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nostra disposizione una scelta più ampia di prodotti e
servizi a prezzi competitivi
2
».
Si tratta di un percorso che gli studiosi hanno
analizzato frequentemente e da più punti di vista.
Bomberg e Peterson (2000), Radaelli (2000), Morlino
(2002) se ne sono occupati nei primi anni Duemila
utilizzando il concetto di europeizzazione, per cercare
di descrivere e analizzare il processo duale che ha
permesso agli Stati membri, assieme alle istituzioni
europee, di individuare i problemi comuni all’intera UE
e di definirne le modalità di soluzione (fase
ascendente), per poi diffondere tali decisioni e
suggerimenti nell’impianto istituzionale e di politica
pubblica dei singoli Paesi (fase discendente). Le due
fasi del processo prendono corpo con diversi
meccanismi
3
: attraverso negoziazioni intergovernative e
decisioni congiunte si cercano soluzioni in grado di
soddisfare la maggior parte degli attori di policy, e
utilizzando diverse fonti regolative (regolamenti,
2
Dal sito dell’Unione Europea, pagine dedicate ai festeggiamenti dei
cinquanta anni dal Trattato di Roma del 1957.
3
Cfr. capitolo 2
3
direttive, libri bianchi e verdi, ecc.) le istituzioni
europee cercano di uniformare il più possibile il quadro
normativo dei diversi Paesi. Tali meccanismi sono stati
descritti anche da Knill e Lehmkuhl (1998), che hanno
applicato il concetto a tre differenti ambiti di policy, tra
cui il trasporto ferroviario, per descrivere lo sviluppo
dell’integrazione europea da loro suddivisa in tre
forme: a carattere negativo, positivo o “di cornice”
(framing). Quella di tipo negativo ha prevalso nelle
politiche europee: l’azione della Comunità si è rivelata
più efficace nell’eliminare barriere (doganali, tariffarie,
regolative) tra i diversi Stati, piuttosto che nel definire
misure positive di riequilibrio delle disparità
economiche e sociali. Le politiche di carattere positivo
hanno invece contraddistinto gli Stati del novecento,
che hanno sviluppato «un enorme arsenale di politiche
di intervento attivo sulla società nella forma sia del
welfare state sia dello stato “imprenditore”» (Cotta et
al., 2001, pg. 480).
Il settore del trasporto ferroviario rappresenta
invece un caso di europeizzazione “di cornice”, la
4
forma più “debole” tra le tre, nella quale non vengono
prescritti specifici requisiti e non viene modificato il
contesto istituzionale. In questo caso vengono invece
influenzate le convinzioni e le aspettative degli attori,
sperando così di influire sulle loro strategie e
preferenze, e di conseguenza sul contesto istituzionale e
sull’ambito di policy.
Così le decisioni politiche provenienti dalle
istituzioni europee influenzano quelle prese a livello
nazionale, alcune volte imponendo cambiamenti, altre
volte suggerendo modifiche e migliorie. Di rimando
esse influiscono sui cambiamenti delle organizzazioni
dei diversi Stati, in particolare su quelle che hanno
natura pubblica.
In questo senso è possibile prendere ad oggetto
di studio le numerose fonti normative europee
riguardanti il trasporto ferroviario ed osservare poi i
cambiamenti, di natura societaria ed organizzativa, di
ciò che era Ente pubblico e che adesso si presenta come
Gruppo Ferrovie dello Stato. Obiettivo del lavoro è di
rispondere alla domanda: “Quale è stato l’impatto
5
dell’europeizzazione sulla riorganizzazione delle
ferrovie italiane?” ovvero ci si chiede se le
trasformazioni che hanno interessato le ferrovie di stato
possano trovare una spiegazione nel processo di
europeizzazione.
Prima di entrare nel vivo della questione, si
descrive brevemente la storia delle ferrovie in Italia e il
contesto nel quale prende forma il cambiamento degli
ultimi anni.
Successivamente nel secondo capitolo si
approfondisce il concetto di europeizzazione e
analizzeremo i principali documenti (Direttive europee,
Libri bianchi, ecc.) riguardanti il settore dei trasporti,
ambito di policy fondamentale a supporto dell’obiettivo
del Mercato Unico europeo. L’analisi si sofferma in
particolare sulle decisioni europee sul trasporto
ferroviario che, assieme a quello marittimo, viene
incoraggiato per numerosi motivi, primo fra tutti quello
ambientale dato l’alto tasso di inquinamento prodotto
dal mezzo stradale.
