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ponendo in evidenza le diverse teorie economiche e le diverse forme di
internazionalizzazione.
Il secondo, invece, analizza la specializzazione internazionale dell’Italia, con
particolare riferimento alle prospettive di avanzamento e alle politiche di
sviluppo internazionale del Mezzogiorno.
Il terzo capitolo analizza la struttura dell’economia Siciliana e il suo grado di
apertura al commercio estero.
Il quarto capitolo è una analisi diretta alla provincia di Caltanissetta, del suo
sistema produttivo ed infrastrutturale
Il quarto capitolo è dedicato all’indagine diretta della provincia di Caltanissetta
e al suo tessuto produttivo, con particolare riferimento alle aziende oggetto di
studio.
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Capitolo I
Il fenomeno dell’internazionalizzazione
1.1 Tipologia dell’impresa internazionalizzata.
L’impresa internazionalizzata è caratterizzata dal fatto di essere soggetta a
molteplici fonti di autorità esterna. È rilevante la diversità degli ambiti
normativi e delle istituzioni politico-economiche. La specificità dell'impresa
internazionalizzata in quanto soggetto che opera in diversi ambiti geografici si
manifesta concretamente con riferimento a quei fattori dell'attività aziendale
rispetto ai quali la " nazionalità dell'area in cui tali attività sono svolte esercita
un ruolo di qualche rilevanza
1
".
Un elemento determinante (per considerare internazionalizzata un'impresa) è il
fatto che la presenza estera sia il risultato di un orientamento strategico
consapevole dell'impresa il quale trova corrispondenza, da un lato, nel
coinvolgimento dell'impresa in maniera stabile e significativa in una rete di
relazioni strategiche con altri soggetti presenti nelle varie aree.
L'azienda che opera strategicamente a livello internazionale sviluppa, infatti, il
proprio vantaggio competitivo su una base più ampia ed articolata; in
particolare, grazie alla dimensione internazionale delle proprie attività, essa
1
Caroli M. G., (2000), “Globalizzazione e localizzazione dell’impresa internazionalizzata”,
FrancoAngeli, Milano, pagg. 46-47.
7
trae vantaggi dallo sviluppo dei flussi internazionali di attività tangibili e
intangibili, dall'identificazione e dallo sfruttamento di relazioni intraimpresa e
interimpresa su scala internazionale, dall'acquisizione di potere di controllo
extraeconomico sui soggetti operanti a livello locale.
La struttura organizzativa costituisce una fondamentale fonte di conoscenza da
cui deriva la rappresentazione dell'ambito sovranazionale che costituisce il
punto di riferimento della strategia di internazionalizzazione. Il modo in cui
l'impresa organizza la propria presenza estera non determina solo una struttura
internazionale del processo produttivo; influenza anche il tipo di conoscenze
che l'impresa è in grado di acquisire al suo interno e il modo in cui tali
conoscenze sono assorbite nell'ambito di porzioni più o meno ampie del
sistema aziendale. In funzione dell'assorbimento di queste conoscenze,
l'impresa interpreta le condizioni dell'ambiente internazionale e, quindi
sviluppa un certo orientamento strategico internazionale.
La fisionomia dell'impresa internazionalizzata deriva dalla pressione,
simultanea e contrastante, esercitata dai fattori favorevoli all'integrazione su
scala sovranazionale e da quelli che rendono necessario un attento
adeguamento alle specifiche condizioni locali.
La questione fondamentale nella gestione dell'impresa operante a livello
internazionale sta proprio nell'individuare e mantenere nel tempo il corretto
bilanciamento tra queste due spinte. L'equilibrio varia in ciascuna area di
8
mercato; di conseguenza, l'impresa internazionalizzata deve saper sviluppare
una strategia multifocale che sappia individuare in ciascun contesto geografico
il tipo di equilibrio tra adattamento locale ed integrazione globale che risulta
più adatto. Questo equilibrio varia infatti da caso a caso in funzione delle
caratteristiche del business, delle specificità dell'area geografica, del
comportamento dei concorrenti e degli stessi obiettivi dell'impresa
2
.
