6
un’esperienza omogenea tra le applicazioni interattive presenti su tali reti. A titolo d’esempio,
illustrerò le guidelines stabilite da Mediaset.
Il terzo capitolo è dedicato allo studio specifico di alcuni servizi interattivi del digitale
terrestre proposti dalle reti trasmesse a livello nazionale, che si occupa all’interno di un
progetto di ricerca più ampio promosso dal Dipartimento di Psicologia dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano, al quale ho partecipato in prima persona. In particolare,
mi sono occupata di analizzare le reti e i programmi dedicati alla “generazione Internet”,
proposti durante tre settimane campione: dal 3 al 9 Aprile 2006, dall’2 all’8 Maggio 2006 e
dal 3 al 9 Giugno 2006. Spiegherò brevemente come già la televisione analogica permetteva a
bambini e ragazzi di interagire con essa e porterò alcuni esempi di applicazioni interattive,
rivolte a questo specifico target, presenti sul digitale terrestre fin dalla sua nascita per poi
illustrare le analisi svolte all’interno delle tre settimane campione allo scopo di definire e
individuare le specificità delle opzioni interattive attualmente consentite dal DTT.
7
CAPITOLO PRIMO: LA NUOVA FRONTIERA DELLA TELEVISIONE:
IL DIGITALE TERRESTRE
1. DEFINIZIONE DI DIGITALE TERRESTRE
L’acronimo di “digitale terrestre” è DTT: Digital Terrestrial Television. E’una tecnologia che
permette di fruire di programmi televisivi in digitale utilizzando l’impianto di ricezione già
esistente e affiancandolo a un SET TOP BOX. Quindi, non c’è bisogno di antenne
paraboliche, come invece accade per la tv satellitare, o di antenne particolari. Oggi siamo in
una “fase di avvio dei mercati”
1
, in una “fase transitoria”
2
iniziata nel 2001 e che terminerà il
31 Dicembre 2008, data dello SWITCH OFF.
Tale definizione potrà essere più chiara leggendo i successivi sottoparagrafi.
1.1. COSA SIGNIFICA PASSARE DALL’ANALOGICO AL DIGITALE?
Non è certo la prima volta che sentiamo parlare di digitale. Semmai è da poco che troviamo i
termini “televisione” e “digitale” abbinati. Infatti, la tecnologia digitale viene utilizzato ogni
giorno più volte e ormai da parecchi anni. Basti pensare alla già citata macchina fotografica
digitale, al computer…Come giustamente osserva Guido Salerno
3
“la televisione è rimasta a
lungo tempo l’unica oasi analogica in un mondo digitale, perfino la lavatrice si è digitalizzata
prima, pronta ad entrare nella casa domotica per essere comandata remotamente e capace di
decidere da sola il migliore ciclo di lavaggio”
4
.
La televisione arriva meglio tardi che mai…ma per fortuna arriva! E’ quindi opportuno
chiarire la differenza tra trasmissione di un segnale in forma analogica e in forma digitale.
1.1.1. LA TRASMISSIONE ANALOGICA
Il termine “analogico” deriva dal greco anà-logos, cioè “proporzionato”, “essere in rapporto
con”. La trasmissione analogica consiste nel rappresentare un suono o un’immagine tramite il
rapporto con un’altra grandezza fisica che varia proporzionalmente, in analogia, appunto, con
il variare del fenomeno originale. Nel caso della televisione si tratta, ovviamente, di impulsi
1
La delibera n.435/01/CONS definisce all’ art.1 del capo I “fase di avvio dei mercati” come “il periodo che
intercorre tra l’entrata in vigore del presente regolamento e la data di cessazione delle concessioni in tecnica
analogica”.
2
La delibera n.435/01/CONS definisce all’ art.1 del capo I “fase di avvio dei mercati” come “il periodo che
intercorre tra l’entrata in vigore del presente regolamento e la data di cessazione delle trasmissioni in tecnica
analogica”.
3
Direttore Generale Fondazione Ugo Bordoni.
4
Da “I quaderni di Telemà” (realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni) supplemento al numero 224 di marzo
2005 di “Media Duemila”, pag.62-64.
