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lo sci sia uno sport sempre meno popolare). Se il mercato interno attraversa per una
fase di contrazione, da quelli esteri arrivano segnali positivi. Vedremo infatti come
una strada interessante per colmare le perdite dei mercati tradizionali sia quella di
orientarsi verso i mercati stranieri (fra i quali, attualmente, sembrano emergere quelli
dell Est europeo), soprattutto attraverso il turismo intermediato. Ci si focalizzer
infine sui tratti principali del comportamento del turista della neve attuale. Ormai
vacanza sulla neve non vuol piø dire solo sci : sono sempre piø numerose infatti
le persone che si recano nelle stazioni invernali senza sciare, e queste richiedono una
serie di servizi ed attrattive che vanno oltre a quelli relativi alla pratica dello sci.
Anche le motivazioni ed il comportamento degli sciatori hanno subito delle
evoluzioni. La pratica dello sci si sta infatti evolvendo da sportiva a ludica, in quanto
chi trascorre una vacanza sulle piste cerca soprattutto divertimento ed emozioni: di
conseguenza lo sci Ł praticato in maniera sempre piø sporadica, ed Ł sempre piø
diffuso lo snowboard, sport caratterizzato da un maggiore orientamento al
divertimento. Da questo primo capitolo, sostanzialmente, emerge come la domanda
di vacanze sulla neve si stia evolvendo: nasce quindi l esigenza, da parte delle
destinazioni invernali, di cogliere questi cambiamenti ed orientare la propria offerta
in modo da soddisfare il nuovo e sempre piø esigente turista della neve .
Il secondo capitolo si focalizza invece su Ponte di Legno-Tonale, la stazione
invernale presa in considerazione in questo lavoro. In primo luogo verr brevemente
ricostruita l evoluzione storica del comprensorio, per capire con che tipo di
destinazione abbiamo a che fare e di quale modello di sviluppo sia frutto. In seguito
verranno presentate l offerta della localit (compo sta da un mix di attrazioni, sistema
d accoglienza, accessibilit e servizi complementar i) ed i tratti principali della
domanda presente nel comprensorio. Dal punto di vista dell offerta, Ponte di Legno-
Tonale si configura come una destinazione fortemente orientata alla pratica dello sci
alpino: il sistema di impianti e piste per questo sport infatti rappresenta l attrazione
principale della localit , ed i servizi complementa ri presenti non sembrano in grado
di poter attrarre turisti che cercano qualcosa di diverso da una vacanza sulla neve.
Relativamente al sistema d accoglienza, vedremo come Ponte di Legno sia una
localit fortemente caratterizzata dalla presenza d i seconde case, mentre il Passo del
Tonale Ł una zona prevalentemente alberghiera. La grande incidenza delle seconde
case Ł dovuta alla posizione geografica della stazione: questa infatti Ł raggiungibile
abbastanza facilmente da alcune aree urbane della Lombardia, in particolare da
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Brescia, Bergamo e Milano. Per quanto riguarda invece la domanda che frequenta il
comprensorio, i dati relativi agli ultimi anni ci mostreranno come questa stia vivendo
un momento di espansione e di evoluzione. Una caratteristica importante della
destinazione Ł il ruolo ricoperto dal turismo internazionale: il peso di questo
segmento (molto variegato, in quanto costituito da turisti di diverse nazionalit ) Ł in
continua crescita e rappresenta ormai quasi un terzo della totalit del mercato. Ponte
di Legno-Tonale sta quindi attraversando una fase positiva, in controtendenza con
quella generale delle stazioni invernali: questo Ł merito anche della presenza del
consorzio Adamello Ski. Verr quindi presentato il ruolo che questo ricopre per il
comprensorio: nato per commercializzare gli skipass in maniera unitaria, si trova
oggi a svolgere alcune importanti funzioni di gestione della destinazione, in
particolare riguardo alla promozione ed alla commercializzazione del prodotto-
vacanza.
Il terzo capitolo Ł destinato ad un necessario approfondimento sul tema della
ricerca sociale in ambito turistico ed in particolare in quello del turismo della neve: Ł
stato ritenuto opportuno prevederlo in quanto alla base di questo lavoro c Ł
un indagine diretta volta a studiare la domanda presente a Ponte di Legno-Tonale.
