giustificare l’interessamento e la preoccupazione dei governi e delle
associazioni ambientaliste.
Dopo l’entrata in vigore del Trattato antartico si è verificata, dunque,
un’evoluzione che ha portato le Parti consultive ad affrontare e regolare
con specifiche raccomandazioni e con la conclusione di ulteriori accordi
questioni che inizialmente non sussistevano e la cui venuta ad esistenza
non poteva, in molti casi, essere prevista.
Lo scopo di questo lavoro consiste nell’esaminare questo processo
evolutivo, analizzando i temi sui quali le Parti hanno concentrato i loro
sforzi e le loro attenzioni; l’accento verrà posto, in particolare, sul ruolo
svolto dalle Parti consultive ai fini della protezione dell’ambiente e della
disciplina delle attività scientifiche, nonché sugli organi creati a tal fine.
Per quel che riguarda la protezione dell’ambiente, fin dal 1961 le
Parti consultive hanno manifestato la volontà di occuparsi della
conservazione della fauna e della flora antartiche. L’attenzione per la
tutela ambientale si è tradotta anche nell’elaborazione di importanti
convenzioni, ma soprattutto nell’adozione del Protocollo di Madrid sulla
tutela dell’ambiente antartico. L’analisi delle disposizioni contenute in
tale strumento, adottato nel 1991 ed entrato in vigore il 14 gennaio 1998,
costituisce l’obiettivo primario del presente lavoro: in particolare, se ne
2
valuterà l’efficacia e l’importanza ai fini della concreta conservazione di
un ambiente, quale quello antartico, rimasto praticamente intatto.
Occorre anticipare che al Protocollo sono stati allegati cinque
importanti annessi che disciplinano questioni specifiche, quali la
valutazione d’impatto ambientale, la conservazione della fauna e della
flora, la gestione dei rifiuti, la prevenzione dell’inquinamento marino e
la creazione di aree speciali protette. Altri annessi, comunque,
potrebbero essere elaborati in futuro allo scopo di garantire una più
efficace tutela dell’ambiente ed un maggiore controllo su determinate
attività, tra le quali, in particolare, quella costituita dal turismo, che
rappresenta ormai la principale attività antartica dopo quella scientifica.
Proprio le attività scientifiche costituiranno, oltre alla protezione
dell’ambiente, l’argomento principale di questo lavoro. Va sottolineato,
infatti, che proprio la ricerca scientifica ha rappresentato l’elemento
propulsore ai fini dell’adozione del Trattato antartico, dal momento che,
alla fine degli anni ’50, le attività scientifiche erano le uniche ad essere
concretamente svolte in Antartide, nonché le sole ad essere condotte
sulla base di una cooperazione internazionale che vedeva coinvolte, tra le
altre, le comunità scientifiche di Stati Uniti ed ex Unione Sovietica.
Il numero di Stati impegnati in attività di ricerca scientifica è
enormemente aumentato nel corso degli anni, fino a comprendere anche
3
Paesi come India, Corea del Sud, Bulgaria e Perù. In generale, sono ben
ventisette gli Stati che attualmente conducono attività scientifiche in
Antartide, anche se alcuni di essi impegnano un personale molto ridotto,
o non dispongono di basi operative durante tutto l’anno.
La protezione dell’ambiente e lo svolgimento di attività scientifiche
non sono, comunque, questioni che possono essere analizzate
separatamente: è evidente, infatti, che le attività scientifiche, essendo
quelle principalmente svolte in Antartide, rappresentano anche quelle
che comportano il maggiore impatto sull’ambiente circostante. Ecco,
dunque, che proprio le attività scientifiche sono state quelle
maggiormente interessate dagli sforzi compiuti dalle Parti in direzione di
un’effettiva difesa dell’ambiente antartico.
Dall’analisi delle disposizioni del Protocollo di Madrid, e dei suoi
cinque annessi, risulterà chiaramente come le attività scientifiche siano
oramai sottoposte a delle forti restrizioni e controlli che, ad ogni modo,
si traducono in un vantaggio proprio per la scienza, in quanto
fondamentali per la preservazione di quelle peculiarità che rendono
l’Antartide uno dei luoghi del pianeta più importanti ed interessanti dal
punto di visto scientifico.
Uno specifico riferimento, infine, verrà fatto al ruolo svolto dall’Italia
sia per quel che riguarda l’impegno del nostro Paese nel dare concreta
4
attuazione al Protocollo di Madrid, sia per quel che concerne il suo
coinvolgimento nelle attività di ricerca scientifica e tecnologica: un
coinvolgimento che, seppure iniziato in ritardo rispetto ad altri Paesi, ha
portato l’Italia a ricoprire, allo stato attuale, un ruolo di primissimo piano
in questo settore.
