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Illustrerò in seguito la composizione del comparto in generale, con
particolare attenzione alle organizzazioni di servizi congressuali, dei suoi attori,
della filiera e del congresso come prodotto.
Il terzo capitolo è diviso in due parti: una prima dove ho analizzato le
risorse umane nelle aziende turistiche e una seconda dove si analizzano i percorsi
evolutivi esistenti delle stesse nelle organizzazioni congressuali.
La quarta parte del lavoro sarà dedicata all’analisi del caso dell’azienda
congressuale X in particolare con riferimento alla gestione delle risorse umane nel
corso dei suoi due decenni di vita.
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CAPITOLO I
LA STRATEGIA NELLE
IMPRESE TURISTICHE
1.1 Cos’è la strategia
Uno dei campi degli studi aziendali in maggior evoluzione è senza dubbio
quello dell’ “area della strategia” o, quello che si potrebbe definire in maniera
meno generica, la disciplina degli studi della strategia.
Il significato del termine strategia non è di univoca interpretazione, così come
le problematiche sottese non sono chiaramente individuabili. Tutte le varie
definizioni di strategia hanno però sempre un tema comune, quello di un insieme
consapevole e deliberato di direttive che determinano le decisioni in una
prospettiva futura
1
.
Il significato originario del termine strategia è un insieme di pensiero e azione
finalizzata a superare e a sconfiggere un avversario. Infatti, “Stratega” era il capo
di un esercito. Da tale origine deriva la concezione di strategia come strategia
1
Una strategia rappresenta sempre un comportamento di lungo termine rivolto a perseguire
obiettivi primari di gestione, che si caratterizzano per tre elementi fondamentali: la formulazione a
livello alto, la proiezione a lunga scadenza e la priorità dei traguardi da raggiungere. In altre
parole, i comportamenti di tipo strategico si qualificano non solo per l’orientamento a lungo
termine, ma anche per lo scopo di modificare il preesistente equilibrio aziendale, in modo da
portare l’impresa su livelli di efficienza organizzativa e di efficienza organizzativa e di efficacia
competitiva più soddisfacenti (Sciarelli, 1999).
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competitiva, che caratterizza ancora gran parte della letteratura manageriale. In tal
senso si fa strategia per sconfiggere i concorrenti e si studia il quadro competitivo
per acquisire una posizione di predominio nel mercato.
Negli ultimi tempi, però, si parla di competizione-cooperazione. Si è capito
che la strategia di un’azienda non porta ai migliori risultati, quando si oppone
frontalmente con i concorrenti, ma che esiste la possibilità di stabilire varie
alleanze anche con gli stessi concorrenti per ottenere migliori risultati. La strategia
così da un gioco a somma zero, forma classica che vede contrapposti un vincitore
e uno sconfitto, si trasforma in un gioco a somma positiva, dove si risolve in un
vantaggio per più giocatori anche se avversari (Correale e Prendo, 2002).
1.1.1. Schema di formazione della strategia
La pianificazione strategica come strumento direzionale base per ogni
impresa va considerato superato poiché vi sono strategie implicite non
formalizzate e strategie esplicite frutto di un processo decisionale organizzato
(Mintzberg, 1994).
Uno schema che si presta a far comprendere il processo che porta
dall’intenzione alla realizzazione è costituito dal diagramma a blocchi elaborato
da Mintzberg e Waters (1985), nel quale sono indicate in sequenza: intenzione
strategica, strategia deliberata e strategia realizzata (Fig. 1).
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Figura n. 1 – Il formarsi delle strategie reali
Fonte: nostro adattamento da Mintzberg e Waters.
L’intenzione strategica
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che si realizza, è definita strategia decisa o deliberata;
l’intenzione strategica che non si realizza, a causa d’aspetti infondati, valutazioni
errate sull’ambiente o cambiamenti di entrambi durante l’implementazione, questa
può essere definita strategia non realizzata; le strategie realizzate che non furono
mai intenzionali, forse perché all’inizio nessuna strategia era intenzionale, o
perché quelle che esistevano sono state rimosse durante il percorso, queste si
possono definire strategie emergenti (Henry Mintzberg).