Questo capitolo tratter quindi in primo luogo dell a ricerca sociale in generale
(presentandone tipologie e strumenti) e di alcune delle molteplici applicazioni
possibili nell ambito del turismo. Dopo aver fornito questa contestualizzazione
generale, ci si concentrer su come il tema della d omanda di turismo della neve sia
stato studiato attraverso le tecniche della ricerca sociale. A questo proposito verranno
presentate alcune ricerche riguardanti l argomento, analizzando i tipi di metodologia
scelti per portarle avanti, e concentrandosi sui punti forti e sulle debolezze nei
confronti degli obiettivi prefissati. In particolare, vedremo come queste ricerche
presentino un forte orientamento al marketing e le tecniche di ricerca utilizzate siano
principalmente di tipo quantitativo.
Infine, nel quarto capitolo, verranno presentati i risultati della ricerca sul
campo svolta a Ponte di Legno-Tonale durante la stagione invernale 2005-2006.
L obiettivo di tale ricerca Ł quello di individuare il profilo, i tratti principali del
comportamento ed il livello di soddisfazione del turista sciatore che frequenta il
comprensorio. Lo strumento utilizzato per svolgere tale ricerca Ł stato un
questionario, composto da 24 domande, disponibile in due lingue (italiano ed
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inglese) e somministrato direttamente agli sciatori, sia italiani che stranieri, presenti
sulle piste. Sono stati raccolti in questo modo piø di 500 questionari compilati: i
risultati sono stati poi elaborati attraverso l utilizzo del programma per l analisi
statistica SPSS. Come vedremo, i risultati dell indagine confermano il fatto che
Ponte di Legno-Tonale sia una localit fortemente o rientata alla pratica dello sci:
emerge infatti che i turisti cercano in questa stazione soprattutto la possibilit di
sciare, apprezzano molto i servizi offerti in questo senso, e sono poco interessati alle
altre opportunit che la localit pu offrire. I tu risti intervistati inoltre sono stati
segmentati a seconda della provenienza (Lombardia, resto d Italia ed estero) per far
emergere le differenze di comportamento esistenti fra la clientela tradizionale e di
lunga data (soprattutto lombarda, ma non solo), e quella invece innovativa degli
stranieri e di parte degli italiani.
Infine, un breve capitolo conclusivo illustrer i r isultati generali a cui si Ł
giunti in questo lavoro: alla luce di quanto emerso dall indagine diretta, verr
delineata la situazione attuale di Ponte di Legno-Tonale, e le sfide future che si
presentano per questa destinazione.
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1. Il turismo alpino invernale: evoluzione e tendenze
attuali della domanda
Per molto tempo parlare di turismo invernale e della pratica dello sci ha voluto dire
sostanzialmente occuparsi della stessa cosa. La vacanza invernale coincideva per la
maggioranza delle persone con la settimana bianca , un periodo durante il quale
dedicarsi quasi esclusivamente allo sci con l impegno e la costanza tipici della
pratica sportiva. C erano, ovviamente, i cosiddetti non sciatori a seguito (spesso
mamme, nonni o comunque persone in vacanza con i familiari sportivi ), ma questi
erano quasi condannati ad un inevitabile noia, fa tta di ripetitive passeggiate nel
centro del paese o di giornate nei rifugi in quota aspettando che i membri sportivi
della famiglia tornassero dal campo di battaglia .
Oggi non Ł piø cos . In primo luogo la settimana bianca non Ł piø l unica
vacanza possibile (o meglio, accessibile per molti) durante la stagione invernale: fino
a pochi anni fa andare al mare d inverno era un lusso per pochi, oggi una vacanza al
caldo , magari in una paradisiaca spiaggia caraibic a, Ł alla portata di molte persone,
con prezzi simili se non addirittura inferiori a quelli di una vacanza sulla neve (senza
tenere in considerazione la spesa, non indifferente, per l attrezzatura necessaria per lo
sci).
In secondo luogo, gli sciatori sono sempre meno sportivi e sempre piø
vacanzieri in cerca di divertimento, mentre le persone al seguito sono sempre piø
numerose e chiedono la possibilit di occupare in m aniera piø piacevole ed attiva il
proprio tempo: per queste ragioni le stazioni alpine invernali devono impegnarsi ad
offrire qualcosa di piø oltre ai servizi e alle infrastrutture necessarie per la pratica
degli sport sulla neve (che, sia chiaro, restano comunque l attivit largamente
predominante), al fine di creare un prodotto piø completo e variegato in grado di
soddisfare le diverse esigenze dei vari gruppi di turisti o meglio, dei vari segmenti
di mercato.
Ma qual Ł stato il processo che ha portato alla situazione attuale?
