dell’impresa, un agire che deve tenere conto degli interessi di tutti i suoi interlocutori
(stakeholder) e delle ripercussioni di tipo sociale e ambientale che può avere nel medio-
lungo termine. In questo contesto si sviluppa il pensiero di un agire socialmente
responsabile. Un diverso approccio al modo stesso di fare impresa implica, però, non
solo un cambiamento nelle decisioni strategico-economiche, ma anche una
trasformazione di quella che è la stessa cultura organizzativa dell’azienda, che assume
nuovi valori e punti di riferimento e adotta diverse strategie di comunicazione sia verso
l’interno sia verso l’esterno. Utilizzando il linguaggio della psicologia organizzativa di
Weick
4
potremmo affermare che l’azienda, trovandosi davanti all’esigenza di dare un
senso alla realtà che sta cambiando, inizia a produrre nuove mappe cognitive grazie alle
quali definisce la sua vision e la sua mission. Ne consegue che l’introduzione di
approcci socialmente responsabili all’interno di un’azienda dà un impulso alla creazione
di una cultura organizzativa imperniata su nuovi valori. Questo sarà il campo di cui mi
occuperò, prendendo come case history l’esempio di Brembo, vincitrice nel 2005 del
premio per la Responsabilità Sociale d’Impresa promosso dal comune di Rovigo.
L’intento è quindi quello, alla luce delle considerazioni fatte, di analizzarne la cultura
organizzativa secondo il paradigma teorico proposto da Schein
5
cercando di mettere in
evidenza l’influenza che la condivisione di principi e pratiche di RSI suscita. Uno
sguardo critico sarà rivolto in particolare all’analisi dei processi di comunicazione e di
condivisione del pensiero e dell’agire socialmente responsabile all’interno dell’azienda.
E’ sufficiente affermare e dimostrare vincendo un premio che si è scelta la via della
responsabilità sociale per parlare di una cultura organizzativa improntata a questi valori?
E, nella classificazione proposta da Edgar Schein, che posto occupano i principi della
RSI? Possono essere considerati assunti di base oppure valori espliciti o sono
semplicemente relegati al livello di artefatti? Queste sono alcune delle domande che
troveranno una risposta nei prossimi capitoli.
Il lavoro è stato così strutturato: dopo l’introduzione, verrà presentato il concetto di RSI
nel capitolo due, mentre nel terzo capitolo si approfondiranno le strategie di
comunicazione di CSR e tre teorie utilizzate per la loro analisi. Il quarto capitolo
riguarderà l’analisi della cultura organizzativa di Brembo e il ruolo che i principi e la
4
Weick, K., Organizzare. La psicologia sociale dei processi organizzativi, ISEDI, Milano, 1993.
5
Schein, E., Cultura d’azienda e leadership, Guerini e Associati, Milano, 1990.
2
comunicazione di CSR riveste al suo interno. L’ultimo capitolo conterrà infine alcune
riflessioni personali e le conclusioni a cui sono giunta.
1.2 Fonti e metodologia
Poiché la tematica della Responsabilità Sociale d’Impresa e delle sue strategie di
comunicazione è piuttosto recente, buona parte del materiale su cui mi sono basata è
consistito in articoli di riviste, siti web e alcuni libri di recente pubblicazione
sull’argomento. Inoltre ho partecipato ad alcuni seminari organizzati dalla Camera di
Commercio di Milano e dalla Regione Lombardia in collaborazione con altre
associazioni traendone spunti interessanti. Le teorie prese in considerazione per l’analisi
della cultura organizzativa sono state quelle riportate nei manuali di sociologia
consultati e nei libri degli autori trattati. Per quanto riguarda la parte empirica di questa
tesi, ho svolto alcune interviste durante il mio periodo di tirocinio in Brembo e ho avuto
accesso ai diversi materiali divulgativi dell’azienda (sia cartacei che multimediali).
