2
Questi stessi federalisti sono stati i promotori della lunga azione che ha portato alla nascita
del CPE, senza dimenticare il contributo importantissimo dei cittadini europei che lo hanno
eletto.
Il Congresso del Popolo Europeo è frutto, secondo la storiografia prevalente, del
disorientamento che colse i movimenti federalisti all’indomani della bruciante sconfitta
subita dalla mancata ratifica della CED.
Purtroppo,come sopra detto, il Congresso è stato importante maggiormente a livello teorico
poiché a livello pratico non produsse veri e propri risultati concreti.
Comunque resta il fatto che(e qui arrivo al nocciolo della mia tesi), a dispetto dei tanti
problemi avuti, il Congresso costituisce sicuramente il primo e più importante tentativo per
la convocazione della Costituente Europea.
3
1.1. Il MFE e l’UEF
1
La storia dei movimenti per l’unità europea in Italia nel periodo che va dalla Resistenza fino
alla caduta della Comunità europea di difesa nel 1954 presenta tre caratteristiche assai nette:
In primo luogo il MFE guidato da Altiero Spinelli svolse, con l’eccezione del periodo che
va dalla seconda metà del 1945 agli inizi del 1948, un ruolo dominante nel settore
dell’azione governativa a favore dell’unità europea.
In secondo luogo il leader dei federalisti italiani, Spinelli, divenne fra il 1950 e il 1954 la
guida della lotta federalista a livello europeo. La linea politica dell’Unione Europea dei
Federalisti(UEF), a partire dalla campagna per il Patto federale nel 1950, e quella del
Movimento Europeo, furono in effetti definite e tradotte in pratica, nei loro aspetti decisivi,
da Spinelli.
In terzo luogo i federalisti italiani seppero esercitare sulla politica europea del governo
italiano, nei momenti delle scelte fondamentali relative alla Comunità Europea di Difesa e
alla Comunità Politica Europea, una influenza decisiva quale nessun movimento negli altri
Paesi europei riuscì a realizzare.
Passando ad un’analisi del MFE si può dire che esso iniziò la sua attività nel 1941 con la
diffusione del “Manifesto per una Europa libera e unita”, redatto nell’isola di Ventotene, in
cui erano confinati numerosi antifascisti, da Spinelli
2
ed Ernesto Rossi,e, con la
collaborazione di Eugenio Colorni, fu ufficialmente costituito a Milano in una riunione
clandestina nella casa di Mario Alberto Rollier
3
, tenutasi dal 27 al 29 agosto 1943, partecipò
alla resistenza armata contro i nazifascismi e svolse una sistematica azione di propaganda
tra le forze antifasciste a livello italiano ed europeo.
La concezione federalista di Spinelli aveva le sue basi negli insegnamenti di Alexander
Hamilton e nei loro sviluppi ed approfondimenti ad opera di Einaudi e dei federalisti
britannici degli anni Trenta e Quaranta del ‘900. Secondo questa concezione l’obiettivo
1
Cfr. AA.VV.,La lotta del MFE dalla resistenza alla caduta della CED nel 1954, in Sergio Pistone(a cura di), I
movimenti per l’unità europea dal 1945 al 1954, Milano, Jaca Book,1992,pp.17-49; AA.VV.,L’Unione Europea dei
Federalisti e il congresso di Montreux del 1947, in Martin Posselt (a cura di),I movimenti per l’unità europea dal 1945
al 1954,op.cit., pp.301-309; Sergio Pistone, L’Italia e l’unità europea: dalle premesse storiche all’elezione del
Parlamento europeo, Torino, Loescher,1982,pp.163-177.
2
Spinelli(1907-1986) iniziò la sua attività politica come comunista e rimase in prigione e al confino dal 1927 al 1943.
In tale periodo passò dal comunismo al federalismo. Cfr. AA.VV.,La lotta del MFE dalla resistenza alla caduta della
CED, in Sergio Pistone(a cura di), I movimenti per l’unità europea dal 1945 al 1954,op.cit., pp.17-49.
