4
Padre Hecker morì nel 1888; diventò Walter Elliot il più conosciuto
portavoce per quest’esigenza sentita da una parte del cattolicesimo americano,
eppure, dopo la chiusura ed il rifiuto espresso dal pontefice, ogni moto subì un
arresto e tutto il clero dell’oltre Atlantico rientrò nei ranghi attraverso la
sottomissione.
Tyrrell, il gesuita e teologo inglese ( Dublino 1861 – Sussex 1909), una
delle figure chiave del modernismo come certo avremo occasione di
constatare nel prosieguo, era cosciente del retaggio dovuto alla corrente di
pensiero prima sbocciata tra gli americani, verso i quali ebbe a scrivere
assimilandoli ai modernisti “ educati ai principi democratici (… ) tenevano
irresistibilmente ad invertire la piramide gerarchica (… ) per riporla
nuovamente sulla sua larga base, come cosa che poggi su fondamenti terrestri
e non sembri caduta a capofitto dagli spazi aerei. ”
1
Le ansie di approfondimento, la volontà di studio, alla fine
dell’ottocento subirono un’impennata anche nel campo della teologia, in
particolare in Germania sia grazie all’energia residua della cultura romantica
che induceva ad un nuovo approccio storiografico e sia sulla spinta delle
scoperte e dei recenti metodi di indagine delle scienze sociali ed
archeologiche, nonché in virtù del continuo contatto in quella terra con il
protestantesimo da sempre propenso all’ introspezione religiosa, e portano un
neonato filone di ricerche. Nelle università, presso le cattedre teologiche, di
Monaco, Tubinga, Strasburgo, il fervore si accresce di altra vitalità. Nella
storia del Cristianesimo dibattito, analisi, sintesi, critiche ed esortazioni verso
la modifica ed il miglioramento, propugnato guardando in avanti o rifacendosi
al passato, sono delle costanti assai più presenti di quanto comunemente si è
portati a pensare. Per rimanere vicini al periodo che stiamo considerando
viene esemplare da citare, proprio rimanendo in Germania, un opuscolo del
vescovo di Magonza, von Ketteler, intitolato La questione operaia e il
1
Da Dio agli uomini, 1907. Saggio raccolto in George Tyrrell, Il Papa e il modernismo - Edizioni Enrico
Voghera. 1912.
5
Cristianesimo, del 1864, ossia ben ventisette anni prima della Rerum Novarum
la famosa capostipite delle encicliche sociali. Sotto l’impatto delle nuove,
aggressive, forme di sfruttamento capitalista alcuni cattolici tentano una
comprensione ed un aggiustamento proponendo una riforma. Il vescovo nel
libretto, infatti, arriva a stilare a fronte del capitalismo selvaggio, richieste
precise di giustizia sociale: aumenti dei salari, diminuzione delle ore di lavoro,
giorni fissati di riposo, divieto dell’impiego in fabbrica di minori e donne,
riconoscimento del diritto associativo agli operai. Siamo assolutamente in
anticipo rispetto agli anni della crisi modernista, alla quale ora torniamo, ma,
probabilmente è utile aver accennato ad un filo che permette di intuire come
tensioni e ed eresie non sono fulmini nel cielo sereno del cristianesimo e,
nemmeno forse, nei cieli delle altre religioni, così come non sono episodi
slegati dalla storia.
In Belgio monsignor Desirè Mercier nel 1889 fondò, presso l’università
cattolica di Lovanio, l’Istituto superiore di filosofia con lo scopo, dichiarato,
di ripensare i problemi e le soluzioni alla luce delle preoccupazioni moderne,
sia pure col paradigma tomista. Mercier criticava l’idea assai diffusa per la
quale “ l’intellettuale cattolico era un soldato al servizio della sua fede
religiosa e che la scienza non poteva essere tra le sue mani che un’arma di
difesa del suo credo ”. Sosteneva invece l’autonomia della filosofia in
rapporto alla fede e soprattutto alla teologia. Affermava addirittura la necessità
di fare della filosofia “una scienza senza epiteti ”
In Francia monsignor D’Hulst, direttore dell’Istituto cattolico di Parigi,
nel quale insegnavano anche Loisy e Duchesse, era sostenitore, come Mercier,
di un tomismo decisamente progressista. Questo gruppo di parigini pubblicava
di preferenza sulla rivista ‘ Annales de philosophie chrétienne ’ periodico
tradizionalista ma che poi si caratterizza sempre più per l’attenzione alla
filosofia moderna tanto che nel 1896 Maurice Blondel vi pubblica la famosa ‘
Lettera sopra l’esigenza del pensiero contemporaneo in materia d’apologetica
’ un vero manifesto antiscolastico.
