4
veri e propri vissuti di onnipotenza, sia nelle caratteristiche dell’epoca post-
moderna; si può ben dire che l’uomo post-moderno, era “pronto” all’utilizzo di
internet e, forse, non aspettava altro! (Capitolo I)
L’interesse clinico verso il fenomeno dell’internet dipendenza nasce a metà
degli anni ’90, da uno “scherzo” dello psicologo Goldberg ai membri del sito
Psycom.net, “scherzo” che, ciononostante, ha dato inizio ad un importante
dibattito tra psichiatri e psicologi sulla presunta esistenza di una dipendenza da
internet, che incede, ormai da anni. Ancora oggi, l’internet dipendenza non
rientra nei disturbi compendiati dal DSM.
Molteplici autori si sono interessati all’argomento e hanno elaborato modelli
teorici per dare una spiegazione plausibile al perché alcune persone trascorrono
tante ore della propria giornata di fronte ad un monitor, controllano la posta
elettronica ancor prima di fare colazione, perdono numerose ore di sonno
chattando o cercando informazioni, trascurano i rapporti sociali, gli studi o le
faccende domestiche, preferendo trascorrere il proprio tempo on-line. Sebbene si
possa continuare a discutere sul carattere patologico o meno di tali
comportamenti, resta l’innegabile fatto che essi esistono e che caratterizzano la
vita di parte degli utenti della rete.
La potenza di internet risiede anche nella possibilità che la rete offre, come
mai nessun mezzo prima abbia fatto, di accedere ad un tipo di esperienza che si
situa a metà tra il reale ed il sogno, una non-realtà che si differenzia dal sogno
perché più reale e si differenzia dalla realtà perché completamente designata
dall’utente. Si pensi alla possibilità offerta dalle chat di cambiare sesso, nome,
all’effetto dell’anonimato che aiuta a superare aspetti caratteriali che emergono
invece nei rapporti vis-a-vis, come l’inibizione, la timidezza, ecc., o ancora si
pensi agli avatar, i personaggi che l’utente si crea nei giochi di ruolo on-line.
Il tema dell’identità, da sempre caro alla psicologia e la psicoanalisi, assume
nuove sembianze e si scontra con la necessità di abbandonare le vecchie teorie,
non più adeguate alla spiegazione di nuovi fenomeni, ritrovandosi a fare i conti
con la possibilità che l’assunzione di diverse identità può non essere sempre
tacciata di personalità multipla, ma può far parte di una personalità sana in cui
diverse identità, o diversi aspetti di una sola identità, convivono in maniera
pacifica; può accadere, non per tutti e non sempre (Capitolo II).
5
Non si possono, infatti, tracciare linee generali da seguire, pensiamo
piuttosto che per la dipendenza da internet valga quanto studiato, negli anni
trascorsi, per le altre dipendenze. Probabilmente ogni patologia è frutto
dell’epoca in cui si sviluppa ma, contemporaneamente, dare ad internet come
mezzo in sé e alle sue caratteristiche ammalianti, la colpa di poter far sviluppare
una dipendenza verso di esso sarebbe come affermare che gli alcolisti
divengono tali perché, si sa, l’alcol ed i suoi effetti possono essere gradevoli!
La comprensione dinamica dell’internet dipendenza (Capitolo III) è comune,
in buona parte, a quella delle altre dipendenze. Particolare attenzione andrà
rivolta alla relazioni che la dipendenza ha con il costrutto di alessitimia e con la
tendenza a vivere esperienze dissociative, entrambe strettamente correlate alla
qualità delle esperienze infantili ed ai legami di attaccamento sviluppati
nell’infanzia verso le figure accudenti che guideranno le relazioni ed il
comportamento dell’individuo “dalla culla alla tomba” .
L’esperienza dissociativa conseguente all’abuso di internet è stata
denominata “Trance Dissociativa da Videoterminale”, il caso esposto (Capitolo
IV) è particolarmente interessante in quanto mostra come questo tipo di episodi
si manifestino e di come, anch’essi, necessitino di una vulnerabilità di base
dell’individuo.
Ci si è proposto, inoltre, di indagare la relazione che intercorre tra internet
dipendenza, alessitimia e vissuti dissociativi sottoponendo ad un campione di
giovani dai 18 ai 22 anni, una batteria di test comprendente un test per la
valutazione della dipendenza da internet, in particolare l’I.A.T. elaborato da K. S.