3
Rollier è stato uno dei leader più importanti del Partito d’Azione.
4
centrale della lotta federalista doveva essere la limitazione federale della sovranità statale
assoluta, cominciando dagli Stati democratici europei, per giungere, come sbocco ultimo,
alla federazione mondiale.
La sovranità statale assoluta era in generale la causa strutturale dell’anarchia internazionale
e, quindi, delle guerre e degli imperialismi.
Per riprendere la strada del progresso, occorreva dunque eliminare l’anarchia degli Stati
sovrani attraverso l’unificazione federale, che costituiva l’unica valida alternativa
all’unificazione egemonica dell’Europa.
Sulla base di queste tesi i federalisti italiani giunsero a individuare una nuova linea di
divisione tra le forze del progresso e quelle della conservazione, la quale non si identificava
più con la linea tradizionale della maggiore o minore libertà, della maggiore o minore
democrazia, della maggiore o minore giustizia sociale da realizzare nel quadro degli Stati
nazionali, ma con la linea divisoria fra i difensori della sovranità nazionale assoluta e i
sostenitori del suo superamento attraverso la federazione.
È utile sottolineare come questa concezione si differenziasse in alcuni punti essenziali dalla
teoria del federalismo integrale la quale contò nel dopoguerra fra i suoi esponenti più
prestigiosi Henri Brugmans(federalista olandese), Alexandre Marc e Denis de Rougemont
4
,
ed ebbe un ruolo dominante nell’UEF al momento della sua fondazione e nei suoi primi
anni di vita.
Secondo questa concezione, avente il suo fondamentale punto di riferimento in Proudhon,
l’obiettivo di fondo della lotta federalista era la creazione di un sistema federale integrale,
cioè di un modello di società e di Stato in cui i principi del federalismo fossero applicati a
tutti i livelli territoriali e anche nelle strutture economiche e sociali.
Ne derivava un atteggiamento politico concreto, che tendeva a dare priorità alla propaganda
a favore di una dottrina federalista intesa come completamente alternativa rispetto alle
dottrine dominanti( la liberale, la democratica e la socialista) invece che alla lotta per la
federazione europea. Il federalismo istituzionale o hamiltoniano di Spinelli implicava per
contro un atteggiamento assai più aperto nei confronti degli appartenenti agli altri
orientamenti ideologici.
4
Intellettuale tra i più vivaci del XX secolo, Denis de Rougemont è noto soprattutto per i suoi scritti sulle radici
culturali della civiltà europea e per la sua lunga battaglia a favore dei principi federalisti. All’indomani della seconda
guerra mondiale, è interprete di un federalismo molto radicato nella tradizione “elvetica”, orientato a valorizzare il
pluralismo e le autonomie regionali.
5
In Italia, dove ha prevalso la concezione hamiltoniana, si è realizzata attorno al MFE l’unità
dell’europeismo e questo è riuscito a influenzare efficacemente in senso federalista la
politica europea del governo italiano. Per contro la Francia, in cui ha avuto un ruolo
dominante l’orientamento dottrinario e tendenzialmente settario proprio del federalismo
integrale, è stata caratterizzata da una permanente frammentazione del fronte europeistico e,
quindi, da una assai minore capacità di influenzare la politica europea del governo francese.
L’efficacia della lotta federalista in Italia fu dovuta in misura decisiva all’impostazione
strategica che Spinelli seppe imprimere a questa lotta e i cui elementi essenziali emersero
già negli anni della guerra.
