Il primo ad utilizzare il termine in questione fu l’ingegnere ungherese Karl Ereky
nel 1919 per indicare processi di lavorazione di prodotti agricoli per l’alimentazione
zootecnica.
La biotecnologia non è, tuttavia, una scienza moderna. E’, infatti, utilizzata da
secoli, inconsapevolmente, nel settore agro-alimentare. Da migliaia di anni, l’uomo
utilizza tecniche empiriche per migliorare la resa dei campi e la qualità degli
animali allevati. I meccanismi di incrocio e di selezione di varietà animali e
vegetali, così come i processi fermentativi di vino , birra, latte, o i cosiddetti
“biorimedi”, quali per esempio il trattamento, il riciclo e la bonifica di rifiuti
attraverso microrganismi attivi, dimostrano quanto questo settore sia da sempre
influenzato dalle biotecnologie.
Le prime tecniche di biotecnologia risalgono al lontano 8000 A.C.. Ne sono la
prova la raccolta delle sementi per ottenere un raccolto e il ricorso, in Mesopotamia,
all’incrocio per migliorare il bestiame
3
.
Nel 1675, Anton van Leeuwenhoek (1632-1723), grazie alla costruzione del
primo microscopio, scopre l’esistenza dei microrganismi ed ipotizza che siano
proprio questi la base dei processi produttivi di cibi e bevande fermentate.
Nel 1857, gli esperimenti sull’ibridazione delle piante e le leggi dell’ereditarietà
del monaco e biologo ceco-austriaco Gregor Mendel (1822-1884) segnano la
nascita delle cosiddette “biotecnologie tradizionali”. In questa definizione rientrano
tutte le tecnologie produttive utilizzate da millenni, come la produzione casearia, i
foraggi insilati, i processi di fermentazione e lievitazione.
Occorre precisare che, sino a pochi decenni fa, l’uomo ha sempre utilizzato la
selezione artificiale mantenendosi all’interno “delle barriere sessuali che dividono le
specie”
4
. L’ibridazione quindi non ha mai superato tali confini, seppure l’uomo
tentasse ugualmente esperimenti tra varietà diverse di una stessa specie oppure di
specie affini.
3
Successivamente, nel 6000 A.C., in Egitto vengono utilizzati per la prima volta i lieviti
per le fermentazioni, al fine di produrre birra, vino e pane. Nel 4000 A.C., in Cina, si
producono yogurt e formaggio attraverso batteri fermentanti di tipo lattico.
4
Pelt Jean-Marie, “L’orto di Frankenstein:cibo e piante transgeneci”, Feltrinelli, Milano,
2000, p.18.
Nel 1953, la scoperta della struttura a doppia elica del DNA
5
, attuata da James
Watson e Francis Crick (1916-2004), segna il passaggio delle biotecnologie
tradizionali a quelle “innovative” e la nascita dell’ “ingegneria genetica”
6
. Ma solo
nel 1972, tre biochimici americani, Herbert Boyer, Paul Berg e Stanley Cohen,
svilupparono il DNA ricombinante, una sequenza di DNA ottenuta artificialmente
dalla combinazione di materiale genetico proveniente da organismi differenti.
Le tecniche del DNA ricombinante trovano applicazione sia nel campo agro-
alimetare che in quello medico. Nel primo, l’alterazione del DNA ha consentito
all’uomo di superare le “barriere” della riproduzione naturale permettendo lo
scambio di geni, portatori di determinati caratteri, tra individui appartenenti a specie
diverse, sia animali che vegetali. Sono nati così gli “organismi geneticamente
modificati” (OGM), ossia esseri viventi che possiedono un patrimonio genetico che
si discosta da quello usuale per la loro specie , risultato dell’applicazione di tecniche
di ingegneria genetica, che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o l’inattivazione
di alcuni geni, negli organismi in questione o nei loro progenitori.
In particolare, le “piante transgeniche”, in quanto organismi modificati
geneticamente, sono piante il cui DNA è stato alterato attraverso le tecniche
biotecnologiche, al fine di apportare in esso caratteristiche diverse da quelle
naturali, rilevanti dal punto di vista agronomico. Con queste tecniche
7
le barriere
sessuali sono state superate ed è stato possibile trasferire segmenti di DNA
provenienti da un organismo nel genoma di un altro organismo non correlato.
5
Il Dna o acido desossiribonucleico, presente in tutti gli esseri viventi, è una lunga
molecola a doppia elica che contiene tutte le istruzioni genetiche necessarie alla
trasmissione dei caratteri ereditari.