Young, la TAS-20 per la valutazione dei tratti alessitimici e la DES-II per la
valutazione dei vissuti dissociativi. Si è inoltre voluto indagare la possibilità di
accedere alla rete ed il maggior utilizzo che questi utenti ne fanno. Ci si
aspettava di riscontrare una correlazione tra i punteggi all’ I.A.T., alla TAS-20 e
alla DES-II a conferma dell’ipotesi di partenza e dei (pochi) dati già presenti in
letteratura a riguardo (Capitolo V).
6
Capitolo I
INTERNET: STORIA E STRUTTURA
1.1 La nascita.
La parola “Internet” deriva dall’espressione inglese interconnected networks
che, tradotto, significa interconnessi.
Il “network” è un concetto informatico che indica un insieme di computer
connessi tra loro grazie a due elementi: un programma informatico (protocollo)
che consente lo scambio di informazioni, ed un mezzo fisico, quale una linea
telefonica, fibre ottiche o un sistema satellitare, che rende la trasmissione
materialmente possibile.
Lo stesso principio viene usato per collegare networks con altri networks.
Internet non è altro che un network di networks.
1
La nascita di internet si può collocare nel 1969, anno in cui il Dipartimento
della Difesa Americano decise di creare una rete per collegare tutti i computer
operanti nella varie istallazioni militari.
La rinomata robustezza di internet ha origine proprio dall’esigenza iniziale
che doveva soddisfare: sopravvivere all’evenienza di una guerra nucleare.
2
In seguito a vari esperimenti si arrivò alla creazione di ARPAnet.
3
Il sistema si rivelò efficace e molto velocemente iniziò ad essere usato per
scopi diversi da quelli militari per i quali era stato creato.
Negli anni ’70 nacquero altre reti indipendenti come BITNET e USENET,
dedicate allo scambio di posta, messaggi e conferenze, ma, furono gli anni ’80 a
rappresentare una svolta importante per la diffusione delle reti non commerciali.
Nel 1983 un ente scientifico governativo americano, la National Science
Foundation, decise di istituire una propria rete autonoma (NSFNET) che
consentiva connessioni non solo via cavo ma anche tramite le linee telefoniche.
1
V. Cascino, I fenomeni sociali nella realtà complessa, Roma, 2006, pag. 90.
2
J. Green (1997), La nuova frontiera delle comunicazioni, Milano, 1998, pag. 98.
3
Advanced Research Projects Agency Network.
7
La creazione di NSFNET è una tappa importante nella storia della diffusione
di internet perché, proprio grazie a questa, l’accesso alla rete, fino a quel
momento prerogativa degli enti militari e delle grandi compagnie commerciali,
viene permesso anche alle università e ai piccoli enti scientifici non commerciali.
Pochi anni dopo, agli inizi degli anni ’90, nacque il World Wibe Web (www).
In Italia, il primo accesso è avvenuto nel 1986 al CNR di Pisa e, negli anni
’90, si sono susseguiti due boom di diffusione: nel ’97 si colloca il primo grosso
boom per gli utenti italiani, pochi anni dopo si è avuto il secondo grosso boom,
dovuto principalmente alle società che offrono servizi Internet Free.
Si riporta di seguito una tabella
4
esplicativa della diffusione degli host
5
nel
mondo.
Tabella Diffusione degli host
Paese
Numero di host
(dicembre
2000)
Quota sul
totale
Host per
1000
abitanti
Variazione
(sull’anno
precedente)
USA 72.456.761 66,1% 264,6 43,5%
Giappone 4.640.863 4,2% 36,6 76,0%
Canada 2.364.014 2,2% 76,0 41,6%
UK 2.291.369 2,1% 39,0 20,5%
Germania 2.163.326 2,0% 26,3 27,1%
Italia 1.630.526 1,5% 28,5 147,7%
Olanda 1.623.567 1,5% 102,8 97,8%
Australia 1.615.939 1,5% 85,5 48,2%
Francia 1.375.081 1,3% 23,3 76,3%
Taiwan 1.095.718 1,0% 50,0 83,5%
Brasile 875.596 0,8% 5,4 96,2%
Finlandia 771.725 0,7% 148,4 22,2%
Svezia 764.011 0,7% 85,8 28,5%
Spagna 663.553 0,6% 13,6 59,7%
Messico 559.165 0,5% 5,6 38,1%
Norvegia 525.030 0,5% 105,4 30,6%
Austria 504.144 0,5% 61,8 83,8%
Corea del
Sud
475.834 0,4% 10,2 67,8%
Altri
paesi
13.178.207 12,0% - -
TOTALE 109.574.429 100% 5,0 51,4%
4
Fonte: ISC – Network Wizards.
5
I computer host sono computer che offrono servizi, immagazzinano, distribuiscono e instradano
dati.