Il nucleo centrale di questa impostazione era la convinzione che i governi nazionali fossero
destinati ad essere nello stesso tempo strumenti e ostacoli rispetto alla realizzazione
dell’unità europea. Essi erano strumenti nel senso che questa unità poteva essere ottenuta
solo in seguito a libere decisioni dei governi democratici. Ma erano allo stesso tempo
ostacoli, perché i detentori del potere nazionale erano spinti oggettivamente a ostacolare un
processo implicante il trasferimento di una parte sostanziale di tale potere a istituzioni
soprannazionali. Questa tendenza, precisava Spinelli, era destinata a manifestarsi in modo
più intenso nei corpi permanenti del potere esecutivo, quali la diplomazia e l’alta burocrazia
civile e militare, che nel personale politico relativamente transitorio, cioè nei capi di
governo e nei ministri. I primi, infatti, essendo stati creati storicamente per tradurre in
pratica il principio della sovranità statale assoluta, erano i naturali depositari delle tradizioni
nazionalistiche e inoltre, nel caso del trasferimento di sovranità, avrebbero subito
immediatamente limitazioni sostanziali in termini di potere e di status.
Per i secondi la situazione era più complessa, per il fatto che essi erano espressione di partiti
democratici, aventi nelle loro piattaforme ideologiche una componente internazionalistica e,
più o meno genericamente, europeistica e perché avevano un rapporto diretto con l’opinione
pubblica, la quale di fronte all’esperienza delle catastrofi prodotte dai nazionalismi e
dell’impotenza degli Stati nazionali europei, era portata, soprattutto nei Paesi decisivi per
l’avvio dell’unificazione europea, ad accogliere con crescente favore questo progetto.
Dall’esistenza di questo atteggiamento strutturalmente contraddittorio dei governi nazionali
di fronte al problema dell’unificazione europea discendevano, secondo Spinelli, due
conseguenze fondamentali per la lotta federalista. In primo luogo era indispensabile
l’esistenza di una forza federalista autonoma dai governi e dai partiti nazionali, capace di
6
sfruttare le contraddizioni di fronte a cui i governi si trovavano a causa della crisi storica
degli Stati nazionali, e in grado quindi di spingerli a fare ciò che spontaneamente essi non
avrebbero fatto. La forza federalista, oltre a riunire tutti coloro che accettavano l’obiettivo
della federazione europea, doveva avere una struttura soprannazionale, in modo da imporre
un programma e una disciplina comuni a tutti i federalisti d’Europa, e doveva instaurare un
rapporto diretto con l’opinione pubblica, pur senza partecipare alle elezioni nazionali, in
modo da poterla mobilitare efficacemente a favore dell’unità europea. In secondo luogo, la
costruzione dell’Europa unita doveva avvenire attraverso una procedura costituente
democratica, cioè affidando ai rappresentanti del popolo, tramite la convocazione di una
assemblea costituente europea, e non alle diplomazie nazionali, che avrebbero
inevitabilmente ostacolato un effettivo trasferimento di sovranità, l’incarico di definire le
istituzioni comuni europee.
Il MFE, a partire dalla Liberazione, sviluppò, nonostante la situazione completamente
sfavorevole, un impegno notevole, che ebbe le sue manifestazioni più rilevanti nella
regolare pubblicazione del periodico “l’Unità Europea” e in una continua espansione
dell’organizzazione. In tal modo tenne vivo in Italia l’orientamento federalista europeo
emerso nella Resistenza.
Di questo patrimonio sviluppò in questa fase soprattutto la tesi dell’Europa come terza forza
fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Quando, a partire dalla metà del 1946, cominciarono a
diventare sempre più evidenti i pericoli di un conflitto fra le superpotenze, il MFE poté
proporre con una certa efficacia l’idea della federazione europea come contributo alla
soluzione dei problemi che le superpotenze non apparivano in grado di risolvere e cioè
come colonna portante di un reale ordine di pace mondiale.
Con la sua unificazione federale l’Europa avrebbe potuto ottenere non solo un diritto di
codecisione politica e una capacità di mediazione fra Stati Uniti e URSS ma anche la
possibilità di affermare un originale sistema politico ed economico-sociale diverso sia dal
sistema americano, in quanto più aperto alle esigenze di solidarietà sociale, sia da quello
sovietico, in quanto fondato sulla conservazione sul potenziamento delle libertà individuali
e dei diritti democratici di partecipazione.