Indagheremo la questione nei prossimi paragrafi cercando di rispondere alle seguenti
domande:
1. Come Ł nato e si Ł sviluppato il turismo dello sci?
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2. Come si situa il prodotto vacanza sulla neve nel mercato attuale? Quali
sono i prodotti concorrenti?
3. Qual Ł la situazione della domanda di turismo sulla neve oggi? Quali sono i
tratti caratteristici dei mercati tradizionali e di quelli emergenti?
4. Com Ł cambiato il comportamento dei turisti della neve? Qual Ł il ruolo delle
nuove pratiche sportive (prima fra tutte quella dello snowboard)?
1.1. Nascita e sviluppo del turismo sciistico
Per comprendere meglio la situazione attuale in cui versa il turismo alpino invernale,
Ł opportuno dare un occhiata al passato per capire come si Ł giunti a questo punto:
ricostruiremo quindi le fasi salienti dell evoluzione di questo tipo di turismo,
accennando alla nascita ed alla diffusione dello sci come pratica sportiva e,
parallelamente, ai principali modelli di sviluppo delle stazioni invernali. Per
contestualizzare ci non si pu per prescindere da lla storia piø generale del turismo
delle Alpi, a cui accenneremo qui di seguito.
Fino dai tempi dell Illuminismo l arco alpino era p ercepito come un ostacolo
che separava l Italia dagli altri paesi europei, un luogo minaccioso e denso di pericoli
che suscitava paura in chi si trovava a doverlo attraversare. Jean Jacques Rousseau,
nella Nouvelle Helo se (1761), fu il primo promoto re dell ambiente montano,
celebrandolo come il luogo del ritorno alla natura e alle origini della civilt ,
contrapposto all ambiente urbano. E da questo mome nto che si sviluppa una vera e
propria attrazione nei confronti delle Alpi da parte dell aristocrazia e dell alta
borghesia, in particolare britannica e svizzera. Nasce il mito della montagna ,
accompagnato dalla diffusione, fra le classi elitarie del tempo, della pratica
dell alpinismo: questa attivit , in un ottica roman tica, ha come motivazioni la ricerca
di forti emozioni ed il gusto di sfidare cime considerate insormontabili e pericolose.
Successivamente, durante l Ottocento, l alpinismo s i diffonde, soprattutto fra gli
inglesi, assumendo le caratteristiche di una vera e propria pratica sportiva: Ł in
questo momento che comincia a svilupparsi il turismo sulle Alpi. Questa fase, che va
all incirca dal 1815 al 1860 Ł definita pionieristica1, poichØ Ł caratterizzata dalla
scoperta del territorio alpino, che ben presto diventer di moda.
1
La suddivisione in fasi dello sviluppo montano Ł mutuata da Bartaletti F., Geografia e cultura delle
Alpi, Franco Angeli, Milano, 2004
11
Questa moda si concretizza presto in un vero e proprio sviluppo del turismo
sulle Alpi: questa prima fase va dal 1880 all inizio della prima guerra mondiale. Il
turismo praticato Ł prevalentemente estivo, caratterizzato da soggiorni di lunga
durata in localit ad un altitudine non troppo elev ata (generalmente fra i 1000 e 1200
metri), favorevoli sia alla pratica dell alpinismo che ad una villeggiatura fatta di
facili passeggiate e riposo. Contemporaneamente si sviluppano, in alcune di queste
localit alpine, la pratica del termalismo, che d luogo ad un turismo di carattere
mondano , e quella del climatismo medico, con la costruzione di sanatori in
montagna per curare la tubercolosi2. Questa prima diffusione di forme di turismo
montano si spiega anche con il miglioramento delle infrastrutture per il trasporto, sia
a livello di costruzione di strade sia per l avvento della ferrovia in molte localit
alpine. In questi anni nascono le prime grandi localit di villeggiatura, caratterizzate
dalla presenza dei Grand Hotel, grossi palazzi con alta capacit ricettiva (da 200 a
500 persone), poco inseriti nella cultura e nella tradizione locale, che sono soprattutto
luoghi di visibilit mondana: siamo negli anni dell a belle Øpoque, il turismo Ł ancora
una prerogativa delle Ølite e le prime localit montane sono luoghi d incontro per
l aristocrazia e l alta borghesia. In questo stesso periodo per appaiono anche i primi
rifugi in quota, testimonianza che l interesse per l alpinismo continua a crescere.
