Il suo primo libro, The Town and the City, fu pubblicato nel
1950. L’anno dopo incontrò Neal Cassady, che diventerà il
suo più grande amico e il personaggio di molti suoi
romanzi.
Il 1947 è l’anno in cui Jack affrontò la prima traversata degli
Stati Uniti, in autobus e in autostop: inizia la sua vita on the
road, alla ricerca di nuove sensazioni e di esperienze forti.
Nel 1957 fu pubblicato On the Road, frutto di tali
esperienze. In breve tempo l’opera divenne l’emblema della
Beat Generation, il gruppo di autori che si era formato
intorno a Kerouac e che comprendeva tra gli altri Allen
Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti e William Burroughs.
Scosso dall’improvviso successo, in preda a una crisi
spirituale e di identità, dopo aver fatto per diversi mesi la
guardia forestale, Kerouac giunse in Francia; ma Parigi non
era più quella della Lost Generation e Kerouac non era
Hemingway.
Lo scrittore tornò immediatamente negli Stati Uniti dove nel
frattempo uscì The Subterraneans nel 1958. Nello stesso
anno fu pubblicato The Dharma Bums. Questo è
sicuramente il momento più “religioso” di Kerouac scaturito
dalle forti influenze del Buddhismo.
Nel 1959 uscirono Doctor Sax e la raccolta di poesie
Mexico City Blues.
Big Sur verrà pubblicato nel 1962 a New York.
Kerouac trascorse gli ultimi anni della sua vita combattendo
contro il suo fisico minato dall’alcool e da una vita di
eccessi.
2
Morì il 21 ottobre del 1969 a S. Petersburg, Florida, dove si
era ritirato a vivere l’anno precedente con la terza moglie e
la madre invalida.
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INTRODUZIONE
Fin dal 1951 Kerouac aveva sognato di scrivere la leggenda
della sua vita e aveva un progetto in mente: fare di tutti i
suoi scritti un’autobiografia che rispecchiasse fedelmente il
suo cammino autobiografico.
Così nel 1969, nell’introduzione al suo romanzo Big Sur,
scrisse: “My work comprises one vast book like Proust’s
except that my remembrances are written on the run instead
of afterwards in a sick bed. Because of the objections of my
early publishers I was not allowed to use the same personae
names in each work. On the Road, The Subterraneans, The
Dharma Bums, Doctor Sax, Maggie Cassidy, Tristessa,
Desolation Angels, Visions of Cody and the others
including this book Big Sur are just chapters in the whole
work which I call The Duluoz Legend. In my old age I
intend to collect all my work and re – insert my pantheon of
uniform names, leave the long shelf full of book there, and
die happy. The whole thing forms one enormous comedy,
seen through the eyes of poor Ti Jean (me), otherwise
known as Jack Duluoz, the world of raging action and folly
and also gentle sweetness seen through the keyhole of his
eye”.
1
1
Jack Kerouac, Big Sur, Flamingo, Londra, 1993, pag. 5.
4
La biografa Ann Charters afferma a riguardo: “Una delle
decisioni più importanti che avesse preso era stata quella di
scrivere la leggenda della sua vita in sezioni, anziché in un
unico libro. Aveva ovviamente Proust in mente, e l’opera di
Proust era divisa in più romanzi. In seguito disse a Holmes:
“ Devo dividere la Leggenda di Duluoz in parti
cronologiche […] non posso riversare tutto quanto in un
unico stampo, se lo facessi otterrei una grossa palla
rotonda invece di una serie di figure”.
2
Non si può certo negare che se prendiamo l’elenco delle
date dei romanzi più importanti di Kerouac, si capisce che li
scrisse avendo bene in mente una sequenza cronologica che
rispecchiasse le fasi più importanti della sua vita.
Kerouac non aveva intenzione di scrivere una “leggenda”
della sua vita per fare di sé stesso un eroe, bensì voleva
diventare uno scrittore leggendario per il solo fatto di essersi
assunto il compito di ricreare nei suoi scritti una vita intera.
