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di potere, non a caso nel corso della storia i detentori del potere
hanno sempre tentato (purtroppo riuscendoci in diversi casi) di
gestire le informazioni.
Avere una corretta informazione – intesa come conoscenza –
è di vitale importanza quindi, per il regolare funzionamento di una
democrazia rappresentativa, poiché è la base di partenza per le
scelte di voto. È sulla scorta delle informazioni che il cittadino è
messo in grado di scegliere aprioristicamente tra i soggetti in
competizione tra loro per il governo del paese. Se in passato i
media erano il principale veicolo d'informazione tra lo Stato,
inteso come insieme delle istituzioni democratiche che lo
compongono, e i cittadini, oggi, con l’affermarsi accanto al diritto
ad informare del diritto ad essere informati, anche le istituzioni
hanno il dovere di mettere a disposizione del cittadino una massa
critica di informazioni funzionali alla scelta di voto. Ma
attenzione, senza assumersi l’onere pedagogico di stabilire di
volta in volta quali devono essere per il cittadino le informazioni
rilevanti, e né, cosa ancor più grave, demandare esclusivamente ad
altri il compito di diffonderle, deve semplicemente operare nella
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completa trasparenza affinché il cittadino stesso, o chi in sua vece,
sia capace di selezionare le informazioni ritenute rilevanti. Ecco
dunque che il principio della pubblicità assume una nuova
accezione avvicinandosi sempre più al concetto di trasparenza.
Al principio della pubblicità è dedicato il primo capitolo di
questo lavoro nel quale sono descritte le forme di attuazione
previste dai diversi regolamenti parlamentari succedutisi nel corso
degli anni.
Si è voluto affrontare dapprima il tema della pubblicità, an-
che se solo sommariamente, perché si tratta del presupposto fon-
damentale per lo sviluppo da parte dell’istituzione di una forma di
comunicazione che si può ormai definire ‘attiva’. In particolare
vedremo come nel corso degli anni gli strumenti della pubblicità
normativamente previsti si siano rivelati inefficaci alla piena
attuazione del principio costituzionale; e abbiano determinato una
sorta di reazione fisiologica da parte dell’istituzione caratterizzata
da una progressiva apertura all’esterno e dalla rivendicazione di
uno spazio autonomo di comunicazione e di gestione delle infor-
mazioni.
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Tuttavia, come sappiamo il nostro sistema parlamentare è
organizzato secondo il principio del bicameralismo e si compone
della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Dunque,
fatta eccezione dei casi, previsti dalla Costituzione, in cui il Parla-
mento si riunisce come unica unità organizzativa e funzionale, i
due rami di cui esso si compone, sotto alcuni aspetti, possono
considerarsi e analizzarsi come due organismi separati. Senza en-
trare nel merito della utilità di un bicameralismo perfetto che tra
l’altro si differenzia solo per alcuni tratti peculiari quali la base
elettorale, i diversi limiti di età previsti per l’elettorato attivo e
passivo e il diverso numero di deputati (630) e senatori (315),
possiamo affermare che sul piano della comunicazione questa
doppia articolazione non aiuta affatto. Negli ultimi anni infatti,
soprattutto a causa della progressiva dilatazione del principio della
pubblicità i modi di fare comunicazione dei due rami del Parla-
mento sono andati differenziandosi sempre più.
Del resto, come vedremo, tale divisione ha influito negativa-
mente anche sull’informazione parlamentare (considerata qui co-
me l’attività di comunicazione sul Parlamento) per i caratteri di
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lentezza e farraginosità che conferisce ai lavori parlamentari. In
altre parole, è pur vero che se l’iter parlamentare di un progetto di
legge si protrae per lungo tempo il giornalista può programmarne
ex-ante la copertura, ma ciò determina anche una progressiva
perdita di notiziabilità di questi eventi/notizia ormai privi di quel-
l’elemento di novità che fa tanto gola ai giornalisti.
Tenendo anche conto del progressivo sviluppo avutosi negli
ultimi anni nell’ambito della comunicazione istituzionale, questa
doppia articolazione rimane a mio avviso il principale ostacolo al
pieno successo delle iniziative intraprese nel campo della comuni-
cazione parlamentare. Siano esse volte a rispolverare l’immagine
del Parlamento agli occhi della pubblica opinione oppure conce-
pite per restituire ad esso il ruolo e la funzione cardine che gli
spetta in una vera democrazia parlamentare. Non si auspica certo
qui il superamento della forma bicamerale, del resto non si è argo-
mentato a sufficienza in tal senso, ma almeno l’utilizzo di una
strategia comunicativa unitaria.
Se da un lato dunque, come vedremo, si è fatto uno sforzo
per acquisire una propria identità comunicativa distinta rispetto ai
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partiti e ai loro leader, ancora molto bisogna fare perché si possa
parlare di attività di comunicazione del Parlamento.
Non stando così le cose dunque, anche sul piano della
comunicazione i due rami del Parlamento si presentano come due
organismi distinti. Ormai infatti, pure il classico e ipercitato
‘uomo della strada’ è capace di percepire il divario che sul piano
comunicativo va delineandosi. Si pensi, solo per citare un esem-
pio, alla diversa organizzazione delle pagine di Televideo di
Camera e Senato oppure alla diversità dello stesso sito Internet e
sul piano formale e su quello sostanziale.
Questo lavoro si prefigge lo scopo di illustrare le tappe
fondamentali del processo di sviluppo dell’attività di comu-
nicazione alla Camera e il ruolo che in esso ha avuto l’ex Ufficio
Stampa oggi denominato Ufficio del Portavoce, nonché gli
strumenti utilizzati atti a promuoverla e veicolarla.