Questi sono anche gli anni in cui la pratica dello sci fa la sua comparsa sulle Alpi: le
prime specialit praticate sono lo sci di fondo ed il salto dal trampolino, importate
entrambe dalla Norvegia3, che rimarranno le sole fino all inizio del Novecento. Lo
sci appare sulle Alpi attorno al 1860 in Svizzera ed arriva in Italia nel 1896, portato
dall ing. Adolfo Kind, che effettu le prime eserci tazioni nei pressi di Torino e nel
1901 fonda lo Ski Club Torino, la prima associazione sciistica d Italia. Il Piemonte,
ed in particolare l alta Val di Susa, giocano un ruolo fondamentale nella diffusione di
questo sport in Italia: nel 1909 infatti a Bardonecchia viene organizzato il primo
Campionato italiano di sci (di fondo). Le stazioni invernali in cui lo sci Ł apparso
anteriormente alla prima guerra mondiale restano comunque poche: oltre a quelle
2
Come localit termale possiamo citare Bormio, in V altellina, molto in voga a met Ottocento tanto
che ai Bagni Vecchi furono affiancati i Bagni Nuovi; sempre in Valtellina ricordiamo Sondalo come
stazione di climatismo medico, con il famoso sanatorio per malati di tubercolosi.
3
L uso degli sci come mezzo per spostarsi risale ad epoche remote (come testimoniano incisioni
rupestri del nord della Norvegia e resti di sci trovati in Svezia risalenti almeno al 2000 a.C.). Lo
sviluppo dello sci sportivo Ł invece ricondotto alla prima met dell Ottocento ed ai distretti di
sterdal e Telemark, vicino a Oslo, dove i giovani si cimentavano in competizioni varie di sci di
fondo e salto con gli sci. Vedi Bartaletti F., Le grandi stazioni turistiche nello sviluppo delle Alpi
italiane, Patron Editore, Bologna, 1994, pagg. 29-30
12
della Val di Susa (Bardonecchia, Sauze d Oulx, ClaviŁres) ricordiamo, fra le altre,
Ponte di Legno, l Aprica, Madesimo, Foppolo e Piani di Bobbio in Lombardia. La
pratica dello sci resta comunque scarsamente diffusa: i pochi turisti che soggiornano
sulle Alpi d inverno praticano soprattutto lo slitt ino.
E negli anni successivi alla prima guerra mondiale, durante quella che
possiamo individuare come seconda fase dello sviluppo turistico delle Alpi (dal 1918
ai primi anni successivi alla seconda guerra mondiale), che la pratica dello sci prende
piede. In questo periodo una classe media benestante comincia ad usufruire della
montagna, alloggiando in alberghi meno fastosi di quelli frequentati dall aristocrazia
oppure in appartamenti affittati o di propriet . Le grandi localit della prima fase
confermano il loro ruolo di leadership, ma accanto a queste se ne sviluppano delle
altre, come per esempio Santa Caterina Valfurva, Corvara e Canazei per citarne
alcune italiane. Il fatto piø importante di questa fase Ł il decollo della pratica dello
sci da discesa, favorito in maniera decisiva dalla comparsa dei primi impianti di
risalita. Grazie a questi, in breve tempo, lo sci di fondo passa in secondo piano
mentre il salto dal trampolino quasi scompare. Prima dell avvento degli impianti la
pratica dello sci da discesa era decisamente faticosa: i pendii infatti dovevano essere
risaliti a scaletta , a piedi sci in spalla oppure con sci attrezzati con dispositivi per
aumentare l attrito (pelli di foca o semplici rametti d abete). E facile immaginare
che in queste condizioni ci volesse anche una giornata intera per una discesa con un
certo dislivello ed Ł ancora piø facile immaginare perchØ questa attivit non fosse
molto in voga. Con la diffusione dei primi impianti di risalita praticare lo sci diventa
molto meno impegnativo e di conseguenza comincia a decollare, pur rimanendo uno
sport riservato ad una Ølite abbastanza ristretta. I primi impianti espressamente
pensati per lo sci da discesa sono le funivie Cortina-Pocol e Oropa-Lago del
Mucrone, inaugurate entrambe nel 1926; dagli anni 30 fanno la loro comparsa le
prime sciovie (o skilift) mentre dal 1945 si diffondono le prime seggiovie monoposto.
Le stazioni che nascono e si sviluppano in questi anni sono quelle cosiddette di
prima generazione4: sono le localit di cui si Ł trattato finora, orientate soprattutto al
turismo estivo e quindi preesistenti alla pratica dello sci, attivit che ha per dato un
nuovo stimolo allo sviluppo della destinazione, con la creazione di impianti e piste.
