Si porranno, dunque, le basi storiche del processo di integrazione, onde poter
affrontare le opinioni della dottrina, riguardo la materia di studio, per come si
sono evolute nel periodo che va da “Nizza 2001”, alla convocazione della
Convenzione Europea.
Analizzando l’ampia bibliografia sviluppatasi negli anni precedenti il lavoro
della Convenzione, si tenterà di sottoporre al lettore le varie opportunità di
approfondimento dell’integrazione europea, onde porre una base di lavoro, da
cui trarre, poi, le conclusioni di un possibile sviluppo del peculiare modello di
federalismo dell’Unione.
Si affronteranno, di seguito, in maniera approfondita, i lavori della
Convenzione Europea e dei suoi Workgroups, i contributi della società civile e
della dottrina alla causa dell’Unione, dando conto, altresì, dei dibattiti
all’interno dei vari Stati membri
1
.
Ci si interrogherà, in definitiva, se sia il caso di approfondire l’integrazione verso
un modello di Stato Federale, comune ad alcuni Stati nazionali o se sia, come si
crede, più opportuno, lasciare che il processo evolutivo dell’UE avanzi a “piccoli
passi”, seguendo un cammino che, definito da Jean Monnet negli anni
cinquanta, è divenuto la chiave dello sviluppo del “sistema Europa” e, con esso,
degli Stati membri. Un cammino che ha portato a far sì che tali Stati, uniti per un
obiettivo comune, possano, col tempo, essere i protagonisti di un nuovo ordine
mondiale, democratico, basato sulla difesa dei diritti dell’uomo, sui valori della
dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di
diritto; valori che, come recita l’articolo 2 del Progetto di Costituzione, sono
“comuni agli Stati membri in una società fondata sul pluralismo, sulla
tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla non discriminazione”.
E’ in quest’ottica che si sosterrà che il processo evolutivo, che trova oggi la sua
estrinsecazione nel “motto” che il Praesidium della Convenzione ha
individuato per l’Unione - “Unis dans la diversité” - sarà l’unico modello
1
Si noti che tutti i riferimenti al “Progetto di Trattato che istituisce una Costituzione per l’Unione Europea”, sono relativi
alla versione dello stesso presentata dal Presidium della Commissione nel Luglio 2003 alla Presidenza italiana, durante
il Consiglio Europeo di Roma. Sebbene , come è noto, il Progetto non sia stato approvato dai Governi nazionali durante
tale Consiglio, e sia stato successivamente sottoposto a modifiche e, dunque, a rinumerazione, la versione cui si fa
riferimento resta quella diffusa dal Praesidium della Convenzione Europea, in tutta l’UE, nel Giugno del 2003.
7
possibile per l’Unione. L’Europa non possiede le basi dello “Stato - Nazione”,
essendo stata creata proprio in un momento in cui le sfide imposte dalla
globalizzazione ne decretavano la crisi. E’ proprio nel concetto di “Unione di
Patrie”, caro a Delors, che il sistema comunitario trova il segreto del suo lento,
ma inesorabile, cammino, verso un mondo che educhi il cittadino a vivere con
gli altri, nel rispetto della diversità di ogni popolo
2
.
2
Alla presente ricerca si allega un Compact Disc, contenente il materiale che si utilizzerà durante il lavoro, i
documenti originali cui si è farà riferimento nel corso del presente studio, nonché una versione multimediale della
ricerca, un ipertesto che aiuta il lettore a farsi un’idea più completa del panorama storico - politico del periodo in
esame, e dei lavori della Convenzione Europea.
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Capitolo I
Integrazione Europea, nascita e sviluppo di una grande
idea
(Premesse storico - politiche)
Indice:
1.1 Il clima internazionale tra le due guerre “fratricide”.
1.2 L'unità europea e la Resistenza. Il Panorama europeo.
1.3 I primi “piccoli passi” verso l’integrazione: I Trattati Comunitari e il fallimento
dei primi tentativi di Comunità Politica.