L'Unctad ha distinto tre categorie di impresa internazionalizzata, che in parte
corrispondono alla distinzione proposta dalla letteratura. La prima categoria è
costituita dalle aziende multinazionali, caratterizzate dal fatto che le filiali
estere operano con un grado di autonomia molto elevato. Si distinguono, poi, le
aziende ad integrazione semplice. In questo modello, la casa madre ha un ruolo
primario nella definizione della strategia internazionale e nella decisione della
politica di prodotto nei vari mercati. Le attività nei vari paesi sono fortemente
coordinate, in particolare a livello regionale, con l'obiettivo di sfruttare al
meglio le competenze le risorse che possono essere acquisite a livello locale.
La terza tipologia è costituita dalle imprese ad integrazione complessa. In
questo caso, ciascuna sussidiaria estera può assumere un ruolo di leadership
all'interno di tutto il gruppo dello svolgimento di determinate attività, e, al
tempo stesso, avere una semplice funzione di supporto commerciale in altre
aree di business. Questo tipo di struttura implica la multilocalizzazione della
2
Caroli, (2000), op. cit., pagg. 48-51.
9
catena del valore e la decentralizzazione di alcuni centri decisionali al di fuori
della casa madre
3
.
I fattori che spingono l'impresa a ricercare l'espansione della propria attività
produttiva e commerciale in aree geografiche estere possono essere ordinati in
due categorie:
- fattori connessi allo sviluppo della posizione competitiva;
- fattori connessi all'adeguamento o allo sfruttamento degli stimoli provenienti
dall'ambiente rilevante.
L'effetto generato da questi due ordini di fattori dipende dalle condizioni del
sistema aziendale in cui essi agiscono; in particolare delle risorse e competenze
che esso ha a disposizione e della sua configurazione organizzativa.
I fattori connessi allo sviluppo della posizione competitiva enfatizzano,
l'origine interna all'impresa del processo di internazionalizzazione che viene
attivato da specifiche scelte prese dagli attori aziendali.
Il secondo gruppo di fattori menzionato focalizza invece le spinte che hanno
origine esterna all'impresa, e che derivano quindi dai vincoli e dalle
opportunità che le condizioni ambientali si pongono all'azienda.
Il processo di internazionalizzazione è, quindi, il risultato di una combinazione
di cause che coinvolgono entrambe le categorie individuate. Le condizioni
interne dell’impresa, espresse dall'assetto organizzativo, dall'orientamento
3
Caroli, (2000), op. cit., pag. 56.
10
strategico e dalle conoscenze accumulate, spingono l'impresa ad un certo tipo
di espansione estera. Grazie alla presenza di diverse aree geografiche, l'impresa
si trova nella condizione di scambiare con l'ambiente esterno risorse e
conoscenze che determinano il cambiamento interno e, potenzialmente, il
rafforzamento della posizione competitiva
4
.
Un vantaggio che spinge l'impresa ad espandere il proprio raggio d'azione a
livello internazionale ha origine nella localizzazione dell'impresa a livello
globale ed è anch'esso costituito da fattori strutturali e da fattori transnazionali
che consistono nella possibilità di ridurre alcune categorie di costo.
Operando in diversi contesti geografici, l'azienda dispone di una base da cui
maturare conoscenza, che è certamente più ampia di quella utilizzabile dai
concorrenti nazionali. La presenza in più territori costituisce un asset
intangibile dell'impresa in quanto le fornisce una maggiore opportunità di
maturare il complesso mix di competenze necessario per competere
efficacemente a livello internazionale.
L'adeguamento o lo sfruttamento delle condizioni ambientali costituisce il
secondo ordine di forze che possono attivare il processo di
internazionalizzazione dell'impresa. In particolare, si distinguono tre fattori: a)
l'internazionalizzazione del mercato, della concorrenza ed in generale
dell'ambiente rilevante; b) il miglioramento delle condizioni e la diminuzione
4
Caroli, (2000), op. cit., pagg. 75-76.
