5
Il frutto della valorizzazione della ricerca viene in questo lavoro descritto come
principale fonte del valore aggiunto in termini di competitività per le aziende che
entrano o che già sono presenti nel mercato. La ricerca che da maggiori garanzie
o quantomeno prospettive, per una serie di ragioni finanziarie e infrastrutturali
che verranno esposte, è quella che nasce nell’ambiente più fervido, cioè il settore
pubblico.
Quando le conoscenze innovative risultanti dalla ricerca pubblica non sono
codificabili e quindi tutelabili come proprietà intellettuale, il miglior strumento di
valorizzazione è forse il loro impiego in imprese che si avvalgono del know how
di alto livello dei soci e del loro legame con l'ente di ricerca di provenienza.
Nell’ambito di questa riflessione diviene necessario approfondire con maggior
specificità il tema della creazione di impresa da ricerca pubblica, il cosiddetto
spin off universitario, e successivamente visionarlo nel più specifico ambito
ferrarese.
Il secondo capitolo tratta i due concetti che corrispondono alle fondamenta del
mio lavoro, ossia la conoscenza e l’innovazione. La conoscenza, quale principale
risorsa per il sorgere di innovazioni , viene analizzata dapprima nel suo sviluppo,
sottolineando anche la differenza tra essa e il più semplice concetto di
informazione, per poi osservare le differenti nature della conoscenza che si
sviluppano in un’organizzazione e le conseguenti incidenze sulle azioni
intraprese a seconda della forma in cui tale bene si trova; segue l’analisi
dell’innovazione,della sua evoluzione e dei tipi di innovazione, con particolare
enfasi sulle fonti dell’innovazione, quali Ricerca e Sviluppo (R&S) e
apprendimento.
Il terzo capitolo verte sul rapporto tra il mondo della ricerca pubblica e il sistema
industriale e sui relativi vantaggi annessi. A seguito si esamina il processo della
valorizzazione della ricerca, elencandone le varie. Entrando nel merito, si osserva
dapprima il cosiddetto trasferimento tecnologico, poi ci si concentra sulla
6
creazione di impresa a partire dai risultati della ricerca pubblica, introducendo
perciò il concetto di spin off della ricerca nei suoi aspetti generali.
Il quarto capitolo, parte centrale del mio lavoro, approfondisce analiticamente la
tematica degli spin off e gli aspetti maggiormente rilevanti, quali l’iter
costitutivo, i fattori formali e informali a supporto e che ostacolano gli spin off,
quelli infrastrutturali e quelli finanziari, le barriere presenti nel mercato – legali,
organizzative, finanziarie e ambientali – e la nuova mentalità del ricercatore-
imprenditore. Si chiude il capitolo illustrando gli scenari nei quali gli spin off si
sviluppano, dal livello europeo a quello italiano, fino a quello emiliano.
Il quinto capitolo risulta essere quello più pratico ed empirico poiché dapprima
presenta la situazione generale degli spin off universitari nel contesto ferrarese e
in seguito ci illustra, attraverso il supporto di un’analisi basata su interviste con
questionario a risposta sia multipla che aperta, le impressioni, i risultati attesi e
quelli raggiunti, le eventuali difficoltà riscontrate e le prospettive future della
quasi totalità degli spin off attivi nella nostra città, mettendo quindi in luce gli
aspetti positivi e le eventuali carenze testimoniate da coloro che quotidianamente
gestiscono e vivono gli spin off universitari.
L’ultimo capitolo, il sesto, risulta essere un riassunto conclusivo delle mie
opinioni, formatesi in seguito al lavoro svolto, sulla nuova realtà di creazione di
impresa da ricerca, con particolare riferimento al caso ferrarese. Cerco quindi di
sottolineare gli aspetti che dal mio punto di vista rispondono correttamente alle
esigenze e ne agevolano lo sviluppo, quelli che appaiono migliorabili e infine
quelli che rappresentano un vero e proprio ostacolo alla realizzazione di un
impresa pubblico-privata.