6
Il domenicano Marie Joseph Lagrange fonda a Gerusalemme nel 1890
la ‘ Ecole pratique d’études bibliques ’, successivamente è direttore della
‘Revue Biblique Internazionale ’ e nel 1904 darà alle stampe il volume Il
metodo storico, libro fortemente criticato dagli antimodernisti ed in particolare
da padre Schiaffini.
2
In Italia il contributo fornito ad approcci di tipo, possiamo dire, positivi
e di critica storica, non pare nutritissimo, ma almeno va nominato padre
Antonio Stoppani, docente di geologia a Pavia e Milano, autore di Il dogma e
le scienze positive ( 1886) e Cosmologia mosaica (1887).
Possiamo notare come gli esempi riportati circa alcuni centri di studio,
definibili progressisti, hanno le date d’inizio abbastanza indietro nel tempo
rispetto allo scoppio della polemica modernista: siamo ancora nel pieno del
pontificato di Leone XIII, papa Agostino Pecci, eletto nel 1878, vissuto fino al
1903 e successore di Pio IX ossia di quel vicario di Cristo che ha avuto
l’onore e, davvero, l’onere del più lungo pontificato fino ad oggi, escludendo
S. Pietro. Quel longevo regno tenuto da San Pio IX, Giovanni Maria Mastai
Ferretti di Senigallia, era stato fortemente travagliato. In quel periodo ha
definitivamente fine il potere temporale dello stato vaticano sotto l’avvenuta
unificazione del Regno d’Italia che ha nella città di Roma la capitale.
Ovviamente la resistenza e l’arroccamento di Pio IX erano reazioni quasi
inevitabili, espresse nel suo rifiuto non solo verso l’esproprio delle terre
pontificie, pressappoco Lazio Umbria Marche e Romagna, e lo stato italiano
ma anche contro la separazione di chiesa e stato ed ogni accettazione delle
idee della modernità. Il giorno 8 Dicembre del 1864 è la data di consegna
dell’enciclica ‘Quanta cura ’ che serve da prologo al ‘ Sillabo ’, sommario,
elenco, degli errori del tempo da aborrire. Segue, a breve, 1869 – 1870 il
Concilio Vaticano I, istituito nel segno dell’intransigenza sia formale, perché
improntato direttamente dal papa senza consultazioni interne e privo dei tipici
2
Cfr. Daniela Saresella, Modernismo - Editrice Bibliografica. 1995.
7
inviti rivolti a delegazioni civili, sia sostanziale per la promulgazione del
nuovo dogma dell’infallibilità papale.
3
Il pontificato eppure era nato con differenti auspici, proprio prima delle
fiamme rivoluzionarie del 1848; ma in quel 1846, che aveva visto il cambio al
soglio massimo della cattolicità, il fuoco non era ancora acceso. Subito Pio IX
concede l’amnistia facendo pensare di aderire alle idee neoguelfe di Gioberti,
proponente una penisola di principati uniti sotto il governo munifico del papa;
la popolazione di Ferrara occupata dagli austriaci, che la sottraggono allo stato
pontificio, inneggia a lui. A Roma istituisce il Comune con tanto di consiglio
comunale e dopo le prime rivolte in Italia, concede la Costituzione. Si crea il
mito del papa liberale, perfino risorgimentale. Il 24 Novembre del 1848 però
Pio IX deve fuggire dalla città eterna dove il 9 Febbraio è proclamata la
Repubblica, sbaragliata la quale dopo soli cinque mesi dalle truppe francesi, il
pontefice rientra. Ha inizio la restaurazione papalina, pratica e concettuale,
sarà guardinga contro ogni invasione ed ingerenza; non sarà
comprensibilmente accettato lo stato italiano che dal 20 settembre del `70
reclude il Vaticano in quarantaquattro ettari, ma sarà rifiutata pure la legge
delle guarentigie ed ogni nuova ideologia.