6
L’ingegneria genetica (più propriamente tecnologie del DNA ricombinante) fa
riferimento ad un insieme molto eterogeneo di tecniche che permettono di isolare geni,
clonarli, introdurli e esprimerli in un ospite eterologo (differente dall'ospite originale).
Queste tecniche permettono di conferire caratteristiche nuove alle cellule riceventi. Le
cellule cosí prodotte sono chiamate ricombinanti. L'ingegneria genetica permette anche di
alterare la sequenza del gene originale e di produrne uno piú adatto a rispondere ad
esigenze specifiche, come avviene ad esempio per quanto riguarda gli OGM.
7
I metodi oggi impiegati per superare tali limiti sono sia la cultura in vitro sia la
mutagenesi, che prevede l’irradiazione di vaste popolazioni vegetali con raggi X, raggi
gamma, neutroni lenti e veloci o altri tipi di radiazione per poi selezionare quegli individui
che presentano caratteristiche migliorative.
La prima pianta transgenica venne approvata dalla Food and Drug
Administration (FDA)
8
e messa in commercio negli USA nel 1994. Si trattava del
“FlavrSavr
TM
”
9
, un pomodoro modificato dall’azienda biotech statunitense, Calgene
Inc., per rallentarne il processo di decomposizione.
Pertanto, in campo agro-alimentare, l’ingegneria genetica permette di ridurre i
tempi di selezione e di conservare le caratteristiche più vantaggiose dell’organismo
originario, aggiungendone di migliori, attraverso la tecnica del DNA ricombinante.
Consente, inoltre, di creare OGM in grado di: aumentare la produttività, poiché
possono essere coltivati anche in zone considerate inadatte all’agricoltura,
migliorare la qualità del raccolto, realizzare un risparmio economico sull’utilizzo di
diserbanti e antiparassitari e perfezionare le caratteristiche nutrizionali degli
alimenti.
Bisogna ricordare, però, che tali organismi sono al centro di un complesso e
controverso dibattito politico, scientifico ed etico internazionale, all’interno del
quale tali vantaggi non sono stati ancora oggi completamente riconosciuti.
In ambito medico, invece, l’ingegneria genetica viene utilizzata per la produzione
di farmaci, come l’insulina o il vaccino contro la rabbia, di “alimenti funzionali“
10
utilizzabili a fini terapeutici,oppure per terapie che consentano di intervenire su
malattie di tipo genetico.
Esistono quindi numerosi settori produttivi che potrebbero trarre enormi vantaggi
da queste manipolazioni genetiche. Ma, mentre negli Stati Uniti
11
queste tecniche di
8
La FDA è l’organo di regolamentazione degli USA che disciplina la sicurezza e
l’etichettatura della maggior parte degli alimenti, compresi quindi anche gli OGM, di
medicinali, di prodotti emoderivati, di quelli irridiati, dei farmaci ad uso veterinario e che
ha anche responsabilità nel settore delle terapie genetiche, dei trapianti e della clonazione
umana.
9
La manipolazione genetica consentì di sopprimere la formazione del “polygalacturonase”
(PG), un’enzima che si trova naturalmente nei pomodori. A proposito consultare il sito
della Food and Drug Administration: http://www.fda.gov/.
10
Come per esempio la banana-medicamento che resta ancora oggi solo un progetto.
11
Gli Stati Uniti sono i maggiori produttori biotech a livello mondiale, con 49,8 milioni di
ettari coltivati con soia, mais, cotone, colza, zucca, papaia biotech. Fonte: Clive James
2005 “Executive Summary. Global Status of Commercialized Biotech/GM Crops: 2005 ”
International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA), Brief
No.34.
laboratorio sono state accettate senza troppe perplessità e preoccupazioni
12
, in
Europa hanno destato forti critiche, sia in ambito economico che scientifico, in
quanto considerate potenzialmente pericolose sia per l’ambiente che per la salute
dell’uomo. Il dibattito europeo, non solo prettamente scientifico ma anche etico-
morale
13
, verte principalmente sull’accertabilità della sicurezza del prodotto
biotecnologico e sulla sua etichettatura, al fine di fornire al consumatore finale
informazioni, il più possibile, chiare e precise, sul prodotto in questione.
12
“anche per la scarsa informazione dei consumatori, che si sono affidati alla preesistente
disciplina sulla sicurezza degli alimenti, basata esclusivamente sulle valutazioni
scientifiche.” Così come osserva M.P. Belloni “Nel limbo degli OGM: tra divergenze
interpretative e disciplinari, alla ricerca di un accordo tra Stati Uniti e Unione Europea. E’
questione di etichettatura, ma anche di etica” Rivista Italiana di Diritto Pubblico
Comunitario, 2006, p.130.
