Attraverso la Rete, le opere d’arte diventano fruibili anche da casa,
permettendo ad un target sempre più vasto di avvicinarsi alla cultura e di
maturare un interesse che in molti casi ha trasformato gli utenti virtuali
in visitatori reali.
Ovviamente la fruizione virtuale è una fruizione depotenziata, una
simulazione che perde gran parte del fascino di un’osservazione dal vivo,
ma ha il vantaggio di facilitare l’inserimento di ogni opera nel suo
contesto storico, culturale e persino ambientale e di diminuire la
passività con il quale spesso si affronta una visita virtuale.
Negli ultimi anni, quasi tutte le istituzioni museali italiane ed
internazionali, si sono dotate di un sito Web e nella gran parte dei casi, si
tratta di una rappresentazione digitale del museo reale, che da esso
mutua direttamente struttura e contenuti.
Da questo fenomeno, nasce la definizione di museo virtuale, ovvero
un modello di comunicazione culturale basato sulla connettività, sulla
contestualizzazione delle informazioni e sul coinvolgimento percettivo,
concettuale ed emozionale dell’utente
1
.
Questo tipo di trasformazione però, non vuole portare ad essere
obsoleti i musei che tutti noi conosciamo – le sensazioni che un’opera da
vivo può provocare non sono lontanamente paragonabili con quelle di
1
Ciotti F., Roncaglia G., Il mondo digitale, introduzione ai nuovi media, Roma, Laterza, 2006, pg.
251.
4
una riproduzione, anche se di ottimo livello – ma vuole piuttosto essere
un’integrazione per consentire un aumento dei suoi utenti, offrendo loro
uno stimolo al contatto reale con il museo e un eventuale
approfondimento successivo attraverso il contatto virtuale
2
.
Sarebbe quindi ingiusto, accettare o condannare intengralmente
questo processo di virtualizzazione dell’istituzione museale. Si tratta
semplicemente di prendere atto di tale trasformazione e di utilizzare al
meglio le innumerevoli possibilità offerte dalle nuove tecnologie
interattive: ricostruzioni virtuali di opere smembrate, possibilità di
approfondimenti, di studio, di visite virtuali, di mostre virtuali di
collezioni sparse per il mondo, interconnessione telematica tra i musei
3
.
Nel futuro ci si prefigge un utilizzo sempre più ad alto livello del
Web come risorsa didattica e di sussidio per regolare il flusso dei
visitatori, facendo crescere in loro un maggior rispetto e consapevolezza
del valore dell’istituzione museale.
L’oggetto di questo lavoro parte dalla comprensione del museo
quale istituzione culturale, per poi sviluppare – nel secondo capitolo –
un’analisi più approfondita sull’implementazione delle nuove tecnologie
nell’ambito delle istituzioni museali.
2
Passamani B., Muse e Museo: il museo tra estetica, classificazione e storia, in Piva A., (a cura di)
Musei 2000 alla ricerca di una identità, Venezia, Marsilio, 1995, pg. 33.
3
Bettenini G., Colombo F., Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani, 1994, pg.
78.
5
L’obiettivo consiste, prima di tutto, nella individuazione delle
caratteristiche generali del fenomeno in esame al fine di capire come
l’utilizzo delle tecnologie di Rete costituisca, in quest’ambito, una vera e
propria premessa per la modificazione dei linguaggi utilizzati nelle
strategie di esposizione, valorizzazione, divulgazione e fruizione del
patrimonio culturale.
Successivamente, viene svolta un’indagine sui siti Web di alcuni
musei italiani ed europei, che si sviluppa nel secondo capitolo e termina
nel terzo.
I giudizi in base al quale è stata valutata la legittimità dei siti, sono
stati formulati sui requisiti che un buon museo on line deve
necessariamente possedere, considerando i contenuti specifici, servizi
tradizionali e innovativi, navigabilità e gradevolezza del sito dal punto di
vista grafico.
Inoltre, nel terzo capitolo, è stata posta particolare attenzione sui
web museali di Benevento e provincia, sviluppando un’analisi che
permettesse di verificare se i siti indagati seguissero, nelle loro
applicazioni Web, le linee guida fornite dal “Manuale per la qualità dei
siti Web culturali”
4
.
4
Il Manuale è uno dei tanti documenti inseriti nel Progetto MINERVA che racchiude in sé una vera e
propria guida per l’applicazione delle nuove tecnologie alle realtà culturali e quindi anche
museali.Consultabile sul sito www.minervaeurope.org .
6
Tale indagine da un lato, ha fatto emergere una situazione museale
non molto incoraggiante (in quanto, nella maggior parte dei siti museali
analizzati, è stato riscontrato un mancato raggiungimento di diversi
obiettivi indicati nel Manuale), dall’altro però, è stato un ottimo spunto
di riflessione per la realizzazione della struttura web di uno dei musei più
rappresentativi del nostro patrimonio culturale: il Museo del Sannio.
Infatti nel quarto capitolo, è stata avanzata una proposta di struttura
per la creazione di un sito Internet interamente dedicato al Museo.