5
CAPITOLO 1
Il continente antartico
1.1 Lo spazio e l’ambiente naturale
L’Antartide, che occupa una superficie pari a 13,918 milioni di Km²
(ovvero quasi il doppio dell’Australia e 50 volte l’Italia), è in assoluto il
continente più isolato della Terra: le sue coste distano infatti 950 Km
dall’America del Sud, 2500 dall’Australia e ben 3600 dall’Africa.
Ciò che caratterizza maggiormente l’Antartide è senza dubbio il
ghiaccio: esso ricopre il 98% delle terre emerse, per cui la superficie
libera dai ghiacci è di appena 250.000 Km², ovvero un’estensione
inferiore a quella dell’Italia. L’intero continente antartico è quindi
ricoperto da un’enorme calotta polare (inlandsis), che, con uno spessore
medio di 2400 m e punte massime di 4700 nelle regioni più interne, fa
dell’Antartide il continente più alto del mondo. La coltre di ghiaccio,
inoltre, si prolunga nelle zone circostanti in vari punti della costa,
formando ulteriori piattaforme ghiacciate che ricoprono i mari marginali
per un totale di 1,5 milioni di Km²; si tratta di vere e proprie piattaforme
fluttuanti che presentano la caratteristica di scorrere e di galleggiare sui
6
mari
2
. Esse si assottigliano sempre più man mano che ci si allontana
dalla costa, per cui, all’interno, dove sono ancorate al fondo,
raggiungono uno spessore di 1200 m, mentre all’esterno si frantumano in
blocchi che vanno alla deriva e che prendono il nome di iceberg
3
. Questi,
destinati a vagare nell’oceano, sono spesso di dimensioni enormi,
raggiungendo una lunghezza di oltre 100 km: nel 2000, l’iceberg B-15,
distaccatosi dalla piattaforma di Ross, era lungo ben 300 km e largo 40.
A ciò si aggiunga che durante i mesi invernali l’oceano Australe si
congela in superficie quasi completamente (si forma la cosiddetta
banchisa), per cui attorno al continente si crea un’area coperta da ghiacci
di circa 20 milioni di km²; solo nei mari più interni, la banchisa, che
presenta in media uno spessore di circa un metro e mezzo, sopravvive
anche in estate
4
.
L’inlandsis, dunque, nasconde quasi totalmente lo zoccolo roccioso
sottostante, e si ritiene che la pressione esercitata dal suo peso deprima il
continente di oltre 500 m: se la calotta non esistesse, ne seguirebbe un
sollevamento che riporterebbe sopra il livello del mare la gran parte delle
depressioni del continente
5
.
2
MANZONI M., La natura dell’Antartide, Milano, 2001, p. 35.
3
MANZONI M., Prospettiva Antartide: una lettura di geografia antropica, Milano, 1989, pp.49-53.
4
DREWRY D.J., The Antarctic Physical Environment, in The Antarctic Treaty Regime: Law,
Environment and Resources, a cura di Triggs G.D., Cambridge, 1987, pp. 6 ss.
5
CAVINI M., Antartide: l’ultimo continente, 2002, sul sito internet
http://www.globalgeografia.com/antartide, , pp. 4-7.
7
L’Antartide ha una forma più o meno circolare, con un diametro di
circa 4200 km, e presenta tre sole grandi irregolarità: la penisola
antartica, che si protende verso l’America del Sud, e i due grandi mari
interni di Weddel e Ross, che, incuneandosi nel continente, delineano la
separazione tra Antartide orientale e occidentale. Le differenze
morfologiche tra i due subcontinenti sono rilevanti: mentre l’Antartide
orientale si presenta come un’enorme massa continentale molto
compatta, l’Antartide occidentale è molto più accidentata e irregolare,
presentando coste molto frastagliate, e costituisce in realtà un arcipelago
coperto e unito dai ghiacci
6
. Lungo il margine dell’Antartide orientale si
trova la maggiore catena montuosa del continente, la catena
Transantartica, che taglia in due il continente, da Capo Adare (in Terra
Victoria) alla terra di Coats, per una lunghezza complessiva di circa
4000 km. Lungo questa catena si trovano molte cime che superano i
4000 m (il record spetta al monte Kirkpatrick, che raggiunge i 4528 m),
ma le montagne più imponenti del continente sono i monti di Ellsworth,
in Antartide occidentale, dove sorge il Monte Vinson, la più alta vetta
antartica con i suoi 4987 m. Sempre in Antartide occidentale, e più
precisamente lungo la penisola antartica (che non è altro che una catena
montuosa saldata a gruppi di isole da una coltre relativamente sottile di
6
Ibidem.