1.4 Il pericolo dell’impasse: il Compromesso di Lussemburgo e il “Progetto
Spinelli”.
1.5 Il Mercato Comune e il rilancio della Comunità: i compromessi della
Conferenza intergovernativa e l’Atto Unico Europeo.
1.6 Dall’Atto Unico all’Unione Europea: realizzazzione di un sogno antico.
1.1 Il clima internazionale tra le due guerre “fratricide”
“L’Europa avrebbe la migliore organizzazione possibile se tutte le nazioni
che essa racchiude, governata ognuna da un parlamento, riconoscessero
la supremazia di un parlamento generale posto al di sopra di tutti i
governi nazionali e investito dal potere di giudicare le loro controversie...."
"... allora i mali cominceranno a diminuire, le controversie a risolversi, le
guerre a spegnersi..."
(Claude Henry de Saint Simon tratto da "Della riorganizzazione della società europea",
1814)
Così Claude H. de Saint Simon, in un pamphlet significativamente titolato
“Della riorganizzazione della società europea”, incredibilmente attuale - a
dispetto della data di pubblicazione (1814) - esprime la sua “ricetta” per la
realizzazione di un’Europa alternativa a quella che la Restaurazione
prospettava.
Dell’”idea di integrazione” si trovano già tracce scritte, in epoca
rinascimentale, in un documento, il “Tractatus”, redatto nel 1464 (undici anni
9
dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi) dal Re di Boemia
Podiebrad (si trattava, allora, di creare, di fronte a un impero ottomano
conquistatore, una sorta di patto di non aggressione tra i popoli del mondo
cristiano d'Oriente e d'Occidente, con una giurisdizione competente e una
specie di Parlamento degli Stati membri i cui rappresentanti potevano restare
in carica cinque anni). Troppo lungo descrivere e analizzare, con la dovuta
referenza, l’apporto dato in epoca illuministica dall’Abate Saint Pierre e quindi
da Rousseau e Kant coi loro lavori magistrali sulla “Pace Perpetua”; basti
ricordare che, nel suo “Projet de Traité pour rendre la paix perpetuelle en
Europe”, l’abate sottolinea la necessità di “un’alleanza perpetua fra tutti i
sovrani cristiani” con un contributo proporzionale “all’entrate e all’uscite” di
ciascuno Stato per sopperire alle “spese comuni”, con un Senato di
rappresentanti e sanzioni militari da applicarsi contro i ribelli ai comuni
impegni e contro i violatori della pace. Non occorre sottolineare la
lungimiranza del progetto. Ciò non toglie che, come fa ben rilevare Morandi,
tale pace, di cui l’Abate scrive, non è altro che la conservazione di uno status
quo, e finisce per perdere parte del suo valore, quanto meno se la si
considera in sé stessa, tralasciando il “Giudizio” rousseauiano che eleverà
l’opera dell’Abate “su un piano logico-concettuale da cui il testo originario era
ben lontano”
3
.
E’ invece lo scritto di Saint Simon l’opera considerata dagli storici come la
prima a trattare dell’unità europea in termini spiccatamente politici specie se
si restringe il campo di ricerca all’epoca contemporanea. Esso, destinato ai
parlamenti di Francia e d'Inghilterra, propone quello che oggi chiameremmo
un “asse franco-britannico”, sotto forma di una confederazione, chiamata ad
allargarsi ad altri regimi parlamentari, con alla testa un Parlamento europeo,
avente la funzione di motore per l'unificazione del vecchio continente; un
governo che potesse esercitare un effettivo potere, a costo di dover limitare le
prerogative sovrane di ogni Stato, e non una “lustra d’autorità”; un governo
europeo che avesse tra i suoi compiti maggiori quello di giudicare e
3
Morandi, “L’Idea dell’Unità politica in Europa nel XIX e XX Secolo”, (papers).