8
Attenendoci ai dati riportati in tabella si possono fare alcune considerazioni: i
2/3 degli host mondiali appartengono attualmente agli Stati Uniti che detengono
anche la più alta diffusione in rapporto al numero di abitanti. Inoltre, a parte gli
Stati Uniti, nessun Paese detiene quote significative sul totale, infatti, sono tutte
inferiori al 5%. L’Italia si situa sui livelli medi europei ma, nel 2000, il numero di
host italiani è quello che, in proporzione, è cresciuto più velocemente nel mondo:
la quota sul totale, infatti, è passata dallo 0,8/0,9 del 1997 all’1,5% del 2000.
La rapida crescita che si è verificata in Italia è dovuta, in buona parte, alla
rimozione di ostacoli legislativi per la registrazione di domini Internet alla fine del
1999.
9
1.2 Caratteristiche strutturali
Al fine di una più agevole comprensione delle argomentazioni trattate nei
capitoli che seguono, è opportuno analizzare alcune delle caratteristiche che
distinguono la struttura di internet.
In particolare si procederà brevemente all’esame di concetti quali: ampiezza
di banda, ipertesto, multimedialità.
Per ampiezza di banda si intende la quantità di informazione scambiata
nell’unità di tempo. Se facciamo riferimento alla “realtà”, si può affermare che
essa ha un’ampiezza di banda larga. Nei contesti di interazione vis-à-vis, infatti,
le persone utilizzano l’intero bagaglio semiotico di cui dispongono: gesti,
espressioni del volto, tono della voce, ecc.
6
L’ampiezza di banda della comunicazione mediata da computer (CMC) è,
invece, ristretta, poiché può limitarsi a delle righe scritte sullo schermo. Vengono,
in pratica, a mancare tutti gli indicatori cinetici e para-linguistici, lasciando spazio
solo al linguaggio digitale scritto.
Il concetto di ipertesto è fondamentale per comprendere, come si vedrà, le
argomentazioni trattate in seguito.
L’ipertesto è un collegamento fra informazioni poste in punti diversi di uno o
anche più documenti, i blocchi di testo sono connessi tra loro dai link, attivare un
link è facilissimo: basta il clic di un mouse.
Per essere chiari, esso è una forma di testo, composta da blocchi di
“scrittura” collegati da link, che permette una lettura multilineare: non una lettura
non lineare o non sequenziale, ma una lettura multisequenziale.
7
L’ipertesto è, quindi, indirizzato al lettore, è l’utente che decide le priorità
delle informazioni e il percorso che vuole effettuare, inoltre, i link permettono di
poter tornare indietro e i collegamenti intertestuali possono estendersi all’infinito.
Prescindendo dai vantaggi innegabili che tale modo di procedere comporta,
i rischi sono facilmente intuibili: la mancanza di un percorso lineare come può
essere quello di un documento classico, che ha un inizio ed una fine, ed in
questo ordine va letto, la sequenza interminabile di riferimenti incrociati (link) può
portare ad un certo disorientamento ed al rischio di perdersi “navigando” in un
6
A. Stone (1995), Desiderio e tecnologia. Il problema dell’identità nell’era di internet, Milano,
1997.
7
G.P. Landow, intervista tratta dal sito www.mediamente.rai.it.
10
“mare” infinito d’informazioni. La rete è, infatti, un magazzino straordinario di
notizie nobili e ignobili, il problema grandissimo è cosa farne!
8
L’ultimo concetto che ci sembra rilevante è quello di multimedialità.
Con questo termine si intende il ricorso contemporaneo a più media. Gli
ipertesti possono essere multimediali, essendo dotati anche di immagini statiche
e/o dinamiche, accompagnate dalla musica, dai rumori ecc.
9
Il filosofo Joel De Rosnay, ha coniato il termine di intermedia che supera
quello di multimedialità. Citando l’autore possiamo affermare che: “…La
digitalizzazione dell’informazione, che è il linguaggio comune a tutti i computer,
permette di creare ciò che ho chiamato, con Nicholas Negroponte, l’Unimedia,
ossia un solo tipo di media con un linguaggio che i calcolatori possono trattare e
le reti ad alto flusso, possono trasportare. Ma io penso che con la fusione di
internet e della televisione, che in inglese si chiama webcasting, il messaggio
invece di essere trasmesso dall’emittente televisiva è trasmesso da Internet,
secondo lo slogan del webcasting “don’t serve the web, we’ll serve it to you”, non
bisognerà più navigare per cercare l’informazione, perché l’informazione ci sarà
inviata già personalizzata. Questo si chiama push-media. Con il pull-media, sono
io che devo estrarre il messaggio che mi interessa dall’oceano di informazioni
che si chiama Internet. Con il push-media l’informazione viene verso di me. Tutte
queste parole inglesi le ho tradotte in francese con “intermedia”. Per me
l’intermedialità è un nuovo spazio, il cyberspazio futuro, che non ha niente a che
vedere con il surfing che si fa oggi su Internet”.
