V
l’ambiente, in quanto migliori relazioni con l’esterno significano
maggiore capacità di rispondere ai bisogni e alle priorità del contesto
di riferimento.
Tra l’altro, proprio perché l’impresa si trova a doversi relazionare con
interlocutori eterogenei tra loro, la comunicazione aziendale, viene
generalmente articolata in più aree specializzate.
Tra queste, un ruolo di assoluta importanza viene rivestito dalla
comunicazione economico-finanziaria: essa può essere definita come
quella particolare area della comunicazione aziendale, attraverso cui
l’impresa esplicita e diffonde, verso il contesto esterno, dati e
informazioni strettamente riguardanti l’evoluzione dell’assetto
reddituale, finanziario e patrimoniale dell’impresa stessa.
E’ il notevole interesse riposto verso l’analisi delle dinamiche e degli
aspetti relativi a tali problematiche che ha spinto alla realizzazione del
presente lavoro, il quale viene incentrato principalmente sull’analisi di
un particolare filone di ricerca, noto come Capital Markets Research
in Accounting; esso studia la reazione del mercato alla comunicazione
dei risultati economico-finanziari d’impresa e, soprattutto, valuta
come tali informazioni vadano ad impattare sulla percezione che gli
investitori hanno in merito alla performance d’impresa, cosa che si
riflette direttamente sui volumi e sulla performance dei titoli azionari.
A tal proposito, l’obiettivo di questa tesi è effettuare un’analisi
dell’evoluzione storica della Capital Markets Research in Accounting,
presentarne le caratteristiche e le peculiarità più importanti,
sottolinearne i principali aspetti metodologici ed applicativi e, in
particolare, citare i risultati conseguiti dai principali studiosi in
materia. A tal fine, è stata condotta una accurata ricerca bibliografica,
focalizzata in particolar modo sullo studio delle analisi empiriche
VI
realizzate dagli Autori più importanti in materia, a cominciare dai
celebri studi di R. Ball e P. Brown, W. Beaver e E. Fama, L. Fisher,
M. Jensen e R. Roll, che vengono considerati i pionieri della Market
Based Accounting Research.
Il presente lavoro viene articolato in quattro capitoli.
Il primo capitolo è suddiviso in 2 parti. La prima sarà incentrata
sull’analisi degli aspetti generali della comunicazione d’impresa; una
volta effettuata una panoramica sulle caratteristiche e sugli obiettivi
principali della stessa e, una volta presentate la peculiarità di ciascuna
delle aree in cui la comunicazione aziendale può essere suddivisa
(comunicazione commerciale, istituzionale, gestionale ed economico-
finanziaria), si procederà col focalizzare l’attenzione su una di esse: la
comunicazione economico-finanziaria. Al riguardo, si analizzeranno i
pubblici di riferimento, gli attori che prendono parte all’intero
processo che va dalla produzione alla diffusione della stessa e, infine,
si valuterà l’impatto che la comunicazione economico-finanziaria ha
sulla creazione del valore d’impresa. La seconda parte del capitolo,
invece, sarà focalizzata sull’analisi delle peculiarità principali della
Capital Markets Research in Accounting: a tal proposito, effettuato un
esame relativo alle caratteristiche e agli obiettivi del suddetto filone di
ricerca attraverso un’analisi della sua evoluzione storica, si procederà
col presentare le basi su cui poggiano gli studi e le analisi empiriche in
materia: l’analisi fondamentale e l’ipotesi dell’efficienza del mercato
dei capitali.
Nel secondo capitolo, si provvederà a focalizzare l’attenzione sugli
aspetti metodologici della Capital Markets Research in Accounting. In
pratica, si procederà a presentare le metodologie empiriche di cui gli
studiosi si avvalgono per poter effettuare i loro studi in materia;
VII
l’analisi di tali approcci metodologici viene effettuata attraverso
un’analisi storica della loro evoluzione e, soprattutto, vengono
presentati i risultati che, al riguardo, sono stati raggiunti dai principali
studiosi.