E’ proprio in questo ramo del Parlamento infatti che negli
ultimi tempi si sono registrate particolari trasformazioni tanto da
far parlare ormai di un nuovo indirizzo, definito dallo stesso
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Portavoce della Camera dei deputati (dott. Marco Palocci ex gior-
nalista del Sole 24 Ore) di politica della comunicazione attiva.
Il contesto dal quale prende corpo e sviluppa l’esigenza da
parte dell’istituzione di svolgere un ruolo attivo di comunicazione
sarà oggetto del secondo capitolo, nel quale, dopo aver fornito le
definizioni terminologiche dei concetti di informazione e comuni-
cazione parlamentare (necessaria anche perché nella tradizione
giuridica del diritto parlamentare con il termine informazione è
designato l’insieme delle conoscenze che il Parlamento acquisisce
per deliberare), sarà fatta una ricostruzione delle fasi evolutive del
processo di apertura verso l’esterno, basata (soprattutto per le
ultime tre legislature inclusa la XIII) sulle Relazioni sullo stato
dell’Amministrazione redatte dal Segretario generale e riportate
nei progetti di bilancio delle spese interne della Camera dei depu-
tati.
Vedremo come diversi fattori quali il timore di iniziative
propagandistiche legate alla duplice identità politica e istituzionale
del Parlamento abbiano influito in maniera determinante sul pieno
sviluppo dell’attività di comunicazione così come oggi essa viene
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intesa e promossa dell’Ufficio del Portavoce: agire attivamente
per portare fuori dall’istituzione le informazioni per le quali non si
danno giustificati motivi di segretezza senza aspettare che perven-
gano richieste, e quindi che emergano bisogni di informazione
insoddisfatti, dall’esterno.
In quella che è stata definita prima fase di progressiva aper-
tura verso l’esterno infatti, l’idea che fosse l’istituzione stessa a
dover comunicare era poco diffusa. L’attività di comunicazione
istituzionale pressoché assente legittimava soggetti diversi dell’i-
stituzione quali gli stessi politici a colmare il vuoto informativo e
a conferire così alla comunicazione un carattere esclusivamente
propagandistico. Proprio l’esatto opposto di ciò che si voleva evi-
tare.
Altro dato importante da rilevare è il fatto che a mano a
mano che ci si avvia verso il progressivo sviluppo della politica di
comunicazione attiva la struttura organizzativa degli apparati
preposti per questa attività tende ad articolarsi sempre più in
funzioni specifiche, fino ad arrivare a quella attuale che risale alla
fine del 1997. Anno in cui sono stati creati tre uffici distinti
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dipendenti dalla Segreteria Generale: l’Ufficio del Portavoce (og-
getto di analisi in questo scritto), l’Ufficio del Cerimoniale e l’Uf-
ficio Pubblicazioni e Informazione parlamentare.
Si passerà poi a descrivere le principali funzioni dell’Ufficio
del Portavoce secondo una ripartizione delle sue aree di compe-
tenza e del personale addetto a tali funzioni. Si fornirà infine una
classificazione dei prodotti e dei servizi offerti sia all’utenza
interna sia a quella esterna che rende l’idea di come il mix degli
strumenti predisposti (al di là della classificazione operata in base
agli utenti per i quali sono stati originariamente concepiti) per-
metta di raggiungere non solo il pubblico specializzato di addetti
ai lavori ma anche il comune cittadino, il quale, ad esempio, con-
sultando il sito Internet o le pagine di Televideo (entrambi aggior-
nati in corso di seduta) può accedere finalmente a un ricco venta-
glio di informazioni sull'attività della Camera dei deputati.
Il terzo capitolo infine, è volto alla descrizione dei principali
prodotti e servizi offerti, degli obiettivi che si sono voluti perse-
guire, nonché delle esigenze di comunicazione che essi si prefig-
gono di soddisfare. La redazione di quest’ultima parte del lavoro è
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stata resa possibile da una serie informazioni raccolte direttamente
presso l’ufficio in questione sulla base delle quali si sono potute
descrivere: le procedure di lavoro e i principi ispiratori dei progetti
di riqualificazione della maggior parte dei prodotti che l’ufficio
offre ai suoi interlocutori.
Nei primi mesi di attività infatti, oltre all’ideazione di nuovi
prodotti, tra i quali notevole importanza rivestono i due bollettini
settimanali di informazione preventiva sui lavori in Aula e in
Commissione, l’Ufficio è stato impegnato anche a rendere opera-
tivi alcuni progetti per la ristrutturazione del sito Internet e delle
pagine di Televideo, nonché per l’innovazione delle procedure di
produzione dei prodotti di documentazione stampa.
In particolare, quanto al servizio Televideo, esso andava ri-
pensato. Bisognava trasformarlo in funzione delle caratteristiche
peculiari del mezzo: l’alto tasso di diffusione, la rapidità di tra-
smissione delle informazioni e la brevità. Nell’utilizzo del sito
Internet bisognava sfruttare al massimo sia l’elevata capacità di
trasmettere una mole pressoché illimitata di informazioni in tempo
reale sia il carattere multimediale e ipertestuale che si poteva
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conferire ad esse. Infine le procedure di produzione dei prodotti di
documentazione stampa andavano attualizzate soprattutto per ren-
dere disponibile fin dal primo mattino la rassegna stampa quo-
tidiana. Inoltre, andava considerata la prospettiva di ampliare il
raggio di distribuzione di questi prodotti grazie alle possibilità
offerte dalla tecnologia digitale.