CAPITOLO I
1.1 Gli anni e gli scritti giovanili
Ludwig Andreas Feuerbach nacque a Landshut, in Baviera, il 28 luglio
1804. Fu battezzato secondo il rito cattolico nonostante la famiglia fosse di
professione luterana, segno più dell'indifferenza religiosa del padre che
del rispetto delle tradizioni locali, tantopiù che la Baviera del tempo già
praticava la parità confessionale. I frequenti trasferimenti del padre Pau I
Johann Anselm Ritter von Feuerbach, figura importante nell'ambiente
giuridico del tempo e nome al quale sono legate riforme significative nel
campo del diritto in Germania, lo portarono bambino dapprima a Monaco,
poi a Bamberg e nel 1817 ad Ansbach, dove frequentò il ginnasio.
Questi anni sono segnati dal distacco dalla madre e dalle sorelle, rimaste
a Bamberg in seguito alla decisione del padre di trasferirsi a vivere con la
nuova compagna Annette Brunner, e da un vivo sentimento religioso che
lo porterà nel '23 a studiare Teologia a Heidelberg. A Heidelberg
l'insegnamento teologico di quegli anni era caratterizzato dal confronto fra
due schieramenti. Da una parte Heinrich Eberhard Gottlob Paulus,
rappresentante di un razionalismo teologico di matrice illuminista, presso il
quale Feuerbach era stato indirizzato dal padre, dall'altra Karl Daub,
portavoce di una teologia speculativa di matrice hegeliana. Dopo un solo
semestre di frequenza, Ludwig annunciava al padre di non aver seguito le
sue raccomandazioni e di aver cessato di frequentare le lezioni di Paulus
al quale contrapponeva la netta superiorità di Daub
5
.
5 cfr. L. FEUERBACH, lettera al padre dell'ottobre 1823, in GW, XVII p. 33
9
Questi fu l'intermediario del primo incontro di Feuerbach con la filosofia di
Hegel. Alla fine del secondo semestre chiedeva al padre il permesso di
trasferirsi a Berlino, dove la facoltà di Teologia vantava nomi illustri come
Schleiermacher, Neander e Marheineke e lo informava dell'intenzione di
frequentare le lezioni di filosofia
6
. Già nella sua prima lettera da Berlino
scriveva al padre esprimendo il suo entusiasmo per le lezioni di Hegel
(chiamato presso l'Università di Berlino nell'autunno del 1818) su Logica,
Metafisica e Filosofia della Religione? Nel corso del semestre estivo del
1825 Feuerbach informava il padre di aver deciso di passare allo studio
della filosofia
Palastina ist mir zu eng; ieh muB in die weite Welt, und diese
tragt bloB der Philosoph aut seinen Sehultern.[ ... ] leh bin wie
eine hab- und herrsehsuehtige Seele, die Alles, aber nieht als
empirisehe Aggregat, sondern als systematisehe Totalitat an
sieh reiBen und verzehren will; unbegrenzt, unbedingt ist mein
Verlangen: ieh will die Natur an mein Herz drueken, vor deren
Tiefe der feige Theolog zuruekbebt, deren Sinn der Physiker
miBdeutet, deren Erlosung allein der Philosoph vollendet.
8
Ciò per cui Feuerbach lasciava la teologia era una filosofia intesa come
sapere rigoroso e concreto, aperto al mondo e alla natura e ai bisogni
dell'uomo. Sembra piuttosto univoco presso i critici
9
il giudizio secondo il
quale se le esigenze spirituali di Feuerbach avevano cercato risposta nella
religione e nella teologia, furono nuove esigenze di concretezza a
condurlo alla filosofia. E saranno esigenze di questa stessa natura a
condurlo un decennio più tardi alla rottura con il razionalismo speculativo
hegeliano.
