II
lezza naturale: è sacro alla loro fede, è palladio di antiche memorie.
“Ricco e complesso dunque il fascino del Pellegrino, ma per il buon popolo palermitano
esso non è definibile: è una parte dell’anima”.1
Tanto nelle visioni zenitali o a volo d'uccello, quanto nelle vedute prospet-
tiche di parti di città, la raffigurazione del monte Pellegrino contestualmente a
Palermo è successiva alla registrazione, nella cultura geografica del tempo, del-
l'avvenuta inversione di tendenza nello sviluppo della città, con l'apertura del-
l'asse di via Maqueda. Quando la città si volge alla Piana dei Colli, e, attraverso
la costruzione del nuovo porto, al Monte Pe llegrino, allora questo entra a far
parte del contesto territoriale della città.
Già nella seconda metà del Seicento i confini naturali del territorio della
città di Palermo sono, a sud, il fiume Oreto e a nord il versante meridionale
del Monte Pellegrino e le alture centrali della Piana dei Colli. Nelle strategie
militari dei primi del settecento, come l'assedio spagnolo del 1720, questi limiti
divengono le prime linee di difesa della città.
Nel corso del seicento e per tutto il settecento la nobiltà palermitana aveva
cominciato a mettere a frutto i terreni delle pianure intorno alla città. Si era al-
largata la trama dei campi lavorati; al più antico presidio di torri e bagli fortifi-
cati si andava sostituendo una punteggiatura di ville padronali, che diventava
sempre più densa via via che si indeboliva il potere delle grandi famiglie di e-
strazione feudale.
La Piana dei Colli, chiusa al mare dai monti Gallo e Pellegrino, se offriva
condizioni di maggior sicurezza da aggressioni piratesche e malavitose aveva
di contro condizioni climatiche meno favorevoli della città stessa. L'insedia-
mento in essa, fortemente legato a ragioni economiche, ossia alla intensifica-
zione dell'agricoltura, più che a mode di villeggiatura, privilegiò dapprima le
alture del dosso centrale e delle colline ad occidente e solo intorno alla fine del
Settecento interessò più direttamente le pendici del Monte Pe llegrino.
III
I viali del Parco della Favorita, i giardini di Villa Niscemi e della Palazzina
Cinese, le architetture della Villa Belmonte imposero un ordine geometrico
fatto di punti di vista e fughe prospettiche ad un sistema naturale che perma-
neva tuttavia nella sua riconoscibilità come altro, natura appunto, distinta dal-
l'artificio, attraverso cui a volte veniva quasi esaltata.
1
Schiera Z. M. “Palermo e la Conca d’Oro”, Palermo, 1949
1
CAPITOLO I
1. Il sistema Monte Pellegrino - Parco della Favorita
Il Monte Pellegrino è un promontorio, posto a 38° 06’ 44’’ di latitudine
Nord e a 13° 11’ 58’’ di longitudine Est; è compreso nella Piana di Palermo,
estesa 130 Km2 circa, delimitata da rilievi montuosi noti come “Monti di Pa-
lermo”, dal Mar Tirreno sul quale si apre a forma di mezzaluna, e dal tratto
terminale dell’alveo del fiume Eleuterio a SE. Nel complesso la sua estensione
è di oltre 900 ettari; la quota più elevata è di 600 m slm nel punto in cui è ubi-
cato il semaforo della marina militare (Pizzo Semaforo).
Di poco inferiori sono le cime che sovrastano i Piani di Camarrone (574 m
slm) e della Torre (586 m slm). Secondo le notizie degli storici Monte Pellegri-
no, in origine, doveva essere separato dalla terra ferma da un breve tratto di
mare sia perché la Piana di Mondello era ancora invasa dal mare stesso, sia per
Figura 1.1 Monte Pellegrino dal Palazzo Reale, foto del 1930
2
la maggiore profondità del Golfo di Palermo.
Tale tratto di mare scomparve in seguito al lento sollevarsi della costa sici-
liana e al depositarsi delle alluvioni.
Il Monte, molto articolato in anse e gole, è segnato in più punti da tagli o-
rizzontali, testimonianza degli antichi livelli del mare e dell’azione graduale di
scalzamento operata da questo sulle rocce.
