2sono state rese possibili da Financial Innovations Spa, società di consulenza finanziaria
dove ho svolto uno stage di tre mesi e grazie alla quale sono venuto a contatto con
numerose aziende, ricevendo il supporto necessario per l’elaborazione del questionario.
L’analisi è stata poi integrata e confrontata con ricerche svolte da altre organizzazioni e
con le conoscenze acquisite attraverso gli studi.
La presente tesi si struttura in cinque capitoli. Il primo capitolo espone i principi e le
regole fondamentali del Nuovo Accordo e sarà di supporto alla presentazione e
argomentazione dei risultati della ricerca, su cui si concentra gran parte della trattazione.
La presentazione dei dati raccolti (capitolo 2) è strutturata in cinque parti: la prima parte
si sofferma sulla descrizione del campione di indagine di riferimento; la seconda si
focalizza sul rating trattando dei rating forniti dalle agenzie, dalle banche e dai supporti di
autovalutazione; la terza parte fa riferimento invece agli strumenti e alle informazioni di
cui dispongono o che considerano le aziende; la quarta parte si concentra sulla relazione
fra rating e politiche finanziarie, andando così a toccare diversi aspetti: le forme di
finanziamento a medio-lungo termine che le imprese intendono adottare; la percezione
da parte di quest’ultime dei fattori incidenti sull’attività aziendale e sul rischio liquidità, e
infine le azioni che le aziende intendono intraprendere per migliorare il proprio rating e la
propria struttura amministrativo-finanziaria.
Nel terzo capitolo i principali risultati emersi vengono commentati e messi a confronto con
le tendenze evidenziate da altre ricerche e con le best-practice all’interno delle aziende
alla luce dell’introduzione dei nuovi principi. Vengono descritte le tendenze evolutive in
atto ed evidenziati i punti di forza e di debolezza delle imprese italiane, dando particolare
risalto al rapporto banca-impresa e alle politiche finanziarie aziendali. Verranno inoltre
commentate le criticità e contraddizioni emerse ed individuate possibili soluzioni per il
futuro.
Il quarto capitolo espone una breve ricerca svolta sui principali soggetti bancari italiani
per capire la capacità o meno da parte delle banche di supportare le imprese nel loro
processo di adeguamento.
Il quinto capitolo, infine, offre un quadro di sintesi a quanto emerso nel corso della
trattazione.
31. LO SCHEMA DI REGOLAMENTAZIONE DI BASILEA II
Basilea II è il nuovo accordo di regolamentazione del capitale bancario elaborato dalle
Autorità di Vigilanza e Banche centrali del Gruppo dei Dieci, con la finalità di garantire la
stabilità dei sistemi bancari a livello internazionale mediante una maggiore correlazione
tra i rischi degli impieghi delle banche e la loro adeguatezza patrimoniale. Con esso
s’intendono superare i limiti del precedente accordo del 1988 (Basilea I) e adeguare la
normativa sul capitale di vigilanza ad un insieme di best practice nella gestione dei rischi.
L’entrata in vigore del nuovo accordo è prevista per l’inizio del 2007.
Lo schema di regolamentazione di Basilea II è stato elaborato sulla base di una struttura
a tre pilastri: requisiti patrimoniali minimi (primo pilastro), processo di controllo
prudenziale (secondo pilastro) e disciplina del mercato (terzo pilastro).
Il primo pilastro sviluppa e approfondisce le regole introdotte da Basilea I sui requisiti
patrimoniali del 1988. Esso apporta miglioramenti sostanziali al calcolo del denominatore
del coefficiente patrimoniale , che corrisponde alle attività ponderate per il rischio, al fine
di riflettere meglio il profilo di rischio delle banche. La regola di determinazione del
capitale di vigilanza è la stessa (patrimonio di vigilanza/attività ponderate per il rischio ≥
8%), ma cambia il sistema di ponderazione.