6 cfr. L. FEUERBACH, lettera al padre dell'8 gennaio 1824, ivi, p. 39
7 cfr. L. FEUERBACH, lettera al padre del 24 maggio 1824, ivi, p. 45
8 L. FEUERBACH, lettera al padre dell'estate 1825, ivi, p. 71
9 cfr. U. PERONE, op.cit., p. 23 e H.-M. SASS, Ludwig Feuerbach, Reinbeck bei
Hamburg, RowohltTaschenbuch Verlag GmbH 1978, pp. 22 e 30
10
Parlando delle influenze che portarono Feuerbach al rifiuto della teologia,
Perone fa notare con grande interesse che molte di esse furono di origine
teologica e non solo filosofica 10. Concetti come sentimento e amore e
religione dell'umanità, religione come sentimento di dipendenza,
antropologia e cuore, che costituiranno le premesse per lo sviluppo della
filosofia feuerbachiana verso una critica radicale della religione, gli
sarebbero derivati dallo studio della teologia contemporanea attraverso
autori come Herder, Schleiermacher, Daub e De Wette 11. La teologia
insomma sarebbe stato il tramite attraverso cui la tradizione illuminista è
giunta e ha influito su di lui.
La sospensione dei finanziamenti statali in favore di Anselm Ritter von
Feuerbach per lo studio dei figli legata alla morte del re Maximilian e la
condizione di aver frequentato per un anno un'università bavarese al fine
di poter ottenere un impiego statale, spinsero Feuerbach nell'aprile del
1826 a lasciare Berlino per trasferirsi a Erlangen. Qui studiò Botanica,
Anatomia e Fisiologia e si addottorò in Filosofia nel 1828 con una
dissertazione intitolata De infinita te, unitate atque communitate rationis.
Nello stesso anno la dissertazione rielaborata venne stampata con il titolo
De ratione una, universali, infinita e gli valse l'abilitazione all'insegnamento
accademico. La tesi fondamentale di questo scritto afferma l'universalità e
infinità della ragione e, in seconda istanza, l'identità di individuo e genere.
Feuerbach mira a mostrare che il pensiero non è una facoltà dello spirito
ma è lo spirito stesso. Nel pensare, la coscienza misura l'intera realtà e
mostra il proprio carattere universale e infinito. Il soggetto pensante si
riconosce immediatamente identico all'universale, che è pensiero, ragione.
Nel pensare, l'individuo riconosce l'identità della sua coscienza individuale
10 cfr. U. PERONE, op. cit., pp. 24-27
11 Per un approfondimento dell'argomento cfr. U. PERONE, Teologia ed esperienza
religiosa in Feuerbach, Milano, U. Mursia & C. ("STUDI DI FILOSOFIA") 1972, pp.15-51
(nel presente scritto questo sarà l'unico riferimento a questo studio di U. Perone)
11
con la coscienza in quanto genere, che è universale e infinita "Cogito ergo
omnes sum homines.,,12
Com'è evidente lo scritto si inserisce pienamente nella tradizione
dell'idealismo tedesco. In relazione con i successivi sviluppi della filosofia
feuerbachiana è interessante notare che qui il filosofo contrappone il
pensiero alla sensibilità
Indem ich denke, bin ich nicht mehr Individuum; Denken und
AlIgemeinheit ist dasselbe [ ... ] die Empfindung, die ich habe, ist
ohne Zusammenhang mit dem Denken; sie ist an sich selbst
nur meine und in mich eingeschlossen.
13
In un frammento che risale al periodo 1827/28 dall'indicativo titolo Zweifel
Feuerbach scriveva però
Wie verhalt sich das Denken zum Sein, wie die Logik zur
Natur? 1st der Obergang von jener zu dieser begrundet? Wie
verhalt sich nun die Philosophie zur Religion? 14
Questo frammento testimonia degli interrogativi di Feuerbach a proposito
del rapporto del pensiero con la realtà delle cose, col molteplice come
materia e corporeità e sul rapporto che intercorre fra filosofia e religione.
Nel semestre estivo del '29 Feuerbach iniziò a tenere il suo corso in
qualità di libero docente presso l'Università di Erlangen, coltivando la
speranza di ottenere la cattedra di Filosofia. Le lezioni di Erlangen,
12 L. FEUERBACH, De ratione una, universali, infinita, in GW I, p. 18
13 L. FEUERBACH, Werke in 6 Banden, hrsg. von E. Thies, Frankfurt am Main,
Suhrkamp 1975 , VoLI, p.18 e sego (devo il riferimento a H.-M. SASS, op. cit., p. 33)
14 L. FEUERBACH, Samtliche Werke, hrsg. von W. Bolin und F. Jodl, Stuttgart, 1903-11,
10 volI.; 2° ed. con l'aggiunta di tre volumi a cura di H.M- Sass e una prefazione di K.
