Il concetto di stalking deriva dal linguaggio venatorio inglese, e descrive
l’appostamento e l’inseguimento della preda. Anche lo stalker tende continui
agguati alla propria vittima. La pedina, e tenta incessantemente di avvicinarla,
per telefono, per lettera, o fermandola per strada. Alcuni stalker inviano regali
o oggetti bizzarri, spesso con intento di terrorizzare. Oppure diffondono
calunnie sul suo conto e cercano di renderle la vita difficile ordinando beni o
servizi a nome suo facendole cancellare, a sua insaputa, la fornitura di gas o la
carta di credito. A volte, lo stalker passa all’azione: la violenza può essere
rivolta direttamente contro la vittima, ma anche contro i suoi parenti e
conoscenti, e persino contro estranei, che il persecutore collega in qualche
modo alla vittima. Inoltre, non sono rari episodi di attacchi contro la sua
macchina o il suo animale domestico o tentativi di introdursi in casa. Le
motivazioni sentimentali non sono le uniche (gli stalker possono essere mossi
da altre ragioni, come il desiderio di vendetta), ma il gruppo più numeroso e
diffuso è quello degli ex partner che non si rassegnano alla fine della
relazione. Ma cosa spinge una persona a perseguirne un’altra che afferma di
amare? Dalle indagini sugli stalker emerge un quadro psicologico disturbato,
anche se non sempre patologico. La cosiddetta “paranoia da abbandono”, in
cui l’amante lasciato non riesce a pensare ad altro cha all’amore perduto, è un
fenomeno comune, che tuttavia ha una durata limitata nel tempo e degenera in
comportamenti persecutori o addirittura violenti solo quando si innesta su
problemi preesistenti. Gran parte degli stalker, infatti, soffre di disturbi come
depressione o dipendenza da sostanze d’abuso, oppure di qualche forma di
disturbo della personalità, quali comportamenti antisociali, narcisistici o
borderline. Solo nei casi più seri si può parlare di psicosi, in genere di tipo
paranoico, oppure di schizofrenia.
II
CAPITOLO PRIMO
LO STALKER
1.1 CHE COS’È LO “STALKING” O “SINDROME DEL MOLESTATORE ASSILANTE”
Il termine stalking, mutuato dal linguaggio tecnico della caccia, viene
tradotto in italiano con molestie assillanti e definito come un insieme di
comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di
contatto e comunicazione nei confronti di una “vittima” che risulta infastidita
e/o preoccupata da tali comportamenti non graditi.
I numerosi studi condotti sia in ambito psichiatrico che medico- legale
sull’argomento, hanno condotto all’emanazione di legislazioni specifiche
anti-stalking negli Stati Uniti, in Inghilterra ed in Australia, mentre dal punto
di vista psichiatrico si assiste ad un crescente interesse sia per la
psicopatologia, le motivazioni e le possibilità di intervento terapeutico sui
molestatori, sia per l’impatto psicologico e il trattamento dei molestati.
Quella dello stalking è una categoria trans-nosografica che comprende una
complessa serie di comportamenti, con motivazioni diverse, che possono
sfumare in comportamenti socialmente accettati, ma che possono anche
essere di stretta pertinenza psicopatologica qualora assumano caratteristiche
di pervasività e persistenza nel tempo tali da indurre, nella vittima, un grave
stress emotivo con ripercussioni sul funzionamento sociale e lavorativo.
1
Partendo da queste premesse, lo Stalking, sebbene noto da moltissimo tempo,
è stato oggetto di studi sistematici e di attenzione normativa solo a partire
dagli anni ’90, dopo l’uccisione di una vittima celebre del mondo dello
1
E. Pascolo-Fabrici, A. Ogriseg, E. Aguglia
U.C.O. Clinica Psichiatrica, DSCMT, Università di Trieste
1
spettacolo ad opera di uno Stalker. Prima la California, poi gli altri Stati
USA, quindi altri Paesi, prevalentemente extraeuropei, hanno dedicato
costante interesse alle modifiche normative ed alla ricerca, favorendo una
progressiva migliore conoscenza del complesso fenomeno in ogni suo
aspetto. Sono ben note le difficoltà definitorie dello Stalking, di cui è stata
recentemente proposta la traduzione in “Molestie Assillanti”, e non v’è
dubbio che le diverse problematiche interpretative, dalle caratteristiche
dell’Autore (Stalker), alla diffusione del fenomeno, alle implicazioni
psichiatriche e, soprattutto, relazionali, siano tutte meritevoli di grande
attenzione
2
. L’aspetto di maggiore interesse è però quello vittimologico,
posto che lo studio della vittima, oltre a favorire una migliore comprensione
delle diverse problematiche prima citate, propone aspetti di fondamentale
importanza circa le gravi, diverse e complesse conseguenze dannose che la
vittima subisce, per non parlare delle migliori possibilità di cogliere
precocemente rischi relazionali in una prospettiva preventiva del fenomeno.
Basti pensare ai casi, fortunatamente rari, di esiti omicidiari, che rinviano ai
rischi di violenza connessi allo Stalking.
Sulla base dei dati della letteratura e dei dati finora emersi nell’ambito della
ricerca condotta dal Modena Group on Stalking, si affronterà il problema
delle vittime di Stalker, con particolare riferimento ai rischi di violenza ed
alle particolari dinamiche relazionali proprie del fenomeno. I dati
propongono una netta prevalenza di vittime di sesso femminile e di una
“patologia relazionale” rispetto a quella francamente psichiatrica.
