Capitolo I La distruzione di Dresda
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territorio. Dopo la disfatta di El Alamein, i tedeschi riportarono la seconda grande
sconfitta a Stalingrado, nella battaglia che si concluse nel febbraio del ’43. Da quel
momento in poi, l’avanzata dell’Armata rossa fu lenta ma inarrestabile:
riconquistando tutti i territori occupati dai tedeschi e costringendoli a ripiegare su se
stessi, i sovietici aprirono per la prima volta la prospettiva che la guerra potesse
concludersi direttamente sul territorio tedesco. Tali successi fecero da sfondo alle
decisioni degli anglo-americani,
3
poiché conferirono all’Unione Sovietica un peso
maggiore in seno alla coalizione antinazista. In effetti, fu proprio l’avvicinarsi
dell’Armata rossa ai confini tedeschi pre-bellici e quindi il timore che i sovietici
potessero giungere da soli nel cuore della Germania, a cancellare rapidamente tutte le
perplessità degli anglo-americani sull’attuazione dello sbarco in Normandia.
4
Un’operazione di questo tipo era stata sollecitata più volte dai sovietici, i quali
speravano in un “alleggerimento” di forze tedesche impegnate sul fronte orientale.
I riferimenti alla reciproca diffidenza tra gli anglo-americani e i sovietici e ai
loro bracci di ferro sono rilevanti, al fine di comprendere alcune delle motivazioni
che potrebbero aver condotto all’esecuzione del bombardamento di Dresda. Inoltre,
nonostante la propagandata unità di facciata, la coalizione antinazista era nata
esclusivamente per la necessità di sconfiggere il nemico comune. Si trattava, cioè, di
un’alleanza forzata più dalle circostanze che dall’effettiva volontà dei suoi
contraenti.
Nell’autunno del ’44 la Germania poteva definirsi virtualmente sconfitta. Il
fronte dei suoi alleati andava sfaldandosi a poco a poco e le sproporzioni di forze
3
Collotti, op. cit., p. 306.
4
Ivi, p. 309.
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4
impiegate contro l’esercito tedesco non lasciava dubbi sull’esito finale della guerra.
Verso la fine di gennaio del 1945 Albert Speer, il Ministro per le Munizioni e gli
Armamenti, calcolò che la Germania avrebbe potuto resistere altre otto settimane,
sbagliando le previsioni di un mese soltanto.
5
Tuttavia, una serie di circostanze
contribuì a prolungare il conflitto fino a maggio del ’45, non ultima, la volontà del
Führer di combattere fino alla vittoria totale o alla sconfitta totale;
6
d’altro canto, il
popolo tedesco non mostrò segni di cedimento o di ribellione di massa, almeno fino a
quando la guerra non si spostò all’interno del Reich. Tanto meno esisteva
un’opposizione interna che offrisse garanzie di un’azione concreta contro il regime
nazista, contro il quale probabilmente non poteva opporsi nessuna soluzione
politica.
7
Tale lotta poteva quindi essere intrapresa solamente dalla coalizione
antinazista, il cui atteggiamento intransigente fu espresso dal principio della resa
incondizionata. Anche questa presa di posizione contribuì a prolungare i tempi del
conflitto, rafforzando la volontà di resistenza del popolo tedesco.
8
I fattori che portarono all’attuazione di quello che è stato definito un “inutile
massacro”,
9
il bombardamento di Dresda, sono molteplici. Innanzitutto, la volontà di
mettere fine ad un conflitto che ormai durava da quasi sei anni giocò un ruolo non
indifferente. Ogni atto, anche quello più ingiusto, poteva essere utile per abbreviare
la guerra. E quindi è possibile tentare di giustificare tale azione, seppure
parzialmente, con la stanchezza, la “nausea” psicologica subentrata nei militari da
5
Paolo Deotto, Un inutile massacro, su www.cronologia.it/storia/a1945n.htm.
6
R. A. C. Parker, Europa 1918-1945. Il XX secolo I, Milano, Feltrinelli, 6ª ed., 1985, (tit. or.:
Fischer Weltgeschichte 34: Das zwanzigste Jahrhundert I 1918-1945, Frankfurt am
Main/Hamburg, 1967), p. 365.
7
Collotti, op. cit., p. 307.
8
Parker, op. cit., p. 367.
9
Deotto,op. cit.
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troppo tempo a contatto con morte e distruzione.
10
Sin dall’estate del 1944 gli Alleati avevano messo a punto il piano
Thunderclap (colpo di tuono), il cui scopo dichiarato era quello di gettare scompiglio
nella Germania con bombardamenti indiscriminati sulle città, aggravando
ulteriormente i già esistenti problemi di ordine pubblico e di approvvigionamento
causati dagli esodi di profughi dall’Est. Sin da allora, il Maresciallo dell’Aria Sir
Charles Portal ipotizzò che concentrando i bombardamenti su una sola grande città,
che non fosse Berlino, le devastazioni sarebbero state di portata inimmaginabile;
inoltre, l’attacco avrebbe avuto maggiore risonanza, se la città in questione non fosse
mai stata colpita in precedenza dalle bombe.