Lowith, ivi 1959-64, VoI. Il, pp. 362 e sego (devo il riferimento a H.-M. SASS, op. cit., p.
33)
12
pubblicate postume, riguardanti la Logica e la Metafisica costituiscono una
esplicazione della dialettica e del sistema hegeliani, con particolare
attenzione al rapporto fra pensiero ed essere, uomo e ragione, individuo e
tutto. Feuerbach pone al centro della proprio insegnamento la tematica
dell'unità di finito e infinito svolgendola però fin da ora, sottolinea
Perone 15, con modalità proprie. Mentre Hegel mostrava il divenire infinito
del finito, Feuerbach insiste sull'essere infinito del finito. Il finito è limitato,
determinato; ma l'assumere la propria limitatezza come propria natura
significa negare la negazione (l'infinito nega infatti il finito), negare il
carattere puramente negativo del finito. Come vedremo meglio più avanti,
per Feuerbach finito e infinito sono uno.
Nel 1830 uscivano anonimi i Gedanken ilber Tod und Unsterblichkeit. Il
tema della morte gli permetteva di trattare diverse problematiche di grande
interesse, discutere il concetto di individuo e di finito e la loro relazione
con genere e infinito e affrontare questioni nodali della dottrina cristiana.
Feuerbach scrive che lo sviluppo dello spirito dell'umanità in Europa si
divide in tre epoche. Greci e romani non avevano fede nell'immortalità.
L'ideale umano apparteneva a questa terra. Nel Medioevo l'immortalità
era un articolo di fede inteso non tanto nel senso di una immortalità
personale, quanto della comunità ecclesiale. Il cristianesimo ha introdotto
in età moderna la fede nell'immortalità, annullando la scissione fra realtà e
possibilità. Per il Cristianesimo la morte è irreale, perché essa separa
l'irrealtà di questa vita dalla realtà della vita ultraterrena. E' l'epoca
dell'egocentrismo soggettivo, in cui l'individuo diventa il soggetto e Dio un
puro oggetto di fede, in cui l'uomo considera la propria individualità divina
ed eterna. Questo genere di visione è pericolosa, perché priva l'uomo
della sua felicità, dell'umanità e dell'amore.
15 cfr.U. PERONE, op.cit., pp. 34-35
13
Nur wenn der Mensch wieder erkennt, daB es nicht bloB einen
Scheintod, sondern einen wirklichen und wahrhaften Tod gibt,
der vollstandig das Leben des Individuum schlieBt, und einkehrt
in das BewuBtsein seiner Endlichkeit, wird er den Mut fassen,
ein neues Leben wieder zu beginnen und das dringende
Bedurfnis empfinden, absolut Wahrhaftes und Wesenhaftes,
wirklich Unendliches zum Vorwurf und Inhalt seiner gesamten
Geistestatigkeit zu machen.
16
Solo il riconoscimento della morte come reale negazione dell'individuo gli
può permettere di realizzarsi nella vita terrena, come cittadino di questo
mondo e riscoprirsi nel rapporto con il prossimo, amico, fratello o amato,
come parte di un essenza eterna e infinita (il genere).
Il genere, appunto. Trattando del tema della morte Feuerbach può
esporre la propria concezione del rapporto tra individuo e genere, tra finito
e infinito. Il finito è posto dal e nell'infinito. La sua finitezza sono il suo
limite e la sua morte. Attraverso la morte l'individuo restituisce la propria
coscienza, sopprime la differenza, si perde come individuo e si consegna
all'umanità. Qui la morte maschera il carattere apparente e infondato della
soggettività. Essa nega un'apparenza: l'esistenza individuale. Il finito era
una determinazione determinata dall'infinito e ciò che va perduto con la
morte è solo la determinatezza caduca, non la determinazione che,
viceversa è eterna.
In sintesi, la morte è realtà perché determina la fine di una determinata
determinazione, ma è anche apparenza, perché essa non fa che restituire
il finito all'infinito. La contraddizione è solo verbale, una volta smascherato
il carattere apparente e infondato della soggettività.