Il terzo capitolo, ancora, è incentrato sull’analisi dei filoni di studio
relativi alla Market Based Accounting Research. Partendo dalla
considerazione di fondo che l’Accounting Theory studia il processo
attraverso cui l’informazione economico-finanziaria viene registrata,
classificata, riassunta e comunicata ai diversi stakeholders e che la
Capital Markets Research in Accounting studia l’effetto che il
contenuto informativo dei risultati contabili ha sulla reazione del
mercato dei capitali, va sottolineato che il contenuto e il livello
qualitativo dell’informazione economico-finanziaria vengono
influenzati da diversi fattori. I filoni di studio a cui si farà riferimento
nel terzo capitolo studiano proprio i fattori e gli elementi che
influiscono sul contenuto informativo dei risultati contabili. A tal
proposito, si provvederà a presentare i filoni di studio dell’Accruals
Management (o Earnings Management) e dell’Audit Quality e, in
conclusione, si farà cenno ad alcuni particolari modelli di analisi
fondamentale, noti come Modello di Feltham-Ohlson e Modello di
Ou-Penman.
Infine, il quarto capitolo sarà interamente dedicato
all’approfondimento delle caratteristiche del filone di studi
dell’Earnings Management. Al riguardo, si analizzerà l’impatto che
l’utilizzo degli accruals ha sulla attendibilità e sulla qualità del
contenuto informativo dei risultati contabili e, di conseguenza, sulla
idoneità di questi ad essere considerati come una corretta misura della
performance d’impresa. Si procederà, inoltre, col presentare i 5
VIII
modelli più importanti di Discretionary Accruals Management,
utilizzati per valutare l’entità e le conseguenze dell’utilizzo delle
tecniche di Earnings Management. Infine, il capitolo si concluderà con
una analisi degli incentivi che spingono i managers all’utilizzo
dell’Earnings Management, rivolgendo una particolare attenzione
verso quei managers che hanno elevati “equity incentives” (come, ad
esempio, nel caso in cui la loro retribuzione sia basata sul sistema
delle stock option).
In conclusione, il presente lavoro, basandosi su un’analisi storica dei
principali studi relativi alla Capital Markets Research in Accounting,
vuole fare un quadro riassuntivo dello stato in cui attualmente si trova
il suddetto filone di studi, specificando, tra l’altro, anche quegli aspetti
e quegli elementi che vanno approfonditi e perfezionati, sui quali
dovrà focalizzarsi l’attenzione della ricerca futura.
CAPITOLO I
CARATTERISTICHE E OBIETTIVI DELLA
COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
1. Comunicazione d’impresa e comunicazione economico-finanziaria
1.1. Aspetti evolutivi e ruolo della comunicazione economico-
finanziaria d’impresa
1.2. La domanda di comunicazione economico-finanziaria
1.2.1. Focus: gli investitori
1.3. Gli attori della comunicazione economico-finanziaria
1.4. L’impatto della comunicazione economico-finanziaria
sulla creazione del valore d’impresa
2. Capital Markets Research in Accounting: le principali
caratteristiche
2.1. Evoluzione storica della ricerca
2.2. L’efficienza del mercato dei capitali
2.3. L’importanza dell’analisi fondamentale
1
CAPITOLO I
CARATTERISTICHE E OBIETTIVI DELLA
COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
1. COMUNICAZIONE D’IMPRESA E COMUNICAZIONE
ECONOMICO-FINANZIARIA
La centralità e l’importanza che ha oggi assunto la comunicazione
d’impresa sono ascrivibili ad alcune linee di tendenza che hanno
modificato (e che stanno modificando) le aziende ed il modo col quale