Ciò ha determinato la formazione di profonde insenature (solchi di batten-
te) causando il crollo della parte sovrastante, secondo un taglio più o meno
verticale.
Il monte si sviluppa su una base presso a poco rettangolare e , all’altitudine
di circa 400 m slm, presenta un ampio terrazzo, quasi regolare, dominato dalla
protuberanza di Pizzo Semaforo e dal Pizzo Sella verso NE, dal Primo Pizzo e
dal Pizzo Rufuliata verso S e dalla Statua di Santa Rosalia verso N.
I maggiori strapiombi si hanno nella sezione settentrionale dove le pareti
rocciose precipitano a picco sul golfo di Mondello.
Il fronte è caratterizzato sul bordo da una sequenza di rilievi (Pizzo Gorgo
Rosso, Colle d’Allaura, Pizzo di Mezzo, la Croce, Pizzo Ferro, Pizzo Vuletta)
e, all’interno, da un sistema di cime che culminano nella più alta in posizione
eccentrica, ed è interrotto da una profonda spaccatura, la valle del Porco, via
di accesso al monte. Il declivo di più facile accesso si ha nella parte che sovra-
sta il Porto di Palermo ed in esso si snodano la rotabile asfaltata e la vecchia
strada selciata che conducono al Santuario.
Il Parco della Favorita è un parco storico che occupa l'area pianeggiante
limitrofa alle falde del Monte Pellegrino per una profondità di circa 900 m ed
una lunghezza di 3 km, poco più della metà dello sviluppo complessivo del
versante occidentale del monte.
Con i suoi 270 ha, in parte coltivati a frutteto, in parte a giardini ornamen-
tali e boschetti, costituisce il più grande dei parchi urbani della città di Palermo
ed una interessante interfaccia tra la città di recente costruzione nella piana dei
3
Colli e l'area a prevalenza naturale del monte.
Attualmente una vasta parte di esso, quella più vicina alla città storica, è oc-
cupata da impianti sportivi: il circolo del tennis, l'ippodromo, lo stadio comu-
nale, lo stadio delle Palme, il bowling, ed ultima la piscina comunale, un’altra
parte del parco è occupata da una vasta zona militare, cosicché solo circa 222
ettari sono comunali, di cui 65 coltivati (mandarini, fichidindia, orti, fiori). Il
resto è occupato da aree incolte o invasa da macchia mediterranea in degrado,
e in tempi recenti una parte è stata oggetto di rimboschimento con essenze di
eucalipto, pino e cipresso.
1.1. OBIETTIVO
La tutela e la conservazione di un ambiente coincide, in prima analisi, con
la conoscenza dettagliata di ciò che interamente lo costituisce; occorre, quindi,
tenere presenti tutti gli elementi che concorrono a dare ad ogni luogo peculiari
caratteristiche naturali, architettoniche e paesaggistiche che sono rappresenta-
zioni delle vicende storiche umane.
Il lavoro di tesi svolto ambisce a suggerire una chiave di lettura nuova, fun-
zionale ed estremamente flessibile per quei territori che presentano situazioni
particolari, quali le riserve naturali, i parchi archeologici e le aree vincolate, e
che necessitano azioni di studio, di tutela e di individuazione e valorizzazione
Figura 1.2 Parco della Favorita allo stato attuale. (Disegno di C. Quartarone)
4
del legame con le aree limitrofe e con il resto del paesaggio.
Oggetto di studio e di applicazione di questa metodologia è la Riserva
Naturale Orientata di Monte Pellegrino e l’attiguo Parco della Favorita.
In base a queste premesse, nel tentativo di fornire uno strumento di in-
formazione/formazione (il Sistema Informativo Territoriale) ed un servizio
(il Piano di Fruizione) si propone una rilettura del luogo come uno dei pochi
ambiti ancora intatti, da cui attingono le più antiche radici locali.
In una prima fase del lavoro è stata svolta un’accurata ricerca bibliografica,
sopralluoghi ed è stata acquisita la cartografia reperibile sia in formato carta-
ceo che, quando disponibile, in formato digitale.
