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stampo anglosassone (USA e Regno Unito, anzitutto), mentre le banche sono l’asse
portante dei sistemi finanziari dell’Europa continentale (originariamente Francia e
Germania, che hanno dato l’impronta anche a quello dell’Italia) e del Giappone. Negli
ultimi due decenni del secolo XX, tuttavia, in tutte le nazioni si è osservato un rapido
aumento di importanza della borsa e delle istituzioni che la governano.
Come si è giunti all’attuale configurazione dei sistemi finanziari? Le cause e la natura
del decollo economico sono state indagate sia nei meccanismi interni generali (le leggi
economiche) sia nei contesti storico-istituzionali specifici. Ultimamente assume grande
importanza l’analisi sistematica dell’evoluzione della finanza, dalle origini dei primi
mercanti-banchieri e dei titoli del debito pubblico medievali all’assetto contemporaneo
dei mercati globali che, per il gioco dei fusi orari, ormai formano una rete attiva 24 ore
su 24.
La globalizzazione dei mercati finanziari, fenomeno attuale e dibattutissimo sicuramente
inizia con l’espansione delle economie occidentali, seguita solo in anni più recenti da
un’accelerazione del processo di globalizzazione dei mercati reali prima e di quelli
finanziari poi.
È possibile quindi rilevare accanto alla globalizzazione dell’economia reale,
rappresentata dalla crescente espansione degli scambi internazionali di beni e di servizi,
la globalizzazione della finanza che, cagionata da importanti e complessi fenomeni
quali:
la progressiva deregolamentazione dei mercati finanziari,
la liberalizzazione generalizzata dei movimenti di capitale,
la crescita del ruolo degli investitori istituzionali non bancari nell’attività di
gestione e allocazione delle risorse finanziarie (con investimenti su base
mondiale),
lo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni,
si è sviluppata a ritmi ancor più rapidi ed ha portato a mercati finanziari globali.
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L’integrazione dei mercati finanziari risultante da tale processo, ha così contribuito,
quale environment finanziario di riferimento per le imprese a vocazione internazionale,
alla riformulazione delle strategie aziendali riguardanti la localizzazione della raccolta
delle sempre più scarse risorse finanziarie; le rinnovate strategie aziendali hanno in
questo modo portato le imprese più attente agli scenari economico-finanziari circostanti,
all’attuazione di condotte di apertura volte all’internazionalizzazione delle operazioni di
raccolta dei capitali nella ricerca, sempre più urgente e necessaria, di combinazioni
finanziarie più efficienti su scala globale.
L’attività d’approvvigionamento dei capitali da parte delle grandi imprese
multinazionali impegnate con crescente attenzione nell’ottimizzazione della propria
struttura finanziaria e nella minimizzazione del costo del capitale, sta dunque divenendo
un fenomeno che interessa sempre meno i mercati domestici e sempre più i mercati
internazionali, fino a superare i confini continentali.
Nei mercati finanziari internazionali si stanno cioè moltiplicando fenomeni eccezionali
per il nostro mercato, ma già frequentemente diffusi nei Paesi finanziariamente più
sviluppati, con locuzioni quali:
- cross-listing, ossia la quotazione di società estere al di fuori dei propri mercati
domestici,
- multilisting, ovvero la quotazione di grandi società multinazionali su più piazze,
- cross-trading, cioè la negoziazione su una determinata piazza di titoli stranieri,
indipendentemente dal fatto che essi possano essere quotati o meno.
L’essenza stessa della globalizzazione dei mercati, giova ricordare, consiste proprio nel
libero flusso delle forze economiche e finanziarie non più circoscritte tra i confini
nazionali, ma dirette verso quegli impieghi e quei mercati più “favorevoli”. Mentre per
gli investitori ciò può significare conseguire un più equilibrato rapporto
rischio/rendimento, una più opportuna politica di diversificazione del proprio portafoglio
azionario, per le imprese ciò rappresenta un’importante opportunità per ridurre il costo
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di reperimento del capitale di rischio o favorire un proprio sviluppo dimensionale.
In questo lavoro, verranno analizzate sistematicamente le caratteristiche dei mercati
finanziari, le modifiche che la globalizzazione ha apportato nel sistema finanziario
attraverso fenomeni come la dematerializzazione, la deregolamentazione e la
sofisticazione finanziaria; ci soffermeremo inoltre sul quadro normativo europeo ed
italiano inerente al mercato finanziario e più specificamente volto a definire i limiti e le
caratteristiche degli strumenti finanziari. Sottolineeremo i pro e i contro dell’evoluzione
dei mercati finanziari, ricorrendo ad un excursus sul caso Enron, che incarna ed esplica
perfettamente i rischi dei mercati deregolamentati e dematerializzati ed evidenzieremo
l’importanza delle istituzioni finanziarie internazionali nell’arginare l’esplosività
innovativa dei mercati analizzati e dando anche voce ad un illustre economista, J.Stiglitz
analizzeremo le riforme indispensabili affinché le istituzioni operino secondo principi di
trasparenza ed equità, rendendo la globalizzazione dei mercati finanziari una
globalizzazione “dal volto umano”.
