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non si compete più sulla base dei prodotti o dei servizi, ma sulle esperienze che
le imprese sono in grado di realizzare per i propri clienti. Esperienze che
coinvolgendo con forme spettacolari il consumatore, rappresentano la forma più
evoluta del valore economico.
In questi contributi si parla spesso di tecniche quali la tematizzazione, il
coinvolgimento emozionale del consumatore, l’attività economica come
spettacolo, o l’immersione in un contesto di iperrealtà.
Vi sono tuttavia prospettive e studi, di matrice europea, che si discostano da
questa visione; prevedono che sia l’individuo a costruirsi la propria esperienza,
sulla base delle proprie delle competenze e non l’impresa ad offrire qualcosa di
pre-confezionato, in cui far immergere il consumatore (Troilo, 2002; Carù e
Cova, 2003; 2005; 2006; Filser, 2002; Resciniti, 2004).
I temi proposti dal marketing esperienziale trovano applicazione sia nelle
imprese industriali sia nelle imprese commerciali, dove si iniziano a diffondere
sistemi d’offerta e spazi fisici di tipo esperienziale.
In un ottica esperienziale, il punto vendita non propone più soltanto benefici
funzionali (i prodotti), ma anche una filosofia, un modo per impiegare il tempo
libero degli individui ed una possibilità di interazione con il proprio sistema
d’offerta.
Sulla base di questi concetti e dei loro legami è stato impostato questo
lavoro, che si propone come fine ultimo, di comprendere le peculiarità
dell’esperienza, all’interno di un contesto definito esperienziale.
L’elaborato si divide in due parti: la prima è dedicata alla parte teorica relativa
alle diverse prospettive riguardanti l’esperienza e consta di quattro capitoli; la
seconda parte è invece dedicata all’analisi sperimentale.
Il primo capitolo è dedicato al corpo della disciplina marketing. Si sono
analizzati i vari orientamenti che si sono succeduti nel corso del tempo.
In particolare si affrontano le ultime evoluzioni della disciplina: il marketing
relazionale ed il marketing esperienziale, in contrapposizione alla visione
definita tradizionale della disciplina.
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Il marketing relazionale critica l’utilizzo standardizzato del marketing mix,
mentre il marketing esperienziale attacca la tradizionale concezione di
consumer behavior.
Secondo diversi autori, per comprendere le differenze tra i diversi filoni, è
necessario spostare l’analisi sull’evoluzione del sistema di pensiero sottostante.
Il marketing tradizionale si sviluppa a partire da una visione moderna, mentre
sia il marketing relazionale che quello esperienziale hanno una matrice di
origine postmoderna (Podestà e Addis, 2003).
Diviene dunque rilevante comprendere quali siano le caratteristiche del
pensiero postmoderno e quale sia l’influenza non solo sulla disciplina
marketing, ma anche nei comportamenti di consumo e sui consumi in generale.
Il capitolo si conclude con una breve rassegna di alcune tendenze che spesso
vengono associate al marketing esperienziale.
In linea con quanto appena esposto, il secondo capitolo si propone di
delineare i tratti salienti che contraddistinguono il consumatore postmoderno:
dalla relazione tra bisogni e desideri, alla crescente importanza dell’edonismo.
Inoltre si espongono le varie scuole di pensiero relativamente agli studi sul
consumer behavior, con particolare attenzione alla prospettiva esperienziale.
Obiettivo del capitolo terzo è quello di identificare il concetto di esperienza, a
partire dalle definizioni proposte in diverse discipline, comprese quelle
economico-gestionali. In particolare si è prestata attenzione alle definizioni,
fornite dai diversi autori che si occupano di marketing esperienziale ed
esperienza di consumo.
E’ stato inoltre illustrato il rilevante contributo di Addis (2005), che definisce il
costrutto esperienza di consumo. Nella definizione del modello, l’autrice
identifica gli antecedenti dell’esperienza di consumo, il concetto esperienza di
consumo e le relative conseguenze, sia sul piano del vissuto del consumatore,
sia del valore generato per l’impresa.
Nel quarto capitolo, si è cercato di fornire una sistematizzazione della
letteratura di marketing relativo all’esperienza.
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Attorno alla tematica dell’esperienza, infatti si è sviluppata una vera e propria
letteratura di matrice manageriale e di marketing.
Nella maggior parte dei casi gli autori tralasciano le questioni teoriche di base,
per concentrarsi sugli aspetti operativi e manageriali del rapporto tra marketing
ed esperienza.
In generale è possibile ritrovare tra i vari autori tre approcci di marketing
legati all’esperienza: il marketing esperienziale, il marketing delle esperienze e il
marketing orientato all’esperienza.
Si è cercato di fornirne una lettura sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di
vista delle implicazioni operative, anche mediante l’illustrazione di alcuni casi
aziendali.
In particolare, non si è mancato di evidenziare alcuni limiti e le critiche che
vengono mosse alla prospettiva esperienziale.
Si è analizzata la letteratura nord americana sulla relazione tra marketing ed
esperienza, ed anche la prospettiva di alcuni autori europei, che si discostano e
propongono una visione diversa del rapporto esperienziale tra impresa e
consumatore (Filser, 2002; Carù e Cova, 2003; Resciniti, 2004).
I vari approcci di matrice nordamericana sono orientati prevalentemente alla
spettacolarizzazione dell’attività d’impresa e allo stimolo della leve emozionali.
Ne derivano una serie di tecniche e metodologie per stimolare in vari modi il
consumatore e per farlo immergere totalmente in un contesto di iper realtà.
Secondo altri autori è invece il consumatore che si costruisce e si appropria
dell’esperienza (Carù e Cova, 2003) sulla base delle proprie specificità e
dunque l’enfasi è sulle dimensioni cognitive.