4
Per la suddivisione nelle quattro generazioni di stazioni invernali vedere Rigoni E., Le destin azioni
turistiche invernali e le nuove sfide del mercato in Macchiavelli A., Il turismo montano tra continuit
e cambiamento, Franco Angeli, Milano, 2006 e Bartaletti F., Le grandi stazioni turistiche nello
sviluppo delle Alpi italiane, op. cit.
13
Queste localit nascono da antichi villaggi di agri coltori e/o allevatori (generalmente
situati a quote non molto alte e facilmente accessibili dai centri cittadini) attorno ai
quali il complesso urbanistico si sviluppa (da questo periodo in poi) in maniera
spontanea senza seguire criteri di pianificazione. Oggi queste destinazioni sono
caratterizzate da un centro storico, che di per sØ Ł un attrattiva per i turisti, circondato
da un area piø o meno estesa e disordinata di seconde case ed alberghi: sono queste
le localit che soffrono maggiormente di problemi d i traffico e congestione in alta
stagione, speculazione immobiliare (con la conseguente sproporzione fra letti
alberghieri e letti in seconde case) ed a volte problemi legati all insufficiente
presenza di impianti e piste ed all altitudine non abbastanza elevata (con conseguenti
problemi riguardo alla disponibilit di neve e quin di alla durata della stagione
invernale). Fra le stazioni lombarde di prima generazione possiamo ricordare Ponte
di Legno, Borno, la Presolana, Foppolo, l Aprica e Bormio, luoghi in cui Ł facile
riscontrare, in misure diverse, i problemi sopra citati.
Il boom del turismo di massa ha luogo, in montagna come al mare, nel
periodo che va dalla met degli anni 50 ai primi a nni 80: Ł la terza fase dello
sviluppo turistico delle Alpi. La vacanza in montagna diventa un fenomeno che
riguarda le masse, sia d estate che d inverno e pre nde forma proprio in questi anni
l idea di settimana bianca: per alcune classi sociali, ed in particolar modo per la
piccola borghesia, questa diventa un must. Se la vacanza estiva resta sostanzialmente
tradizionale, caratterizzata da lunghi soggiorni in appartamenti in affitto ed in
seconde case, quella invernale assume invece dei caratteri piø moderni : la pratica
dello sci, contornata da alcune attivit sociali m ondane (nei locali aprŁs-ski o nelle
discoteche, per esempio) Ł la motivazione principale alla vacanza e di conseguenza
l ambiente montano diventa puro sfondo alle perfo rmance sportive, mentre i
rapporti con la popolazione locale si riducono sensibilmente. In questi anni lo
sviluppo delle localit montane segue un paradigma di tipo fordista e quantitativo:
abbiamo un proliferare di impianti e piste per lo sci in moltissime localit (anche
dove sono destinati a non avere futuro a causa delle inadeguate condizioni
ambientali), accompagnato da un boom edilizio di alberghi e seconde case che
finiscono con il riprodurre ad alta quota degli ambienti di tipo urbano, del tutto alieni
alla cultura locale (mi riferisco alla moda di costruire condomini, troppo alti e
ingombranti per un contesto montano). Prima di questa fase (dalla fine della seconda
guerra mondiale agli anni 60) si sviluppano le cosiddette stazioni di seconda
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generazione. Queste sorgono in localit prive di insediamenti preesistenti che
presentano condizioni particolarmente favorevoli alla pratica dello sci: sono quindi
spesso situate ad alta quota, sopra il livello degli alpeggi, nelle zone meglio innevate
e soprattutto libere da particolari vincoli urbanistici. PoichØ spesso gli investimenti
principali (hotel, residence, seconde case e impianti) sono operati da grandi gruppi
finanziari esterni all area, mentre alle amministrazioni locali spetta l adeguamento
delle infrastrutture primarie, queste localit gene ralmente sorgono in maniera caotica
e disordinata, con evidenti conseguenze a livello ambientale. Fra queste localit
possiamo citare, per esempio, Cervinia, lo Stelvio ed il Passo del Tonale. I problemi
messi in luce dallo sviluppo caotico di queste stazioni porta presto ad un
ripensamento della pianificazione urbana delle mete di turismo invernale ed al
sorgere, a partire dagli anni 60, delle stazioni di terza generazione o integrate.