esse si pongono in relazione con l’ambiente esterno. Le imprese di
oggi, infatti, sono soggette a una serie di tensioni che le modificano al
loro interno e che le pongono in relazione con gli ambienti circostanti
in modo molto più intenso di quanto sia finora accaduto. In particolar
modo, volendo focalizzare l’attenzione sull’ambiente esterno, va detto
che esse si trovano attualmente a competere in mercati
ipercompetitivi
1
, estremamente complessi e turbolenti. L’attuale
ipercompetizione è il risultato dei notevoli cambiamenti a cui le
imprese sono state esposte negli ultimi anni (la globalizzazione dei
mercati, lo sviluppo dell’information technology, l’evoluzione dei
bisogni e dei comportamenti dei consumatori, la deregulation di
determinati settori, etc.); si tratta, come è noto, di cambiamenti che
hanno ampliato il contesto di riferimento, accentuando, tra l’altro, la
competitività non solo tra imprese operanti all’interno dello stesso
business ma anche tra quelle appartenenti a settori apparentemente
1
Il concetto di ipercompetizione è stato teorizzato da D’Aveni. Secondo l’Autore
l’ipercompetizione è funzione di 4 fattori: a) complessità della domanda; b) complessità della
tecnologia; c) complessità della concorrenza; d) complessità delle relazioni. Per un’analisi più,
approfondita dell’argomento, si veda R. A. D’Aveni, Hyper-competition, Free Press, New York,
1994.
2
lontani e non correlati
2
. Se a questo, poi, si aggiunge che alle aziende
vengono attualmente riconosciute importanti responsabilità anche sul
piano etico e sociale
3
, ben si comprende, allora, la considerazione
secondo cui l’impresa diviene un sistema sempre più “aperto”;
l’elevata interdipendenza e complessità degli elementi che
compongono il macrosistema impresa-ambiente richiede, quindi, un
efficiente coordinamento che può essere ottenuto solo attraverso
maggiori flussi di comunicazione volti a migliorare l’integrazione
dell’impresa all’interno dell’ambiente circostante, instaurando così un
rapporto di circolarità ed influenza reciproca.
L’effetto complessivo dei fenomeni succitati è un’estensione del
numero e della tipologia di interlocutori dell’impresa stessa; questa,
infatti, non interagisce esclusivamente con i propri consumatori o, più
in generale, con gli attori del processo competitivo, ma con un numero
via via crescente e diversificato di stakeholders
4
.
Questi aspetti, quindi, accentuano la necessità che l’impresa si doti di
un’attività di comunicazione sempre più ampia e articolata, capace di
porre in relazione se stessa con il multiforme panorama degli
interlocutori
5
. Ne deriva, tra l’altro, che per far fronte all’estrema
articolazione e numerosità dei pubblici di riferimento, l’azienda
progetti sistemi e processi di comunicazione differenziati in base alle
esigenze dei destinatari
6
.
2
S. Vicari, Nuove dimensioni della concorrenza: strategie nei mercati senza confini, Egea,
Milano, 1989.
3
S. Sciarelli, Il governo dell’impresa: processo decisorio ed etica aziendale, Cedam, Padova,
2005, capp. 8-11. Per un approfondimento sull’argomento, si veda anche A. Beda–R. Bodo, La
responsabilità sociale d'impresa. Strumenti e strategie per uno sviluppo sostenibile dell'economia,
Il Sole 24 ore, Milano, 2004.
4
E. Corvi–R. Fiocca, Comunicazione e valore nelle relazioni d’impresa, Egea, Milano, 1996, p. 4.
5
E. Invernizzi, Manuale di relazioni pubbliche 2. Le competenze e i servizi specializzati, McGraw-
Hill, Milano, 2006.