13
Considerazioni che sono ignorate dalle multinazionali e dalla maggior parte degli
scienziati impegnati nel campo dell’ingegneria genetica.
1.2. Gli OGM in campo agro-alimentare e il loro commercio internazionale.
I primi impieghi delle biotecnologie riguardano il settore agro-alimentare. Da
secoli, infatti, l’uomo utilizza tecniche di manipolazione, come la selezione delle
piante aventi le caratteristiche desiderate o l’ibridazione, volte a migliorare la resa
dei campi e la qualità dei prodotti coltivati o degli animali allevati. Tali tecniche,
però, seppure raffinate nel tempo, si basavano su tentativi poco scientifici. Gli
agricoltori e allevatori spesso non erano certi del risultato che si sarebbe ottenuto
incrociando due specie animali o vegetali differenti.
Nel 1953, la scoperta della struttura del DNA da parte di Watson e Crick e lo
sviluppo della tecnica del DNA ricombinante, a partire dal 1972, grazie agli studi di
tre genetisti americani, Cohen, Boyer e Berg, hanno segnato l’inizio dell’ingegneria
genetica.
Il DNA, o acido deossiribonucleico, presente in ogni organismo vivente, è una
lunga molecola a doppia elica in cui sono depositate tutte le informazioni genetiche
necessarie per la trasmissione dei caratteri ereditari. In particolare, la composizione
genetica di un organismo ( genotipo ) ne determina l’aspetto e le caratteristiche
fisiche ( fenotipo ) in congiunzione con le caratteristiche ambientali.
Le unità che costituiscono ogni filamento di DNA si chiamano nucleotidi,
ciascuno dei quali è composto da uno zucchero a due atomi di carbonio, da una base
azotata e da un gruppo fosfato inorganico.
Le basi azotate, rappresentano le quattro lettere dell’alfabeto genetico: Adenina
(A), Guanina (G), Citosina (C) e Timina (T). La sequenza di queste basi nel DNA,
allineate e raggruppate a tre a tre, compone il codice genetico. Questo codice
determina la biochimica delle cellule e la fisiologia degli organismi. “Quando i
biologi hanno avuto l’idea di “trafficare” con questo codice, di cambiare la
sequenza dei nucleotidi all’interno di un DNA, si è fatta strada l’idea della
manipolazione genetica”
14
.
14
Pelt Jean-Marie, op. cit.
La crescente conoscenza del DNA ha permesso ai ricercatori di comprendere
meglio i meccanismi biologici fondamentali e, di conseguenza, di effettuare
esperimenti di miglioramento genetico sempre più precisi ed efficienti, in quanto la
riproduzione dei geni in laboratorio rende possibile conoscere in anticipo quale sia
l’effetto dell’introduzione di un gene “nuovo” sul fenotipo.
Le nuove tecniche di manipolazione genetica presentano, quindi, sostanziali
differenze e vantaggi rispetto a quelle tradizionali, come l’incrocio. Innanzitutto,
mediante la tecnica del DNA ricombinante è possibile trasferire segmenti di DNA,
provenienti da un organismo, nel genoma di un altro organismo non correlato,
superando così le barriere esistenti tra specie diverse. Infatti l’ingegneria genetica
“combina organismi che in natura non possono fecondarsi: batteri con cereali, pesci
con fragole, scorpioni con piante, ecc…”
15
.
Questa tecnologia inoltre è oggi estremamente specifica, precisa e veloce in
quanto si limita a modificare singole parti di DNA, inserendo solo i geni di
interesse. La riproduzione sessuale, invece, trasferisce, oltre al gene di interesse,
migliaia di altri geni, della maggior parte dei quali non si conosce né la sequenza né
la funzione
16
.
Il primo OGM risale al 1972 quando “un’équipe americana crea una molecola
ibrida di DNA a partire dal Dna di una scimmia e da quello di un batterio”
17
. Poco
più tardi, nel 1974, la comunità scientifica decise di imporsi una moratoria sull’uso
della tecnica del DNA ricombinante. Si riteneva necessario istituire rigide linee
guida che costituissero la base delle ricerche di laboratorio.
15
“ L’inclusione della caratteristica di resistenza al freddo indotta nelle fragole attraverso
l’inclusione della sequenza di DNA che nei pesci artici determina una maggiore tolleranza
alle basse temperature non sarebbe mai stato possibile con le tecniche di incrocio finora
utilizzate in agricoltura.” Così spiega il movimento ambientalista Greenpeace,
www.greenpeace.org/italy. nella sezione dedicata agli OGM.