Prevalgono nettamente donne giovani molestate da ex-partner, incapaci
evidentemente di elaborare il “lutto della perdita”, pur non mancando vittime
2
S. Luberto - Università di Modena e Reggio Emilia, Psichiatra Forense
2
legate a relazioni di natura professionale o, più raramente, a patologia
psichiatrica o alla celebrità.
1.2 STALKING: DIPENDENZA AFFETTIVA O PATOLOGIA RELAZIONALE ?
All'interno del fenomeno della dipendenza affettiva, spesso la persona
dipendente attua una serie di comportamenti che potrebbero ravvisare molte
analogie con i comportamenti tipici del fenomeno dello "stalking". Secondo
gli studiosi il fenomeno dello stalking necessita della presenza di tre
elementi:
• un soggetto, detto stalker, che investe di un’intensa fissazione ideo –
affettiva una determinata persona.
• una sequenza comportamentale ossessiva di atti di sorveglianza, di
controllo, di comunicazione, di ricerca di contatto
• la persona individuata dallo stalker, detta stalking victim, che
percepisce a livello personale come invadenti e sgraditi tali
comportamenti, vivendoli come delle minaccia alla propria persona e
sviluppando un senso di ansia, di paura e altre problematiche
psicologiche.
La maggioranza degli stalkers sono di sesso maschile ed attuano tali
comportamenti nei confronti di compagne che hanno interrotto o vogliono
interrompere la relazione.
Il comportamento di stalking viene agito per diversi motivi, quali:
• per recuperare la relazione
• per vendicarsi dei torti subiti
• per dipendenza affettiva
3
• per desiderio di continuare a esercitare un controllo sulla
vittima.
Nel caso della dipendenza affettiva il dipendente-persecutore agisce il
proprio stalking per due motivi principali:
• al fine di esercitare un controllo per timore di essere lasciato
• dopo la rottura di una relazione per recuperarla o vendicarsi
della sua ex.
Il livello di stalking messo in atto, e i correlati aspetti violenti variano in base
al grado di intimità precedente esistente nella relazione. Una maggiore
intimità presenta un maggiore rischio di violenza. A volte l'entità del
fenomeno è anche associata a disturbi di personalità presenti nel molestatore.
Molti studiosi ritengono che il fenomeno non possa essere studiato tenendo
conto solo del molestatore ma vada studiata la relazione di coppia che è una
variabile importante nel fenomeno dello stalking.
Il profilo psicologico dello stalker ha diversi punti in comune con quello del
soggetto affetto da dipendenza affettiva. Si è in presenza, il più delle volte, di
una personalità debole che, per la paura di essere abbandonato, al pari di un
copione già vissuto di esperienze infantili simili, si lega ossessivamente a
qualcuno. Quindi lo stalker manifesta un gran bisogno d'affetto in presenza
di disturbi relazionali legati ad eventi traumatici. Facendo riferimento alla
teoria dell'attaccamento nello stalker c'è la presenza di un modello di
attaccamento insicuro (ansioso - ambivalente, evitante o disorganizzato) per
cui non può fare a meno dell''altra persona, la quale diventa necessaria per la
propria esistenza.
Un problema particolare è costituito dai casi di natura psicopatologica, che
propongono problemi molto complessi sia sul piano clinico ed interpretativo,
che su quello psichiatrico - forense, per le carenze legislative che non
consentono l’adozione di soluzioni adeguate, come documentano peraltro
4
alcuni casi peritali occorsi. Studi epidemiologici retrospettivi hanno
consentito di individuare due possibili definizioni dello stalker: quella di
“erotomania non delirante o borderline” e quella di “inseguitori
ossessivi”
3
.
Nel primo caso – erotomania borderline - le molestie persistenti nei
confronti della vittima – con la quale normalmente lo stalker ha avuto una
relazione sentimentale – configurerebbero un tentativo di difesa dalla ferita
narcisistica suscitata dall’abbandono. Lo studio, riferisce a un gruppo di
pazienti coinvolti in comportamenti di stalking che, pur non essendo convinti
che l'oggetto delle molestie sia effettivamente innamorato di loro (come
nell'erotomania classica), manifestano un intenso e tumultuoso attaccamento
e infatuazione non ricambiati rivolti ad una persona, con cui di solito
avevano intrattenuto nel passato un'effettiva relazione. Questo gruppo di
molestatori mostrerebbe numerosi elementi di organizzazione di personalità
borderline, quali problemi dell'identità, operazioni difensive tipiche e
vacillante contatto con la realtà. Il loro comportamento sarebbe guidato da
gravi disturbi dell'attaccamento con alternanti sentimenti di idealizzazione e
rabbiosa svalutazione dell'oggetto, e le molestie persistenti
rappresenterebbero un tentativo di difesa dalla ferita narcisistica suscitata
dall'abbandono. Il costrutto, seppure interessante per l'ipotesi psicogenetica
sul comportamento di molestie, è stato criticato per il dubbio utilizzo del
termine erotomania e di personalità borderline. Il termine, inoltre, non
descrive il comportamento di ripetuta ed intrusiva ricerca di comunicazione
e/o di contatto, centrale nell'inquadramento del comportamento di stalking.
Inoltre, come si vedrà, questa definizione mal si adatta agli episodi di
stalking il cui movente appare prevalentemente rivendicativo e il rapporto
con la vittima di tipo professionale.
3
Cfr. Meloy JR. “Violence risk and threat assessment”. San Diego: Specialized Training Service 2000.
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