La stesura della tesi è stata condotta in quattro diverse fasi:
� elaborazione dei dati a disposizione, cioè acquisizione, georeferen-
ziazione, digitalizzazione, costruzione del Dem;
� redazione del Sistema Informativo, analisi del database, confronto ed
elaborazione dei vari tematismi, overlay, operazioni sui grid tramite
map calculator;
� analisi dei risultati, valutazione critica, visualizzazione degli obietti-
vi, scelta delle tipologie d’intervento, redazione del Piano di Frui-
zione;
� visualizzazione dei risultati del SIT con possibilità di quering, visua-
lizzazione di hotlink, navigazione virtuale sul modello mediante Vir-
tualGIS.
1.2. DATI ACQUISITI
Le informazioni territoriali e cartografiche si differenziano in base alla di-
versa codifica ed alla diversa provenienza.
Il software ArcView, adottato per la redazione del Sistema Informativo,
permette la gestione congiunta sia di dati in formato vettoriale (generalmente
acquisiti mediante digitalizzazione), sia di dati in formato raster.
5
Per quanto riguarda l’origine delle informazioni territoriali acquisite, si pos-
sono classificare in prodotti cartografici, acquisizioni digitali e rilevamenti di-
retti:
� Prodotti cartografici:
- Carta fisionomico-strut turale della vegetazione del Monte Pelle-
grino (a cura di F. M. Raimondi)
- Carta della vegetazione del promontorio di Monte Pellegrino (a
cura di N. Surano, L. Gianguzzi, F. M. Raimondo)
- Carta forestale del promontorio di Monte Pellegrino (a cura di F.
M. Raimondo, G. Venturella, V. Ilardi)
- Carta della vegetazione del Parco della Favorita (a cura di M.
Buffa, G. Venturella, F.M. Raimondo)
- Carta geologica (a cura di V. Liguori)
- Carta della vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento della
piana di Palermo (a cura di V. Liguori, P. Pratini, U. Piacentini)
- Carta della pericolosità ambientale del territorio comunale di Pa-
lermo (a cura di G. Cusumano, A. Di Cara)
- Carta del Litorale di Palermo
- Piano di utilizzazione della zona B della R.N.O. Monte Pellegri-
no (Città di Palermo – Assessorato al Territorio- Ripartizione Urbanistica)
- PPE Centro Storico “La città murata e il centro storico ancora
esistente” (Comune di Palermo – Assessorato all’Urbanistica e Centro
Storico)
� Acquisizioni digitali:
- Carta Tecnica Comunale 1:2000 (elaborati cartografici aggiornati
al volo del Maggio 1989)
- Ortofoto digitale B/N Volo AIMA del 1997
- Ortofoto digitale a colori "IT2000"TM del 1998 (a cura della
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Compagnia Generale Ripreseaeree (CGR) di Parma)
� Rilevamenti diretti:
- Documentazione fotografica da terra
- Documentazione fotografica da elicottero (a cura dell’Agente
Scelto della Polizia di Stato Aldo Pandolfo – IV Reparto Volo – Boccadi-
falco)
- Iconografie storiche
1.3. ELABORAZIONI
I prodotti cartografici in formato cartaceo sono stati acquisiti mediante
scansione e le immagini ottenute sono state georeferite con il software Erdas
Imagine, nel sistema di proiezione Gauss-Boaga:
- Proiezione: Transvers Mercator
- Sferoide: International 1909
- Datum: European 1950, Sicily
- Fattore di scala: 0,9996
- Meridiano centrale: 2520000
- Zona: 33 N.
La georeferenziazione delle carte nello stesso sistema di riferimento ha
consentito di sovrapporre e relazionare le diverse informazioni acquisite e di
eseguire tutte le funzioni tipiche del GIS (editing, map calculator, overlay,
7
ecc…).
1.3.1 Georeferenziazione
Affinché le immagini raster e quelle vettoriali possano essere sovrapponibi-
li queste devono essere riportate allo stesso sistema di proiezione. Questa ope-
razione chiamata georeferenziazione viene effettuata attraverso l’uso di sof-
tware particolari che applicano algoritmi più o meno sofisticati che operano la
correzione della posizione dei pixel sulla base dell’imposizione di coordinate
note ad un insieme di punti distribuiti in modo sufficientemente uniforme sul
raster. Più sono i punti più precisa risulta l’operazione e più pesante risulta
l’elaborazione.