16
Si veda in proposito “ Genetic Engineering: the Future of Foods?” di Linda Bren, al sito
www.fda.gov nel quale si sostiene che “Using traditional genetic modification methods,
such as cross-fertilization, scientists can produce a desired trait, such as a harder plant. But
in doing so, they mix thousands of genes from several plants, requiring many attempts over
many years to weed out the unwanted traits that occur. Newer methods of genetic
modification, in the form of genetic engineering, are more precise and predictable and
faster…”
17
Pelt Jean-Marie, op. cit.
Da allora, le tecniche di manipolazione genetica si diffusero in ogni campo
scientifico.
Tra i primi OGM abbiamo i batteri manipolati per produrre sostanze come
l’insulina e altri farmaci che sono oggi normalmente utilizzati. I primi animali
transgeneci furono invece i topi creati da Rudolf Jaenisch nel 1974.
Dalla seconda metà degli anni ’90, gli esperimenti si sono concentrati
principalmente sulle piante, vista l’utilità derivante dall’utilizzo dell’ingegneria
genetica su questi organismi. Le varietà vegetali geneticamente modificate sono
infatti varietà qualitativamente e quantitativamente superiori rispetto a quelle
naturali, dal punto di vista sia della resistenza ai parassiti o ai diserbanti sia della
maggiore produttività. Nasce così “l’agricoltura biotecnologia”.
L’agricoltura “biotech” è stata definita dal Dipartimento dell’Agricoltura degli
Stati Uniti d’America (USDA), come l’insieme degli strumenti, incluse le tecniche
tradizionali di riproduzione, che alterano gli organismi viventi o parte di questi
18
. La
Biotechnology Industry Organization
19
(BIO), invece, la considera come una
tecnologia avanzata che permette agli agricoltori di attuare precisi cambiamenti
genetici, selezionando i geni portatori di migliori caratteristiche e muovendoli da un
organismo all’altro creando, così, le piante transgeniche. In particolare, l’abilità
nell’introdurre materiale genetico da un organismo all’altro determina i benefici che
si possono ottenere nella produzione dei cibi.
Come spiega l’USDA, la biotecnologia fornisce agli agricoltori tutti gli strumenti
che consentono loro di produrre, a bassi costi, maggiori quantità, con rilevanti
vantaggi gestionali.
18
Più precisamente “ Agricultural biotechnology is a range of tools, including traditional
breeding techniques, that alter living organisms, or part of organisms, to make or modify
products; improve plants or animals; or develop micro-organisms for specific agricultural
uses. Modern biotechnology today includes the tools of genetic engineering.” Tratto dal
sito dell’USDA, www.usda.gov, nella sezione “Agriculture”/”Biotechnology”/”Frequently
Asked Questions on biotechnology”.
19
L'organizzazione statunitense dell’industria di biotecnologia generata con la fusione
dell'associazione industriale di biotecnologia e dell'associazione delle aziende di
biotecnologia. Si veda in proposito il sito ufficiale dell’organizzazione: www.bio.org
In commercio oppure prossime alla produzione si trovano piante geneticamente
modificate per tollerare gli stress atmosferici, per resistere a virus, funghi o
batteri
20
,per aumentare la qualità del raccolto e il contenuto nutrizionale oppure per
resistere ad erbicidi
21
e/o insetti o per ridurre gli allergeni naturali.
Pertanto, l’applicazione della biotecnologia all’agricoltura produrrebbe benefici
non solo per gli “addetti ai lavori”, agricoltori e allevatori, ma anche per i
consumatori i quali potrebbero avere a disposizione cibi più controllati
22
e persino
con livelli nutrizionali più elevati rispetto a quelli naturali
23
.
In particolare i sostenitori degli OGM li considerano come una soluzione ai
problemi internazionali della sovrappopolazione, della fame nel mondo, della
malnutrizione e di alcune malattie e allergie poiché la biotecnologia consente di
creare piante prive di molecole allergeniche o tossiche, resistenti alla siccità o con
molecole vitali aggiunte.
