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entrano. Dall’antichità ai nostri giorni, la debolezza delle
informazioni concrete e circostanziate contrasta con la
sovrabbondanza delle immagini e dei discorsi. Le donne sono
rappresentate prima di essere descritte o raccontate, molto prima
che parlino esse stesse. Forse il dilagare delle immagini è
proporzionato al loro reale schermirsi. La donna immaginata,
immaginaria, anzi fantasticata, sommerge ogni cosa.
L’evoluzione di questo immaginario è un problema importante.
Si legge non tanto la realtà dei rapporti fra i sessi, quanto la
direzione dello sguardo maschile che le ha costruite e che
presiede alla loro rappresentazione.
Le donne in tutto questo?
Uno spesso mantello di immagini ricopre il loro mondo e
maschera il loro viso.
Cos’è dunque una donna?
La storia delle donne è, in un certo modo, quella della loro
assunzione di parola. Mediate, prima, ancora dagli uomini, che,
con la scappatoia del teatro, e poi del romanzo, si sforzano di
metterle in scena
1
. Dalla tragedia antica alla commedia moderna,
1
Cfr.;Duby e Perrot, Storia delle donne, L’Antichità a cura di Pauline Schmitt Pantel ed.
Laterza, pp. 5-17.
5
esse sono spesso soltanto le portavoci degli uomini o l’eco delle
loro ossessioni. Esempio eclatante è Lisistrata di Aristofane che
incarna la paura che ne ha l' uomo.
Il problema è tanto sociale quanto politico.
Questa commedia è il primo testo della cultura occidentale che
affronti il problema dell’emarginazione femminile.
La vicenda di Lisistrata è notissima: l'ateniese Lisistrata, per
mettere fine alla lunga guerra del Peloponneso che travaglia la
Grecia, convince tutte le donne elleniche ad uno sciopero del
sesso, di carattere ricattatorio; a sostegno di questo sciopero fa
occupare dalle concittadine l'Acropoli, ove era conservato il
tesoro della lega di Delo. Di fronte ad un ricatto del genere,
connesso com'è a un bisogno primario, gli uomini della Grecia
non possono che cedere. Lisistrata si è resa conto, come donna,
che la guerra fra le città greche è rovinosa, ma la gerarchia
sociale stabilita esclude rigorosamente le donne da ogni
partecipazione politica. Lisistrata ha la fortuna di essere un
personaggio della commedia antica, e può quindi ricorrere ad uno
stratagemma surreale: usare le funzioni che la gerarchia stabilita
attribuisce alle donne come strumento di ricatto in una trattativa
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politica. Più brutalmente: un mondo che non sa e non vuole
vedere le donne al di fuori della sfera domestica e sessuale, verrà
a patti con loro solo quando sarà, per così dire, preso in parola e
messo in discussione proprio a partire dall'area ristretta di
visibilità in cui le ha confinate. Per questo, il superamento del
limite compiuto sagacemente da Lisistrata, è allo stesso tempo il
suo svezzamento e la sua conferma.
Aristofane, probabilmente, non voleva nascondere nella comicità
la denuncia di un'ingiustizia, ma si valeva del paradosso
inquietante del potere femminile come medium retorico per
contrabbandare un messaggio politico.
L'idea che la lunga guerra fra le città greche sia assurda e
controproducente è rappresentata come una verità così evidente
da essere accessibile perfino al buon senso elementare di una
madre di famiglia, che non si preoccupa di nulla di là dei bisogni
primari. Le donne sono state coinvolte in una decisione politica
catastrofica, la guerra, senza aver potuto partecipare alla sua
deliberazione, perché obbligate - pur essendo cittadine e
svolgendo nella polis una funzione vitale - a tacere e stare in
casa. Il colpo di forza, in questa situazione, era l'unico modo per
7
farsi ascoltare e salvare la città della rovina
2
. Non sono che una
donna, ma possiedo la ragione.<< Ella è dotata di intellectus.”La
posseggo per conto mio e per aver ascoltato i discorsi di mio
padre e degli altri anziani; non sono male istruita”. Se dunque il
requisito di un soggetto morale a pieno titolo è la capacità di
capire le questioni su cui delibera, alle rivendicazioni di Lisistrata
non si può opporre né l'argomento generale, tassonomico, che le
donne in quanto tali mancano di intelletto pratico - anche perché
il fatto che siano sottoposte a delle leggi implica che esse abbiano
almeno la capacità di comprenderle e di seguirle -, né
l'argomento particolare che manchino di esperienza, dal
momento che questa esperienza è acquisibile e, nel caso
particolare, è stata acquisita.