6
G. Fabris, La comunicazione d’impresa, in Economia & Management, Sperling&Kupfer, 2003.
3
Sulla base di queste considerazioni, emerge con chiarezza che
attualmente per l’impresa non è più importante solo “saper fare”, ma è
soprattutto fondamentale far conoscere le proprie capacità e
competenze, in modo tale da apparire quanto più trasparente e
credibile possibile
7
. Seguendo questa impostazione, infatti, si può dire
che l’impresa comunica per ottenere credibilità strategica e
reddituale
8
, fiducia, legittimazione, ma anche per essere efficace ed
efficiente nella soddisfazione dei bisogni e nella allocazione delle
risorse; come conseguenza di ciò, l’impresa migliora anche la propria
immagine e determina un conseguente atteggiamento di maggiore
disponibilità verso l’azienda stessa da parte degli interlocutori
aziendali
9
.
In pratica, come si vedrà nel corso del seguente capitolo, l’obiettivo
finale della comunicazione aziendale verso l’ambiente è identificabile
nel miglioramento degli atteggiamenti degli interlocutori nei confronti
dell’impresa, in modo tale che si sviluppino dei comportamenti
funzionali alle finalità della stessa. Con questo si vuole specificare
come l’azienda abbia l’obiettivo di intrattenere migliori relazioni con
l’ambiente, in quanto migliori relazioni con l’esterno significano
maggiore capacità di rispondere ai bisogni e alle priorità del contesto
di riferimento.
La comunicazione, dunque, rappresenta un meccanismo di
avvicinamento dell’impresa ai mercati e, più in generale, ai sistemi
7
E. Corvi, Immagine e trasparenza nella gestione delle imprese, Utet, Torino, 1994, p. 48. Si veda
anche L. Guatri–M. Massari, La diffusione del valore, Egea, Milano, 1992.
8
L. Guatri, Il giudizio integrato di valutazione. Dalle formule al processo valutativo, Egea,
Milano, 2000.
9
L’immagine che un individuo ha di un’azienda influenza in maniera determinante le decisioni ad
essa relative, sia che si tratti di un consumatore, sia che, invece, si tratti di un potenziale
investitore, operatore finanziario, dipendente o di un collaboratore. Per un’analisi più accurata di
questo aspetto, si veda K. L. Keller, Strategic brand management, 2nd Edition, Prentice Hall,
2002, capp. 2-3.
4
ambientali; essa è il vettore principale dei flussi di relazione che,
inserendo l’impresa nell’ambiente, crea valore avvicinando
reciprocamente domanda e offerta
10
.
In linea generale, la comunicazione d’impresa può articolarsi in
almeno quattro aree
11
; per cui, di seguito, si provvederà ad illustrare le
caratteristiche principali di ognuna di esse.
La comunicazione commerciale
La comunicazione commerciale viene definita come il vasto insieme
di strumenti attraverso cui l’impresa riesce a migliorare le relazioni
con il mercato dei clienti finali ed intermedi, rendendo percepibile il
valore dell’offerta aziendale, ovvero la sua capacità di soddisfare i
bisogni della domanda
12
.
Si tratta dell’area della comunicazione aziendale più sviluppata,
soprattutto perché, attraverso essa, l’impresa si rivolge direttamente ai
consumatori finali. E’ proprio questo uno degli aspetti fondamentali
per spiegare la diffusione e l’importanza assunte dalla comunicazione
commerciale: in pratica, va ricordato come, per molte imprese, il
“mercato” sia principalmente inteso come mercato finale, quindi, la
comunicazione avrebbe, seguendo questa impostazione, lo scopo
prevalente di migliorare le relazioni con i clienti e, in generale, con i
fruitori del sistema d’offerta. A sua volta, l’interesse verso il mercato
di consumo è giustificato dal fatto che le imprese tendono a
10
A. Pastore–M. Vernuccio, Impresa e comunicazione. Principi e strumenti per il management,
Apogeo, Roma, 2006.
11
E. Corvi–R. Fiocca, op. cit., Egea, Milano, 1996, cap. 3. Si veda anche N. Damascelli,
Comunicazione e management, Franco Angeli Edizioni, Milano, 1989.
12
E. Corvi, Economia e gestione della comunicazione economico-finanziaria d’impresa, Egea,
Milano, 1997, pp. 18-23.