Gli innumerevoli oppositori, invece, giudicano i prodotti biotech un potenziale
pericolo non solo per la salute dell’uomo ma anche per l’ambiente. Per esempio, il
“mais Bt” è un prodotto transgenico che contiene un gene per la produzione della
tossina Bt del Bacillus Thuringensis ad azione insetticida, principalmente contro le
larve dei lepidotteri (farfalle). Secondo la Bio, la tossina Bt protegge le piante dagli
insetti che la mangiano e la distruggono, contribuendo così a migliorare i profitti e a
20
“Sono noti casi di varietà GM di piante resistenti a malattie di origine microbica; piante
di riso resistenti al virus RYMV; varietà di papaia resistenti al ring spot virus; patate
tolleranti la peronospora; riso che resiste a una batteriosi…” come affermato dal Rapporto
della Commissione congiunta delle Accademie Nazionali dei Lincei e delle Scienze “Le
biotecnologie vegetali e le varietà OGM”, 10 ottobre 2001, p.13.
21
“I geni che conferiscono la tolleranza agli erbicidi permettono di utilizzare come erbicidi
molecole attive su tutte le piante, incluse le varietà di specie agrarie coltivate. Offrono
quindi un’ampia possibilità di scelta degli erbicidi, non dovendone considerare l’uso solo
ad alcune delle specie vegetali coltivate. E’ perciò possibile operare scelte basate anche
sulla bassa persistenza nell’ambiente della molecola. Questo è il caso dell’erbicida
glifosate, usato nei transgeneci di soia, cotone e mais, erbicida che ha un basso impatto
ambientale…”, Ibidem, p.13.
22
In quanto la creazione di modifiche genetiche attraverso le biotecnologie permette di
operare in maniera estremamente mirata.
23
Così come afferma l’USDA, op. cit. : “Biotech crops may provide enhanced qualità
traits such as incresed level of beta-carotene in rice to aid in reducing vitamine A
deficiencies and improved oil composition in canola, soybean and corn.”
ridurre l’uso di pesticidi, facendo risparmiare tempo e denaro agli agricoltori.
Greenpeace, così come altri oppositori, è invece di parere opposto in quanto ritiene
che le coltivazioni di Bt rappresentino un pericolo per l’agricoltura biologica e per
l’ambiente. Infatti, la diffusione della tossina potrebbe generare nuove forme di
resistenza da parte degli insetti “target”, rendendo così inefficace l’uso del Bacillus
Thuringensis da parte degli agricoltori per contenere gli attacchi parassitari.
Chi avversa gli OGM ritiene, innanzitutto, che la mancata prova di pericolosità e
dannosità non sia sufficiente per garantire la non nocività di questi prodotti.
Secondo questi, la manipolazione genetica degli organismi viventi, seppure oggi
molto precisa e controllata, può comportare delle conseguenze non previste che
possono avere ripercussioni sulla salute umana oltre che sull’ambiente. In
particolare, Greenpeace ed altri si oppongono a questi organismi artificiali perché
“il rilascio in natura di OGM tramite coltivazione e allevamento o contaminazione
accidentale può produrre effetti irreversibili sugli ecosistemi. Diversamente da un
inquinamento chimico, gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e
moltiplicarsi, estendendo la propria presenza sia nello spazio che nel tempo,
sfuggendo a qualsiasi controllo.”
24
Inoltre, a chi ritiene che gli OGM possano rappresentare una soluzione al
problema della fame nel mondo, i non favorevoli rispondono che questo è più un
problema di distribuzione e di povertà, che deve essere risolto mettendo i Paesi del
Terzo Mondo nelle condizioni di poter trovare la loro via allo sviluppo, fornendo
loro tutti gli strumenti e le conoscenze necessarie per sfruttare al meglio le loro
risorse. Questi sottolineano, inoltre, che le piante OGM non sempre si riproducono,
pertanto i coltivatori sono obbligati a comprare ogni anno i semi OGM, il cui prezzo
tende ad aumentare. Sarà quindi molto difficile per i piccoli agricoltori,
specialmente per coloro che vivono in condizioni di miseria e precarietà, acquistare
ogni anno i semi OGM.
Nel lungo periodo, la tanto auspicata diminuzione dei costi di produzione, grazie
all’aumento della produttività e alla diminuzione di alcune spese inerenti alle
24
Greenpeace, op. cit.
operazioni colturali, derivante dall’adozione dei semi OGM, dovrebbe comportare
una diminuzione dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli, così come sostengono i
promotori dei prodotti GM. Questo, però, non porterebbe a un beneficio durevole
per il settore agricolo “poiché si avrebbe un peggioramento delle ragioni di scambio
tra prodotti agricoli (i cui prezzi tenderebbero alla diminuzione) e quelli di altra
origine (i cui prezzi tenderebbero all’aumento in relazione all’aumento della
domanda), con conseguente diminuzione del reddito reale dell’agricoltore”
25
. In
particolare, “gli organismi geneticamente modificati andranno a premiare le
agricolture estensive dei paesi maggiormente dotati di terreni coltivabili, nei quali
meno pressanti sono i problemi ambientali e nei quali è possibile reperire a bassi
costi i fattori della produzione necessari a portare a termine la coltivazione”
26
.