Quali sono, dunque, le ragioni dell'esclusione?
Da parte maschile, non c'è traccia d'argomentazione: il discorso
di Lisistrata, di solennità tragica, perde la sua efficacia retorica in
quanto Aristofane lo inserisce in una situazione comica; ella,
infatti, sta mostrando una donna nuda che rappresenta la diallage
- la riconciliazione - a plenipotenziari spartani e ateniesi, il cui
2
Cfr.; Aristofane, Lisistrata. Introduzione, traduzione e note di Guido Paduano ed. Rizzoli,
pp.20-60.
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interesse è fisiologicamente limitato ad un aspetto quanto meno
parziale della femminilità. Lisistrata ha vinto soltanto de facto,
perché il suo ricatto ha avuto successo a causa dell’incontenibile
incontinenza maschile: significativamente ella è fatta sparire
dalla celebrazione, mentre i personaggi maschili disconoscono a
cuor leggero la maternità del suo progetto politico, preferendo
attribuirla al vino. Lisistrata, nel rovesciare il mondo, è stata
costretta a confermarlo: l'area di visibilità delle donne, in ogni
modo esse si comportino, è e rimane esclusivamente il sesso.
Esse ottengono una uguaglianza provvisoria solo qualora
sospendano la loro disponibilità e la rendano oggetto di contratto.
Ma essere riconosciuta come parte in causa in un contratto da una
controparte la quale si rassegna a negoziare ciò che non riesce ad
ottenere con la forza non implica un riconoscimento morale de
iure, ma solo una equiparazione temporanea che dura finché
sussiste il potere e la volontà di ricatto. Un riconoscimento
morale pieno, dal punto di vista della morale politica di Atene,
avrebbe implicato un diritto alla partecipazione, che nella
commedia non è mai riconosciuto, indipendente dal godimento
contingente del potere di contrattazione. Un riconoscimento
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fondato sul ricatto è per forza di cose un riconoscimento spurio e
transitorio: esso dura solo finché persiste il potere e la volontà di
ricattare, e svanisce non appena il ricatto è concluso - anche con
successo. Lisistrata, col suo sciopero, ha comprato la pace ma
non ha ottenuto il riconoscimento. La soggettività morale non è
negoziabile
3
>> .
Nonostante Aristofane osava immaginare soltanto per scherzo il
problema dell’emarginazione femminile, si evince in maniera
ineluttabile che la donna Greca è una figura curiosa. E’ un
oggetto appassionante è un soggetto molto discreto, ma
teoricamente esemplare.
Alcuni dicono che si fosse più felici ai tempi delle donne che
fingevano d’essere deboli, dipendenti, bisognose di protezione,
quando gli uomini erano convinti di essere duri e forti.
Attualmente, si ha l’impressione che questa certezza di ruoli ben
definiti non la possiedano più né gli uomini né le donne.
Soprattutto nell’antichità questi ruoli erano divisi in modo secco,
però non si dimenticava mai dell'esistenza di una
complementarità fra uomo e donna. Questo significa che sin
3
Aristofane, Lisistrata. Introduzione, traduzione e note di Guido Paduano ed. Rizzoli, p.169
cit. nella Melanippe di Euripide.
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dall’antichità si sapeva bene che uomo e donna sono, insieme,
qualcosa di unito e di complementare, però attraverso lo
svolgimento di ruoli ben definiti e diversi un dall’altro perché
questa complementarità possa essere positiva e completa. Questa
sorta di passaggio epocale tra ruoli maschili e ruoli femminili
potrebbero, in parte, essere un’acquisizione, qualcosa di nuovo,
che potrà rendere realmente pari le opportunità tra i due sessi.