5
privilegiare l’eccellenza nei rapporti con i consumatori finali, come
fonte del vantaggio competitivo. Il secondo aspetto relativo allo
sviluppo della comunicazione commerciale è legato, invece, alla
crescita e al continuo sviluppo di nuovi strumenti all’interno di
quest’area; nel corso degli anni, infatti, alla pubblicità e alla
promozione si sono aggiunti nuovi mezzi, obiettivi e tecniche di
comunicazione, come le sponsorizzazioni, le relazioni pubbliche di
prodotto, il direct marketing, le fiere, le mostre, etc., tanto che oggi si
può parlare più appropriatamente di gestione del cosiddetto “mix di
comunicazione”
13
. Inoltre, va aggiunto che l’attività di comunicazione
commerciale non è indirizzata esclusivamente ai consumatori finali,
ma un ruolo importante è giocato anche dalla relazione con gli
intermediari; si sviluppano così azioni di tipo cooperativo tra imprese
industriali e commerciali che, soprattutto con l’affermarsi della grande
distribuzione organizzata, divengono un’importante modalità di
comunicazione tanto per l’industria, quanto per la distribuzione
14
.
Un ulteriore ampliamento dei confini e degli ambiti di applicazione
della comunicazione commerciale, infine, è dovuto al suo sempre più
ampio e progressivo impiego in settori differenti da quello da cui ha
tratto origine (il settore dei beni di consumo): infatti, anche le imprese
che operano nel settore dei servizi e dei beni industriali ne
riconoscono la fondamentale importanza per acquisire e difendere un
vantaggio competitivo.
In conclusione, va constatato come l’obiettivo della comunicazione
commerciale sia quello di creare atteggiamenti positivi nei confronti
13
L. Guatri–S. Vicari, Il marketing, Giuffrè, Milano, 1984, pp. 487-532.
14
S. Sciarelli–R. Vona, L’impresa commerciale, McGraw-Hill, Milano, 2000. Per un ulteriore
approfondimento sugli aspetti di marketing relativi, in generale, alla distribuzione e alla
comunicazione, si veda J. J. Lambin, Marketing strategico e operativo. Market-driven
management, McGraw-Hill, Milano, 2000.
6
della marca; l’immagine, la notorietà, la fedeltà e il ricordo della
marca, infatti, rappresentano le principali leve della brand equity e,
quindi, si identificano come fondamentali drivers nell’ottica della
creazione del valore d’impresa
15
.
La comunicazione istituzionale
Mentre può essere relativamente semplice individuare contenuti,
pubblici obiettivo e strumenti della comunicazione commerciale (e,
come si vedrà più avanti, della comunicazione gestionale ed
economico-finanziaria), la comunicazione istituzionale può apparire
piuttosto “indeterminata”
16
; in linea generale, essa riguarda l’impresa
nella sua interezza e pone al centro del messaggio la sua identità, i
suoi valori e i suoi progetti, anziché specifici elementi più strettamente
relativi alla sua attività (prodotti, strutture, risultati, etc.).
L’obiettivo di questa area della comunicazione d’azienda è migliorare
le relazioni con i diversi pubblici (esterni e interni), facendo conoscere
l’impresa, i suoi valori e la sua missione
17
.
Queste caratteristiche possono indurre a confondere la comunicazione
istituzionale con quella sociale: in realtà, però, mentre quest’ultima è
configurabile come quel particolare modello di comunicazione
finalizzato alla ricerca della legittimazione sociale delle attività
d’impresa, la comunicazione istituzionale ha piuttosto come obiettivo
la ricerca del consenso, attraverso la creazione di un’immagine forte e
attrattiva in merito ai propri comportamenti e alle strategie attuate.
15
B. Busacca–G. Verona, La brand equity nella prospettiva delle imprese, in S. Vicari (a cura di),
Brand equity. Il potenziale generativo della fiducia, Egea, Milano, 1995, pp. 253-304.