8
elettromagnetici. Un esempio che aiuta a capire è quello del telefono: la nostra voce fa vibrare
la membrana di un microfono presente nella cornetta, producendo un segnale elettrico
proporzionale a tale vibrazione. Il segnale elettrico viene poi percepito dalla persona con la
quale siamo in linea, in quanto riconvertito in un’altra vibrazione del tutto simile alla nostra
voce da un piccolo altoparlante presente nella sua cornetta. I segnali analogici che
raggiungono il ricevitore dovrebbero essere uguali a quelli trasmessi dalla fonte. Dovrebbero.
In realtà, è possibile che durante il loro tragitto dall’emittente al ricevente, subiscano
interferenze e disturbi che generano errori e quindi una ricezione disturbata del segnale.
1.1.2. LA TRASMISSIONE DIGITALE
Il termine “digitale” deriva dall’inglese “digit”, che significa “cifra”, “numero”. Infatti, il
segnale elettromagnetico (quindi analogico) viene convertito in una serie di numeri, poi
codificati in forma binaria in modo da ottenere una sequenza di “0” e di “1” che descriva il
segnale analogico di partenza. Perché il segnale analogico venga trasformato in “bit” (ossia in
termini numerici di “0” e “1”) deve avvenire un processo detto “digitalizzazione”, composto
da due fasi:
a. fase di campionatura. Il segnale analogico viene scomposto in più unità (dette
“campioni”);
b. fase di quantizzazione. Ogni campione viene misurato e codificato in forma binaria
ottenendo così la sequenza di “0” e “1”
5
.
Differentemente dalla trasmissione analogica, in quella digitale è possibile gestire e
correggere più facilmente interferenze ed errori presentatisi lungo la linea di trasmissione.
Quindi, si ha una migliore qualità di suoni e immagini rispetto all’analogico. Inoltre, è
possibile comprimere il segnale eliminando informazioni non essenziali e ridondanze
all’interno di ogni singolo fotogramma e tra uno e l’altro, trasmettendo solo le informazioni
che sono cambiate tra un’immagine e la successiva. In particolare, durante il processo di
compressione, vengono suddivisi i dati che rappresentano un’immagine in “utili” e “inutili”
sulla base delle caratteristiche dell’occhio umano. Infatti, tendiamo a non percepire i dettagli
riguardanti i colori e quando le immagini vengono cambiate rapidamente (come nel caso della
tv). Un esempio semplice e banale che aiuta a capire è il seguente: supponiamo di avere una
sequenza di fotogrammi rappresentanti un campo da calcio all’interno del quale si muove una
palla. Non è necessario trasmettere per ogni immagine l’informazione “campo da calcio”,
essendo uguale in tutte. Basterà trasmetterla una sola volta (oltre a trasmettere gli spostamenti
della palla, che variano di fotogramma in fotogramma e che non sono ridondanti). Questo
5
Lev Manovich “Il linguaggio dei nuovi media”, Edizioni Olivares, 2005 (pagg. 46-50).
9
porta a due grossi vantaggi: da un lato minor inquinamento elettromagnetico e dall’altro la
possibilità di gestire in modo più razionale una risorsa limitata quale lo spettro di frequenze
hertziane. Ovviamente, maggiore è la compressione del segnale e minore sarà la qualità
finale. E’ quindi indispensabile trovare un giusto mezzo, in modo tale da aver più canali in
una banda
6
evitando, però, che siano di qualità troppo bassa. L’Europa ha adottato, a tal
proposito, come standard di compressione il DVB (Digital Video Broadcasting)
7
, basato sul
sistema di compressione MPEG-2
8
, messo a punto dalla commissione statunitense “Moving
Picture Experts Group”
9
nel 1993. Gli USA, il Canada e la Corea del sud hanno, invece,
adottato come standard l’ATSC
10
DTV.
1.2. IL SET TOP BOX
Sia il segnale elettronico del sistema analogico che quello digitale compresso, per essere
tradotti in immagini e suoni sullo schermo del nostro televisore, devono essere convertiti.
Nella televisione analogica questo avviene grazie al convertitore A/D. Per quanto riguarda il
digitale terrestre, il segnale digitale (il quale, come abbiamo visto dal precedente paragrafo, è
una stringa numerica) è tradotto in suoni e immagini grazie a un decoder chiamato Set Top
Box, termine anglosassone che indica qualsiasi dispositivo da installare “sopra” o vicino al
televisore. Il Set Top Box va collegato:
- alla presa d’antenna;
- al televisore, tramite il cavo SCART;
- alla presa telefonica se si vuole usufruire appieno dei servizi interattivi (in ogni caso,
l’uso del collegamento telefonico viene fatto per operazioni particolari).