7
CAPITOLO 2: LA CONOSCENZA E L’INNOVAZIONE
Il concetto di conoscenza porta un cambiamento notevole nell’approccio alle
politiche dell’innovazione. Infatti, nella recente letteratura sullo sviluppo
economico l’enfasi sulle determinanti della crescita si è progressivamente
spostata dall’analisi dell’accumulazione dei fattori produttivi tradizionali come il
capitale e il lavoro verso quella delle conoscenze tecnologiche e del capitale
umano, la tecnologia non viene più considerata come un fattore di produzione
aggiuntivo rispetto al lavoro e al capitale ma come un elemento essenziale di
competitività. Non a caso, i meccanismi di creazione e trasmissione delle
conoscenze hanno assunto un ruolo cruciale nella spiegazione del successo di
alcune aree e del declino o la stagnazione di altre
1
.
Il meccanismo di creazione della conoscenza costituisce dunque la condizione
ed il “motore” dell’innovazione, sia nella dimensione dell’innovazione del
business sia in quella dell’innovazione sociale (nuove relazioni sociali, nuove
modalità di formazione, qualità della vita di lavoro, riprogettazione dei processi
di business), a ragione di ciò Nonaka e Takeuchi sostengono che “è necessario
creare conoscenza per produrre innovazione”
2
.
Il concetto di “economia della conoscenza”, indica una nuova fase di sviluppo
in cui la conoscenza scientifica e le risorse umane rappresentano quindi fattori di
crescita strategici in cui esiste un legame stretto tra i processi d’apprendimento,
innovazione e la competitività economica. Inoltre, sottolineerei che lo sviluppo di
internet in questo decennio ha certamente facilitato il trasferimento delle
1
Saperi locali, innovazione tecnologica e sviluppo economico, http: //www.crenos.it/working/pdf/00-
4.pdf.
2
Nonaka e Takeuchi, The knowledge-creating company- 1997
8
informazioni e le possibilità di apprendere e quindi ha favorito lo sviluppo della
cosiddetta “economia della conoscenza”.
2.1 LA CONOSCENZA NEL SUO SVILUPPO
Per conoscenza si intende un processo umano dinamico che rappresenta
l’intero assortimento di intuizioni, di esperienze, di competenze e di procedure
che sono considerate corrette e vere; che quindi guidano i pensieri, i concetti, i
comportamenti e le comunicazioni delle persone
3
.
Drucker
4
, afferma che il ruolo della conoscenza nella new economy non è
semplicemente quello dell’ennesima risorsa accanto alle componenti tradizionali
della produzione (lavoro, capitale, terra), ma la risorsa significativa del nostro
tempo. Inoltre, Drucker, sostiene l’importanza del valore aggiunto per i prodotti e
i servizi, dato dal modo in cui possono essere sviluppati i “beni intangibili
fondati sulla conoscenza” come il know-how tecnologico, il disegno di prodotto,
l’immagine di mercato, la comprensione dei bisogni del cliente la creatività
personale e l’innovazione.
Anche gli austriaci Frederick Von Hayek e Joseph A. Schumpeter, posero la
loro attenzione sul fattore conoscenza nell’attività economica, assumendone il
carattere soggettivo e l’impossibilità di considerarla come quantità fissa. Tali
autori, si concentrarono sulla descrizione delle dinamiche che regolavano il
cambiamento economico, prestando attenzione alla conoscenza particolare
posseduta da ciascun soggetto economico, rispetto alla conoscenza comune
condivisa dai diversi soggetti. Oggi, si può sostenere invece che la conoscenza è
un bene che si accresce tramite i processi d’apprendimento individuali e
3
Knowledge Management-Handbook Edited by Jay Liebowitz CRC PRESS (1999).
4
Drucker Le sfide di management del 21° secolo Milano Angeli (1999).