Henry Mintzberg continua nella sua teoria, affermando che, non solo la
progettazione razionale fornisce un resoconto non esatto di come le strategie sono
in realtà formulate, ma è anche una modalità scadente per formulare una strategia.
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L’intenzione strategica, o strategia intenzionale, può essere considerata come l’assunzione, da
parte dei responsabili strategici dell’impresa, di un disegno di sviluppo dell’impresa fondato su un
sistema di obiettivi particolari, ovvero inerenti ad una certa impresa, in grado di orientare le
successive decisioni (Rispoli , 2002).
Intenzione
strategica
Strategia
deliberata
Strategia
realizzata
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Secondo l’autore, il processo di formulazione strategica dovrebbe includere
anche le variabili dell’intuito, della riflessione e promuovere la creatività.
1.2 Corporate strategy e Business strategy
Spostando l’attenzione del management strategico, dai processi di
pianificazione alle origini del profitto, le ricerche dei manager si sono dirette
verso l’analisi delle fonti del profitto. Per ottenere un rendimento del capitale che
sia maggiore del costo, l’impresa può conseguire due strade possibili. Con la
prima, l’impresa può scegliere di operare in un settore dove le condizioni
favorevoli portano ad un tasso di remunerazione superiore della media. Con la
seconda, l’impresa può conseguire una posizione di vantaggio rispetto ai suoi
concorrenti all’interno del settore ottenendo una remunerazione superiore al
livello medio di settore.
Queste due fonti di rendimenti superiori definiscono i due livelli di base della
strategia di un’impresa: la strategia corporate, che definisce il campo d’azione
dell’impresa attraverso la scelta dei settori e dei mercati nei quali competere; la
strategia di business, che determina il modo di competere all’interno di un
determinato settore o mercato (Grant, 1994).
Mentre la strategia di corporate, rappresenta la responsabilità dell’alta
direzione che ha di fronte a sé una pluralità di settori o segmenti di mercato, la
strategia di business è formulata e implementata principalmente dalle singole
imprese o aree d’affari. Inoltre, mentre la strategia corporate può comportare la
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distribuzione delle risorse tra business che operano in diversi settori, la strategia
business deve distribuirle tra una pluralità di funzioni con l’obiettivo di aumentare
la capacità competitiva. Tuttavia, queste due dimensioni della strategia sono
strettamente collegate: il campo di attività di un’impresa ha conseguenze sulle
fonti del vantaggio competitivo, mentre la struttura del vantaggio competitivo di
un’impresa opera sull’estensione dell’attività e dei mercati dove l’impresa può
avere successo
3
.
A tali due tipi di strategia segue la strategia-funzionale
4
, che rappresenta
l’elaborazione e l’implementazione delle strategie di business. Anche per le
singole funzioni si possono formulare obiettivi da raggiungere e strategie adeguate
ovvero strategie finanziarie, di marketing, di produzione ecc. La differenza tra le
strategie funzionali e le strategie di business è evidente, in quanto il raggio
d’azione e l’orizzonte temporale delle strategie funzionali sono più limitate.
Inoltre, alle strategie funzionali seguono a sua volta le strategie operative che sono
rappresentate dai reparti con il compito di svolgere le attività funzionali.
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Quindi tra le strategie di sviluppo e le strategie competitive esiste un rapporto “circolare”, nel
senso che il vantaggio concorrenziale costituisce spesso la base sulla quale poggiano le strategie di
sviluppo, nel contempo queste, se di successo, portano solitamente l’impresa ad acquisire una
posizione di vantaggio nei confronti delle forze concorrenziali (Caselli,1995).
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Per funzioni s’intendono le principali attività specializzate che compongono l’organizzazione
come la finanza, il marketing, la produzione, la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e la gestione
delle risorse umane.
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La componente strategica a livello operativo è bassa o quasi assente. Sarebbe più opportuno
definirla responsabilità operativa piuttosto che strategia operativa.
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Le strategie possono quindi rappresentarsi graficamente sotto forma
piramidale, dove sono presenti, partendo dall’alto verso il basso, le strategie
corporate, business, funzionali
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e operative (fig. 2).