Le principali innovazioni del primo pilastro sono l’introduzione del rischio operativo come
nuova categoria di rischio nella definizione di attività ponderate per il rischio e
l’introduzione di tre opzioni di complessità crescente e sensibili al rischio per la
misurazione del rischio di credito (il metodo standard, i metodi dei rating interni di base e
avanzato) e del rischio operativo.
Quanto alla misurazione del rischio di credito, il metodo standardizzato è
concettualmente uguale a quello del 1988, ma presenta una maggiore sensibilità al
rischio. Mentre nello schema di Basilea I le ponderazioni di rischio dipendono dalla
categoria generale in cui rientra il prenditore (soggetto sovrano, banca o impresa), nel
nuovo schema le ponderazioni sono più dettagliate mediante il ricorso a un rating
assegnato da un’agenzia esterna per la valutazione del merito di credito che sia
riconosciuta dalle autorità di vigilanza e soddisfi i criteri di idoneità prudenziali. La
seguente tabella specifica le ponderazioni previste dal metodo standard:
4Tabella 1 – Le ponderazioni con il metodo standard
Uno degli elementi più innovativi di Basilea II è costituito dal sistema basato sui rating
interni (internal rating-based approach, IRB). Nelle versioni del metodo “base” e di quello
“avanzato”, il sistema IRB consente alle banche di quantificare alcuni fattori fondamentali
necessari al calcolo dei requisiti patrimoniali. Pertanto, le ponderazioni di rischio, e quindi
i coefficienti patrimoniali, sono determinati attraverso una combinazione di dati
quantitativi forniti dalle banche o dalle autorità di vigilanza e di funzioni di ponderazione
del rischio precisate dal Comitato. La principale differenza fra i metodi IRB di base e
avanzato risiede nella definizione delle variabili di input. Entrambi i metodi si basano sulle
stime delle probabilità of default (PD) delle banche, ma solo nel metodo avanzato del
sistema IRB sono prese in considerazione le stime interne della loss given default (LGD),
della exposure at default (EAD) e della scadenza del prestito. La PD rappresenta la
probabilità che l’azienda non sia in grado di onorare il debito entro un dato orizzonte
temporale (solitamente 12 mesi). Con Basilea II è in default il soggetto che presenta un
ritardo nel pagamento superiore a 90 giorni (limite che in Italia è stato esteso a 180
giorni). La LGD è la perdita sul prestito a seguito dell’inadempienza da parte del
prenditore, mentre la EAD è l’esposizione al momento dell’inadempienza, corrispondente
al valore nominale del debito del prenditore.
Il secondo pilastro prevede che le banche debbano valutare l’adeguatezza patrimoniale
sulla base della propria metodologia interna di gestione del rischio, mentre le autorità di
vigilanza controlleranno se il patrimonio della banca è commisurato al suo profilo di
rischio complessivo e alla sua strategia.
Lo scopo del terzo pilastro consiste nel migliorare la disciplina di mercato introducendo
requisiti di trasparenza informativa che imporranno alle banche di pubblicare informazioni
Metodo Standard – Esposizione verso le imprese
Valutazione definizioni
Standard Poor’s
Da AAA
A AA-
Da A+
a A-
Da BBB+
A BB-
Inferiore a
BB-
Senza rating
Valutazione definizioni
Moody’s
Da Aaa
A Aa3
Da A1
a A3
Da Baa1
A B3
Inferiore a
B3
Senza rating
Ponderazioni 20% 50% 100% 150% 100%
Esposizioni verso segmento retail e small business
(fatturato <5mln € e esposizioni ≤ 1 mln € )
Ponderazioni 75%
5quantitative e qualitative dettagliate sui rischi, patrimonio di vigilanza e gestione del
rischio.
Le procedure di rating interno hanno lo scopo di tradurre tutte le informazioni rilevanti
disponibili su un prenditore in un giudizio compatto, il rating appunto. Ciascuna banca
potrà calcolare i rating dei propri clienti secondo le proprie metodologie (purchè validate
dalle autorità di vigilanza), aggregandoli poi in un numero limitato di classi omogenee,
ciascuna con un dato range di probabilità di default (PD).