9
organizzativi ed è un bene che favorisce la cooperazione tra gli individui e le
organizzazioni.
5
Hayek
6
marcò l’importanza della conoscenza tacita, specifica del contesto e
della particolarità delle circostanze spazio-temporali, distinguendole dalla
conoscenza codificata che concerne le regole generali. Hayek, però, è approdato
ad un’interpretazione “statica”, sostenendo unicamente la necessità di un
“utilizzo” efficiente della conoscenza “esistente”.
Schumpeter
7
, invece, ha sottolineato l’importanza di una ricombinazione
continua della conoscenza esplicita e ha notato come l’emergere di prodotti, di
metodi di produzione, di mercati e così via fosse l’esito di nuove “combinazioni”
di conoscenza.
Nelson e Winter
8
,vedono nell’impresa un deposito di conoscenza. In
particolare, Winter sosteneva che “le imprese economiche sono organizzazioni
che sanno come fare le cose […] ed effettivamente […] una singola impresa in
un particolare momento è depositaria di una gamma assolutamente specifica di
conoscenze produttive tacite, che implicano, non di rado, caratteristiche sue
proprie per le quali essa si differenzia da imprese apparentemente consimili nello
stesso settore produttivo”.
Secondo tali autori, in ogni modo, la conoscenza è immagazzinata sotto forma
di “schemi di comportamento regolari e prevedibili” delle imprese economiche,
denominati routines che sono caratterizzate da una prevalenza di conoscenze
codificate.
In un’economia della conoscenza, non è solo l’adozione di innovazioni
tecnologiche il fattore cruciale della competitività delle imprese e delle economie
5
Vaciago E., Vaciago G., 2001, La new economy. Un nuovo modo di fare ricchezza, Il Mulino, Bologna.
6
F.Von Hayek Conoscenza, mercato, pianificazione IL MULINO (1988).
7
Shumpeter J., Teoria dello sviluppo eco nomico – Sansoni 1971
8
Nelson R.R., Winter S.G., An Evolutionary Theory of Economic Change, Belknap Press,
Cambridge,1982
10
nazionali, ma l’adozione di nuove forme organizzative e relazionali con
l’ambiente. In particolare, le scoperte scientifiche e l’adozione d’innovazioni,
risultato rispettivamente degli inventori e degli imprenditori, richiedono
informazioni, nuove conoscenze e competenze tecniche e organizzative, alla base
delle quali vi è lo sviluppo di processi d’apprendimento, sia collettivi che
individuali, nella forza lavoro, tra i lavoratori e gli imprenditori.
In questa prospettiva, il problema dello sviluppo tecnologico non si risolve
solo nella crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo, ma richiede un
investimento maggiore nella formazione permanente dei lavoratori (“capitale
umano”) e nella creazione di strutture (“capitale sociale”) che favoriscano lo
scambio delle conoscenze e la loro integrazione originale, che genera
innovazioni. Viene sempre meno, quindi, l’idea di impresa isolata e
autosufficiente la cui conoscenza non potrà che essere limitata e relativamente
statica, rispetto a quell’impresa che ha contatti diretti con l’ambiente esterno e
che quindi scambia, modifica e aggiorna continuamente la propria conoscenza.
In particolare la letteratura sullo sviluppo locale
9
ha sottolineato l’importanza
dell’interazione fra agenti economici e ambiente circostante nello sviluppo di
know how derivanti da un corpus di conoscenze diffuse nel territorio, e capaci di
influenzare in modo decisivo, grazie alla loro specificità, la competitività della
struttura produttiva locale su mercati molto ampi
10
. Il territorio non è più
concepito come uno spazio fisico rilevante soprattutto dal punto di vista dei costi
di trasporto ma come il luogo di una complessa rete di relazioni socio
economiche favorite dalla comunanza di cultura, storia e competenze degli
attori
11
.