In questo lavoro si è reputato necessario rendere immagini diverse dello
stesso territorio geometricamente confrontabili, in modo da poter sovrappor-
re le diverse informazioni ed avere una visione più completa del sito studiato.
Si illustrano di seguito le operazioni effettuate per georeferite le carte tec-
niche comunali (Tavole 5002, 5004, 5005, 5007, 5008).
Tali carte in formato raster digitale presentano delle deformazioni geome-
triche dovute all’acquisizione, ovvero all’avanzamento del lettore ottico e ad
altri fattori (es: la tensione elettrica…) è necessario quindi cercare di ridurre al
minimo l'influenza della scansione sull'immagine.
Per georiferire le carte è stato utilizzato il modulo Image geometric correction
del software Erdas Imagine.
Il tipo di trasformazione utilizzato è quello polinomiale.
Le trasformazioni polinomiali sono rette da equazioni del tipo:
t
z
ji
K
2
54
2
3210 YA...YXA...YAXYAXAYAXAA'X +++++++++=
t
z
ji
K
2
54
2
3210 YB...YXB...YBXYBXBYBXBB'Y +++++++++=
Dove:
- A0, A1…Az, B0, B1…Bz sono le costanti;
- X, Y sono le coordinate di input;
8
- X', Y' sono le coordinate trasformate;
- t è l'ordine della polinomiale.
I coefficienti delle due equazioni
vengono raccolti in una matrice detta
di trasformazione . Il numero di coeffi-
cienti dipende dall'ordine di trasfor-
mazione t ed è pari a:
∑
+
=
=
1i
1i
i2N
È risaputo che tre punti definisco-
no un piano, quindi una trasforma-
zione del primo ordine è rappresentata dall’equazione di un piano, e sono ne-
cessari tre soli punti. Allo stesso modo, l’equazione utilizzata per una trasfor-
mazione del secondo ordine è l’equazione di un paraboloide. Sei punti sono
richiesti per definire un paraboloide. Il minimo numero di punti (GCP, ground
control point) necessari per una trasformazione di ordine t è pari a :
( )( )
2
2t1t ++
La distanza tra ogni singolo GCP e
la curva che rappresenta la polinomiale
fornisce l’errore che si compie nella tra-
sformazione (RMS).
La trasformazione di primo ordine
viene detta lineare. Questa è molto
semplice e opera soltanto un cambia-
mento di scala, un riposizionamento
dell'origine degli assi e una rotazione. Nella figura di seguito riportata possia-
mo vedere l’effetto di una trasformazione eseguite con equazione lineare.
Figura 1.4 Polinomiale e GCP
Figura 1.3 Numero di GCP per ordine di
trasformazione
9
Nel caso in esame, le im-
magini erano state acquisite
mediante scanner e ciò ha
causato la deformazione delle
carte, quindi non è stato suf-
ficiente un riposizionamento
dell'origine degli assi e un
cambiamento di scala ma si è
reso necessario correggere l'errore introdotto utilizzando polinomiali di ordine
superiore.
Un elevato ordine della polinomiale può essere usato per correggere alcune
complicate tipologie di distorsione. D’altra parte un elevato ordine di trasfor-
mazione implica l’uso di un elevato numero di GCP. Si sono georeferite le Tav.
5002, 5004, 5005, 5007, 5008, utilizzando la trasformazione polinomiale di
primo, terzo, e quinto ordine e in un caso anche del settimo. Confrontando gli
errori calcolati si è visto che mentre i polinomi di terzo e di quinto ordine
danno risultati quasi uguali e accettabili, la trasformazione di primo ordine da
errori troppo elevati. Si riporta di seguito una tabella riassuntiva delle medie
degli errori nelle polinomiali utilizzate per ogni tavola.
Errori [pixel] Errori [m]
Tav. 5002 Primo ordine 0.798 0.3192
Terzo ordine 0.736 0.2944
Tav. 5004 Terzo ordine 0.643 0.2572
Tav. 5005 Terzo ordine 0.675 0.27
Tav. 5007 Settimo ordine 0.821 0.108
Tav. 5008 Quinto ordine 0.979 0.3916
Le equazioni che vengono utilizzate particolareggiate per il nostro caso di-
ventano:
Figura 1.5 Trasformazione lineare