Ripercorriamo velocemente questa sequenza cronologica: il
primo libro della Leggenda di Duluoz fu il Doctor Sax,
scritto nel 1952, sulla sua prima adolescenza trascorsa a
Lowell, sua città natale.
Seguì, sei mesi dopo, Maggie Cassidy, ambientato tra il
1938 e il 1939, l’ultimo anno in cui frequentò la “Lowell
High School”.
Nel 1953, mentre stava ancora scrivendo Maggie Cassidy,
ebbe una storia d’amore con una ragazza afro – americana e
2
Ann Charters, Vita di Kerouac, Mondadori, Milano, 2003, pag. 176.
5
descrisse la loro relazione e la vita sfrenata che conduceva
con gli amici a New York in The Subterraneans.
Nel 1951 cominciò a scrivere Tristessa, la cui protagonista è
una drogata che Kerouac frequentò a Città del Messico.
Poi, all’inizio del 1956, tornò in famiglia, a casa di sua
sorella e scrisse Visions of Gerard, sulla malattia e la morte
del fratello.
Nell’autunno del 1956 Kerouac tornò a Città del Messico
per finire Tristessa e iniziare Desolation Angels sulle sue
recenti esperienze come avvistatore di incendi sulle Cascade
Mountains.
Nel 1957 scrisse The Dharma Bums, in cui raccontava le
sue avventure californiane tra il 1955 e il 1956.
Nel 1961 Kerouac scrisse la seconda parte di Desolation
Angels e un nuovo libro sul suo viaggio in California,
intitolato Big Sur.
Prima di morire, nel 1969, terminò altri due romanzi: Vanity
of Duluoz, scritto nel 1967, e Satori in Paris, scritto dopo
un viaggio in Francia nel 1965, e cominciò a lavorare a
quello che nelle intenzioni doveva essere il suo romanzo più
lungo, uno studio surrealistico degli ultimi dieci anni della
sua vita, ma che rimase incompiuto.
Malgrado ciò, quando Kerouac scomparve nel 1969, aveva
raggiunto il risultato che si era prefisso: nei libri sullo
scaffale c’era la leggenda di tutta la sua vita.
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Infatti se osserviamo attentamente tutti i suoi romanzi,
seguendo la sequenza cronologica della loro ambientazione,
non possiamo negare che questi libri sono autobiografici.
Anche se i nomi che troviamo in queste opere sono diversi
da quelli reali (ma lo stesso Kerouac ci tenne a precisare che
fu costretto a ciò dai suoi editori), leggendo una qualsiasi
biografia di Kerouac e mettendola a confronto con i suoi
romanzi, vi ritroveremmo le stesse situazioni, gli stessi
ambienti e gli stessi personaggi.
Premesso ciò, scopo di questa tesi è ripercorrere, capitolo
dopo capitolo, le tappe più importanti del viaggio
autobiografico di Jack Kerouac, analizzando la vita dello
scrittore attraverso alcuni dei suoi romanzi più importanti,
affrontando il tema più da un punto di vista psicologico che
biografico.
Il primo capitolo, intitolato “Un viaggio a ritroso nel mondo
dell’infanzia di Kerouac: Visions of Gerard”, analizza il
romanzo che ci mette di fronte al Kerouac bambino,
traumatizzato dall’evento che più di ogni altro segnerà la
sua vita: la malattia e la morte dell’amato fratello Gerard.
In questo capitolo viene fuori anche il senso di inferiorità
dello scrittore nei confronti di questo “santo bambino”, così
buono, così altruista, così intelligente e così adorato dai suoi
genitori.
Il capitolo successivo, “Il viaggio come fuga dalla
realtà:On the Road”, affronta il capolavoro di Kerouac,
On the Road, romanzo che rappresenta una fuga da tutte le
7
responsabilità rivolte ai paradisi “artificiali” del sesso, della
droga e dell’alcool.