Questo ricco e articolato insieme di processi di apprendimento collettivo
radicati nel know how locale ma, insieme, nutriti dall’apporto di conoscenze di
provenienza esterna, rappresentano il principale motore dell’innovazione
9
Messina Patrizia, Regolazione Politica dello Sviluppo Locale, Utet Libreria, Torino, 2005.
10
Becattini G. (a cura di) (1989), Modelli locali di sviluppo, Il Mulino, Bologna.
11
Messina Patrizia, Regolazione Politica dello Sviluppo Locale, Utet Libreria, Torino, 2005.
11
tecnologica e della crescita delle imprese locali ed, in particolare, delle piccole
imprese: viene superato così l’idea di impresa singola e non relazionata.
Tale processo è fondamentale perché l’apporto di nuovi elementi conoscitivi
fa emergere potenzialità inesplorate del sapere locale, contribuisce ad arricchirlo
e a trasformarlo avviandolo lungo un sentiero evolutivo più dinamico. Le
conoscenze di provenienza esterna devono quindi essere ricontestualizzate e
incorporate nelle routines dell’impresa e nel territorio riacquistando, attraverso
questa fusione, un carattere specifico e difficilmente imitabile che costituisce un
importante fattore di competitività
12
. Su questa base si sviluppano forme
complesse e articolate di specializzazione produttiva e aggregazioni di imprese
fortemente interdipendenti al loro interno, nonché abilità e competenze
specifiche incorporate nella forza lavoro.
Più in generale la scarsità di conoscenze e informazioni limiterebbe il
ventaglio delle alternative disponibili, accrescerebbe l’incertezza e spingerebbe
l’impresa ad adottare comportamenti ispirati a criteri di razionalità limitata
13
più
che di ottimalità. Aumenterebbe così la dipendenza dagli itinerari già percorsi nel
passato e quindi meno innovativi.
Un’organizzazione, però, per ottenere vantaggio competitivo a lungo, non solo
deve saper elaborare efficientemente informazioni e conoscenze ma deve anche e
soprattutto saperle creare.
La creazione di conoscenza gioca un ruolo importante nell’acquisizione di un
vantaggio competitivo, o meglio nella creazione di valore, soprattutto se si è in
presenza di un’organizzazione che opera sul mercato globale. A supporto di ciò
fondamentale, se non indispensabile, risulta essere una cultura diffusa all’interno
dell’impresa dell’innovazione continua. Questa la si può ottenere osservando il
12
Storper,M(1997) in La diffusione delle tecnologie di rete presso le pmi distrettuali italiane: l’ impatto
delle caratteristiche di impresa e di contesto http://www.ice.gov.it/editoria/bollettino/studi/Mariotti
Piscitello.pd
13
Camagni R.(1989) “Cambiamento tecnologico, milieu locale e reti d’impresa”, Economia e politica
industriale 64.
12
contesto esterno e gli scenari futuri, andando ad anticipare i cambiamenti nei
mercati, nelle tecnologie, nella competizione e nei prodotti.
Per realizzare tutto questo è basilare rendere costantemente aggiornate le
proprie acquisizioni e aggiornarne periodicamente persino prodotti e prassi di
comprovato successo.
La conoscenza tratta dall’osservazione della realtà esterna deve essere
condivisa a tutti i livelli, integrata nella struttura di conoscenza
dell’organizzazione e utilizzata dalle persone deputate allo sviluppo delle nuove
tecnologie e dei nuovi prodotti. Proprio questa duplice attività interna ed esterna
va ad alimentare un processo di innovazione continua che a sua volta produrrà
vantaggio competitivo (attraverso la creazione di valore)
14
.
Dal diagramma a flusso a seguire è possibile comprendere meglio i passaggi
per arrivare ad ottenere un vantaggio competitivo partendo dalla semplice risorsa
conoscenza.
14
I. Nonaka H. Takeuchi The Knowledge-Creating Company (1997)pag.27-33.