11
Tuttavia, scopo ultimo e definitivo dei bombardamenti alleati era quello di
spezzare l’incredibile resistenza del popolo tedesco,
12
il quale non accennava ad
arrendersi. Tale proposito era stato espresso chiaramente nella Direttiva Point-Blank,
elaborata durante la conferenza di Casablanca, in cui si enunciava la necessità di
“minare il morale del popolo tedesco fino a colpire a morte la sua capacità di
opporre resistenza armata”.
13
In ultimo, non meno decisive furono le ciniche esigenze di potere degli
Alleati e dei sovietici, nonché la crescente reciproca diffidenza. Come già accennato
in precedenza, i sovietici avevano sbaragliato le truppe tedesche e rischiavano di
arrivare nel cuore della Germania senza l’aiuto degli anglo-americani. Tale
circostanza sarebbe stata inaccettabile per questi ultimi: innanzi tutto perché i
10
Deotto, op. cit.
11
Fredrick Taylor, Dresden Tuesday, February 13, 1945, New York, HarperCollins, 2004, p. 181.
12
Ibid.
13
Citato in Jörg Friedrich, La Germania bombardata. La popolazione tedesca sotto gli attacchi
alleati 1940-1945, Milano, Mondadori, 2004, (tit. or.: Der Brand, München, 2002), p. 79.
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sovietici avrebbero ottenuto un peso superiore al loro nella sconfitta della Germania.
Era quindi necessario che gli Alleati apportassero un contributo decisivo alla
capitolazione dei tedeschi. Inoltre, gli anglo-americani volevano dimostrare ai
sovietici di che cosa fosse capace la potenza militare occidentale;
14
del resto, anche
in precedenza la strategia degli Alleati nei confronti dei sovietici consisteva nel far
sentire il peso della propria forza superiore.
15
Sul perché sia stata scelta proprio
Dresda, si discute ancora oggi. In molti sostengono che la sua distruzione fu la
risposta degli inglesi al bombardamento tedesco di Coventry, effettuato dalla
Luftwaffe nel 1940.
16
Le sorti della guerra erano già decise, allorché i futuri vincitori si riunirono
dal 4 all’11 febbraio del 1945 a Yalta, in Crimea. Nell’incontro venne definita una
delle questioni di maggiore interesse per Stalin, Roosevelt e Churchill: la
suddivisione della Germania in quattro zone d’occupazione. Due giorni dopo la fine
della conferenza, Dresda fu rasa al suolo. Durante l’incontro, Dresda non venne mai
menzionata, almeno a titolo “ufficiale”,
17
fatta eccezione per un riferimento alla
bomb line, una linea virtuale stabilita nella stessa sede, ad est della quale gli Alleati
avrebbero potuto bombardare, solo previa consultazione con i sovietici, onde evitare
attacchi accidentali alle truppe dell’Armata rossa.
18
In particolare, sembra che
proprio i sovietici fecero richiesta agli anglo-americani di “impedire al nemico di
trasferire le proprie truppe dal fronte occidentale, dalla Norvegia e dall’Italia ad
est, mediante attacchi aerei, paralizzando in special modo i nodi ferroviari di Lipsia
14
Deotto, op. cit.
15
Parker, op. cit., p. 367.
16
Silvio Bertoldi, “Fu una risposta alla strage di Coventry”, Il Corriere della Sera, lunedì 1
novembre 2004, p. 23.
17
Taylor, op. cit., p. 190.
18
Ibid.
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7
e Berlino.”
19
Tuttavia, benché non menzionata nel rapporto ufficiale della sessione, la
proposta di bombardare Dresda sarebbe stata avanzata dai sovietici in “due
occasioni”,
20
secondo quanto testimoniò uno degli interpreti presenti a Yalta.
21
In
ogni caso, tale richiesta si sposava perfettamente con la strategia elaborata in
precedenza dai britannici, la quale prevedeva attacchi aerei alle città della Germania
orientale in prossimità del fronte,
22
con lo scopo di “aiutare” l’avanzata sovietica.
23
Tra la lista degli obiettivi in questione, Dresda figurava al secondo posto, dopo
Berlino. La direttiva, divulgata al Bomber Command e all’USAAF Command, era
dell’8 febbraio.
24
Secondo fonti diverse, l’avallo all’attuazione del bombardamento su Dresda
fu dato dallo stesso primo ministro inglese, Churchill, in una nota scritta al Ministro
per l’Aviazione, Sir Archibald Sinclair.
25
Contrariamente a quanto descritto finora, si
sostiene che Churchill volesse danneggiare l’area che alla fine della guerra sarebbe
diventata zona di occupazione sovietica.
26
Nell’introduzione dell’opera di David Irving, “Apocalisse a Dresda”,
27
scritta
dal Maresciallo dell’Aria della Royal Air Force, Sir Robert Saundby, lo stesso
declina ogni sua responsabilità in merito alla decisione di attuare il bombardamento.