Nonostante il suo notevole lavoro teorico e pratico il MFE non riuscì però in questo
periodo(dalla fine della seconda guerra mondiale alla prima metà del 1948) a diventare un
effettivo interlocutore della classe politica e l’unico successo concreto che ottenne in questo
7
campo fu di contribuire in notevole misura alla decisione da parte dell’Assemblea
Costituente di inserire nella nuova Costituzione italiana l’art.11, che, pur non facendo
esplicito riferimento all’unificazione europea, prevede la possibilità di “limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento internazionale che assicuri la pace e la giustizia
fra i popoli”.
5
In questo periodo mancò in effetti di una guida adeguata, poiché Spinelli(e al suo seguito
Rossi), constatando la mancanza di qualsiasi reale prospettiva di avvio dell’unificazione
europea, si disimpegnò dal Movimento per tutto il periodo che va dalla fine della guerra al
lancio del Piano Marshall
6
, concentrando il suo impegno nella lotta per la Repubblica e per
una costituzione democratica avanzata, e riprese in pieno la sua attività federalista solo nella
seconda metà del 1947, riuscendo infine a tornare alla guida dei federalisti italiani nel
giugno ’48.
Nel periodo che va dal lancio del Piano Marshall all’elezione di Spinelli a segretario
generale del MFE(6 giugno 1948) , il problema politico fondamentale fu il passaggio dalla
linea dell’Europa “terza forza” alla linea “cominciare in Occidente”
7
. Questo passaggio fu
pilotato da Spinelli con interventi al congresso di Montreux dell’UEF(agosto 1947), al
congresso di Milano del MFE(febbraio 1948) e con numerosi articoli e saggi.
In sostanza egli mise in luce che la tesi dell’Europa “terza forza” si scontrava, dopo il lancio
del Piano Marshall, con una situazione politica concreta in cui l’unica reale possibilità di
mettere in moto il processo di unificazione europea emergeva nel contesto della formazione
del blocco occidentale contrapposto al blocco orientale in un rapporto di guerra fredda.
E sostenne che occorreva accettare questa prospettiva anche a costo di rompere non solo con
i comunisti, ma anche con la maggioranza dei socialisti che consideravano l’unificazione
5
Subito dopo la liberazione Piero Calamandrei (che entrò nel MFE nel quadro di una fusione con esso
dell’Associazione federalisti europei) sostenne la necessità che un articolo della Costituzione sancisse la volontà di
rinunciare a una parte della sovranità nazionale a favore della federazione europea. Con l’art.11 fu però adottata una
formula più generica, poiché in esso le limitazioni di sovranità sono previste a favore di “organizzazioni internazionali”
dirette ad assicurare “la pace e la giustizia fra le nazioni”. Cfr. AA.VV.,La lotta del MFE dalla resistenza alla caduta
della CED, in Sergio Pistone(a cura di), I movimenti per l’unità europea dal 1945 al 1954,op.cit., p.24; Sergio Pistone,
L’Italia e l’unità europea: dalle premesse storiche all’elezione del Parlamento europeo,op.cit.,p.168.
6
Piano di aiuti economici all’Europa così chiamato dal nome del suo ispiratore, il segretario di Stato americano
Marshall. Questi, con un discorso pronunciato all’università di Harvard il 5 giugno 1947, invitò gli Stati europei ad
accordarsi su di un programma di ricostruzione economica che gli Stati Uniti avrebbero appoggiato e finanziato. Il
piano fu approvato dal Congresso americano il 2 aprile 1948.
7
Cfr. Sergio Pistone, L’Italia e l’unità europea: dalle premesse storiche all’elezione del Parlamento europeo,cit. ,
p.166; AA.VV., La lotta del MFE dalla resistenza alla caduta della CED ,in Sergio Pistone(a cura di), I movimenti per
l’unità europea dal 1945 al 1954,cit. , p.24.