Per poter sviluppare questa idea, è stato necessario capire l’attuale
offerta museale (on line) ma soprattutto, il target di utenti a cui il Museo
rivolge il proprio messaggio culturale.
Ad agevolare questo complesso lavoro di ricerca, è stato il direttore
del Museo, Luisa Bocciero, la quale mi ha illustrato le problematiche
gestionali e promozionali che attualmente vive l’organizzazione
museale.
Attraverso questa indagine, è stato possibile capire quali sono i
punti di debolezza dell’offerta museale, così da trasformarli – nel nuovo
sito web – in servizi innovativi che si spera, possano attrarre maggiori
visitatori virtuali, ma soprattutto reali.
Fine ultimo di questa proposta, è quello di creare un sito web che
permetta al Museo di offrire (on line) un prodotto culturale di qualità e al
7
tempo stesso, di presentare adeguatamente la propria immagine
all’interno di un contesto più ampio e complesso, quale il MIR Sannio,
ovvero un sistema museale che ha l’obiettivo di valorizzare e facilitare la
promozione del patrimonio culturale sannita attraverso una politica di
collaborazione, tale da innescare quel meccanismo di trasformazione che
vede il turismo culturale quale motore di sviluppo per l’intero territorio
locale.
8
CAPITOLO I
L’INTRODUZIONE DELLE INNOVAZIONI
TECNOLOGICHE NELLE ISTITUZIONI MUSEALI
1.1 Breve percorso storico e sviluppo del museo dalle origini ai
giorni nostri
Ciascun museo ha una suo passato da raccontare, che raramente può
affermarsi definitivo: il museo è infatti soggetto a continue
trasformazioni e rinnovamenti e ogni periodo storico sembra rinnegare le
scelte fatte dal precedente.
Sebbene ogni museo abbia una propria storia alle spalle, è possibile
cogliere la loro origine al tempo degli antichi Greci.
I musei, infatti, comparvero prima dell’era cristiana come centri di
erudizione, di culto, di spiritualità e di creatività, che coinvolgevano un
ristretto numero di persone e nei quali si trattavano temi molto distanti
da quelli di cui ci si occupa normalmente nella vita quotidiana
5
.
Il termine “museo” deriva dal greco mouseion che significa “casa
delle muse” – secondo la mitologia greca, dee dell’ispirazione e
dell’istruzione e patrone delle arti.
5
Kotler N., Kotler P., Marketing dei musei – Obiettivi, traguardi, risorse, Vicenza, Einaudi, 2004, pg.
14.
9
Uno dei primi musei è stato fondato ad Alessandria D’Egitto nel III
secolo a.C. da Tolomeo II Filadelfo
6
ed era costituito da biblioteche,
laboratori, giardini zoologici, orti botanici, palestre, mense, ecc
7
.
Nell’antichità dunque, i musei erano istituzioni polivalenti con
centri di ricerca, biblioteche e luoghi contemplativi
8
.
Successivamente nell’antica Roma, durante il II secolo a.C., i musei
divennero i luoghi in cui si immagazzinavano e si esponevano le
collezioni accumulate durante le campagne militari e coloniali. Con i
Romani, l’istinto a collezionare, presente in tutta la storia dell’uomo,
venne elevato ad arte maggiore e a impresa sistematica
9
.
Quindi, storicamente, i musei erano considerati i custodi e gli
interpreti della cultura e del sapere; pertanto essi erano luoghi riservati
esclusivamente ad organizzazioni elitarie, uniche fruitrici della
conoscenza, interessate a raccogliere e conservare i segni della civiltà
contemporanea, da custodire anche per le generazioni future.
Solo negl’ultimi decenni del diciottesimo secolo, i musei si sono
trasformati in istituzioni rivolte al pubblico.
6
Kotler N., Kotler P., Museum strategy and marketing, San Francisco , Jossey-Bass, 1998, pg.11.
7
Bertacchini P.A., Bigotta E. e Pantano P., Il museo nell’era digitale, Catanzaro, Abramo, 1997, pg.6.
8
Sibilio Parri B., Definire la missione e le strategie del museo, Milano, FrancoAngeli, 2004, pg.150.
9
Vedi nota 5.
10
Infatti, il primo museo pubblico, aperto a chiunque,
indipendentemente dal ceto o dalla classe sociale di appartenenza , sorse
a Londra proprio nel diciottesimo secolo.
Nonostante i primi esperimenti di collezioni private aperte al
pubblico risultarono negativi, il desiderio di offrire un servizio agli
studiosi e agli eruditi da una parte, e quello d’incoraggiare l’istruzione
pubblica dall’altra, si coniugarono in un nuovo spazio fisico che
trasformava le collezioni private in una forma di museo evoluta in senso
egualitario, democratico e rispettoso delle diversità culturali e popolari
10
.