Allo stesso modo, solleva da ogni accusa anche Sir Arthur Harris, comandante del
19
Taylor, op. cit., p. 190.
20
Ibid.
21
Ibid.
22
Ivi, p. 183.
23
Ivi, p. 191.
24
Ivi, p. 192.
25
Deotto, op. cit.
26
Ibid.
27
David Irving, Apocalisse a Dresda. I bombardamenti del febbraio 1945, Milano, Mondadori,
1992, (tit. or.: The destruction of Dresden, London, 1963), p. 7.
Capitolo I La distruzione di Dresda
8
Bomber Command dell’aviazione britannica (Royal Air Force) entrato nella storia
come “Bomber-Harris” o “the butcher”,
28
sostenendo che “la nostra parte
consistette nell’eseguire, nel miglior modo possibile, le istruzioni ricevute dal
ministero dell’Aviazione. E, in questo caso, il ministero dell’Aviazione aveva
semplicemente trasmesso le istruzioni ricevute dai responsabili della condotta
suprema della guerra.”
29
Circa le cause specifiche che hanno portato al
bombardamento, gli Alleati e lo stesso Harris hanno sottolineato l’importanza
strategica di Dresda in merito a diversi aspetti: dal punto di vista militare, per la
vicinanza con il fronte orientale e, di conseguenza, per il passaggio delle truppe
dirette ad est;
30
da quello industriale, per via delle numerose fabbriche concentrate
nello sforzo bellico; da ultimo, la città svolgeva il ruolo di snodo ferroviario della
Germania centro-orientale.
31
Il comandante Harris spiegò come Dresda fosse
divenuta il più importante centro di comunicazioni per la difesa della Germania sul
fronte orientale. Un massiccio attacco aereo fu, quindi, considerato necessario al fine
di disorganizzare le comunicazioni, impedendo in tal modo lo spostamento di truppe
da ovest al fronte orientale,
32
e di rendere la città inutilizzabile come centro di difesa.
Non si può tuttavia ignorare, che per molti, soprattutto per chi vi risiedeva, i
bombardamenti tra il 13 e il 15 febbraio del 1945 costituirono “un autentico fulmine
a ciel sereno per una città così fuori mano, irrilevante dal punto di vista bellico,
ignorata per quattro anni e mezzo.”
33
Inoltre, all’epoca dei bombardamenti contro
28
Schlachter, in tedesco: letteralmente macellaio. Jochen Bölsche, “So müss die Hölle aussehen”,
Der Spiegel, n. 2, 6 gennaio 2003, p. 39.
29
Irving, op.cit., p. 7.
30
Taylor, op.cit., p. 183.
31
Ivi, p. 185.
32
Ivi, p. 190.
33
Friedrich, op. cit., p. 315.
Capitolo I La distruzione di Dresda
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Dresda, era ormai evidente l’imminente crollo della Germania; ciò nonostante, gli
Alleati decisero di proseguire nell’offensiva aerea.
34
I pareri sulla legittimità del bombardamento contro Dresda e la necessità di
effettuarlo sono discordanti. Alcuni storici, come il britannico Frederick Taylor, non
concordano con la tesi secondo la quale Dresda sarebbe stata una città “indifesa”:
Dresda sarebbe stata una città in cui la vita scorreva in modo normale, anche nel
contesto nazionalsocialista. Ciò vuol dire che le sue fabbriche non si sarebbero
limitate a produrre quasi esclusivamente porcellane di lusso.
35
Il suo bombardamento
va considerato, pertanto, nell’ambito delle “regolari” e legittime operazioni di
guerra.
36
Altri invece, come David Irving e Kurt Vonnegut
37
sostengono che quello
di Dresda fu il più inutile e sanguinoso bombardamento della storia. In ogni caso,
“nessuno potrebbe mai affermare che quanto accadde a Dresda fu un incidente.”
38
Sono trascorsi 60 anni da quel fatidico febbraio e ciò nonostante, il dibattito
sulla necessità strategica di bombardare Dresda e sulla possibilità degli Alleati di
evitare tale massacro nonché la distruzione di una delle città più belle del mondo è
ancora acceso.
34
Andreas Hillgruber, Storia della 2ª guerra mondiale. Obiettivi di guerra e strategia delle grandi
potenze, Roma/Bari, Laterza, 4ª ed., 2004, (tit. or.: Der zweite Weltkrieg 1939-1945, Stuttgart,
1982), p. 175.
35
Taylor, op. cit., pp. 148-165.
36
Ivi, Preface.
37
Kurt Vonnegut (1922) è uno scrittore americano di origini tedesche che ha assistito come
prigioniero di guerra al bombardamento di Dresda. Nel 1969 pubblica Mattatoio n.5 o La
crociata dei bambini, in cui racconta la sua esperienza nel capoluogo sassone.
38
Taylor, op. cit, p. 246.