Con Leone XIII invece, anche lui vivrà da papa bei venticinque anni,
siamo certo in un periodo diverso per la curia romana; è il momento di
guardare avanti, passato il caldo della “questione romana ” probabilmente si
possono cogliere anche gli aspetti buoni della perdita del potere temporale, in
termini di snellimento e sgravio dalla politica attiva verso un maggior ritorno
al versante spirituale. Siamo in un pontificato ove è lecito dunque avere un
atteggiamento più sereno. Oltre all’attenuazione dei conflitti in seno al corpo
della chiesa, infatti, il periodo di papato di Gioacchino Vincenzo dei conti
3
Dei “ Vecchi cattolici ”è lo scisma del 1871: alcuni cattolici tedeschi non accettano l’infallibilità papale del
Vaticano I. Ispirato da Igor von Döllinger, teologo e parlamentare tedesco, fautore della separazione stato
chiesa, sfociò in comunità separata con proprie chiese e vescovi anche in Svizzera ed Austria. Dal 1889 con i
gianseniti della Chiesa di Utrecht si fusero nell’Unione di Utrecht che è in comunione con gli anglicani ed è,
tuttora, una piccola chiesa autonoma.
8
Pecci, di Carpineto Romano, eletto il 1878 e vissuto fino al 1903, è tempo di
distensione internazionale abbastanza ampia e riconosciuta. È incipiente la
belle epoque, dopo Sedan le grandi guerre sono sospese per quasi cinquanta
anni, la rivoluzione d’Ottobre, degno spauracchio di quella giacobina, darà i
primi segni importanti non prima del 1905 e ogni grossa sommossa sembra
spenta anche se prospera l’organizzazione delle ideologie d’area socialista.
Naturale che l’azione pastorale del vaticano possa per ora muoversi con
equilibrio e moderatezza, ed effettivamente due degli atti più caratterizzanti
l’opera di Leone XIII sono la Aeterni Patris del 4 Agosto 1879, una
esortazione a “rimettere in uso la sacra dottrina di S. Tommaso ”e la Rerum
Novarum del 15 Maggio 1891 che si occupa della questione sociale, o meglio
della questione degli operai.
Quest’ultima è d’indiscussa importanza e rinomanza per la politica e per
l’associazionismo, “ con l’enciclica Rerum Novarum frutto di un complesso
processo redazionale, il pontefice indica i capisaldi di quella che diventerà la
dottrina sociale della chiesa, presentando, in contrapposizione alla soluzione
liberale e a quella socialista, la ‘ terza via’ cattolica in ordine ai problemi del
contemporaneo mondo industriale
4
. Antonio Gramsci farà notare la
coincidenza: l’emanazione dell’enciclica precede di poco il congresso a
Genova che darà il natale al Partito Socialista italiano, che in questo primo
anno avrà il nome di Partito dei lavoratori italiani.
Per la presente tesi, tuttavia, viene più interessante la prima delle due
encicliche leonine menzionate. Dall’Aeterni Patris, di fatto, prendono
visibilmente corpo alcune mosse che, volendo più o volendo meno, arrivano
ed incidono sino alla crisi modernista. Il pungolo ufficiale a riprendere la
dottrina tommasea, esplicito nel documento papale, infatti, ebbe il seguito di
un rincalzato fermento teoretico; vero che la metodologia doveva essere, come
indicato, quella scolastica ma il tomismo che ne scaturisce, almeno una sua
parte, è in realtà un neotomismo, che possiede perciò dei connotati propri.
4
Daniele Menozzi in Cristianesimo a cura di Giovanni Filoramo. 2000. Laterza.