La seconda parte si occupa dell’analisi sperimentale. La parte empirica è
focalizzata sull’analisi delle peculiarità dell’esperienza all’interno di un contesto
definito esperienziale.
Uno degli ambiti di applicazione più diffusi del marketing esperienziale è infatti
costituito dai punti vendita.
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Si è scelto dunque di focalizzare l’analisi in un punto vendita, che secondo le
più recente letteratura di marketing è definito esperienziale: i punti vendita “La
Feltrinelli Libri e Musica”.
Nel settore della distribuzione libraria si sono affermati nuovi formati, che non
sono più semplicemente orientati alla vendita, ma che mirano alla fruizione
esperienziale del contesto stesso.
L’ipotesi di ricerca è finalizzata in primo luogo alla comprensione della
peculiarità dell’esperienza all’interno di un sistema di questo tipo. Il secondo
obiettivo è quello di rilevare le variabili esplicative che rendono un contesto
esperienziale.
Nello specifico si sono analizzate le dimensioni utilitaristiche ed edonistiche
sperimentate nel contesto d’acquisto. Inoltre si sono indagate altre variabili quali
il gradimento rispetto al sistema d’offerta, le motivazioni di visita nel punto
vendita e la programmazioni degli acquisti.
In particolare si è cercato di comprendere il tipo di interazione che si
instaura tra il consumatore e il sistema d’offerta La Feltrinelli Libri e Musica.
Al termine del questionario sono state realizzate anche le interviste in
profondità, attraverso le quali i partecipanti hanno potuto esprimersi liberamente
e declinare il concetto di esperienza in quel punto vendita.
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PARTE I
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1. SCENARI
1.1 Il ruolo del marketing oggi
Se chiediamo a diverse persone cosa sia il marketing, probabilmente
otterremo un’ampia varietà di risposte. Alla parola marketing, molti associano la
pubblicità, la vendita, o addirittura tecniche che mirano alla manipolazione del
consumatore.
Certo, sia la vendite che le promozioni sono mezzi a disposizione del
marketing, ma non certo il fine principale, perlomeno nelle moderne accezioni
della disciplina.
Chi si occupa di marketing ovviamente non può tralasciare il fattore vendite o le
modalità per incrementarle, ma l’attività di vendita deve venire, previa una
profonda conoscenza del cliente e delle sue esigenze.
Secondo Peter Drucker (1954), uno dei pionieri della disciplina, l’obiettivo del
marketing è “quello di rendere superflua l’attività di vendita…di conoscere e
comprendere il cliente in maniera cosi efficace che il prodotto ed il servizio si
venda da solo”.
Le definizioni convergono sul fatto che il marketing sia un attività mirata a
soddisfare bisogni ed esigenze dei clienti, attraverso processi di scambio.
Il marketing si propone dunque di rendere il prodotto disponibile, nel luogo
giusto, con un prezzo adeguato e con la comunicazione di informazioni che
aiutino nella scelta del prodotto/servizio.
In particolare è utile sottolineare come le attività di marketing possano anche
migliorare la qualità della vita. Lo studio di marketing permette infatti di valutare
il valore ed i difetti di un prodotto e di capire come esso possa rispondere alle
esigenze degli individui.
Le attività di studio del comportamento del consumatore, la comunicazione e in
generale tutte le attività di marketing implicano costi monetari. “Circa la metà
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del denaro speso da un acquirente va in costi di marketing. Se spendiamo
17,00 euro per comprare un nuovo Cd, circa 8,50 euro vanni in attività correlate
con la distribuzione e i margini di profitto del dettagliante. Se le spese di
marketing assorbono dunque una parte così rilevante dei denaro speso in beni
e servizi, è importante conoscere in che modo questo denaro viene usato”
(Pride e Farrell, 2005, p. 26).
Molti inoltre, tendono a credere che il marketing sia prerogativa esclusiva delle
grandi imprese che operano in economie altamente sviluppate; in realtà il
marketing viene utilizzato sia in ambito aziendale, che in altri ambiti, da
organizzazioni sia piccole che di grandi dimensioni e in tutti i paesi.
In ambito aziendale il marketing è stato prima adottato dalle imprese
produttrici di beni di largo consumo e infine dalle imprese produttrici di beni
industriali (Kotler et al., 2001).
Negli ultimi decenni anche le imprese di servizi, soprattutto compagnie aeree,
banche, compagnie di assicurazione e società finanziarie, hanno adottato le
tecniche di marketing, sviluppando il marketing dei servizi
1
.
Il marketing inoltre è diventato anche una componente fondamentale delle
strategie di molte organizzazioni da quelle a scopo di lucro, alla sanità, alle
belle arti, al tempo libero, agli enti pubblici.
Negli enti pubblici, dalle ferrovie, all’istruzione sono sempre più frequenti le
attività di comunicazione rivolte ai propri pubblici e agli stakeholders.
Le università ricorrono ad attività di marketing per promuovere l’iscrizione di
nuovi studenti, le città ricorrono ai concept per posizionarsi mediante un’offerta
distintiva, le nazioni promuovono con il marketing il loro “made in”, i territori
sviluppano offerte per promuovere il proprio sistema di prodotti e servizi, i musei
utilizzano il marketing per la comunicazione esterna, le organizzazioni non profit
collaborano con le imprese in iniziative di cause related marketing.
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1
Per ulteriori approfondimenti vedi Gronroos C., 2000.
2
Il cause related marketing prevede l’associazione del prodotto di una impresa ad un progetto o una
causa di tipo benefico-sociale, per migliorare la sua immagine verso un particolare segmento di mercato.