Quindi, è difficile poter affermare che l’utilizzo di semi biotech possa generare
vantaggi durevoli per quei paesi dove l’agricoltura è svolta in modo estensivo, per
esempio l’Italia, in quanto in tali paesi, gli elevati costi di produzione non
consentirebbero loro di essere competitivi, generando così un fenomeno opposto:
l’aumento dell’esodo rurale.
Mentre, per tutti questi fattori, sono molti quelli che si oppongono
all’applicazione degli OGM, tanti altri invece sono favorevoli. Tra questi ultimi,
primi fra tutti, ci sono gli Stati Uniti d’America.
Nonostante le innumerevoli critiche e manifestazioni di protesta, gli USA dal
1994, anno in cui è stato approvato dalla FDA il primo prodotto GM, il pomodoro
FLAVR SAVR
TM27
, creano, commercializzano e “mangiano”, seppure spesso
inconsapevolmente, organismi geneticamente modificati.
In particolare, dal 1996 al 2005, i coltivatori americani hanno incrementato le
piantagioni di semi biotech da 5 milioni a 123 milioni di acri, coltivando ben 6
diverse colture biotech: soia, mais, cotone, colza, zucca, papaia. A questi si
25
Così come sostiene Carlo Malagoli, “Moderne biotecnologie e agricoltura: quale
futuro?” Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Economia e Ingegneria
Agrarie, p.8.
26
Ibidem, p.7.
27
Il primo cibo derivato da una pianta modificata con la tecnica del DNA ricombinante
dall’azienda biotech statunitense, Calgene Inc., per rallentarne il processo di
decomposizione.
aggiungono altri cibi GM approvati dalla FDA, tra cui la patata, il pomodoro, il riso,
il radicchio, la barbabietola da zucchero e altri cibi derivati come l’olio di semi di
cotone, l’olio di soia.
Gli Stati Uniti, con ben 49,8 milioni di ettari di colture biotech, continuano
quindi ad essere, tra i 21 Paesi produttori di piante GM, i più importanti a livello
mondiale, seguiti da Argentina (17,1 m), Brasile (9,4 m), Canada (5,8 m), Cina (3,3
m), Paraguay (1,8 m), India 1,3 m), Sudafrica (0,5 m), Uruguay (0,3 m), Australia
(0,3 m), Messico (0,1 m), Romania (0,1 m), Filippine (0,1 m) e Spagna (0,1 m). I
restanti produttori, Colombia, Iran, Honduras, Portogallo, Germania, Francia e
Repubblica Ceca, sono negli ultimi posti della classifica in quanto non producono
più di 50.000 ettari di colture biotech
28
.
“Gli agricoltori di tutto il mondo, dagli Stati Uniti d’America all’Iran a cinque
paesi membri dell’UE, hanno dimostrato di avere una grande fiducia nelle
coltivazioni geneticamente modificate, come indica il tasso di adozione di queste
coltivazioni, che ha raggiunto livelli mai registrati prima…la continua crescita del
numero delle nazioni che adottano le agro-biotecnologie è una dimostrazione dei
benefici economici, ambientali e sociali associati a queste coltivazioni” ha
dichiarato Clive James, Presidente e fondatore dell’International Service for the
Acquisition og Agri-Biotech Applications.
Negli USA, gli OGM sono stati accettati senza molte preoccupazioni fin dalla
loro prima apparizione in quanto ritenuti “GRAS”
29
, ossia generalmente riconosciuti
28
Dati tratti da Clive James, op. cit.
29
“Generally recognized as safe” è un termine utilizzato dall’FDA per indicare che una
sostanza o un prodotto chimico introdotto, anche per via biotecnologia, in un alimento è
considerato sicuro dagli esperti ed è quindi escluso dal procedimento di approvazione
“premarket”, richiesto invece obbligatoriamente dal Federal Food, Drug and Cosmetic Act
(FFDCA) per gli additivi. L’assegnazione dello status GRAS avviene da parte di esperti
altamente qualificati in campo scientifico, sulla base di specifici esperimenti e
considerando l’uso che ne verrà fatto, a meno che quest’ultimo non esclude la sostanza
dalla definizione di additivo alimentare. Ciò che distingue un GRAS da un additivo
alimentare è la consapevolezza generale della sicurezza della sostanza per il suo uso
specifico. I dati e le informazioni sulla base dei quali qualificare come sicuro l’uso della
sostanza devono essere affidabili e devono essere tali da ottenere il consenso del gruppo di
esperti scientifici del FDA responsabile. Per informazioni più dettagliate consultare
come sicuri e in quanto tali non soggetti ad alcun obbligo di autorizzazione ed
etichettatura. Infatti, in base a quanto stabilito dal Coordinated Framework for
Regulation of Biotechnology
30
, i prodotti GM, poiché considerati per nulla diversi
da quelli tradizionali, sono soggetti alla regolamentazione di questi ultimi ed affidati
alla giurisdizione delle autorità alimentari preesistenti.