Descrivendo le esperienze di un gruppo di giovani amici
ribelli, che reagiscono all’establishment, egli, non
sottraendosi in parte ai miti della velocità, del jazz e delle
orge promiscue, mostra più che un desiderio di rivolta uno
di nostalgia di emozioni represse, che si manifesta nella
travolgenza dell’attimo.
Notevole risalto viene dato alla grande amicizia tra Jack
Kerouac e l’amico di tutta una vita Neal Cassady, alter ego
dello scrittore, di cui ne rappresenta la parte ribelle e vitale.
Il personaggio di Neal Cassady viene affrontato più da
vicino nel terzo capitolo, “Compagno di viaggio:Visions of
Cody”, dove si parla del romanzo che fu definito la
“costola” di “On the Road”, in quanto contiene le parti per
così dire “superflue” al romanzo “manifesto” della Beat
Generation.
Visions of Cody fu scritto da Kerouac per far conoscer
meglio al suo pubblico di lettori questo mitico personaggio,
ispiratore di Kerouac e un po’ di tutta la Beat Generation.
Viene fuori il ritratto di un vagabondo, carcerato, ex
studente universitario, guidatore spericolato, amatore
frenetico, occasionalmente ladro di automobili e un beat che
alterna periodi di lavoro folle con altri passati interamente
“on the road” da San Francisco a New York, ma soprattutto
di un uomo che fu per Kerouac come un fratello perduto, un
padre mai trovato, una parte di sé fatta di spontaneità e
freschezza rispetto al mondo freddo di New York.
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Il quarto capitolo, “Viaggio al centro della notte:The
Subterraneans”, mette in risalto la storia d’amore tra
Kerouac e Alene Lee, una ragazza di colore di New York.
Ma ciò che ne viene fuori non è tanto il lato romantico di
questa storia, quanto l’incapacità di Kerouac di portare
avanti una vera relazione d’amore con una donna, un po’ per
le sue insicurezze, un po’ per i suoi pregiudizi, ma
soprattutto per quell’affetto morboso che lo legherà alla
madre per tutta la vita.
Ma, come dice appunto il titolo del capitolo, questo
romanzo è anche un viaggio al centro della notte, la notte
americana di New York, quando i cosiddetti “sotterranei”,
poeti, vagabondi, intellettuali, musicisti, si riunivano nei
locali del Greenwich Village per bere, ascoltare jazz, fare
uso di droghe, fare sesso, ma soprattutto per sentirsi liberi
nei confronti del conformismo della società in cui si erano
trovati a vivere.
Il quinto capitolo, “Il viaggio dell’anima: The Dharma
Bums”, parla del “viaggio spirituale” intrapreso da Kerouac
nella religione buddista, nella speranza di allontanare tutte le
sue paure e tutte le sue insicurezze per trovare finalmente la
serenità.
In questo tipo di viaggio un amico come Neal Cassady, così
folle e diabolico, non sarebbe stato l’ideale. Abbiamo così
un cambio della guardia: infatti eroe di questo romanzo è
Gary Snyder, “poeta monaco”, che si veste in modo
semplice e che vive in una baracca vicino ai monti in una
casa piena di libri e testi sacri.
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Il capitolo finale, “L’ultimo viaggio:Big Sur”, ci porta
all’ultima tappa di questo viaggio nella vita di Jack
Kerouac, quando lo scrittore, ormai stanco della popolarità e
della vita in generale, fugge dalla città per rifugiarsi in cima
a una montagna, da solo, per ritrovare sé stesso.
Sarà proprio questo contatto ravvicinato con il vero Jack
Kerouac che lo porterà alla disperazione, sull’orlo della
follia.
Ormai nulla può più colmare il suo vuoto esistenziale: non è
servito a nulla correre da una parte all’altra dell’America, è
stato inutile convertirsi alla filosofia buddhista e nemmeno
la vita solitaria a contatto con la natura è riuscita ad alleviare
almeno in parte il suo male interiore.
Da qui la decisione finale: affogare la sua disperazione
nell’alcool, decisione che lo porterà alla morte, nel 1969,
alla giovane età di 47 anni.
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