9
Soprattutto questo rinnovato vigore esegetico farà fiorire centri e scuole come
quelli dei sopra citati, monsignor Mercier, monsignor D’Hulst e padre
Lagrange. Quasi inutile chiosare che non tutte le scuole ed i pareri strizzavano
l’occhio ad una metodologia progressista, parecchie furono le voci di protesta
e richiamo all’ordine; per fare dei nomi diremo padre Luis Billot gesuita che
operava a Roma, padre Schiaffini ed il cardinale Orazio Gazzella anche lui
gesuita, professore all’Università Gregoriana di Roma e poi prefetto della
Congregazione degli studi, che attaccò duramente Mercier e la ‘sua’
Università di Lovanio.
È proprio dal dibattito acceso dalle induzioni al tomismo che, erano
venute per ricordare di non travalicare certi metodi ed oggetti d’indagine,
prende il via nelle accademie universitarie, cattoliche o evangeliche, nei
seminari, nei centri di catechesi, nelle parrocchie, nelle chiese riformate, nella
curia e tra i fedeli, un vero scontro che senza soluzione di continuità arriverà
alla rottura modernista.
A questa prima spiegazione e ricostruzione dei fatti concernenti il
pensiero nuovo ne va aggiunta un’altra, parimenti importante e
ragionevolmente concatenata. Analizzando, infatti, dove si propaga la corrente
riformatrice, l’abbiamo visto, prima negli USA con il movimento detto
americanista e poi con il modernismo che si estende, pressoché
esclusivamente, in una parte dell’Europa, ci viene facile da ritenere che il
fenomeno avviene nei paesi dove la rottura dei vecchi sistemi economici e
sociali è più repentina e dove la seconda rivoluzione industriale procede a
passo spedito. Qui s’è precocemente disaggregato il vecchio mondo,
attraverso gli sconvolgimenti dei rapporti produttivi; il tessuto contadino è
definitivamente spezzato e tolto dal suo ruolo tradizionalmente basilare della
società che si posava molto sui pilastri agrari e rurali, ed anche l’ambiente
cittadino è cresciuto e cambiato nella sua essenza. Laddove arrivò il
mutamento del processo lavorativo, le campagne e le città che prima erano
cose adesso diventavano altre cose; in quelle zone, per ovvio risultato, era
10
avvertita subito la necessità di fornire delle risposte a dette trasformazioni. In
realtà l’accelerazione, soprattutto nelle società progredite, procede da vari
settori, e quasi all’unisono, dopo la metà del milleottocento fino ai primi del
novecento.
Ci sono nuove forme energetiche anzitutto, l’elettricità ed anche l’uso
del motore a scoppio. Evolvono i sistemi di comunicazione, radio e telefoni,
l’organizzazione produttiva s’avvia al fordismo, i successi nella sanità, nei
materiali da costruzione ( l’Eiffel è nell’expò del 1889) e nella distribuzione
alimentare accrescono l’urbanizzazione.
Crescono gli scambi commerciali, i volumi di borse e banche, i
monopoli ed i cartelli. A ciò bisogna almeno aggiungere, chissà se effetto o
causa, l’aumento demografico, conditio sine qua non della società di massa e,
l’affermarsi di scienza e metodo positivo che dalle discipline naturali ed esatte
investe le conoscenze sociali e storiche.
Passaggi dirompenti, che in pochi anni cambiano l’uomo delle società
avanzate ed il suo landscape ; ed allora, ogni organizzazione, ogni individuo,
spontaneamente si pone interrogativi ed abbozza risposte d’adeguamento, la
grande istituzione della Chiesa, ancora più ampia se vista nel complesso di
chiesa cristiana, non poteva farsi da parte ed il modernismo, specchiato
nell’antimodernismo, esprime una fetta di questo bisogno.
Il modernismo non ha un inizio preciso e, specialmente nella fase
primaria non è identificabile con un evento di partenza; d’altronde neppure ha
ne le sedi ufficiali ne un circolo definito di persone partecipanti e, tanto meno,
ha punti di programma o manifesti costitutivi che possono agevolare il
compito di delimitarne l’avvio.
Il movimento, tuttavia si può dire, ha avuto inizio intorno agli ultimi
anni del milleottocento e, a cavallo del nuovo secolo è cresciuto in termini di
risonanza e qualità polemica. Per la cronologia che lo riguarda
l’approssimazione usata, non è un risultato dovuto ad imprecisione, ma, si
11
riferisce proprio ad alcune prerogative, quasi aleatorie, che hanno
contraddistinto il fenomeno nella sua nascita, ma non solo.