In Europa, invece, i prodotti biotech hanno destato molte preoccupazioni e fin da
subito sono stato oggetto di un rigido quadro normativo basato sul principio di
precauzione volto ad assicurare un elevato livello non solo di sicurezza alimentare
ma anche di informazione, per quanto sia possibile. Numerosi sono infatti i
regolamenti e le direttive emanati dall’UE in materia di sicurezza alimentare e
OGM.
Le principali norme europee di riferimento in materia di commercializzazione di
OGM sono: Direttiva 2001/18/CE sull’emissione deliberata nell’ambiente di
organismi geneticamente modificati
31
; Regolamento 1830/2003 CE concernente la
tracciabilità e l’etichettatura di organismi geneticamente modificati e la tracciabilità
di alimenti e mangimi ottenuti da OGM
32
.
In Europa, infatti, a differenza degli Stati Uniti, i prodotti GM possono essere
commercializzati solo previa rigorosa valutazione scientifica del rischio sanitario ed
ambientale, effettuata su ogni singolo OGM. Inoltre, tutti i prodotti approvati in
base al Reg. 1830/2003 sono soggetti all’obbligo di etichettatura al fine di
assicurare il rispetto del diritto di informazione dei consumatori. Sono esenti
dall’obbligo di etichettatura solo quei prodotti contenenti OGM in quantità non
“Frequently Asked Questions about GRAS”, “Guidance for industry”, CFSAN/Office of
Food Additive Safety, December 2004, www.cfsan.fda.gov
30
Atto del 1986 che descrive il sistema adottato dal governo federale americano per la
valutazione dei prodotti sviluppati con l’uso delle moderne biotecnologie. Il Coordinated
Framework si basa su un sistema di leggi miranti ad assicurare che i prodotti biotech siano
sicuri sia per la salute dell’uomo e degli animali sia per l’ambiente.
31
Direttiva che mira a rafforzare la procedura di autorizzazione dell’emissione volontaria e
dell’immissione in commercio degli OGM, istituendo un metodo comune di valutazione
dei rischi e un meccanismo di salvaguardia, rendendo inoltre obbligatoria la consultazione
del pubblico e l’etichettatura di questi organismi.
32
Per maggiori informazioni sul quadro europeo in material di sicurezza alimentare e
OGM consultare il sito ufficiale della Commissione Europea: www.ec.europa.eu
superiore alla soglia dello 0,9%
33
, in quanto la presenza di OGM è involontaria e/o
tecnicamente inevitabile.
Fino a marzo 2006, l’UE ha autorizzato la commercializzazione di 31 OGM o
prodotti destinati all’alimentazione umana o animale
34
. Pertanto, sebbene la
procedura di autorizzazione dell’Unione Europea possa apparire lunga e troppo
rigida ad alcuni paesi, come gli Stati Uniti, che hanno adottato un approccio più
elastico, l’UE è tra i maggiori importatori di OGM e prodotti derivati, primi fra tutti
soia “Round-Up-Ready”
35
Monsanto
36
.
33
Definita “Soglia di presenza accidentale di Ogm”. Non si può scartare la presenza
accidentale di OGM nelle colture tradizionali. Ciò può comportare la presenza di tracce
infime di OGM nei tradizionali alimenti e mangimi per animali, intervenuta in via
accidentale o per contaminazione tecnicamente inevitabile durante la coltivazione, il
raccolto, il trasporto o la trasformazione…La soglia è fissata a 0,5% per questo tipo di
contaminazione per quanto concerne gli OGM che hanno ricevuto un parere scientifico
favorevole.”, “Tracciabilità ed etichettatura di organismi geneticamente modificati
(OGM)” Commissione Europea, op. cit.
34
Per l’elenco completo degli OGM autorizzati alla commercializzazione nell’UE
consultare il “Community Register of GM Food and Feed” al sito
www.ec.europa.eu/food/food/biotechnology/authorisation/index_en.