Da qui nasce la concezione attuale di museo, ovvero
quell’istituzione culturale aperta per la pubblica utilità, la quale vede
ampliarsi i suoi obiettivi odierni: alle collezioni, che costituiscono tuttora
l’anima dei musei, si affiancano i programmi di narrazione e
d’istruzione.
1.2 Le funzioni dei musei e il loro ampliamento
Questo nostro tempo è connotato da grandi fermenti e
trasformazioni presenti un po’ ovunque.
10
Kotler N., Kotler P., Marketing dei musei – Obiettivi, traguardi, risorse, Vicenza, Einaudi, 2004,
pp.16-22.
11
Sensibili mutamenti hanno investito anche il settore culturale e, nel
suo ambito, i musei sia pure con intensità diversa a seconda della
tipologia e dello Stato di appartenenza.
E’ noto che il museo, ospitando beni di interesse artistico, storico,
scientifico, è chiamato a garantire, nel tempo, la loro conservazione e
salvaguardia, nonché a consentirne un’ampia fruizione da parte del
pubblico
11
.
Ogni museo, dunque, svolge numerose funzioni : “conserva gli
oggetti che costituiscono il patrimonio culturale di una comunità, di una
nazione o di un gruppo etnico o culturale, recupera alla proprietà
pubblica, per quanto è possibile senza prevaricare sull’individuo, questo
patrimonio, lo studia per attribuire agli oggetti che lo compongono i
significati che rendono questi oggetti i simboli in cui si identificano la
comunità, la nazione o il gruppo, e infine diffonde questi significati
simbolici.”
12
In sintesi, le funzioni dei musei sono riconducibili essenzialmente a
tre grandi categorie:
funzione conservativa, nella quale ricadono le attività di
restauro e manutenzione, collezioni, catalogazione e inventariazione.
11
Sibilio Parri B., Definire la missione e le strategie del museo, Milano, FrancoAngeli, 2004, pg.7.
12
Pinna G., La funzione educativa del museo in Per una nuova museologia, Atti di Convegni
Internazionali, ICOM-Italia, Milano, 2000, pg. 82.
12
funzione espositiva, che consiste nella selezione delle
opere, con successivo allestimento e predisposizione di supporti
informativi.
attività di servizio, ovvero quelle attività di supporto che
permettono di completare l’offerta museale in termini di servizi di
accoglienza, divulgazione e complementari
13
.
Inoltre, sebbene le funzioni siano diverse da museo a museo, esse
sono riconducibili al D.Lgs 112/98, conosciuto anche come “Legge
Bassanini-ter”, il quale traccia le linee guida per la gestione a cui ogni
museo deve far riferimento, prevedendo nel contempo un progressivo
trasferimento di competenze dal Governo alle Regioni ed enti locali, in
una logica di delega e maggiore autonomia nella gestione dei beni
culturali
14
.
Secondo il D.Lgs il museo deve essere in grado di esercitare tutte le
funzioni proprie della gestione dei beni culturali, che il legislatore ha
individuato nella tutela (attività dirette a conservare e proteggere i beni
culturali), gestione (attività diretta, mediante l’organizzazione di risorse
umane e materiali, ad assicurare la fruizione dei beni culturali),
valorizzazione (attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e
13
Hooper-Greenhill E. (1995), Museum, Media, Message, in Rullani E., Micelli S., Di Maria E.,
Città e cultura nell’economia delle reti, Bologna, il Mulino, 2000, pg. 74.
14
Vedi nota 13, pg. 64.
13
di conservazione dei beni culturali), promozione (attività diretta a
suscitare e sostenere attività culturali).
Inoltre, negli ultimi decenni, si è verificato un processo di sviluppo
del settore culturale sia da un punto di vista prescrittivo-istituzionale che
manageriale
15
che ha portato i musei ad assumere nuove funzioni – o
potremo dire ad assumere nuovamente i propri antichi compiti – come
ad esempio quelle educazionali, di favorimento della diffusione e dello
sviluppo della cultura fino a quelle di intrattenimento e ricreazione.
Ai nostri giorni i musei si stanno progressivamente aprendo a un
numero crescente di visitatori, ciascuno dei quali ha interessi differenti e
richiede quindi un prodotto/servizio sempre più specifico
16
. Questo
costituisce un punto cruciale per le istituzioni culturali che devono
necessariamente creare proposte e servizi nuovi e variegati.
Questo cambiamento che ha investito il settore culturale è generato
sia da elementi interni sia esterni. Considerando questi ultimi, bisogna
evidenziare anzitutto il crescente livello di istruzione della popolazione e
il conseguente aumento dell’interesse per le tematiche culturali.
17
Inoltre,
anche la diffusione del turismo di massa ha contribuito all’incremento
della domanda culturale.
15
Mattiacci A., La gestione dei beni artistici e culturali nell’ottica del mercato, Milano, Guerini e
Associati, 1998, pg. 9.
16
Kotler N., Kotler P., Museum strategy and marketing, San Francisco , Jossey-Bass, 1998, pg.12.
17
Moretti A., La produzione museale, Torino, Giappichelli, 1999, pp. 81-84.
14