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concorrenziale tramite una fase intermedia di carattere oligopolistico. In tal senso,
occorre considerare questioni quali la tipologia e il numero di operatori presenti sul
mercato nelle diverse fasi e le loro relazioni, la natura della competizione fra di essi, i
caratteri delle eventuali barriere all’entrata, il ruolo dei potenziali entranti nel settore
e la loro interazione con le imprese già radicate nel mercato. Tale analisi implica
inoltre una considerazione del ruolo dell’Autorità Regolatrice nazionale nel corso del
processo, delle sue modalità di regolamentazione dei prezzi di interconnessione fra le
reti dei diversi operatori e delle tariffe finali all’utenza e del suo coordinamento con
l’Autorità Antitrust italiana.
Vi sono comunque altre questioni rilevanti quali fattori influenti sul processo di
liberalizzazione e sul suo esito quali la struttura e il carattere dello spettro
elettromagnetico, le modalità di ripartizione delle frequenze tra i diversi servizi e tra i
diversi operatori, l’evoluzione degli standard tecnologici ed il loro impatto sul
mercato.
Date queste premesse, nell’analisi del processo di apertura del settore della telefonia
mobile alla concorrenza, verranno considerati i tre stadi successivi di monopolio,
oligopolio e regime competitivo tramite un approccio che consideri variabili
economiche e giuridiche, volto ad evidenziarne esiti, eventuali continuità e questioni
e problematiche più rilevanti. Inoltre, verrà considerato il ruolo di attori istituzionali
all’interno del processo, di questioni prettamente tecnologiche legate ai caratteri del
servizio di comunicazione mobile e all’evoluzione della normativa europea anche in
ambito regolamentare.
Obiettivo finale è quello di considerare se tale processo abbia o meno favorito e
realizzato quei fini per i quali la Comunità Europea decise di promuoverlo all’interno
degli Stati Membri. Tali fini, secondo il Memorandum of Understanding del 1987,
documento della Commissione Europea e prima dichiarazione di intenti sulla
liberalizzazione, possono essere ricondotti a tre livelli:
9 Comunitario- Liberalizzazione quale incipit per la creazione di un mercato
paneuropeo integrato dei servizi radiomobili di comunicazione, mercato
integrato dal punto di vista degli standard tecnologici e qualitativi e del
quadro di regolamentazione delle tariffe finali, mirante alla coesione fra i
Paesi Membri;
9 Nazionale- Liberalizzazione quale incentivo a miglioramenti tecnologici e
produttivi, all’innovazione, agli investimenti e alla crescita economica dei
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Paesi Membri tramite l’eliminazione delle barriere restrittive e degli
ostacoli alla concorrenza.
9 Sociale- Regolamentazione efficace quale necessario complemento della
liberalizzazione, al fine di tutelare i consumatori e massimizzare il
benessere sociale.
L’analisi, valutando l’interazione tra la realizzazione dei tre obiettivi così articolati e
tra il processo di apertura del mercato mostrerà come, nella prassi, la liberalizzazione
sia tuttora distante da uno stadio di pieno compimento, distanza dettata soprattutto
dalla persistenza di vincoli tecnologici fonti di barriere all’entrata e dalla presenza di
pochi operatori detentori di posizioni dominanti nel mercato, che permane dunque in
una struttura fortemente oligopolistica. Nonostante le divergenze tra gli auspici delle
istituzioni europee e l’effettivo percorso di liberalizzazione, vi sono stati comunque
esiti positivi in termini di benessere sociale, di promozione di investimenti,
innovazioni e ricerca e sviluppo nel settore. In quest’ ottica, il compito del nuovo
quadro normativo sulla liberalizzazione e sulla regolamentazione del settore, oggetto
di pubbliche discussioni dal giugno 2006, dovrebbe essere, secondo le istituzioni
europee, quello di colmare le lacune strutturali, di garantire una maggiore coerenza
tra la normativa e la struttura e le dinamiche del mercato e di portare a compimento
l’apertura dello stesso. Tale percorso dovrebbe essere caratterizzato da un’enfasi
crescente , da parte di attori economici e istituzionali, verso gli esiti positivi
parzialmente raccolti nel passaggio da una situazione fortemente monopolistica
all’oligopolio, con l’auspicio di una futura evoluzione verso la piena concorrenza nel
settore.
Questo lavoro è articolato come segue. Nel secondo capitolo sono illustrate i caratteri
del mercato del servizio di comunicazione mobile in Italia con riferimento all’utenza,
ai tassi di penetrazione e agli standard tecnologici introdotti. Un breve excursus
storico mostra le radici dell’originaria impostazione monopolistica, valutando, in
un’ottica microeconomica, l’inconsistenza della qualificazione della struttura del
mercato del settore quale monopolio naturale.
Successivamente, considerando la prima normativa comunitaria inerente la
liberalizzazione, si valutano gli effetti della sua trasposizione italiana in termini di
apertura alla concorrenza dettata dalla concessione a un secondo operatore,
evidenziandone la mancata automaticità con riferimento a variabili di carattere
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economico, quali i vantaggi strategici dell’ incumbent , permanenti anche con il
passaggio a un sistema duopolistico.