Figura n. 2 - Livelli di strategia in un’impresa multibusiness.
Fonte: Pellicelli, 2002.
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La suddivisione tra strategie di corporate e strategie di business è netta in caso di imprese
multibusiness ovvero in caso di impresa che opera in più settori; invece, queste coincidono in
un’impresa monobusiness.
Corpor
ate
Business Strategy
Strategie funzionali
(R&S, produzione, marketing, finanza,
risorse umane)
Strategie operative
( aree geografiche, impianti, department all’interno di aree
funzionali)
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1.2.1 I livelli di analisi della strategia del valore dell’azienda
L’analisi dei processi di creazione del valore, sia per finalità d’indirizzo
strategico sia operativo, deve consentire l’individuazione delle modalità attraverso
cui le attività svolte dall’impresa si traducono in profili di costi/ ricavi e, mediante
le variazioni finanziarie da questi prodotti, come si riflettono sul più complessivo
equilibrio aziendale, esaminato sotto il profilo economico, finanziario e
patrimoniale (Alvino, 2003; p.144).
Bisogna considerare che la generazione del valore non si riduce alla mera
generazione del profitto, poiché “la funzione generatrice del profitto non può
restare avulsa da un più ampio contesto di condizioni di equilibrio che
comprendano anche l’assimilazione del sistema dei rischi, dei vincoli e dei gradi
di libertà all’operare dell’impresa; condizioni dalla cui verificazione dipende la
fondatezza del giudizio di valore economico” (Bruni, 2002; p.18) da cui deriva la
difficoltà nel ritenere formulabile una strategia di valore basata su un’univoca
enunciazione di missione, di obiettivi e di scelte.
In sostanza, il giudizio di valore è innanzi tutto giudizio ed interpretazione
delle scelte strategiche, che si qualificano come scelte di valore, ossia quelle
decisioni aziendali volte a “preordinare e coordinare le risorse economiche e le
afferenti proposizioni organizzative in modo tale da massimizzare, in una
prospettiva di ampio respiro, la funzione obiettivo dell’impresa e, in ultima
analisi, le sue condizioni di profittabilità” (Bruni, 1999; p.35). Questo significa
individuare i driver di valore aziendali, saper analizzare le relazioni intercorrenti
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tra le diverse attività generatrici di valore, essere in grado di interpretare i processi
decisionali che creano o distruggono valore.
Data la complessità dell’analisi del valore
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si potrebbe utilizzare la
distinzione tra livello business (valutare i vantaggi competitivi perseguibili dalle
singole ASA) e livello corporate (analisi che si formula per le complessive aree
d’affari) delle strategie aziendali. In particolare, la necessità di predisporre
strumenti e logiche d’analisi del valore connessi principalmente a livello corporate
è data anche dall’esigenza di considerare la struttura degli interessi e delle
aspettative dei diversi soggetti aziendali (stakeholders) e delle regole per il loro
comportamento. Quindi, l’analisi del valore dovrebbe comprendere oltre le
determinanti economiche e finanziarie che incidono sul profitto anche dal sistema
dei rischi aziendali, da tutte le operazioni (societarie, strutturali e finanziarie) che
potrebbero incidere sulla dimensione del valore economico dell’azienda e dagli
aspetti di socialità e eticità della condotta aziendale.
La ricerca del valore a livello business e corporate non avviene in maniera
separata dalle caratteristiche complessive del sistema aziendale, per questo la
separazione tra i due aspetti deve essere ricomposta in una prospettiva unitaria
d‘analisi. Ciò nonostante, una trattazione separata del livello business rispetto alla
strategia corporate sembra preferibile anche in considerazione di nuovi elementi
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Tale complessità aumenta in caso d’impresa multibusiness che richiede strumenti d’analisi di
valore più articolati e in grado di rappresentare meglio la dinamica generatrice della ricchezza,
articolata a livello di aree strategiche d’affari per la ricerca dei vantaggi competitivi di costo e di
differenziazione e, a livello corporate per la ricerca delle sinergie connesse ad economie di varietà
e ampiezza.