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PARTE PRIMA
CONCETTO DI GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA E INTERAZIONE CON
LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI
CAPITOLO1
IL MERCATO FINANZIARIO: STRUTTURA ED EVOLUZIONE
1.1. Definizione del mercato finanziario e sue funzioni
Il mercato dei capitali può essere definito come il complesso delle emissioni e delle
negoziazioni di titoli rappresentativi di prestiti monetari e di finanziamenti con vincolo
di credito e/o di capitale concluse nel tempo.
A seconda dell’analisi che si intende condurre, il mercato dei capitali viene inoltre
definito in base a differenti criteri classificatori.
Mercato nazionale o internazionale. Secondo l’ambito territoriale entro cui si
svolgono le contrattazioni - il criterio più utilizzato - possiamo distinguere tra:
• Mercato nazionale, in cui le operazioni sono effettuate tra i residenti;
• Mercato internazionale, in cui le operazioni si effettuano tra residenti e non
residenti.
Mercato primario e secondario. Secondo la funzione si distingue tra:
• Mercato primario, riguardante l’emissione e il primo collocamento dei titoli, che
svolge principalmente funzione di finanziamento per gli emittenti;
• Mercato secondario, concernente il complesso delle operazioni aventi ad oggetto
titoli già collocati tra il pubblico dei risparmiatori e degli investitori istituzionali -
rappresentati da fondi comuni di investimento mobiliare, fondi pensioni, Sicav,
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società finanziarie, assicurazioni, banche, forme di previdenza obbligatoria, la cui
funzione principale è di facilitare la liquidabilità degli investimenti in essere.
Mercato regolamentato e non regolamentato. Un’ulteriore suddivisione si basa sulle
regole di funzionamento:
• Mercato regolamentato è il mercato in cui si negoziano gli strumenti finanziari,
quando tale mercato soddisfi requisiti quali: a) l’iscrizione in un elenco redatto
dallo Stato membro di origine; b) funzioni regolarmente; c) sia caratterizzato dal
fatto che le disposizioni elaborate o approvate dalle autorità competenti ne
definiscano le condizioni di funzionamento, di accesso e di ammissione alla
quotazione; d) prescriva il rispetto degli obblighi di dichiarazione e trasparenza (
direttiva CE n. 39 del 2 aprile 2004 relativa ai mercati degli strumenti finanziari).
Mercato monetario e mercato finanziario.
• Mercato monetario, è l’insieme delle negoziazioni aventi per oggetto prestiti
monetari a breve scadenza, cioè con durata inferiore ai 12 mesi, o ai 18 mesi nei
casi in cui la distinzione tra breve e medio termine viene utilizzata per
l’applicazione di differenti regimi fiscali. In senso stretto, per mercato monetario
intendiamo il complesso delle transazioni concluse da banche, imprese, Tesoro e
altri organismi sulla gestione della propria tesoreria.
Le caratteristiche principali di questo mercato sono:
a) Vastità degli scambi e loro continuità, grazie ad una folta presenza di
operatori diversificati;
b) Basso grado di rischio, in connessione con l’alto grado di solvibilità degli
emittenti.
c) Liquidabilità dei titoli, che sono a breve scadenza e facilmente negoziabili;
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d) Impersonalità delle contrattazioni, in quanto tra sottoscrittori ed emittenti
non vi è alcun rapporto personale diretto. Il massimo grado di impersonalità
si ha nella sottoscrizione dei buoni ordinari del Tesoro (BoT), quello
minimo nel caso di certificati di deposito e delle accettazioni bancarie. Da
rilevare che i depositi bancari nominativi non vengono considerati come
facenti parte del mercato monetario, in quanto tra banca e depositante esiste
un rapporto personale;
e) Prezzo, in funzione essenzialmente dei tassi di interesse a breve.
• Mercato finanziario, l’insieme delle negoziazioni aventi per oggetto titoli di
finanziamento con vincolo di credito a medio-lungo termine e/o con vincolo di
capitale. Si tratta dunque del luogo ideale in cui vengono effettuati il trasferimento
del risparmio tra gli operatori economici che ne accumulano e gli operatori che
invece ne fanno domanda e la redistribuzione dei rischi economici tra i medesimi
operatori.
