IV
pendolari, che viaggiano ogni giorno, o meglio, compiono quello che si può definire un
mini – viaggio quotidiano. Essi vivono e interagiscono durante la maggior parte del loro
tempo, in una città che non è casa loro, ovvero in una città che si situa ad alcuni
chilometri di distanza dal loro paese natale; nella quale essi si trovano in una condizione
di spaesamento iniziale e in contatto continuo con l’alterità.
Il primo capitolo segue gli sviluppi della società contemporanea, partendo dalla
nascita dello stato moderno nel XVIII – XIX secolo e del tempo libero, ovvero quel
tempo opposto al tempo lavorativo, che ha assunto sempre più importanza col passare
degli anni. Infatti, nella società contemporanea, tale espressione non indica più il tempo
per la didattica, durante il quale arricchire lo studio con viaggi esplorativi; oggi, dicevo,
è diventato un’occasione per far turismo.
Dunque, il viaggio “contemporaneo” è tipico di una società sempre più disposta a
spostarsi altrove, verso ciò che per un certo periodo di tempo possa distrarre dalla
routine quotidiana. A realizzare tutto questo, ha avuto un ruolo fondamentale il
fenomeno della globalizzazione, che segna un passaggio d’epoca, attraverso
l’annullamento delle distanze permesso dalla nascita e conseguente sviluppo dei mezzi
di comunicazione e di trasporto nella società moderna. Questo implica anche una
ridefinizione delle parole spazio e tempo, correlate tra loro da una fitta rete di intrecci: il
tempo di percorrenza di uno spazio è andato via via diminuendo, man mano che
l’innovazione tecnologica si stava sviluppando. Internet rappresenta un chiaro esempio
di compressione spazio – temporale: infatti, esso consente di comunicare
istantaneamente tra più soggetti indipendentemente dal luogo in cui essi si trovano,
annullando, quindi, la distanza fisica.
In seguito, si è analizzato come questi fenomeni si siano ripercossi nel turismo,
attraverso un percorso che si muove dalla nascita del turismo di massa ad uno sguardo
del turista nella società di oggi; e nel lavoro, in particolare, attraverso l’etnografia del
pendolare.
Sarà infatti l’etnografia il soggetto principale del secondo capitolo, durante il quale,
dopo aver definito il fenomeno del pendolarismo e la figura del pendolare, in continuo
contatto con la flessibilità, mi sono addentrata nella sua vita quotidiana.
V
I pendolari sono quotidianamente immersi nella flessibilità e nell’incertezza,
attraversano spazi, che non assumono nessun significato particolare, se non quello di
stazione e treno, per citare i più ovvi. Quello che essi hanno imparato dalla loro
esperienza, durante il loro attraversamento dello spazio, è stato come ottimizzare i tempi
e arredare l’attesa, scoprendo nuove passioni e praticando nuove attività che pensavano
di non conoscere e che col tempo, perdono fascino, passando da delle novità iniziale a
delle routine. Questi punti sono stati confermati anche dalle interviste fatte ad alcuni di
loro.
Inoltre, è stato importante anche porre attenzione alle interazioni che si creano nella
quotidianità, sia all’interno del treno attraverso l’osservazione dei tipici comportamenti
da vagone, sia nella grande città, qual è Milano.
Ma per scoprire tutto ciò, occorre vivere il viaggio, per non dimenticare che «C’è
solo una cosa peggiore del viaggiare, ed è il non viaggiare affatto. (Oscar Wilde)»
1
CAPITOLO PRIMO
VIAGGIARE NELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA
Un vero viaggio non è cercare nuove terre,
ma avere nuovi occhi.
(Blaise Pascal)
In questo capitolo si analizzerà come attualmente, i viaggi e le individualità delle
persone, che effettuano tali spostamenti, siano influenzati dal fenomeno della
globalizzazione. Essa designa un passaggio d’epoca, una trasformazione radicale del
nostro modo di vivere che coinvolge l’intero pianeta in una fitta rete di interdipendenze.
È una sorta di chiave con la quale si vogliono aprire i misteri del presente e del futuro
attraverso una ridefinizione del tempo e dello spazio che, all’interno della società
assumono significati ogni volta sempre più differenti.
Inoltre, si cercherà di capire come, con la formazione dello stato moderno durante i
secoli XVIII – XIX e la nascita del concetto di tempo libero, si sia trasformato il
significato assunto dalla parola “viaggio”, ovvero come quel tempo opposto al tempo
lavorativo sia diventato opportunità per lo svago e lo spostamento. Un significato che è
cambiato nell’attuale società, divenuto sempre più importante, in quanto il tempo libero
si è trasformato, in un occasione per far turismo. Proprio il turismo è uno dei due motivi
principali per cui si viaggia oggi: a tal proposito è stato tracciato un breve percorso che
si muove dalla nascita del turismo di massa allo sguardo del turista, oggi, nella società
contemporanea. In ultimo l’attenzione è stata spostata al mondo del lavoro (oggetto poi,
nella seconda parte, dello studio di un caso sull’etnografia del pendolare), in quanto gli
spostamenti da un posto all’altro stanno diventando sempre più numerosi.