10
A questo punto si potrebbe obiettare che, chiarendo il concetto di
multimedialità, ci si è contraddetti con quanto affermato a proposito dell’ampiezza
di banda. Internet, infatti, già prevede l’integrazione testuale con l’audio e con il
video, quindi, la quantità di informazione aumenta.
Nonostante ciò, riteniamo che la comunicazione mediata da computer resti
caratterizzata dagli svantaggi dovuti alla limitata comunicazione sensoriale
permessa ai comunicanti.
8
F. Colombo, intervista tratta dal sito www.mediamente.rai.it.
9
G. Bettetini, intervista tratta dal sito www.mediamente.rai.it.
10
J. De Rosnay, intervista tratta dal sito www.mediamente.rai.it.
11
1.3 Servizi in rete.
Internet offre una varietà di servizi agli utenti, saranno presi in esame quelli
su si ritornerà parlando di internet-dipendenza.
1.3.1 La posta elettronica e le chat-line.
Una delle prime applicazioni sorte già ai tempi di Arpanet è il servizio di
posta elettronica (e-mail), il servizio e-mail è anche il più usato tra le possibilità
offerte dalla rete.
Secondo lo studioso George Gilder, nel 1995 il traffico della posta
elettronica ha superato quello del servizio postale per la prima volta.
11
La posta ordinaria viene, quindi, declassata a “snail mail”, ”posta lumaca”.
I vantaggi dell’e-mail rispetto alla “snail mail” sono noti a chiunque ne abbia
fatto uso, anche per una sola volta: basta il clic del mouse sull’icona invio per
mandare, comodamente, un messaggio di posta a chiunque in qualunque parte
del mondo si trovi, purché abbia un indirizzo e-mail e l’opportunità di accedere
alla rete.
Il tutto avviene velocemente e il destinatario può leggere il messaggio entro
pochi minuti.
Egualmente diffuso è l’uso delle Chat
12
(Internet Relay Chat - IRC).
La Chat è stata la prima forma di comunicazione istantanea su internet e,
storicamente, lo precede. IRC fu creato da Jarkko Oikarinen nel 1988 e ha
acquisto importanza ai tempi della “Cortina di Ferro”, per inviare notizie
dall’URSS durante i blackout televisivi e radiofonici.
In tutto il mondo ci sono diverse centinaia di reti IRC attive, in Italia, la rete
con più utenti è IRCnet che ha nel canale #italia
13
uno tra i canali con più utenti di
tutto il mondo.
Collegati alla stessa Chat possono esserci migliaia di persone
contemporaneamente.
L’identità di chiunque entri in Chat è data da un nickname, in pratica uno
pseudonimo con cui l’utente sceglie di essere identificato in quel momento.
11
J. Green (1997), op. cit., p. 101.
12
“Chat” in inglese significa “chiacchierare”.
13
I canali sono indicati facendo precedere il simbolo # al nome del canale stesso.
12
E’ possibile usare quanti nick si vogliono, ad ogni nick, corrisponde un
profilo utente visibile agli altri frequentatori della Chat.
Ancora una volta, un semplice clic del mouse sul canale desiderato
permette di avviare una conversazione con le persone presenti, ed è sufficiente
un doppio clic del mouse sul soprannome per parlare privatamente con chi si
desidera, la finestra della conversazione privata non viene visualizzata dagli altri
utenti.
In Chat si è dotati del dono dell’ubiquità: si può essere in più “stanze”
simultaneamente e avere più di una discussione in privato nello stesso
momento!
14
La comunicazione in Chat ha delle prerogative particolari: il linguaggio
utilizzato è caratterizzato da abbreviazioni di parole o intere frasi, i cosiddetti T. L.
A. (Three Letter Acronym) che permettono una digitazione più veloce riducendo i
tempi di attesa in Chat.
Per chi non ne è frequentatore assiduo spesso questo linguaggio può
risultare difficilmente comprensibile, ma, gli “habitué” ne hanno dimestichezza.
Per ovviare ai limiti comunicativi della C. M. C.
15
, di cui abbiamo già parlato,
in Chat vengono usate le “faccine”, gli “smileys” o “emoticons”. Questi sono
disegni ottenuti digitando segni di interpunzione (frequentemente parentesi,
asterischi e altri segni matematici) che assumono le sembianze di un piccolo
volto.