Questo dispositivo di forma molto simile a quella di un videoregistratore (ma più piccolo)
consente, oltre a ricevere il segnale digitale, l’utilizzo di nuove applicazioni, anche interattive,
associate ai programmi e ai canali televisivi. E’ dotato di un telecomando uguale a quelli a cui
siamo già abituati, ma con quattro tasti colorati in più: uno rosso, uno verde, uno giallo e uno
blu. Essi permettono di accedere ai già citati nuovi servizi interattivi.
Ora come ora, sul mercato italiano sono già presenti 57 diversi tipi di Set Top Box,
classificabili in tre tipologie:
- quelli in grado solo di ricevere i programmi televisivi, detti anche “zapper”;
6
Con la tv analogica una banda può contenere solo un canale televisivo.
7
Il DVB è utilizzato oggi in tre varianti: DVB-S per il satellite, DVB-C per le reti cavo e DVB-T per la
diffusione attraverso ripetitori terrestri.
8
MPEG “2” perchè è una seconda versione, che interessa tipicamente i formati utilizzati per il broadcasting.
9
Il “Moving Picture Experts Group” è formato da oltre 400 membri fra broadcaster ed imprese del settore. Si
occupa di standardizzare le metodologie di trasmissione del segnale, di definire le informazioni che devono
essere presenti nello stream ed integrare le diverse componenti seguendo l’evoluzione tecnologica dei media.
10
Advanced Television Systems Committee.
10
- quelli in grado sia di ricevere i programmi televisivi in chiaro
11
che in modalità pay
per view
12
;
- quelli in grado di ricevere i programmi televisivi e di utilizzare, tramite telecomando, i
nuovi servizi interattivi.
I Set Top Box hanno un costo che varia in base al modello, alla marca e alla tipologia cui
appartengono. Attualmente una legge del 2006 prevede finanziamenti per i decoder MHP
13
acquistati dal 1° Dicembre 2005, che coprono le spese d’acquisto fino a 90 Euro, unicamente
per i residenti nelle regioni Valle D’Aosta e Sardegna (vedremo nel prossimo paragrafo
perché) e previo pagamento del canone Rai. Per poter ottenere lo sconto è necessario fornire
al negoziante gli estremi del proprio abbonamento Rai, un documento di riconoscimento e il
codice fiscale. E’importante segnalare che l’incentivo statale per i decoder digitali terrestri ha
dato un grande contributo alla diffusione dei ricevitori nelle case italiane, tanto da arrivare a
3.700.000 decoder venduti al 31 Gennaio 2006.
1.3. IL PERCORSO LEGISLATIVO DEL DTT IN ITALIA
Il passaggio dal vecchio sistema di televisione analogica a ciò che sarà la televisione digitale
del futuro prevede una regolamentazione lungo le varie fasi di attuazione e le rispettive
modalità di convergenza. Possiamo notare che l’Italia si è subito distinta per la rapidità con
cui ha aderito alla rivoluzione digitale e con cui sono state emanate leggi in proposito, che
hanno aiutato l’Italia a stare al passo con il resto dell’Europa. E’ la legge Maccanico
14
la
prima a introdurre il concetto di televisione digitale terrestre nel corpo normativo italiano.
Inoltre, istituisce l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il cui compito è quello di
elaborare un piano di assegnazione delle frequenze analogiche nell’ambito del quale parte
dello spettro doveva essere riservato alla diffusione di segnali radiotelevisivi in tecnica
digitale
15
. Tali frequenze sarebbero state assegnate a operatori televisivi nuovi e tradizionali.
Sempre questa legge, stabilisce un periodo di convivenza del sistema digitale e quello
analogico, fino allo spegnimento delle frequenze di quest’ultimo
16
. Nel 1998 l’Autorità per le
11
Gratuiti.
12
Letteralmente “paga per vedere”.
13
Multimedia Home Platform. E’ uno standard definito nel 2000, della famiglia DVB, che definisce l’interfaccia
tra le applicazioni interattive digitali e gli apparati dove queste sono attivate. Si basa su linguaggio di
programmazione Java e costituisce un software intermedio e aperto per la messa a punto di molti tipi di
applicazioni e servizi, anche quelli relativi al DTT. Tale standard è in continua evoluzione e tende verso
l’implementazione di un collegamento del televisore a Internet.
14
Legge n. 249 del 1997.