Ci sono cenacoli e luoghi di riunione particolari dove idee di
rinnovamento anche del campo religioso sono proposte ed approfondite; si è
detto sopra che presso cattedre teologiche e centri di studio, soprattutto
dell’area franco-germanica, il dibattito era acceso, ma, in Italia, la nazione
verso la quale particolarmente si dipana questa ricerca attraverso un giornale,
in certi posti più aperti alcuni siti sono identificati. Nella Roma di fine
Ottocento e d’inizio Novecento, dei circoli o cenacoli culturalreligiosi,
difformi da quelli di stampo clericale controllati (… ) Si parla beninteso, di
isole minoritarie, piccole e vivaci casi di credenti nel variegato panorama
romano d’una cristianità ancora esaudita in massima parte da una
ecclesiologia bellarminiana che il neotomismo - in versione scolastica -
teneva in generale lontano
5
Per esempio a Roma ricorre citato un salotto
d’incontro a via Arenula ove erano anche pubblicati dei periodici. In piazza
Rondanini una casa di ‘forze spirituali ’ piuttosto famosa, soprattutto
all’indomani della morte di Pio X come luogo da cui Fogazzaro avrebbe tratto
parte dell’ambientazione de “ Il Santo ”; ed un villino abitato dal 1891 dal
barone von Hugel, colto anglo austriaco religioso e studioso delle Sacre
Scritture secondo i criteri positivi. Non è da dire però che in tutti questi
piccoli gruppi, sotto la caratteristica della modernità, ci fosse una uniformità
di soluzioni o di pensiero al di la dei comuni interessi riformatori
6
ed è
interessate notare che si può stabilire abbastanza correttamente un certo
rapporto tra la scapigliatura giornalistica e letteraria (… ) dell’ultimo
ventennio dell’Ottocento, e il formarsi di gruppi non meno scapigliati, rispetto
all’associazionismo clericale, in seno alla cattolicità della capitale con
interessi religiosi di nuovo tipo ma altrettanto vivaci. Di posti anche meno
ufficiosi e mimetizzati, in alcune accademie teologiche, si ha notizia e proprio
5
Lorenzo Bedeschi “ Il modernismo italiano ” pag. 57 - Edizioni San Paolo. 1995.
6
Ibidem, pagg. 57 – 58.
12
nel pieno dell’area cattolica, tra i quali, il convento, piuttosto frequentato e
moderno dei ‘Santi Apostoli ’ riunito intorno al francescano, poi cardinale,
padre Orioli. Ancora, si riporta del Seminario Pio, ( dopo chiamato Pio
Romano) che tra gli insegnanti ebbe padre Genocchi e Buonaiuti. Chi
proponeva un tal movimento riformatore - o vi aderiva spiritualmente –
pensava di comporre il dissidio tra il patrimonio tradizionale della fede e i
risultati delle discipline positive nel frattempo affermatisi come
l’antropologia, la filologia, l’esegesi, la critica storica ecc. e quindi di dare
l’avvio non solo a un nuovo dialogo fra il pensiero moderno e i credenti della
postcristianità, ma anche - ed essenzialmente – di rivendicare, da parte di
quest’ultima, spazi di libertà nell’indagine storico critica senza
compromettere la propria fede e l’appartenenza ecclesiale.
7
Territori modi
scambi, si badi, tra ecclesiastici, giovani seminaristi e laici, sia uomini sia
anche donne, come l’Antonietta Giacomelli e la marchesa Patrizio o Maude D.
Petre, allieva spirituale di Tyrrel.