8
ghiaccio), si trovano altre cime oltre i 4000 m. In Antartide orientale,
invece, catene montuose sono presenti solo nella parte settentrionale,
lungo la costa delimitata tra il mare di Weddel e la baia di Prydz, mentre
nel resto del subcontinente sono presenti solo delle vette isolate, alcune
delle quali superano comunque i 3000 m.
Si è detto, dunque, che la calotta polare occupa il 98% del continente;
i territori liberi dai ghiacci sono perciò molto pochi, e solo una trentina
di essi si estende per più di qualche decina di chilometri quadrati
7
. Questi
territori sono situati tutti lungo le coste, in particolare all’estremità della
penisola antartica, l’unica porzione del continente a trovarsi oltre il 60°
parallelo, godendo quindi di un clima relativamente più mite. Questi
territori sono chiamati “oasi”, per le loro condizioni climatiche
favorevoli: la roccia scoperta, infatti, assorbe la radiazione solare
riscaldando l’atmosfera
8
. Se queste oasi si trovano fra le montagne,
allora prendono il nome di “valli secche” (Dry Valleys), le più estese
delle quali si trovano lungo la catena Transantartica: sono le Valli
Secche di McMurdo, che si estendono su un’area di circa 80 km di
diametro di fronte all’Isola di Ross, su cui sorge il Monte Erebus, che
con i suoi 3794 m è il vulcano attivo più alto del continente
9
.
7
MANZONI M., La natura dell’Antartide, cit., pp. 41-45.
8
DESIO A., L’Antartide, Torino, 1984, pp. 29-31.
9
Ibidem.
9
In conclusione, va ricordato come per regione antartica si intenda non
solo il continente antartico in sé, ma anche l’oceano Australe che lo
circonda: uno spazio geografico di 40 milioni di km² il cui confine
esterno è costituito dalla cosiddetta convergenza antartica, che separa le
acque superficiali fredde dell’oceano Australe da quelle degli altri
oceani
10
. La regione antartica così intesa, dunque, comprende anche una
serie di isole ed arcipelaghi, molti dei quali situati nei pressi della
penisola antartica: tra i più importanti, le Orcadi Australi, le Shetland
Australi e l’arcipelago delle Palmer. Altre isole o gruppi di isole, invece,
si trovano molto più distanti dalle coste antartiche, quasi al confine della
regione antartica: tra queste vanno citate le Sandwich Australi, la
Georgia Australe, l’isola Bouvet e le isole Kerguélen.
L’Antartide presenta condizioni climatiche assolutamente estreme,
che fanno di questo continente il più inospitale ed inaccessibile della
Terra. Sono varie le ragioni che spiegano tali condizioni, la prima delle
quali, nonché la più evidente, è la posizione stessa dell’Antartide: essa è
infatti racchiusa quasi interamente entro il circolo polare antartico, in un
luogo dove i raggi del sole arrivano con una forte inclinazione rispetto
alla verticale e sono quindi scarsamente calorifici; inoltre, essendo l’asse
di rotazione terrestre inclinato rispetto al piano dell’eclittica, l’Antartide
10
MANZONI M., La natura dell’Antartide, cit., p. 27.
10
è rivolta verso il sole per sei mesi successivi, mentre per i restanti sei
mesi è rivolta verso lo spazio esterno. Se a questo si aggiunge il fatto che
l’Antartide è un immenso altopiano, essendo ricoperto da una coltre di
ghiaccio spessa in media 2400 m, che riflette i raggi del sole, si capisce
perché le temperature, anche nei mesi estivi, non superano mai gli 0°C;
una tale temperatura si registra comunque solo nelle fasce costiere,
mentre nell’altopiano la temperatura media è di circa –70°C (in assoluto,
la temperatura più bassa si è registrata presso la stazione russa di Vostok,
nel cuore dell’Antartide Orientale: -89,6°C)
11
. Un discorso a parte
meritano le cosiddette oasi: in queste aree, non ricoperte dai ghiacci, le
rocce riescono ad assorbire il calore dei raggi solari, per cui le
temperature sono di circa 10°-15°C più elevate rispetto a quelle
registrate in media nel resto del continente antartico
12
.
Una conseguenza del freddo estremo è anche la formazione dei
cosiddetti venti catabatici, che nascono nelle regioni più interne del
continente antartico. A causa del raffreddamento che subisce negli
altipiani centrali, infatti, l’aria diventa molto densa, per cui tende a
scendere sempre più velocemente lungo i pendii dell’altopiano per
effetto della forza di gravità; questi venti catabatici possono raggiungere
11
COLACINO M., Speciale Antartide, 2001, sul sito internet
http://www.sanihelp.it/speciale/antartide.