35
Nome commerciale di un diserbante a base di glifosato, che dà avvio a una serie di
colture GM contenenti un gene resistente a tale erbicida. La prima coltura Round-Up-
Ready è stata la soia, seguita poi dal mais, dalla colza e dal cotone.
36
Multinazionale americana, nata nel 1901 nell’Illinois come produttrice di saccarina, il
cui grande business è oggi quello delle biotecnologie agricole. Maggior produttrice
dell’erbicida glyphosate, nome commerciale Roundup, nota per la produzione di sementi
transgeniche e dal marzo 2005, dopo l’acquisizione della Seminis Inc., maggior produttrice
mondiale di sementi convenzionali. Diventata famosa per aver prodotto l’agente arancio, il
defoliante tossico e cancerogeno usato nella guerra del Vietnam dall’esercito statunitense,
si è poi concentrata sulla produzione di erbicidi, con sostanza base il glifosato.
Successivamente ha deciso di investire sulla fabbricazione di una specie di semente
resistente al glifosato, che prenderà il nome di Roundup Ready. Dal 1997 comincia a
vendere soia, mais, colza transgeneci, con un gene resistente all’erbicida Roundup. Da
allora continua a sostenere ingenti investimenti finanziari legati all’acquisizione di
numerose società di ricerca, titolari di brevetti o che, in breve tempo, devono assicurare la
remunerazione del capitale impiegato per evitare la bancarotta. La notorietà dell’azienda è
comunque incrementate dalle continue critiche sollevate ad essa da numerose associazioni
contrarie alla pratica della biotecnologie, in primis Greenpeace, e dalle numerose cause
legali che la Monsanto ha dovuto affrontare, come quella che l’ha costretta a ritirare gli
annunci pubblicitari che sostenevano che il suo diserbante Roundup fosse biodegradabile e
non dannoso per l’ambiente oppure quella risalente al 2004 contro la produzione
dell’agente arancio. Recentemente è stata criticata per la fabbricazione del Posilac, un
ormone sintetico per aumentare la massa muscolare degli animali destinati al macello,
considerato dai detrattori non adeguatamente testato e dannoso non solo per la salute
L’UE è comunque più scrupolosa, rispetto agli USA
37
, nella valutazione dei
rischi che possono derivare dalla coltivazione e dalla consumazione di tali prodotti,
valutazione che richiede tempi più lunghi non solo per via della complessità degli
elementi scientifici posti sotto esame ma anche a causa della presentazione, da parte
delle imprese biotech, di tutti i dati e di tutte le informazioni che devono dimostrare
la sicurezza dei prodotti GM per i quali si richiede l’autorizzazione.
Dal punto di vista economico, i vantaggi ottenuti dagli Stati Uniti e da tutte le
altre nazioni che hanno adottato le culture biotech, a livello globale, è stato stimato
in 5,6 miliardi di dollari
38
. E’ stata inoltre riscontrata una significativa riduzione
nell’uso di diserbanti dal 1994 al 2005, stimata in 224 milioni di kg di ingrediente
attivo che ha portato a una diminuzione del 15% dell’impatto ambientale derivato
dall’uso dei diserbanti su queste sementi, valutata dall’Environmental Impact
Quotient (EIQ)
39
.
dell’animale ma anche per l’uomo. Su questo tema, inoltre, si è acceso un aspro conflitto
tra Stati Uniti, che accettano l’introduzione dell’ormone ed Europa, che invece ne è
contraria.
37
“Gli Stati Uniti sono allarmati per le conseguenze che lo stallo nell’approvazione di
OGM nella UE e la crescente diffidenza verso I produttori transgeneci provocano sulle loro
esportazioni agricole, e in particolare quelle di mais, di cui gli USA sono i principali
produttori ed esportatori, e il cui 20% della produzione è destinato ai mercati esteri. Il
rifiuto di mais transgenico da parte di un crescente numero di paesi importatori costituisce
una minaccia per tutta l’esportazione di mais statunitense.”, “ OGM: da sfida commerciale
a scontro culturale tra USA e UE” di Cristina Gioffrè, “Area studi, statistica e
documentazione. Note di approfondimento”,
www.ice.gov.it/editoria/POLITICHE%20COMMERCIALI/2003-06_Nota_OGM.pdf.
38
Dato tratto da G. Brookes, P. Barfoot, “Global Impact of Biotech Crops: Socio-
Economic and Environmental Effects in the First Ten Years of Commercial Use.”, P.G.
Economics, 2006.
39
“…misurazione composita basata su diversi fattori che contribuiscono all’impatto
ambientale di un singlo ingrediente attivo.” Clive James 2005, op. cit.