Troppe cose sono cambiate realmente. Non sarà mai più possibile
tornare a degli schemi rigidamente oppressivi, così poveri, come
erano quelli del rapporto tra i sessi del passato: donne soffocate
senza istinti e uomini infantilmente fallici. E non si crede
neanche che questo tipo di scenario possa invertirsi
completamente.
Certo ciò che potrà accadere in futuro dipende da noi.
Ognuno di noi in fondo indossa una maschera che per metà è un
maschile e per metà femminile, ma la maschera è soltanto
l’aspetto più superficiale della persona, quello che entra in
contatto con gli altri. Si è portati ad un’immagine
tridimensionale, quale potrebbe essere un mosaico fluido e
mobile.
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Escher è stato un artista che ha posto dei grossi interrogativi nelle
sue opere. Molto interessante è l’immagine, che mostra un volto
maschile e uno femminile, collegati ma allo stesso tempo distinti,
il che può stare ad indicare quel principio di complementarità, ma
allo stesso tempo un’unione tra il sesso maschile e quello
femminile. Inoltre è da notare che i due volti sono posti sullo
stesso piano, ad indicare che le differenze, in ogni caso non
potrebbero essere se non di tipo qualitativo e non quantitativo.
Escher è stato abilissimo nel suscitare tante fantasie, ma anche
molte ansie. Quell’immagine è bella, ma si spera che le
generazioni future, facciano una sorpresa migliore. E’ vero, sì,
che queste di Escher sono due immagini vuote in uno spazio
vuoto. Ma si è curiosi di vedere quello che faranno gli adulti di
domani, del “maschile” e “femminile”.
Sostanzialmente, tra mille immagini di donna, tra tutte le maniere
pensabili di contribuire a tracciare un profilo di donna, la mia
attenzione e curiosità si è concentrata in maniera particolare ed
universale, con induzione e deduzione a dare forma ad
un’immagine di donna all’interno della concezione politica di
Platone.
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Le parole di Platone, seppure a tratti inaccessibili, cariche di
significati che non sempre riesci a codificare, formula un
pensiero nitido e preciso, chiaro e leggibile, sorprendendo e
incantando l’interlocutore.
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I. Capitolo
La donna secondo Platone e il progetto della “Repubblica”.
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I.1 Secondo Platone la donna è inferiore per natura
<<Già, secondo Platone, la donna deriverebbe da una
degenerazione fisica dell'essere umano. Solo i maschi sono creati
direttamente dagli Dei e sono forniti di anima. Coloro che vivono
in rettitudine ritornano in cielo, ma coloro che sono “vili” o
vivono da malvagi si può con ragione supporre trasformino la
loro natura in quella di donna in una seconda generazione.
La donna è un essere umano “imperfetto” .
Le donne sono “maschi sterili”. La donna, poichè non possiede
sufficiente calore naturale, è incapace di “cuocere” il suo liquido
mestruale fino al punto di raffinatura, al quale diverrebbe sperma
(cioè seme). Perciò il suo solo contributo all'embrione è la
materia, ed un campo sul quale può crescere. L'incapacità di
produrre seme è la sua insufficienza. La ragione per la qual è
l'uomo a dominare nella società è la sua superiore intelligenza.
Solo l'uomo è un essere umano completo. La relazione tra
maschio e femmina sono per natura tale che il maschio è più alto,
la femmina più bassa, l'uomo domina e la donna è dominata
4
>>
4
http://www.womenpriests.org/traditio/infe_gre.htm
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Senza inceppature e intoppi, senza storture e sovrastrutture in
maniera ineluttabile ci si domanda:
Platone era femminista ?!?
Già Platone era femminista?
Non proprio, ma nella sua opera “Repubblica” andò
controcorrente, teorizzando la completa uguaglianza delle donne.
Platone era convinto che una comunità politica che discrimini le
donne, rinunci a sviluppare, in una metà dei suoi membri, un
potenziale prezioso per tutti.