Il quarto capitolo offre una visione dei principali documenti comunitari riguardo
l’abolizione formale dei diritti esclusivi e speciali degli incumbent dei Paesi Membri,
strumenti promotori di un quadro normativo di apertura del settore radiomobile,
apertura giustificata anche dalla necessità di rafforzare le tendenze di integrazione
comunitaria tramite parametri normativi e tecnologici comuni e unificanti. Con
riferimento al caso italiano, è evidenziata una particolare lentezza nel recepimento
nell’ordinamento interno degli orientamenti comunitari. Il processo di
liberalizzazione è poi analizzato considerando le sue conseguenze a livello
economico, quali l’allocazione dello spettro delle frequenze radio tra i potenziali
entranti nel settore e l’interconnessione tra le reti degli stessi.
Riguardo quest’ ultimo punto, sono descritte le diverse modalità di regolamentazione
e di fissazione degli indici di prezzo da parte delle Autorità Regolatrici nazionali,
finalizzate a salvaguardare e disciplinare la concorrenza nel settore.
E’ successivamente analizzata la problematica del rischio di collusione tra le imprese
operanti nel mercato liberalizzato e il ruolo dell’ Autorità Garante della Concorrenza
e del Mercato nella valutazione ex-post dell’esistenza di pratiche concordate e
collusive e nella formulazione dei rimedi opportuni a rimuoverle.
La valutazione degli esiti della liberalizzazione è poi effettuata con riferimento
all’aumento dei tassi di penetrazione del servizio radiomobile e al crescente sviluppo
tecnologico ma, contemporaneamente, alle asimmetrie tra i Paesi membri
nell’implementazione delle Direttive comunitarie e alla persistenza di forti oligopoli.
Il quinto capitolo presenta invece la fase di armonizzazione successiva a quella di
liberalizzazione mirante, secondo gli intenti comunitari, alla completa convergenza
normativa ed economica del settore tra i Paesi membri, al fine di creare un mercato
paneuropeo dei servizi di comunicazione mobile. Sono evidenziati i nuovi approcci
regolamentari quali il passaggio da un sistema di regolazione ex-ante transitorio e di
breve periodo ad uno di deregolamentazione di lungo periodo, nell’ottica di lasciare
il mercato al diritto generico della concorrenza, e i suoi vantaggi intrinseci in termini
di benessere sociale, sviluppo tecnologico e tutela della competizione. Ciononostante
è evidenziata la mancata applicazione di tali nuovi approcci, dettata da condizioni di
precarietà nella condizione della concorrenza nel mercato e la conseguente necessità
di conservazione di una regolazione ex-ante transitoria al fine di tutelare la
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competizione nel settore.
Concludendo, gli effetti dell’apertura del mercato alla concorrenza sono valutati da
un punto di vista comunitario, da un punto di vista nazionale e da uno sociale,
mostrando come, a tutti gli effetti, il processo non possa dirsi ancora pienamente
compiuto per la persistenza di lacune normative, problematiche di carattere
economico, quali la permanenza di barriere all’accesso, asimmetrie tecnologiche e
regolamentari tra i Paesi della Comunità e tensioni e discordanze tra gli stessi tre
livelli di analisi.
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2. LE ORIGINI DEL SERVIZIO DI COMUNICAZIONE MOBILE
IN ITALIA
2.1 L’avvio con il TACS
Il servizio di comunicazione mobile consente lo scambio di dati in movimento. Tale
servizio è requisito fondamentale del sistema di comunicazioni mobili e personali
caratterizzato dall’installazione “e dalla gestione di un’infrastruttura di reti mobili,
collegate o meno ai punti terminali di una rete pubblica di telecomunicazioni, ai fini
della trasmissione e della prestazione di servizi di radiocomunicazione agli utenti
mobili”
1
.
Le caratteristiche specificamente tecniche di tale infrastruttura implicano che il
servizio sia fornito attraverso l’assegnazione di frequenze radio, legate a reti
radiomobili installate sul territorio e reciprocamente interconnesse. Inoltre, le
suddette caratteristiche, come evidenziato dall’ Autorità Garante della Concorrenza e
del Mercato
2
, delineano un mercato- il mercato della comunicazione cellulare
mobile- distinto da quello della comunicazione fissa, poiché opera attraverso lo
scioglimento dell’utente da qualsiasi vincolo con uno specifico luogo fisico e
territoriale.
Un’ ulteriore caratteristica distintiva di tale mercato è dettata dal carattere di non
perfetta sostituibilità tra i suoi servizi e quelli offerti dal mercato della telefonia fissa,
come evidenziato da più parti
3
. Di norma, infatti, un utente mobile, sin dall’avvio del
sistema TACS nel panorama italiano alla fine degli anni Ottanta, è anche titolare di
un abbonamento di rete fissa.
Si può dunque definire il servizio di comunicazione mobile quale aggiuntivo rispetto
alla telefonia fissa di base: da questa considerazione è lecito affermare che, tale
servizio, poiché non inerente il soddisfacimento di esigenze essenziali della
collettività, non implicherebbe il suo essere offerto all’utenza nelle condizioni tipiche
dei servizi di interesse generale e collettivo.
Pensata inizialmente come prodotto esclusivo destinato alla clientela affari, la
comunicazione mobile si è gradualmente estesa al mercato di massa. Dall’avvio
1
D.P.R. 19/09/1997 n. 318, par.1 comma n.
2
Indagine Conoscitiva nel settore della radiotelefonia mobile cellulare, 23 giugno 1993.
3
Calhoun, 1998.