15
La legge n. 249 del 1997 parla di questo all’art. 2 comma 6 e precisa che dovranno essere quattro le frequenze
riservate alla trasmissione di programmi televisivi in tecnica digitale.
16
Ovviamente queste frequenze analogiche verranno utilizzate per la trasmissione in digitale.
11
garanzie nelle comunicazioni costituisce un comitato per lo sviluppo dei sistemi digitali
17
,
allo scopo di definire obiettivi, condizioni e modalità per lo sviluppo in Italia della tecnologia
digitale e dei nuovi servizi e di individuare migliori soluzioni legislative, tecniche e
commerciali. In particolare, il Comitato è stato suddiviso in quattro gruppi di lavoro, ognuno
dei quali si occupa di quattro diverse aree tematiche di studio
18
. Il risultato del lavoro svolto
da tali gruppi è la realizzazione del Libro Bianco sulla televisione digitale terrestre,
pubblicato nella primavera del 2000. Il Libro Bianco indica, inoltre, un “Piano digitale”, per
poter occupare con più canali digitali l’attuale spazio di frequenza riservato ad un solo canale
analogico. In questo scenario “tutto digitale” si renderebbero disponibili da 40 a 90
programmi televisivi, arricchiti da applicazioni multimediali interattive, suddivisi tra
programmi a diffusione nazionale e programmi a diffusione regionale e locale. La legge n. 66
del marzo 2001 offre un primo quadro giuridico, seppure parziale, per il passaggio al “tutto
digitale”. In particolare:
- consente alle emittenti di sperimentare (previa autorizzazione Ministeriale) la tecnica
DTT su frequenze proprie;
- prevede l’approvazione di un piano nazionale delle radiofrequenze entro fine 2002;
- stabilisce che ogni multiplex
19
debba contenere almeno tre programmi televisivi e che
i proprietari di rete devono cedere il 40% della capacità di trasmissione disponibile a
editori terzi;
- fissa come data di switch off
20
dell’analogico il 31 dicembre 2006
21
.
Un ruolo cruciale lo assume il Regolamento emanato dall’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni con delibera n. 435/01/CONS, che definisce le norme di applicazione di
quanto specificatamente previsto dalla Legge n. 66/2001 per l’introduzione della nuova
tecnologia attraverso una fase transitoria di sperimentazione. E’ sicuramente la legge
Gasparri (n.112/2004) a iniziare a prendere in considerazione le leggi precedentemente
approvate, modificando alcuni snodi problematici e riaffermandone altri.
17
Il comitato è composto dai rappresentanti del Ministro delle Comunicazioni, dell’industria elettronica e delle
emittenti.
18
In particolare: requisiti di servizio e standard di qualità (gruppo A), architettura delle reti con relativi costi di
realizzazione (gruppo B), standard del decoder per la fruizione dei servizi in tecnica digitale (gruppo C),
proposte e scenari operativi per l’avvio della televisione digitale terrestre (gruppo D).
19
Impianto attraverso il quale i segnali tv vengono combinati in un flusso di trasmissione.
20
Con tale termine s’intende lo spegnimento delle trasmissioni televisive analogiche. Ciò significa che senza
opportune modifiche, come l’acquisto di un decoder, non sarà più possibile fruire dei “tradizionali” programmi
televisivi.
21
Principalmente l’obiettivo di indicare una data limite è quello di incentivare e velocizzare il processo di
compravendita delle frequenze, spingendo i piccoli operatori locali a disfarsi in tempo utile delle frequenze
analogiche, oltre a spingere emittenti, industria elettronica e utenti televisivi verso una conversione rapida alla
nuova tecnologia.