Anche queste si situano in alta quota e sorgono dal nulla ma, a differenza di quelle di
seconda generazione, per iniziativa di una sola societ promotrice che si occupa di
progettare tutto: strutture ricettive, impianti funiviari, strade e parcheggi, impianti
sportivi e negozi. Questo tipo di destinazione Ł tipico della Francia (la prima fu La
Plagne, i cui lavori cominciarono nel 1962) ma ne abbiamo alcuni esempi anche in
Italia, fra i quali Folgarida e Marilleva, Montecampione e Sansicario. Le stazioni di
seconda e terza generazione, nonostante le evidenti differenze a livello di
progettazione e pianificazione, presentano molte caratteristiche comuni. Il fatto che
siano situate a quote piø alte rispetto alle stazioni di prima generazione, in luoghi
particolarmente favorevoli alla pratica dello sci fa s che queste abbiano un
orientamento ski-total, ovvero che siano adatte per una fruizione quasi
esclusivamente invernale della montagna: d estate molti di questi luoghi, con i loro
condomini in mezzo al nulla , assumono un aspetto piuttosto desolante, e
sicuramente poco attrattivo a livello turistico. Queste stazioni inoltre sono ben poco
integrate con il territorio montano in cui sono situate e con la popolazione locale: gli
stili architettonici adottati sono di stampo citta dino e sicuramente in forte contrasto
con le architetture tradizionali montane mentre il fatto che siano frutto di
investimenti eterodiretti calati dall alto sul te rritorio fa si che anche l integrazione
economica con il tessuto sociale locale spesso scarseggi. Infine Ł opportuno
evidenziare come queste stazioni siano moderne ne l senso sociologico del termine:
in un ottica fordista il tempo libero delle ferie infatti, come quello lavorativo, Ł
organizzato in ogni suo aspetto e di conseguenza ne risulta un prodotto-vacanza
15
fortemente standardizzato, ma in grado di soddisfare le esigenze del turista di
massa di questi anni. Gi negli anni 70 questo si stema, fondato sul cosiddetto
paradigma quantitativo (il principio tipico della modernit per cui quell o che conta Ł
produrre il piø possibile, preoccupandosi relativamente della qualit ) comincia a
scricchiolare: iniziano ad entrare in crisi alcune localit , spesso quelle con gli
impianti piø antiquati o con meno piste, segno che la crescita Ł finita e si sta per
entrare in una nuova fase.
Entriamo cos nella quarta fase del turismo montano, che va dai primi anni
80 alla met degli anni 90. Questo periodo Ł cara tterizzato dalla crisi del turismo
estivo: la montagna Ł sempre meno alla moda, e poco concorrenziale rispetto ad altre
mete per molti piø allettanti come il mare, le citt d arte, i viaggi all estero eccetera.
Il turismo invernale invece si consolida, grazie anche ad un processo di
miglioramento qualitativo, in molte localit , delle infrastrutture per lo sci: il
rinnovamento degli impianti di risalita, il diffondersi dell innevamento artificiale, la
creazione di comprensori sciistici, anche molto ampi grazie a collegamenti
intervallivi, sono tutti elementi che rendono la vacanza sulla neve piø comoda e
divertente. In un ottica sociologica possiamo dire che la crescita quantitativa si Ł
definitivamente fermata per lasciare spazio all ottica del paradigma qualitativo: i
turisti sono ormai abituati a fare vacanze e comi nciano a selezionare le localit che
offrono condizioni migliori. Come conseguenza di ci l offerta si orienta verso la
qualit , e diventano stazioni concorrenziali quelle che riescono ad offrire i bacini
sciabili piø ampi e vari, con impianti efficienti, comodi e veloci, condizioni ottimali
di innevamento, strutture ricettive con il miglior rapporto qualit -prezzo eccetera. Le
stazioni di seconda e terza generazione, con il loro aspetto freddo e urbano,
cominciano ad essere meno apprezzate (anche se molte continuano ad essere stazioni
di successo, come Cervinia per esempio): si fa strada, nell abito della progettazione
delle stazioni costruite ex-novo un nuovo modello urbanistico, quello delle stazioni
di quarta generazione. La caratteristica principale di queste stazioni Ł che tentano di
riprodurre lo stile di un villaggio alpino al fine di ottenere un effetto paese : la
tipicit dell ambiente montano comincia infatti ad essere considerata dai turisti come
un fattore d attrazione, e quindi questa viene creata ad hoc. Di questo tipo di stazioni,
che spesso piø che un effetto paese ottengono un effetto Las Vegas , in realt non
ce ne sono molte (il prototipo Ł Verbier, nel Vallese), ma non Ł difficile imbattersi,