Ad onore del vero, tuttavia, esiste, secondo alcuni autori un atto
individuabile come la partenza della controversia modernista: “L’evangile et
l’Eglise ”, scritto da Alfred Loisy, abate e professore di scienza biblica a
Parigi, nel 1902, pubblicato in risposta allo scritto dell’ esegeta protestante
tedesco Adolf von Harnack. Un testo, questo che, certo involontariamente (
verrebbe da dire … in buona fede), potrebbe, quantomeno, segnare il mostrarsi
del fenomeno modernismo. Comunque sia, riprendiamo ancora Lorenzo
Bedeschi, uno dei massimi specialisti del settore, docente ad Urbino, centro di
studi ricco di materiale documentario,
8
cosa ci espone senza tante ambiguità
circa le motivazioni della ‘nostra’ corrente. Alla sua origine stanno soprattutto
le metamorfosi avvenute nella vita economica, culturale, politica che
normalmente si indicano con la nozione confusa di ‘ modernità ’ o di
7
Ibidem,
8
don Lorenzo Bedeschi , nato nel 1925, Ordinario di Storia dei Partiti e Movimenti politici all’Università di
Urbino; dai primi anni ’70 è direttore del Centro Studi per la storia del Modernismo, della Fondazione
Romolo Murri, degli Archivi dei Movimenti di Rinnovamento Religioso. Riceve in dono, tra gli altri,
documentazione e carte personali dalla figlia di Paul Sabatier, Louise, e dal figlio di Romolo Murri, Stelvio.
www.uniurb.it
13
‘moderno ’ riconducibili – tutto sommato – allo sviluppo del capitalismo; il
quale a sua volta sovverte categorie mentali e rapporti di forza imponendo un
sistema pressoché irreversibile di valori destinati ad affermarsi nella civiltà
occidentale sotto la spinta della seconda rivoluzione industriale e di tutto ciò
che si porta dietro.
Detto diversamente e in maniera più ravvicinata, il modernismo non è
altro che il risvolto religioso di questo trambusto
9
. Abbastanza esplicita
l’indicazione sulle cause del movimento, ma, per meglio precisare, invece,
quali sono gli intendimenti personali e gli obiettivi ideologici possiamo
guardare ad un altro passo di don Bedeschi, altrettanto esplicativo.
[ Il concetto di modernismo] richiamava indistintamente sia pratiche
religiose che comportamenti di costume, scelte culturali o proposte politiche.
“ Sintesi di tutte le eresie ” (…) solo pochi ne sospettavano le scaturigini
nella “inefficacia a soddisfare i bisogni dell’anima contemporanea da parte
di un cattolicesimo non più di ricerca
10
Come a dire: motivi sociali hanno fatto partire il modernismo che,
nell’intimo di gruppi di persone dall’afflato trascendente, si sono trasformati
in obbiettivi di nuovo catechismo e liturgia. Paul Sabatier, storico protestante,
non a caso paragona questa spinta riformatrice all’animazione che irradiò Port
Royal; la famigerata abbazia cistercense soppressa nel 1710, fucina del moto
giansenista che pervase la seconda metà del seicento e vide tra i sostenitori
Pascal.
Propaggini ed influenze, nonostante i divieti ed il clima di dura
repressione, della temperie novatrice scavalcano ogni steccato. Dopo la
scomunica del movimento pronunciata da Pio X con la Pascendi Dominicis
gregis ( ossia la De modernistarum doctrinis, forse stilata da Billot ) data l’8
settembre 1907, seguente al Lamentabili sane exitu un Decreto del
Sant’Uffizio (la ‘Suprema Sacra Inquisizione Romana ed Universale ’)
9
Lorenzo Bedeschi. Introduzione in “Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico ” Bompiani. 1975.
10
Lorenzo Bedeschi “ Il modernismo italiano ” - Edizioni San Paolo. 1995.
14
emesso nel 3 Luglio 1907 e vistato dal papa, con entrambi si vuole sigillare
l’intero movimento ed ogni suo relativo fermento, dibattito, controversia. Se
già da Aprile 1906, prima dell’enciclica quindi, furono messi all’indice, con
un unico decreto, le opere di Laberthonnière e Il Santo, che ricordava
Minocchi nelle Memorie di un modernista aveva creato un’eco profonda nelle
anime e nell’opinione pubblica, nel 1907 dopo la condanna papale dettagliata
la battaglia in corso non ha più freni. Autentiche azioni sanfediste, controlli,
ispezioni, delazioni, sanzioni e relativi travagli interiori. Sottomissioni alla
Santa Sede, come quella di don Murri che si riteneva estraneo e fedele, o di
Fogazzaro, criticato in quanto senatore del regno abdicante al pontefice
straniero. Libretti di replica contro l’enciclica, anonimi oppure palesi, quali gli
scritti di padre Loisy che sarà scomunicato il 7 marzo 1908. Infine il
giuramento antimodernista imposto nel ‘motu proprio’ del settembre 1910
Sacrorum antistitum, è il colpo finale: ogni prete, insegnante, predicatore deve
scegliere e giurare, starà di qua o di là.