Il metodo seguito è stato quello di un primo approccio teorico all’argomento attraverso
lo studio delle teorie sociologiche e la ricerca delle informazioni che si sono ritenute
necessarie per approfondire alcuni argomenti. Questa solida base mi ha dato la
possibilità di riuscire a cogliere e interpretare in modo più thick i processi alla base
dell’azienda. In parallelo è stata avviata una fase di osservazione critica delle attività,
interazioni, artefatti e valori trasmessi dall’azienda: questa fase è coincisa con i quattro
mesi in cui ho effettuato lo stage. Il materiale che ho raccolto “sul campo” è stato poi
vagliato alla luce dell’impianto teorico considerato e da questo confronto sono emerse
alcune considerazioni che verranno trattate nel quarto e nel quinto capitolo.
3
4
2. LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA
2.1 Definizione
Quando ci si trova davanti al termine “Responsabilità Sociale d’Impresa” (RSI) o,
usando il termine inglese “Corporate Social Responsibility” (CSR), è difficile dare e
trovare una definizione unica e universalmente accettata.
La prima proposta risale a Bowen che nel 1953 definisce la Responsabilità Sociale
d’Impresa come “il dovere degli uomini d’affari di perseguire quelle politiche, di
prendere quelle decisioni, di seguire quelle linee di azione che sono desiderabili in
funzione degli obiettivi e dei valori riconosciuti dalla società”
6
. Numerose altre versioni
si sono aggiunte nel corso degli anni, ricordiamo qui solo quelle più significative e
diffuse. A livello europeo si associa la RSI “all’integrazione su base volontaria dei
problemi sociali ed ambientali delle imprese nelle loro attività commerciali e nelle loro
relazioni con le altre parti”
7
secondo la definizione presentata nel Libro Verde
“Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” dalla
Commissione delle Comunità Europea nel luglio 2001. Questa definizione mette in luce
le caratteristiche pregnanti della CSR, ovvero:
- l’impegno concreto al di là dei semplici adempimenti legislativi;
- lo stretto legame tra l’attività dell’impresa e le ripercussioni sociali e ambientali;
- la volontarietà dell’adesione.
Un’altra formula utilizzata e condivisa da molti è quella del World Business Council for
Sustainable Development che definisce la RSI come il continuo impegno dell’azienda a
comportarsi in maniera etica e a contribuire allo sviluppo economico, migliorando la
qualità della vita dei dipendenti, delle loro famiglie, della comunità locale e più in
generale della società”
8
. Anche in questo caso si evidenzia in modo chiaro quello che è
l’oggetto della RSI: l’impatto dell’operare dell’azienda nella realtà sociale e ambientale
con cui esiste un rapporto di interdipendenza imprescindibile. Infine vorrei citare
un’ultima formulazione che, pur non essendo largamente diffusa, mette bene in luce un
6
Bowen, H., Social Responsibilities of the Businessman, Harper, New York, 1983.
7
http://www.welfare.gov.it/csr_cd/html/doc/greenpaperit.pdf
8
Beda, A., Bodo, R., La responsabilità sociale d’impresa, Il Sole 24 Ore, Milano, 2006, p. 1.
5
ulteriore aspetto della CSR. John L. Campbell in un suo articolo apparso sulla rivista
“American Behavioral Scientist”
9
sostiene che le due condizioni fondamentali per poter
affermare che un’azienda ha un comportamento socialmente responsabile sono la
consapevolezza di non recare danno agli stakeholder
10
(“they must not knowingly do
anything that could harm their stakeholders”
11
) e, nel caso dovessero arrecare un
danno inconsapevolmente, la modifica della condotta sbagliata non appena questa venga
scoperta e portata alla sua attenzione. La definizione di Campbell dà un’impostazione
più critica al tema della responsabilità sociale, in quanto prende in considerazione anche
un concetto largamente ignorato nelle definizioni convenzionali: quello di
irresponsabilità sociale. Ecco perché un’azienda molto impegnata sul fronte della tutela
ambientale o dei servizi verso la comunità locale che però persegue politiche
discriminatorie per l’assunzione verrebbe considerata socialmente responsabile secondo
le definizioni “tradizionali”, ma non da quella proposta da questo autore. Le
considerazioni fatte sinora ci introducono alla complessità del discorso sulla CSR, un
mondo ancora in piena espansione ed evoluzione che, proprio per questo, oltre agli
aspetti positivi e innovativi, presenta numerose contraddizioni e lacune.