16
E. Corvi–R. Fiocca, op. cit., Egea, Milano, 1996, pp. 155-164.
17
G. P. Bonani, L’organizzazione aperta, SSPAL, 2002; si veda anche R. Fiocca, La
comunicazione integrata nelle aziende, SDA Bocconi, Egea, Milano, 1994.
7
Tutto ciò, chiaramente, non esclude che l’impresa possa inviare
messaggi di contenuto sociale (comunicando, ad esempio, l’impegno
profuso nella creazione di posti di lavoro, o il rispetto dell’ambiente),
ma in questi casi si deve attribuire a tali contenuti un valenza di tipo
strumentale all’ottenimento del consenso
18
.
Per quel che concerne gli strumenti della comunicazione istituzionale,
inoltre, va precisato come essa possa avvalersi sia di strumenti
specifici, sia di quelli solitamente utilizzati dalle altre aree della
comunicazione. Fanno certamente capo agli strumenti propri della
comunicazione istituzionale l’attività di lobbying
19
e la gestione di
rapporti con i media, mentre possono essere destinati ad una finalità
istituzionale strumenti quali la pubblicità, le sponsorizzazioni, le
convention aziendali, etc., il cui utilizzo solitamente rientra nella
tipiche attività della comunicazione commerciale, gestionale ed
economico-finanziaria.
La comunicazione gestionale
Una delle caratteristiche più evidenti delle imprese moderne è la
sempre minore separazione tra dimensione interna ed esterna e,
quindi, tra azienda e ambiente. Per questo, si può affermare che,
mentre in passato esisteva una più chiara distinzione tra l’offerta
dell’impresa (intesa come insieme di beni e servizi) e gli aspetti
organizzativi e gestionali, attualmente è più realistico concepire una
relazione continua tra elementi interni, fattori ambientali e risultati
ottenibili dall’impresa.
18
F. Golfetto, Comunicazione e comportamenti comunicativi, Egea, Milano, 1993, p. 136.
19
G. Mazzei, Lobbying della trasparenza. Manuale di relazioni istituzionali, Centro di
Documentazione Giornalistica, 2001.
8
Queste considerazioni portano ad affermare che, come già accennato
da alcuni studiosi in passato
20
, senza il consenso attivo sulla strategia e
sul comportamento dell’impresa da parte di tutti i collaboratori
aziendali (interni e/o esterni) e senza la loro iniziativa creativa, è
quantomeno improbabile che l’impresa ottenga un successo duraturo.
Da quanto detto, deriva la crescente importanza dei flussi di
comunicazione interni all’impresa e finalizzati all’ottenimento di un
indirizzo comune in termini di identità, di comportamenti e di cultura,
che favorisca la creazione di un adeguato livello di consenso nei
confronti degli orientamenti strategici di fondo e della missione
dell’impresa. Inoltre, va aggiunto che la maggiore attenzione che deve
essere rivolta alla comunicazione gestionale è dovuta alle nuove
caratteristiche del lavoro, in relazione agli attuali contenuti
dell’attività aziendale e al riconoscimento esplicito del contributo
delle risorse umane alla creazione del valore; ma allora, se il successo
competitivo viene raggiunto attraverso le capacità e le competenze
delle risorse umane, se proprio le stesse persone rappresentano una
fonte sempre più centrale del vantaggio competitivo, diviene quindi
importante costruire con tali risorse delle relazioni capaci di attrarle e
motivarle, in modo da sviluppare le abilità necessarie per raggiungere
un successo che non sia facilmente imitabile dalle imprese
concorrenti
21
. In quest’ottica la comunicazione assume un ruolo
critico: la presenza di flussi informativi articolati e accessibili è,
infatti, fondamentale sia al fine di dotare le risorse umane di basi
conoscitive adeguate, sia per sviluppare relazioni aziendali basate
sulla persuasione e sulla collaborazione.