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deliberare, in modo inappellabile, nei conflitti fra i suoi membri e quello
d’elevarsi ad arbitro fra uno stato e quella parte dei suoi sudditi che si
sentisse ormai estranea all’antico organismo e intendesse “costituire una
nazione a sé”
“Il faut une force coactive qui unisse les voluntés, concerte le
mouvements, rende les intérêt communs et les engagements solides“
(Claude Henry de Saint Simon "Della riorganizzazione della società europea", 1814)
occorre sostituire al concetto di alleanza politica tra due o più Stati la
creazione di “Società degli Stati europei” per arrivare al fine ultimo:
“sortir le patriotisme hors de bornes de la patrie et considerer les interêts
d’Europe [...] “
(Claude Henry de Saint Simon "Della riorganizzazione della società europea", 1814)
L’Europa unificata doveva poi formare (qui l’altra nota suggestiva, per non
dire “preoccupante” dell’opera sansimoniana) un potente fascio di forze, un
blocco politico – economico, soprattutto un vertice altissimo di civiltà, tale da
garantire l’egemonia attraverso l’espansione coloniale europea nel mondo.
A parte le idee di quegli studi “primatisti”, che vedevano appunto nella
preminenza di un popolo “guida” la soluzione alla pace internazionale (se ne
ha un esempio con Michelet o Guizot in Francia o, per avvicinarci al caso
italiano, Gioberti), qualche anno più tardi, il contributo più importante è
ovviamente dato dal Mazzini, negli studi di Morandi “il più italiano tra gli spiriti
europei, ma anche il più europeo degli italiani”. Nell’”Atto di fratellanza” della
Giovane Europa
4
si legge:
“Noi sottoscritti, uomini di Progresso, e di Libertà,
Credendo:
Nella Eguaglianza, e nella Fratellanza degli Uomini,
Nella Eguaglianza, e nella Fratellanza dei Popoli;
Credendo:
Che l’Umanità è chiamata a procedere, per un progresso continuo, e
4
“Atto di Fratellanza della Giovine Europa”, Berna, 1834
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sotto l’impero della legge morale universale, allo sviluppo libero ed
armonico delle proprie facoltà, ed al compimento della propria missione
nell’universo;
[…]
Che la Libertà, l'Eguaglianza, l'Umanità sono sacre ugualmente - ch'esse
costituiscono tre elementi inviolabili in ogni soluzione assoluta del
problema sociale - e che qualunque volta uno di questi elementi è
sacrificato agli altri due, l'ordinamento de' lavori umani, per raggiungere
questa, soluzione, pecca radicalmente;
[…]
Che ad ogni uomo, e ad ogni Popolo spetta una missione particolare, la
quale, mentre costituisce la individualità di quell'uomo, o di quel Popolo,
concorre necessariamente al compimento della missione generale
dell'Umanità;
[…]
Che l'Associazioni degli Uomini, e dei Popoli deve riunire la tutela del
libero esercizio della missione individuale alla certezza della direzione
verso lo sviluppo della missione generale;
[…]
La Giovine Germania, la Giovine Polonia, e la Giovine Italia, associazioni
repubblicane tendenti ad un fine identico che abbraccia l'Umanità sotto
l’impero d'una stessa fede di Libertà, d'Eguaglianza, e di Progresso,
stringono fratellanza, ora e per sempre, per tutto ciò che riguarda il fine
generale.
[…]
La riunione delle Congreghe Nazionali, o dei delegati d'ogni congrega
costituirà la Congrega della Giovine Europa.
[…]
Gli individui che compongono le tre associazioni sono Fratelli. Ognuno
di essi adempirà coll'altro ai doveri di fratellanza.
[…]
(”Atto di Fratellanza della Giovine Europa”, Berna, 1834).
Come si vede l’associazione non comprendeva tutti i popoli europei. Era
un’intesa fra tre associazioni nazionali (Giovane Italia, Giovane Germania e
Giovane Polonia) e, pur restando un passo molto importante per quel
periodo, bisogna aspettare la fine della Grande Guerra per avere il primo
progetto, seguito da un effettivo movimento per l'integrazione europea.
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