12
MANZONI M., La natura dell’Antartide, cit., p. 42.
11
e superare anche i 300 km/h, e danno luogo a violentissime tempeste
nell’oceano Australe, allorché essi si scontrano con le masse d’aria più
calde lungo la linea di convergenza antartica
13
.
Un’altra caratteristica è la scarsità delle precipitazioni, che non sono
mai superiori ai 5 cm all’anno: ciò è dovuto principalmente al fatto che
la maggiore quantità di vapore nell’atmosfera si trova nei primi 3000 m,
qui occupati invece dai ghiacci. Ecco perché, nonostante vi si trovi il
70% dell’acqua dolce del mondo, l’Antartide viene spesso descritta
come un immenso deserto.
1.2 La fauna e la flora antartiche
L’Antartide, sterile e deserta, isolata dal resto del mondo, è uno dei
territori meno ospitali della Terra per qualsiasi forma di vita. Le
temperature estremamente rigide costituiscono infatti un ostacolo troppo
grande allo sviluppo della vegetazione, e ciò comporta,
conseguentemente, anche un limitato sviluppo della fauna
14
.
In generale, sulla terraferma si incontrano solo comunità isolate di
microrganismi e piccoli invertebrati, che vivono spesso nelle rocce delle
13
COLACINO M., Speciale Antartide, cit.
14
DESIO A., L’Antartide, cit., p. 159.
12
valli secche (solo pochi batteri riescono a colonizzare anche i ghiacci),
dove la temperatura, nel mese di gennaio, può raggiungere addirittura i
15°C. Si tratta in ogni caso di organismi di piccolissime dimensioni, se si
pensa che il più grande animale terrestre è il Belgica, un moscerino che
non vola, lungo appena 12 mm
15
.
Se, dunque, l’Antartide è un continente estremamente misero di vita,
lo stesso non può dirsi delle acque che lo circondano, che sono tra le più
ricche e biologicamente diversificate al mondo
16
. Ciò dipende dalla
grande fertilità dell’oceano Australe, spiegabile per due motivi:
l’esistenza di forti correnti, che portano in superficie sali minerali e
sostanze nutritive, e il freddo, che contribuisce ad arricchire l’acqua di
ossigeno e anidride carbonica
17
. L’esistenza di queste condizioni ha
comportato uno sviluppo enorme di fitoplancton, costituito da piccole
alghe, e zooplancton, piccola fauna marina che si nutre di fitoplancton e
che costituisce l’alimento principale di tutti i grossi cetacei.
Tra le varie specie di zooplancton merita di essere ricordato il krill,
piccolo crostaceo erbivoro che svolge il ruolo fondamentale di tutto
l’ecosistema marino antartico: concentrato lungo le piattaforme
sommerse e al largo delle penisole, il krill rappresenta infatti l’elemento
15
MANZONI M., La natura dell’Antartide, cit., p. 263.
16
SMITH R., Antartide: bianco sud, in National Geographic, febbraio 2002, pp. 2-35.
17
CAVINI M., Antartide, cit.
13
fondamentale nella dieta di uccelli, pesci, foche, pinguini e soprattutto
dei grossi cetacei, quali la megattera e la balenottera azzurra,
quest’ultimo il più grande animale esistente (può raggiungere anche i 30
metri di lunghezza e un peso di 150 tonn.). Per fortuna, una delle
caratteristiche principali del krill è proprio la sua estrema abbondanza,
almeno in alcuni periodi: in tutto il mondo ce ne sono infatti tra i 50 e i
900 milioni di tonnellate, e detiene il record mondiale di organismo con
la maggiore densità per metro cubo
18
.
La popolazione di krill subisce delle forti variazioni nel giro di pochi
anni, raggiungendo il massimo dell’abbondanza ogni otto anni circa, ma
negli ultimi anni si è assistito ad una sua rapida e costante diminuzione:
basti pensare che sulla base di una ricerca svolta nel 2000 da un’équipe
internazionale, gli stock di krill nell’oceano australe risultavano
diminuiti di circa l’80% rispetto all’ultimo censimento del 1981
19
. Le
minacce maggiori provengono, al giorno d’oggi, dalla pesca e dalla
riduzione delle banchise, in quanto il krill si nutre di alghe che crescono
proprio sul fondo delle banchise invernali; ma banchise di grandi
dimensioni, a causa dell’innalzamento delle temperature, sono sempre
meno frequenti
20
.
18
ALVARO J., Krill, in UN 1001: Antarctica, a cura di Cooper M.M., Michigan Technological
University, 2001, pp. 62-63.
19
SMITH R., Antartide, cit.
20
Ibidem.
14