16 L. FEUERBACH, Gedanken iJber Tod und Unsterblichkeit, in GW I, p. 199
14
Questo scritto di Feuerbach si riconferma all'interno della tradizione
hegeliana, ma Perone osserva correttamente che Feuerbach si distacca
dal maestro concependo la sintesi di affermazione e negazione sotto il
segno della negatività.
17
Per Feuerbach, la negazione è la vera modalità
della fondazione.
Lo scritto, che aveva come bersaglio gli opposti campi di pietisti e
razionalisti e diveniva infine esplicitamente anticristiano, avrebbe segnato
la fine per le ambizioni di docenza universitaria di Feuerbach.
1.2 Erlangen e gli studi di storia della filosofia
A Erlangen Feuerbach tenne tra il '35 e il '36 lezioni di storia della filosofia
(raccolte in Vorlesungen Ober die Geschichte der neueren Philosophie)
che insieme alla Geschichte der neueren Philosophie , alla Darste/lung,
EntwicJung und Kritik der Leibnizschen Philosophie e al Pierre Bayle nach
seinen fUr die Geschichte der Philosophie und Menschheit
interessantesten Momenten dargestellt und gewOrdigt , costituiscono gli
studi di questo periodo sull'argomento.
Necessità, sistema e sviluppo sono per lui, come per Hegel, le categorie
attraverso cui leggere la storia della filosofia. Il suo procedere appare
determinato non tanto dai singoli pensatori, quanto da una interiore
necessità logica
17 cfr. U. PERONE, op.cit., p. 42
15
Der Mensch muB philosophieren, er mag wollen oder nicht,
hierhin ist er nicht frei. Der Trieb zum Denken ist
unwiderstehlich.
18
Die philosophischen Ideen sind zugleich besondere
Bestimmungen der absoluten und unendlichen Idee, die Idee
der Wahrheit, sie sind bestimmte Wahrheiten oder wahre
Erkenntnisse die als bestimmte, nur zu einer bestimmten
besonderen Zeit vermittelst bestimmter Individuen, die den
ihrem Inhalt gemaBen Charackter und Geist haben,
ausgesprochen werden k6nnen.
19
Die Geschichte der Philosophie ist ein System. Wer sie
wahrhaft erfaBt und von der Form der Zeitlichkeit und auBeren
Geschichtsbedingungen entkleidet, der erblickt die absolute
Idee selbst, wie sie sich innerhalb ihrer selbst im Elemente des
reinen Denkens entfaltet.
20
Lo ,spirito della filosofia moderna rappresenta il superamento della
scissione tra sensibile e soprasensibile che il Cristianesimo è colpevole di
aver introdotto nella storia dell'uomo. Usualmente la filosofia moderna
veniva fatta iniziare con Cartesio. Nella Geschichte der neueren
Phi/osophie la filosofia moderna prenderebbe le mosse da Bacone, cui
Feuerbach riconosce il merito di aver reso l'esperienza oggetto del
pensiero, mentre nelle Vorlesungen uber die Geschichte der Philosophie
l'inizio è individuato nel panteismo umanistico e rinascimentale italiano.
18 L. FEUERBACH, Vorlesungen Ober die Geschichte der neueren Phi/osophie, hrsg. von
C. Ascheri und E. Thies, Darmstadt 1974, pp. 4 e 8 (devo il riferimento a H.-M. SASS,
0f..cit. p.48)
1 ivi, p.11 (devo il riferimento a H.-M. SASS, op. cit., p. 48)
20 L. FEUERBACH, Vorlesungen Ober die Geschichte der neueren Phi/osophie, in GW
VIII, p. 50
16
La Geschichte der neueren Philosophie mira a dimostrare che le
parzialità e i dualismi di Bacone e Cartesio trovano in Spinoza obiettiva
conciliazione. Il dualismo cartesiano viene riassorbito nell'unità della
sostanza, di stampo panteistico. Il contrasto fra vita politica e filosofia, fra
successo e scienza, si risolve in Spinoza, per il quale vita e filosofia sono
un tutt'uno. La filosofia di Spinoza non è peraltro esente da insufficienze.
Mancando il negativo, mancando la dialettica, non si spiegano pluralità e
differenza, che restano non necessarie e inspiegabili.