Al di là delle definizioni, necessarie ma sterili se non applicate concretamente,
l’intenzione è quella di riuscire ad avere un quadro completo di quello che ad oggi
rappresenta la RSI. Per questo nell’analisi della case history di Brembo ci si focalizzerà
sulle luci e sulle ombre di questo nuovo approccio alla cultura di un’azienda. Per
concludere vorrei ricordare una frase di Davide Cefis, Direttore Comunicazione di
Banca Nazionale del Lavoro (BNL) che mi sembra riassumere bene la prospettiva in cui
la CSR andrebbe intesa: “la Responsabilità Sociale d’Impresa rappresenta sempre più
il paradigma con cui un’azienda si relaziona con il mondo esterno, comunica la propria
identità e cultura. E’ una risorsa che fa crescere l’impresa, ma che richiede attenzione
e cura costante affinché porti benefici tangibili”
12
.
9
Campbell, L. J., Institutional Analysis and the paradox of Corporate Social Responsibility, in
“American Behavioral Scientist”, n. 7/2006, Sage Publications.
10
Per una definizione approfondita del concetto di stakeholder si rimanda al paragrafo 2.2.
11
Campbell, L., Ivi
12
AA. VV., Rapporto Ferpi sulla comunicazione socialmente responsabile, Ferpi, Milano, 2006, p. 5.
6
2.1.1 I principi della Responsabilità Sociale
Accanto all’enunciazione di definizioni esplicative del concetto di RSI ho ritenuto
opportuno dedicare una particolare attenzione a quelli che sono i principi che stanno alla
sua base e che si sono affermati con lo sviluppo stesso del concetto di Responsabilità
Sociale d’Impresa attraverso i decenni (per un excursus del pensiero economico in
materia si veda il paragrafo 2.2.2). La classificazione riportata è quella prodotta da
Sodalitas, un’associazione la cui mission è quella di creare un ponte tra il mondo delle
imprese e quello del non profit, col contributo delle imprese socie e del suo Comitato
scientifico. Questi sette principi
13
dovrebbero costituire la premessa della dimensione
comportamentale dell’azienda, le linee guida del suo “codice di condotta” . Vediamoli
ora nel dettaglio:
I. responsabilità e coerenza. Essere responsabili significa in questo particolare
contesto valutare le conseguenze del proprio agire sia da un punto di vista sociale
sia ambientale e farsene quindi carico. La coerenza dei comportamenti rispetto ai
principi sostenuti è altrettanto imprescindibile dal concetto di responsabilità;
II. integrità ed equità. Mantenere una condotta onesta e che rispetti i principi del
proprio codice deontologico è fondamentale. A ciò deve essere affiancato un
comportamento equo, ovvero imparziale ed oggettivo nei confronti sia delle
situazioni sia delle persone con cui ci si interfaccia. Esempi lampanti del non
rispetto di questo principio sono i casi di corruzione e conflitto di interessi;
III. correttezza e trasparenza. Questo principio traduce l’esigenza di rispettare gli
accordi contrattuali presi e assicurare un flusso di informazioni corrette e rilevanti,
alle quali chiunque possa avere accesso in modo tempestivo e imparziale;
IV. centralità della persona. In questa formulazione sono compresi diversi aspetti che
si riferiscono alla valorizzazione del “capitale umano”, quali il rispetto dei diritti e
della dignità dei lavoratori, la tutela dell’integrità fisica e della sicurezza, la
garanzia di pari opportunità e trattamento, l’attenzione per la conciliazione della
vita lavorativa con quella familiare, l’impegno a favorire la formazione
professionale e la crescita personale dei lavoratori;
13
Beda, A., Bodo, R., La responsabilità sociale d’impresa, Il Sole 24 Ore, Milano, 2006, p. 4-9.
7