Lo scopo è conferire un’espressione che comunichi all’interlocutore le
emozioni o il tono della frase scritta.
Ad esempio:
: - ) significa “sono felice”
: - O “sono stupito”
e così via.
Di facilissimo accesso sono le Web Chat, non è, infatti, necessario istallare
alcun software, ma basta accedere ad uno dei tanti siti che offrono questo
servizio.
14
V. Cascino, op. cit., p. 95.
15
Comunicazione Mediata da Computer.
13
Le web Chat sono Chat multiple, vale a dire hanno “stanze” virtuali in cui è
visibile un elenco delle persone presenti nella “stanza”. Esistono anche Chat
monotematiche su Musica, Sport, ecc.
La Chat di Publiweb è una delle più frequentate in Italia e conta ogni giorno
migliaia di utenti, oltre alle centinaia di stanze di “Publiweb Blu Chat” e le Chat
monotematiche, è presente anche una Chat per adulti molto frequentata.
16
Attualmente, sono molto in voga i programmi di Instant Messaging, tramite
cui si possono aprire Chat con due o più utenti, sia testuali che in audio o in
videoconferenza ed è possibile scambiare files, inviare mail ed altro ancora.
Esistono più di una decina di Instant Messaging, uno dei più conosciuti è il
Messenger della Microsoft tramite il quale si può conversare con gli amici
connessi in Internet in tutto il mondo.
Con sorpresa, girando per le Chat, si può scoprire l’esistenza delle ChatBot,
in cui si “chatta”, in pratica, con un robot.
Tra i ChatBot italiani c’è Eloisa e Alfa, quest’ultimo è un prodotto più valido:
Alfa risponde alle domande degli utenti, invia e riceve e-mail e SMS, apre pagine
web e si può anche sentirlo parlare!
17
1.3.2 I MUD e il WWW
La sigla MUD sta per Multi User Dimension o Multi User Dungeon.
18
I MUD sono giochi a carattere multi-utente a cui si accede con una
connessione ad internet usando un programma che permette di collegarsi
all’indirizzo del MUD.
La loro nascita risale agli anni ’70 nelle università americane come forme di
sperimentazione, negli anni ’80 sono state create diverse tipologie di MUD che
hanno in comune alcune caratteristiche:
• Ambientazione: muoversi in un MUD vuol dire muoversi in un mondo
virtuale che può essere di vari tipi(dal fantasy al fantascientifico e al
moderno). In Italia il più diffuso è il fantasy.
16
Informazioni tratte dal sito www.mondochat.it/Chat/WebChat
17
Informazioni tratte dal sito www.mondochat.it/Chat/Robot.
18
In questo caso l’acronimo fa riferimento al capostipite di questi giochi: ”Dungeon and Dragons”.
14
• Gioco di ruolo: i giocatori si creano un avatar, vale a dire acquisiscono
delle identità virtuali, scegliendo il proprio sesso e le proprie
caratteristiche.
• PK: ovvero Player Killer, pratica in cui è consentito uccidersi tra
giocatori.
19
In realtà le prime adventures testuali erano monoutente, negli anni ’90 è
avvenuto uno straordinario sviluppo di questi giochi e, attualmente, la maggior
parte dei MUD ha una grafica tridimensionale.
I MOO (MUD Object Oriented) utilizzano una grafica estremamente
realistica, elementi audio, l’avatar ha le sembianze scelte dal partecipante stesso,
i MMORPG (Massive Multiplayer Ondine RPG) sono un’evoluzione estrema dei
MOO, la grafica tridimensionale ha una qualità altissima, pari a quella dei
moderni videogiochi.
20
Si prenderà ora in esame il World Wibe Web (a cui ci si riferisce con gli
acronimi www o w3) con il quale spesso internet viene, erroneamente,
identificato.
Sebbene questa convinzione sia tecnicamente scorretta, è innegabile che
l’esplosione del “fenomeno internet” sia legato all’esplosione di questo servizio.
La storia del www inizia nel 1990 grazie ad un ricercatore del CERN di
Ginevra, Tim Berners Lee, ma è stato il 1993 l’anno decisivo per lo sviluppo del
World Wibe Web. Agli inizi di tale anno, infatti, la NCSA
21
dell’Università
dell’Illinois sviluppò una interfaccia grafica per l’accesso ai documenti del World
Wibe Web che venne distribuita a tutti gli utenti del Web, gratuitamente.
Stiamo parlando di Mosaic, esso permise la diffusione del web come
servizio più usato nella rete.
19
Non tutti i Mud consentono questa pratica.
20
NextOnline, archivio, numero 15.
21
National Center for Supercomputing Applications.