
premesse fondamentali del marxismo mondolfiano.
La base filosofica della teoria socialista per Mondolfo è rappresentata da un idealismo etico ed
universalistico, che deve realizzarsi nella storia grazie alla volontà dell'uomo, alla sua attività
pratica
10
. Questo tema fondamentale del marxismo interpretato come idealismo etico e
volontaristico, che come vedremo deriva dall'interpretazione gentiliana del pensiero di Marx,
emerge nella maggior parte degli articoli che Mondolfo scrive prime e subito dopo la crisi bellica.
A questo proposito è sufficiente esaminare quegli scritti, ora raccolti in Umanismo di Marx, in
cui Mondolfo non si stanca di ripetere ai suoi interlocutori che tentare di rinnovare il socialismo
con l'idealismo abbandonando il marxismo è sbagliato, poiché Marx ed Engels erano già idealisti
e volontaristi.
11
Ancora più si chiarisce la posizione di Mondolfo leggendo i suoi interventi nel dibattito con
Prometeo Filodemo (Lelio Basso), in cui Mondolfo, pur dichiarandosi preso da "un senso di
inappagamento" dopo la lettura dell'articolo di Basso, dichiara di poter consentire con la maggior
parte delle singole affermazioni fatte dall'autore. E in sostanza l'intento di Basso è di proporre il
marxismo come un idealismo etico, respingendo ogni residuo di materialismo positivistico e
riconducendo Marx ad Hegel e Fichte.
12
8
Le notizie sulla vita e le opere di Mondolfo sono tratte da: Bobbio, Introduzione a Umanismo di Marx; AA. VV., Filosofia e
marxismo nell'opera di R. M. ; E. Bassi, R.M. nella vita e nel pensiero socialista.
9
cfr. N. Bobbio, Italia civile, p. 43-50.
10
Mondolfo, Sulle orme di Marx, p 10.
Mondolfo riprende l'interpretazione di Giovanni Gentile di "prassi che si rovescia", ossia il flusso continuo in cui l'attività umana
modifica la natura e la storia le quali, a loro volta, agiscono (l'ambiente che si rovescia) sull'uomo stesso determinando una nuova
condizione umana di partenza.
11
Gli interventi di Mondolfo nel dibattito Marchioli - Colucci in "Rovistando in soffitta", Umanismo di Marx, p. 84; e in "tra
l'ideale e l'azione", in cui afferma: "In principio era l'azione, scrisse una volta l'Engels; e dall'azione trae impulso e sviluppo il
pensiero, che, del resto, è esso pure un operare", Umanismo di Marx, p. 89.
12
Mondolfo, Umanismo di Marx, p. 260.
10
Ma Mondolfo va oltre la tesi di Basso: secondo Mondolfo le radici della filosofia di Marx non si
fermano all'idealismo etico di Fichte, bensì giungono agli ideali giusnaturalistici sostenuti dalla
Dichiarazione dei diritti dell'89 e più precisamente alla dottrina di Rousseau, letta da Mondolfo
attraverso la mediazione del pensiero di Kant.
13
A confermarci l'esistenza di un'affinità tra le tematiche neokantiane e l'idealismo etico e
volontaristico di Mondolfo valgono le affermazioni di un neokantiano come A. Poggi che, in
Socialismo e cultura, accoglie favorevolmente i temi fondamentali dell'interpretazione
mondolfiana del marxismo, esaminando le analogie e le differenze correnti tra il pensiero di
Mondolfo e il socialismo neokantiano tedesco.
14
Ma a caratterizzare ulteriormente il socialismo di Mondolfo, e a differenziarlo talvolta da quello
di intellettuali socialisti a lui contemporanei, c'è il continuo intento di indicare le basi teoriche del
socialismo nella filosofia di Marx e di individuare un filo conduttore che lega questa agli ideali
etici e universalistici sostenuti dal giusnaturalismo moderno. Spesso è questa teoria della
continuità tra i valori dell'89 e le istanze del marxismo che tra gli stessi socialisti divide Mondolfo
da chi invece, come Rosselli, rifiutava il marxismo vedendovi una filosofia materialistica e
deterministica, o chi, come Solari col suo "idealismo sociale", respingeva gli ideali illuministici e
giusnaturalistici perché individualistici.
15
Sulla visione mondolfiana del socialismo come dottrina filosofica e politica in cui confluiscono le
istanze fondamentali del liberalismo, si sono soffermati poi diversi autori che in tempi più
recenti hanno esposto il pensiero di Mondolfo. Tra questi in particolare L Vernetti
16
e E. Bassi,
il quale riporta un noto brano della prefazione alla terza edizione di Sulle orme di Marx in cui
Mondolfo afferma esplicitamente che: "se il liberalismo fosse veramente una dottrina della storia che,
secondo il concetto marxista della praxis che si rovescia, mirasse a un orizzonte sempre aperto e ad un cammino
sempre progrediente, la sua posizione nella lotta politica dell'età moderna sarebbe indubbiamente a fianco del
socialismo [...] e la stessa qualifica di liberale, che il Giuliano vuole attribuirmi in cambio di quella di socialista,
non sarebbe stata, nel senso in cui egli la intende, respinta neppure da Marx e da Engels: ma come confluente,
non come opposta a socialista."
17
13
Mondolfo, Umanismo di Marx, p. 272.
14
A. Poggi, Socialismo e cultura, p. 201 - 210,. Sull'idealismo etico di Mondolfo. E Garin, Tra due secoli, p 225 - 230. Sulle
analogie tra Mondolfo e l'indirizzo neokantiano espresso da Del Vecchio, V. Delbos e E. Cassirer, vedere le diffuse note e
citazioni di Mondolfo in "Tra il diritto di natura e il comunismo" e "Rousseau e la coscienza moderna". Per le influenze
rousseauiane Sull'idealismo etico di Fichte v. "Rousseau e la coscienza moderna" p. 87 - 88, p. 93 e p. 108. Sull'analogia tra il
pensiero di Mondolfo e l'indirizzo neokantiano cfr. A. Poggi "Socialismo e cultura".
15
Per il dibattito Mondolfo - Rosselli v. Mondolfo, Umanismo di Marx p. 229 - 241; e Bobbio, Italia civile, p. 43 - 46.
Sull'idealismo sociale di G. Solari: Bobbio, Italia civile, p. 183 - 187.
16 R. M. e la filosofia della prassi, p. 7-8.
17
Mondolfo, Sulle orme di Marx vol. I, p. 17-18.