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I – 1. La globalizzazione e il viaggio
Le più importanti tipologie del viaggio sono largamente influenzate dal fenomeno
della globalizzazione. Prima di “categorizzare” questi viaggi, si è cercato di capire
meglio come tale fenomeno sia sempre presente negli spostamenti compiuti da migliaia
di persone, sia per diletto che per lavoro.
La globalizzazione contraddistingue tutte quelle trasformazioni economiche,
politiche e culturali che aumentano l’interdipendenza delle azioni sociali che avvengono
in luoghi distanti tra loro e che trasformano le percezioni e le relazioni spazio –
temporali. Essa si rivela profondamente ambivalente in quanto unisce mentre divide,
divide mentre unisce, ovvero, da un lato, favorisce l’omologazione e la
standardizzazione e dall’altro rivitalizza le identità comunitarie, etniche e culturali.
«Ogni volta che si cita il termine globalizzazione ci si aspettano reazioni di entusiasmo
o di condanna. Per gli uomini d’affari e i giornalisti si tratta di un termine dai risvolti in
genere positivi – maggiori notizie, maggiori opportunità. Sul piano dell’ “imperialismo
culturale”, invece, la globalizzazione diventa qualcosa di negativo […] in certi casi, la
“globalizzazione” appare una minaccia». (U. Hannerz 2001, pp. 17 – 18)
Nelle società contemporanee che sembrano essere un accampamento mobile, i
viaggiatori moderni restano spesso delusi: sembra che non esistano più posti
sconosciuti, capaci di stupire e di far vivere avventure inaspettate.
Non si può sfuggire a quella civiltà globale che è stata creata da generazioni di
viaggiatori, esploratori, signore e signori della curiosità, mercanti e avventurieri. Affonda le
sue più antiche radici proprio nel viaggio la globalizzazione, che ora è saldata da sistemi
internazionali di trasporti, mercati, comunicazioni, alleanze e lotte politiche, processi di
sviluppo e di distruzione […]. Il mondo è diventato un villaggio globale. O un
accampamento mobile? Gran parte della popolazione mondiale è in movimento come mai
in passato, turisti, uomini d’affari, manodopera itinerante, sbandati, attivisti politici…
(Bruce Chatwin, 1996
1
)
1
Bruce Chatwin citazione tratta da Anatomia dell’irrequietezza, Adelphi Edizioni, 1996 Milano. Ed.
originale Anatomy of Restlessness, The Legal Personal Representatives of C. B. Chatwin, 1996
3
Inoltre, oggi ci si trova ad affrontare il problema della globalizzazione delle mode
che favorisce la scomparsa delle differenze, almeno ad un primo sguardo superficiale:
ovunque si va si può trovare un McDonald’s o almeno una Coca Cola e questo fa subito
pensare che la pigrizia o l’insicurezza facciano restare legati alle proprie abitudini e alle
proprie comodità. Ma se la gente e il suo modo di vivere fossero uguali dappertutto, non
avrebbe molto senso spostarsi da un posto all’altro. Per questo, secondo Leed, il gusto
della differenza deve creare la ragione del viaggio, in modo tale da riuscire a superare le
distinzioni e le contrapposizioni.
La globalizzazione, però, non è un fattore da considerarsi esclusivamente in modo
negativo perché cancella le differenze: con essa, infatti, non ci si trova di fronte alla
crisi dell’identità, ma si cerca piuttosto di rispondere alle identità che si muovono
contemporaneamente ad una “ristrutturazione” dell’esperienza soggettiva. Una nuova
logica del vivente e dei saperi che lo descrivono, parlano e strutturano.
Ci si trova di fronte ad un io che, secondo Giaccardi e Magatti, attraversando gli
spazi che gli si aprono, ridefinisce la propria storia e la propria identità, per trovare una
forma nella quale riconoscersi rispetto alle forme dell'identità che la globalizzazione sta
ridisegnando, da quelle dello Stato-Nazione, dove il cittadino non è più riconoscibile
secondo le tradizionali categorie, per passare alle forme sociali, dominate dalla multi -
appartenenza, per finire con la progressiva fine dell'epoca e del concetto di modernità.
Come sottolineato ancora dai due sociologi, con la globalizzazione siamo in presenza
di "un salto di qualità nel processo di individualizzazione", che ha il suo perno nella
rispazializzazione delle forme di vita. L'io globale è il nuovo viaggiatore, nuovo perché
si muove in un diverso paradigma spazio-temporale, quello nato con la globalizzazione.
Infatti, chi vive in una società globale è costretto a reinventarsi degli spazi, deve
cercare di capire in che modo i sistemi sociali tengano uniti il tempo e lo spazio.
La globalizzazione presenta delle trasformazioni significative dello spazio che
possono sintetizzarsi in tre termini: contrazione, despazializzzione e rispazializzazione.
Questi fenomeni di modificazione delle categorie di tempo e spazio saranno oggetto
di discussione nel paragrafo seguente, in quanto il loro significato nella società
contemporanea è in mutamento continuo.