11
dei costi relativi alle comunicazioni e ai trasporti tra aree geografiche diverse;
c) la saturazione del mercato locale.
Il successo del processo di internazionalizzazione dell'impresa consiste nella
capacità di raggiungere e mantenere nel tempo un equilibrio ottimale tra le
dinamiche relazionali esistenti tra i protagonisti della rete interna e quelle di
ciascuna unità dell'impresa con la sua rete esterna. Alla base del processo di
sviluppo dell'impresa internazionalizzata c'è, infatti, l'identificazione e il
mantenimento dell'equilibrio fisiologico tra le spinte al cambiamento e alla
stabilizzazione prodotte dalle relazioni nell'ambito della rete interna e quelle
che derivano dai rapporti che le unità operative a livello locale stabiliscono nel
proprio contesto territoriale.
I processi localizzati di crescita e sviluppo, in effetti, sono stati accentuati dalla
globalizzazione e ciò è evidente nel caso di quelle dense concentrazioni di
capitale e lavoro umano che, al momento, si stanno moltiplicando in tutto il
mondo sotto forma di vaste aree metropolitane. Queste ultime rappresentano i
costituenti elementari del nascente sistema economico mondiale, e, in quanto
tali, assolvono la funzione di unità di base del nuovo mosaico globale di
economie regionali.
Oggi, tuttavia, la loro importanza assume un peso ancora maggiore per via
degli effetti combinati di: a) la riduzione, in corso da secoli, dei confini politici
ed economici fra luoghi diversi, che ha avuto come risultato la progressiva
12
incorporazione delle regioni urbane in reti di legami ampiamente estese, e b) il
decollo nello sviluppo da parte di molte aree che in precedenza rivestivano un
ruolo marginale il quale ha condotto all'estensione a livello mondiale del
processo di urbanizzazione su larga scala.
La forza motrice responsabile di questa tendenza di lungo periodo
all'espansione e alla moltiplicazione di vaste regioni urbane è caratterizzata
innanzitutto dal fatto che la crescita economica dà luogo a un particolare
risultato spaziale sotto forma di un modello di sviluppo diseguale concentrato
su un numero relativamente basso di agglomerati di dimensioni enorme.
Buona parte dello sviluppo economico del mondo moderno è effettivamente
generato nel contesto di un estesa agglomerazione in termini di localizzazione,
comminata con tipi specifici di processi sociali e politici che supportano le
capacità concorrenziali e produttive regionali.
La geografia economica del mondo d'oggi è un complesso palinsesto composto
dai residui di localizzazione derivanti da stadi storici di crescita economica
precedenti, la cui struttura odierna è plasmata in modo dominante dai processi
di industrializzazione post-fordista, dallo sviluppo regionale e dalla
integrazione economica a livello mondiale.
Fin dagli anni ‘50 la forte crescita economica che ha portato l'Italia a collocarsi
tra i maggiori paesi industrializzati è stata in larga parte legata alla scelta,
effettuata in quegli anni, di aprire la nostra economia ai mercati internazionali.
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Espressione di quella politica fu, oltre alla liberalizzazione degli scambi
commerciali e allo sviluppo delle esportazioni come fattore trainante della
crescita economica, la volontà di far partecipare l'Italia, come paese fondatore,
alla comunità economica europea.
Nel corso degli anni il processo di globalizzazione dell'economia e, a livello
continentale, il processo di integrazione dei paesi europei hanno dimostrato la
lungimiranza di quella scelta. Ma hanno anche reso evidente l'esigenza di
impegnarsi per superare i limiti che ancora esistono per una sempre maggiore
dimensione internazionale dell'economia italiana. È un dato di fatto che l'Italia,
al sesto posto tra gli esportatori mondiali, sia invece all’undicesimo posto negli
investimenti in uscita e solo al sedicesimo posto per ciò che riguarda gli
investimenti in entrata.