Le valutazioni sintetiche di rischio emergono da tre categorie di informazioni: le
informazioni quantitative, qualitative e andamentali. Le informazioni quantitative sono le
informazioni di carattere economico-finanziario reperibili nei bilanci e negli altri documenti
contabili delle società, ed avranno un peso determinante nella valutazione delle stesse. Le
informazioni qualitative sono quelle riguardanti il modello di business dell’impresa, il suo
posizionamento competitivo, il settore di riferimento, l’organizzazione dei processi di
controllo e di gestione, ecc. Le informazioni andamentali sono tutte quelle informazioni
riguardanti i rapporti presenti e passati dell’azienda con le banche, desumibili dalla
Centrale dei Rischi o da dati interni della banca (es. informazioni sulla frequenza/entità
degli sconfinamenti, movimentazione dei conti, percentuale di utilizzato rispetto
all’accordato).
Infine, la presenza di garanzie, poiché riduce il rischio complessivo delle posizioni,
permette di ottenere una mitigazione del requisito di capitale. I contenuti dell’accordo
pongono diversi vincoli e requisiti sui beni e sulle garanzie che possono essere
riconosciute dalle banche. In particolare: non potranno essere considerate le garanzie
collettive; sarà necessaria la rivalutazione periodica dei beni e delle garanzie a valori di
mercato; per riconoscere le garanzie personali sarà necessario il rating del garante.
A seguito dell’introduzione di queste nuove metodologie, vi sarà una maggiore
correlazione tra il merito creditizio dell’impresa e l’adeguatezza patrimoniale delle banche,
e di conseguenza il costo del denaro o le altre condizioni bancarie saranno differenziate in
funzione del livello di rischio del cliente.
62. L’INDAGINE: I PRINCIPALI DATI EMERSI
2.1 Premessa metodologica
Il campione di analisi della presente indagine è costituito da 79 aziende italiane o società
italiane controllate da gruppi internazionali, cui è stato sottoposto un questionario di 31
domande, suddiviso in tre parti: la prima parte era costituita da 6 domande di carattere
conoscitivo-anagrafico che hanno permesso di capire le caratteristiche del campione di
indagine di riferimento; la seconda presentava 16 domande in merito al rating e ad
aspetti strettamente legati alle riforme di Basilea II, la terza parte poneva questioni in
merito alle decisioni finanziarie future delle aziende (vedi appendice).
Tra le aziende partecipanti al questionario spiccano i nomi di Comer Industries, Dalmine,
Fruttagel, Rizzani de Eccher, Rai, Italtel, Siemens Italia, Isagro, Tarros, Adecco, Barilla,
Bauli, De Longhi, Findest Technologies e Sapio.
Il questionario è stato rivolto ad aziende caratterizzate dalla presenza di un’ area finanza.
Le aziende sono prevalentemente medio-grandi; poche sono le piccole imprese e non vi
sono micro-imprese. Anche se il campione così impostato rappresenta solo una parte del
tessuto imprenditoriale italiano, come noto costituito da molte piccole e microimprese, è
stata fatta questa scelta in quanto queste aziende spesso non sono dotate di funzioni
finanza in grado di rispondere a un approfondito questionario capace di rilevare le
tendenze in atto. Inoltre uno dei principali obiettivi dell’analisi era l’individuazione delle
tendenze in atto, tipicamente espresse dalle aziende più evolute o attente.
2.2 Il campione di indagine
Nella prima parte del questionario sono state chieste informazioni in merito al fatturato,
all’area geografica, alla tipologia di settore, a un’ eventuale quotazione, al rapporto di
leva finanziaria e al numero di rapporti bancari in essere (tabella 2).
Dalle risposte ricevute si evidenzia come il 64,6% delle aziende risulti essere medio-
grande, con ricavi superiori ai 100 milioni di euro.