20
R. Normann, La gestione strategica dei servizi, Etaslibri, Milano, 1985.
21
J. Pfeffer, Il vantaggio competitivo attraverso le persone, in “Sviluppo & Organizzazione”, n.
147, 1995, pp. 42-56.
9
In sintesi, si può affermare che la comunicazione gestionale è volta a
migliorare le relazioni con i soggetti direttamente o indirettamente
coinvolti nella gestione dell’impresa, rendendo percepibile e attuando
le capacità di coordinamento, controllo e omologazione delle risorse
di cui l’impresa dispone
22
. Rientra, pertanto, nella comunicazione
gestionale l’insieme dei processi di creazione e di scambio di
messaggi e informazioni che coinvolgono tutti coloro che partecipano
direttamente o indirettamente alle attività operative dell’impresa
(dipendenti, professionisti, distributori, aziende collegate, etc.): essa,
in pratica, determina il grado e la diffusione delle conoscenze e la
coesione del sistema impresa.
La comunicazione economico-finanziaria
23
Questa area della comunicazione aziendale è indirizzata a migliorare
le relazioni con i portatori di risorse, esplicitando gli aspetti
patrimoniali, reddituali e finanziari dell’impresa, nonché gli
auspicabili incrementi di valore del capitale economico, ovvero
rendendo percepibile la sua qualità di operatore economico, di
soggetto capace di produrre stabilmente reddito attraverso l’uso di
determinate risorse
24
.
La presente articolazione della comunicazione d’impresa permette di
capire come essa sia il vettore principale delle relazioni aziendali e
come, quindi, ciascuna delle quattro aree individuate crei e diffonda
22
E. Corvi, La comunicazione aziendale e i suoi strumenti, Egea, Milano, 2006, pp. 119-147.
23
Delle caratteristiche, degli strumenti, degli obiettivi e dei destinatari della comunicazione
economico-finanziaria, si discuterà ampiamente nei successivi paragrafi.
24
E. Corvi, op. cit., Egea, Milano, 1997, cap. 2.
10
valore nella misura in cui migliora le relazioni dell’azienda stessa con
i suoi interlocutori
25
. In pratica, si può affermare che ogni singola area
della comunicazione d’impresa diffonde il valore intrinseco, oggettivo
e crea valore percepito (in termini di credibilità, fiducia, immagine),
che a sua volta alimenta la creazione di valore oggettivo.
Per determinate aree della comunicazione, la capacità di creare e
diffondere valore è facilmente riscontrabile nella realtà quotidiana; si
pensi, per esempio, alla comunicazione commerciale, ai suoi strumenti
elementari (pubblicità, promozione, sponsorizzazione, etc.) e ai
risultati che essi determinano (maggiori volumi di vendita, incremento
della quota di mercato, incremento della percezione della brand image
e della brand knowledge, etc.).
Allo stesso modo, non è difficile dimostrare come la comunicazione
gestionale, costruendo e rafforzando l’identità e la cultura d’impresa,
favorisca lo sviluppo della conoscenza, delle capacità gestionali e
strategiche dell’impresa, creando di fatto valore; in pratica, la
comunicazione gestionale alimenta i processi di apprendimento che
consentono di accrescere le competenze distintive dell’impresa,
presupposto indispensabile allo sviluppo delle capacità di innovazione
e di differenziazione.
Attraverso la comunicazione istituzionale poi, l’impresa esplicita la
sua mission, la sua identità e la sua cultura, in modo da cercare e
ottenere collaborazione e consenso sui suoi progetti di sviluppo e sul
ruolo che essa intende svolgere nel contesto socio-economico.
Ancora poche imprese considerano, però, la comunicazione
economico-finanziaria come creatrice di valore
26
; a torto e per troppo
25
R. Fiocca, Relazioni, valore e comunicazione d’impresa, Egea, Milano, 1993.
26
E. Corvi, op. cit., Egea, Milano, 1997, p. 18.