12
In particolare, la legge riconferma la data di passaggio all’ “all digital” al 31/12/2006 e
consente alle reti messe sotto accusa
22
, in quanto ritenute eccedenti in un sistema che doveva
garantire il pluralismo, di continuare a trasmettere in analogico fino a tale data. Le
trasmissioni televisive del DTT sono partite ufficialmente l’1 gennaio 2004, con 5 Multiplex
ed una copertura del 50% della popolazione. Le offerte pay hanno invece avuto il loro “calcio
d’inizio” (in tutti i sensi!) poco più di un anno dopo: il 22 gennaio 2005, in occasione della
prima giornata di ritorno del campionato di calcio. Per quanto riguarda l’offerta pay per il
cinema, si è dovuto attendere il 28 agosto 2005. Risale a quello stesso anno il Testo unico del
sistema radiotelevisivo
23
, il cui scopo è quello di semplificare e razionalizzare l'immensa e
spezzettata normativa in vigore raccogliendo tutte le leggi fatte finora riguardo il sistema
radiotelevisivo italiano. Il primo Dicembre 2005 il ministro delle Comunicazioni Mario
Landolfi annuncia lo switch off al 31 Dicembre 2008, per dar tempo ai broadcaster di
aggiornare le loro reti di trasmissione e ai telespettatori di dotarsi dei necessari decoder per la
ricezione. Già a Ottobre, il direttore generale della Rai Alfredo Mocci si mostrava critico
verso la data del 31 Dicembre 2006: “il termine fissato dall’Italia per lo switch off è troppo
vicino: per gli altri Paesi è il 2012, per noi è il 2006. Prima dello switch off dobbiamo essere
sicuri che tutta la popolazione si sia attrezzata per la nuova tecnologia”. Nelle regioni all
digital, la Sardegna e la Valle d’Aosta, lo switch off dovrebbe arrivare con due anni
d’anticipo, ora che la data per l’intero territorio italiano è stata spostata al 2008. Stabilito in
due fasi, prima i capoluoghi di provincia, poi l’intera regione, anche lo switch off delle
regioni all digital ha subito dei rinvii. Infatti, era previsto inizialmente per il 31 Gennaio 2006,
limitatamente ai capoluoghi, e per il 31 Luglio 2006 per l’intera regione. Ma in Sardegna, alla
fine di Ottobre 2005, emergevano i primi segnali di difficoltà. Il consiglio di amministrazione
della Rai stanziava 7 milioni di euro per l’ammodernamento della rete nell’isola. Per
completare l’opera, includendo anche l’altra regione all digital, secondo il presidente Claudio
Petruccioli servono altri 9 milioni di Euro, cioè in tutto 16 milioni. Ai primi di Novembre
2005, Renato Soru, presidente della Regione Sardegna, annuncia: “non metteremo più un
Euro per finanziare il passaggio dall’analogico al digitale”. Promessa mantenuta, poi, alla fine
del mese. “Farò una battaglia perché non si può negare ai sardi il diritto di continuare a vedere
la televisione nel modo in cui la vedono, a cominciare dai programmi del servizio pubblico”:
per Soru, infatti, l’accordo sottoscritto ad Aprile del 2005 con il ministero è stato del tutto
disatteso. Nelle intenzioni dell’ex patron di Tiscali, il digitale terrestre avrebbe dovuto portare
22
In particolare Rete4 era destinata a passare sul satellite perché Mediaste possedeva 3 reti sulle 11 nazionali e
questo era contro legge prevedeva (ossia che ogni gruppo televisivo occupasse massimo il 20% del mercato
nazionale).
23
Approvato dal decreto legislativo n. 177 del 2005.
13
nelle case dei sardi non solo la tv commerciale e a pagamento ma anche la tv come terminale
della rete, un decoder collegato all’Adsl per l’accesso veloce a Internet. “Questa è la rete, con
il suo terminale televisivo: libera, aperta, democratica, fa sì che anche la tv ci dia la possibilità
di un utilizzo attivo, con i contenuti che io decido di prendere, via etere o da Internet, e che fa
sì che io interloquisca con la pubblica amministrazione, oltre ad averne i servizi direttamente
a casa. Ma di questa idea non è rimasto niente”, conclude Soru (2005). Anche i decoder, a suo
parere, sarebbero “superati fra sei mesi”. Inoltre, non vi è traccia dei laboratori che la
Fondazione Bordoni e i network televisivi si erano impegnati di aprire in Sardegna. Pronta la
risposta del sottosegretariato alle Comunicazioni, Paolo Romani, secondo il quale nessun
accordo è stato disatteso e la Sardegna “ha un’occasione storica. Ha un’attenzione del
Ministero talmente alta da assicurarle una crescita tecnologica tale da renderla leader in
Italia”. Intanto, come annunciato, alla fine di Novembre 2005 il Consiglio regionale della
Sardegna vota per il trasferimento dei fondi destinati allo sviluppo del digitale terrestre ad
altra destinazione: l’informatica nella sanità. Quindi la decisione del Ministero di rinviare il
primo switch off al 15 Marzo 2006. Successivamente, la data è stata fissata per il 31 Luglio
2006.