Le caratteristiche principali di questo mercato, la cui istituzione fondamentale è la
Borsa valori sono:
a) Maggiore grado di rischio rispetto agli strumenti del mercato monetario,
dovuto alla diversa natura dei titoli e al lungo periodo di tempo solitamente
intercorrente tra la data di emissione e la scadenza degli stessi;
b) Impersonalità delle contrattazioni;
c) Prezzo, che è funzione dei tassi di interesse per i titoli cosiddetti a reddito
fisso ed è funzione di altre variabili per le azioni e le quote dei fondi, quali
ad esempio l’andamento economico generale del Paese, le prospettive
economiche del settore in cui opera l’emittente, la situazione politica
nazionale e internazionale ecc. Relativamente alle sottostanti motivazioni
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degli emittenti, esse sono in genere riconducibili al reperimento di fondi da
destinare agli investimenti.
Di particolare interesse per l’argomento trattato in questa sede sono le funzioni del
mercato finanziario, tra le quali spicca quella del trasferimento del risparmio che si
realizza attraverso l’emissione di strumenti finanziari da parte dei soggetti in disavanzo
finanziario (quelli che, con riferimento a un dato intervallo di tempo, non dispongono di
sufficiente moneta per far fronte ai propri pagamenti) e la loro cessione, in cambio di
moneta, ai soggetti in avanzo finanziario (quelli che, sempre per un certo intervallo di
tempo, dispongono di moneta in eccesso rispetto ai propri pagamenti). Il fenomeno
dell’accumulo di avanzi finanziari da parte delle famiglie è legato alla necessità che
queste hanno di disporre di riserve di moneta per scopi precauzionali, per finanziare
l’acquisto di beni di consumo durevoli o per scopi previdenziali. Il fenomeno
dell’accumulo di disavanzi finanziari da parte delle imprese dipende invece dalla
necessità che queste hanno di disporre della moneta necessaria per realizzare degli
investimenti produttivi prima che questi, una volta completati e avviati, comincino a
generare redditi. L’accumulo di disavanzi finanziari da parte della pubblica
amministrazione dipende, infine, dalla frequente necessità, legata a ragioni di politica
economica, di disporre di moneta per far fronte ad un eccesso di pagamenti (spesa
pubblica) rispetto agli incassi (in prevalenza entrate tributarie).
La funzione di redistribuzione dei rischi tra gli operatori viene anch’essa realizzata
attraverso l’emissione e lo scambio di strumenti finanziari, solo che in questo caso è
rilevante, non tanto il trasferimento della moneta, quanto la natura dello strumento
emesso. Infatti, quando le imprese emettono strumenti finanziari che attribuiscono ai
sottoscrittori dei diritti differenti (quanto a misura e variabilità della remunerazione, a
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modalità di rimborso, a modalità di partecipazione al governo dell’impresa ecc.), esse
attuano una redistribuzione del complessivo rischio imprenditoriale tra questi soggetti.
Per esempio, se un’impresa fosse finanziata unicamente attraverso l’emissione di azioni,
un calo del 10% del risultato operativo si ripercuoterebbe in maniera uniforme sulla
remunerazione dei finanziatori dell’impresa (azionisti); se la medesima impresa fosse
invece finanziata in parte con l’emissione di obbligazioni a tasso fisso e in parte
attraverso l’emissione di azioni, la medesima riduzione del risultato operativo lascerebbe
indenne la remunerazione degli obbligazionisti per provocare una riduzione più che
proporzionale di quella degli azionisti. La ragione dell’emissione di strumenti finanziari
diversi è legata alla necessità di adeguare questi ultimi alle diverse preferenze degli
investitori (propensione al rischio, propensione alla liquidità, aspettative di
remunerazione). La differenziazione degli strumenti e la numerosità degli emittenti
consentono poi agli investitori, attraverso acquisti e vendite sul mercato, di adattare
ancora meglio la struttura dei propri impieghi alle proprie preferenze costruendo
portafogli diversificati.
1.2. I tre segmenti del mercato finanziario.
Il mercato finanziario viene tradizionalmente distinto, in funzione della natura degli
strumenti finanziari oggetto degli scambi in tre segmenti:
• Il mercato creditizio, in cui vengono emessi e rimborsati strumenti personalizzati
sulla base delle caratteristiche individuali dei contraenti e non destinati alla
circolazione, detti appunto creditizi. Operatori del mercato creditizio sono le
banche, la cui funzione intermediatrice consiste nel raccogliere il risparmio, che si
obbligano a rimborsare a vista maggiorato degli interessi concordati e
nell’erogazione del credito a breve termine.