Il momento d’ancoraggio resta, comunque, individuabile nell’anno
1907, un guado tra speranze illusioni e riflessioni, allorquando Pio X consegna
l’enciclica Pascendi indirizzata a tutti i vescovi è l’8 Settembre: il giorno de
“la più mostruosa violazione della libertà di coscienza, della libertà della
cultura, della libertà di parola” della storia contemporanea ’.
11
Un altro,
primigenio, otto settembre appuntabile sul calendario italiano delle svolte? Ci
si avvicina ad un centenario indicativo, ad un altro 8 Settembre spartiacque; in
questo caso non un distacco dai regimi ma un ultimo tentativo di spaventare le
coscienze ?
La sostanza del modernismo e di questo durissimo scontro ha saltato gli
anni ed i moniti, grazie alla continuata circolazione delle idee; a parere di
taluni autori il modernismo è giunto fin dentro il Vaticano II e lì è stato, in
alcune parti, rivalutato riconosciuto e addirittura accolto in qualche sua tesi.
11
Ernesto Buonaiuti Il pellegrino di Roma. Laterza.1964 - In Daniela Saresella Modernismo Editrice
Bibliografica. 1995
15
E’, pur anche, lamentato un basso interesse storiografico, in Italia, sia rispetto
alla produzione degli altri paesi sul tema sia per quanto riguarda il confronto
con la mole interpretativa usata nella nostra nazione per altri argomenti.
Di sicuro si è tanto parlato di un modernismo italiano ‘minore’ o
‘riflesso’, tuttavia sembra, stando a certe conclusioni, che si deve parlare di un
movimento differente piuttosto che secondario o derivato. Nel nostro paese,
verosimilmente per la presenza ampia della Chiesa Cattolica, è maggiore la
disciplina ed inferiore la predisposizione al libero esame. Più di un sussulto di
popolo e di fedeli che d’una jacquerie accademica o parrocchiale, si è trattato.
I toni quasi carbonari, ed al contempo di provincia, che il Santo di Fogazzaro
richiama, forse, hanno un loro fondamento. Non è esatto nemmeno asserire
che il nostro è stato un modernismo di seconda ondata, su questo gli storici
hanno elementi sicuri per riscontrarlo.
Si sono proposte, invece, più suddivisioni della corrente innovatrice: per
Lorenzo Bedeschi il modernismo ha due rami, uno è moderato l’altro radicale;
il primo auspica una modernizzazione interna alla dottrina e soprattutto al
dogma, nel secondo invece ci si spinge a riveder tutto il complesso religioso
col metodo di indagine nuova fino a spingersi alla critica delle verità rivelate e
dogmatiche. C’è chi chiama quest’ultimo il ‘vero’ modernismo. Carlo Arturo
Jemolo il modernismo lo divide in tre, un segmento dottrinale/teologico, per
scuotere la dottrina anchilosata cristallizzata, esempi Tyrrell e Buonaiuti, un
segmento storico, per la revisione della storia del cristianesimo onde
recuperarne le genuine prime aspettative di fede, vedi Loisy, ed uno politico,
alla Murri.
12
Per inquadrare bene la situazione, la cornice storica, molte cose
andrebbero dette, approfonditamente; in fondo sono avvenimenti molteplici
che hanno interessato un ventennio di storia europea, persone, pubblicazioni e
documenti, accademie e istituti religiosi.
12
Proporrà una suddivisione anche Gramsci: in modernismo politico-sociale ( riavvicinare la chiesa alle
masse) e scientifico-religioso ( riforma intellettuale verso il dogma e la critica storica ). Cfr. A. Gramsci, Note
sul Machiavelli. Editori Riuniti, 1975