Nelle Vorlesungen ilber die Geschichte der Philosophie, che proseguono
oltre Spinoza, il Leibniz sembra costituire la risposta a queste
insufficienze, poiché nella monade trova posto anche il principio della
differenziazione. Esse passano poi ad analizzare Fichte, Schelling ed
Hegel, in cui, secondo Feuerbach, il panteismo ha raggiunto la sua piena
espressione razionale.
Mentre nella Geschichte der neueren Philosophie il giudizio su Spinoza,
pur favorevole, lascia intendere che la sua filosofia era destinata ad
essere superata dagli sviluppi leibniziani Leibniz stesso, nell'opera a lui
dedicata, è considerato ancora prigioniero di una visione dualistica, che
nel concetto di "armonia prestabilita" trova un'unità solo artificiosa. Il
giudizio è duplice e rispecchia la contraddizione fra Leibniz filosofo e
Leibniz teologo.
21
Questa messa in risalto per ciascun autore di contrasti e contraddizioni è
caratteristica di tutto lo studio feuerbachiano. L'opposizione si sistema
come criterio storiografico accanto a necessità, sistema e sviluppo.
Spesso però contraddizioni e incertezze riflettono oscillazioni di giudizio
proprie di Feuerbach a proposito di temi diversi tra loro. Ciò è reso tanto
più possibile dal suo stesso modo di fare filosofia, che sempre si sottrae
17
alla costruzione di un sistema. E' il caso del giudizio sulla natura. Più
spesso esso si associa alle considerazioni fortemente negative su
materialismo ed empirismo
Der Empirismus hat daher keinen Anfang, keine Mitte kein
Ende, d.h. uberhaupt kein Prinzip, denn er hat keine
substanziellen Begriffe zu seinem Prinzip, sondern wie sein
Objekt, so sind sei ne Begriffe selbst relativ, bedingt; er ist und
kann nie ein System sein, wenn auch auBerlich konsequent, ist
er doch innerlich halt- und zusammenhanglos.
22
Talvolta però, come mostrano la considerazione del panteismo umanistico
e rinascimentale e l'ammirazione per Giordano Bruno, Feuerbach sembra
voler rivalutare la natura e il suo ruolo, come una condizione di
quell'appropriarsi del mondo che distingue il movimento spirituale
moderno.
23
E' significativo a questo proposito che egli dedichi a B6hme e
Malebranche un'analisi di ampio respiro e carica di partecipazione e riservi
invece scarso interesse a Hobbes, Gassendi e all'empirismo inglese di
Locke.
24
Credo che contraddizioni anche talvolta importanti come questa del
giudizio sulla natura siano da vedere alla luce della tensione che
Feuerbach viveva in questi anni, in cui le influenze derivategli
21 Per un approfondimento sul tema cfr. C. ASCHERI, op.cit., pp. 175-179
22 L. FEUERBACH, Geschichte der neueren Philosophie, in GW Il, p.1 01
23 Scrive Feuerbach a proposito del proprio metodo dell'opposizione, in relazione alla
realtà: "Diese Methode besteht nahmlich darin, daB sie das Hohe stets mit dem
scheinbar Gemeinen, das Fernste mit dem Nachsten, das Abstrakte mit dem Konkreten,
das Spekulativen mit dem Empirischen, die Philosophie mit dem Leben verbindet, [ ... ]
vielmehr mitten im auBersichsein der Sinnlichkeit unmittelbar bei sich selbst ist und so,
. aber ganz inkognito, gegen die Lehre polemisiert , welche in der Natur oder Sinnlichkeit
nur das Anders- und AuBersichsein des Geistes erblickt." Lettera a Riedel, in GW IX, p.
10. L'opposizione non è hegelianamente concepita come il momento intermedio di una
superiore unità, ma piuttosto come espressione immediata di verità. Essa non viene
inglobata nella conciliazione, ma si rivela come il modo di manifestarsi della realtà.
24 cfr. S. RAWIDOWICZ, Ludwig Feuerbachs Philosophie. Ursprung und Schicksa/,
Reuther und Reichard, Berlin 1931 [2° ed. De Gruyter, Berlin 1964], pp. 51-57
18