6
Nel terzo capitolo viene osservato il
cambiamento societario ed organizzativo basandoci su
alcune teorie dell’organizzazione, in particolare su
quelle neoistituzionaliste. Seguendo Scott (1994) è
possibile mostrare come l’organizzazione oggetto di
studio sia immersa in un ambiente caratterizzato da
molte regole ed aspettative alle quali l’impresa deve
conformarsi per poter ricevere la necessaria
legittimazione sociale. Il Gruppo FS, in altri termini, è
un’organizzazione «sottoposta a pressioni esterne che la
obbligano a conformarsi: tipicamente vincoli di legge»
(Bonazzi, 2002, pg. 115) ed in questo senso
l’isomorfismo coercitivo
4
è quello che maggiormente
ne spiega l’evoluzione organizzativa. Attraverso alcuni
dati quantitativi e colloqui svolti all’interno della
principale società del Gruppo, Trenitalia
5
, ricostruiamo
tale conteso e le sue prescrizioni per verificare i modi e
4
Per la definizione di questo concetto vedi oltre, pag. 90
5
Direzione Risorse Umane – Risorse Umane Centrali e di Staff –
Struttura Organizzativa Organizzazione
Direzione Risorse Umane – Risorse Umane centrali e di staff – Struttura
Organizzativa Sviluppo
7
i limiti in cui l’impresa recepisce gli standard prescritti
dal contesto.
8
Capitolo 1
Breve storia del trasporto ferroviario
Nascita e sviluppo delle ferrovie italiane
La prima ferrovia della nostra penisola venne
inaugurata il 3 ottobre 1839 nel regno di Napoli; pochi
anni dopo al Nord venivano realizzate le linee Genova-
Torino e Alessandria-Lago Maggiore.
Nello Stato Pontificio il treno venne inizialmente
visto come costruzione diabolica, ma dopo pochi anni
anche lì venne costituita una società pubblica di
costruzione e gestione delle linee programmate.
Nel 1861, ad eccezione di Lazio e Campania, le
regioni del Sud del Regno erano ancora sprovviste di
collegamenti ferroviari.
La gestione di un’efficiente rete ferroviaria
assumeva una notevole rilevanza, anche in relazione ai
molteplici problemi creati dall’unificazione, tra cui la
necessità di collegare il Nord con il Sud, due realtà.
……..
9
Gli avvenimenti degli ultimi 20 anni
Lo sviluppo dei trasporti può essere, in sostanza,
suddiviso in tre fasi, l’ultima delle quali inizia con lo
shock petrolifero del 1973 e giunge fino ai giorni nostri
(Paolini, 2003). In questa fase il 1985 rappresenta un
momento di svolta per tutta l’Europa: reagendo alle
ripetute crisi petrolifere, ed in particolare all’ultima del
1983, gli Stati Europei decidono di rilanciare la Comunità
come strumento di coesione economico-politica dell’area
europea. Grazie all’Atto Unico Europeo si procede
all’abolizione delle barriere fisiche, tecniche e fiscali
esistenti nel mercato europeo, a partire dal 1993.
Dopo una serie di raccomandazioni volte ad
armonizzare le norme del traffico su rotaia, si delinea una
nuova fase nella quale l’attenzione verso il trasporto su
ferro si fa più marcata, a partire dall’emanazione delle
direttive 91/440/CEE, 95/18/CE e 95/19/CEE.
Per quanto riguarda la situazione italiana, la
difficile situazione dei trasporti in Italia ha prodotto, a
partire dai primi anni novanta, il tentativo di rilanciare il
10
trasporto collettivo e quello su rotaia. Nel 2001 il Piano
generale dei trasporti assegna, per la prima volta dopo
oltre cinquanta anni, un finanziamento maggiore alle
ferrovie (120.000 miliardi di lire) che non alle strade
(60.000 miliardi) (Paolini, 2003).
Risale al 1992 la prima trasformazione dell’Ente
Ferrovie dello Stato in Società per Azioni. Ad essa segue
alla fine degli anni novanta una riorganizzazione interna,
su base divisionale, con una Corporate centrale e
numerose Divisioni per tipologia di cliente (in particolare
passeggeri e logistica).
Negli anni duemila dalle Divisioni nascono vere e
proprie Società (tra le quali, RFI per l’infrastruttura e
Trenitalia per il trasporto sia passeggeri che merci)
collegate tra loro dalla Holding che ha come Capogruppo
la società per azioni Ferrovie dello Stato. Un’analisi che
riprenderemo più approfonditamente nel terzo capitolo.
E’ infatti necessario analizzare le principali
decisioni comunitarie nel settore dei trasporti, ed in
particolare in quello ferroviario, per poter comprendere
quanto la politica dell’Unione europea abbia influito sulle
11
trasformazioni societarie ed organizzative del gruppo
Ferrovie dello Stato.
12
Capitolo 2
La politica europea dei trasporti ferroviari
La capacità di spostare persone e merci rapidamente, in modo efficiente e
poco costoso è un tratto essenziale dell’obiettivo dell’UE di realizzare
un’economia dinamica e una società improntata alla coesione
6
.
La politica dei trasporti è per la Comunità europea
una politica strategica e strutturale rivolta al
miglioramento della coesione economica e sociale
dell’intera Unione. Nel corso dei decenni, le istituzioni
comunitarie hanno superato la fase iniziale di controllo
settoriale di aspetti della produzione e del commercio di
alcuni prodotti e materie (come originariamente fu per la
Ceca), per acquisire un ruolo di intervento diretto, seppur
in collaborazione con i Paesi membri, a favore dello
sviluppo economico e sociale. Alcuni settori in particolare
vengono sostenuti dalle istituzioni europee attraverso un
notevole numero di azioni, programmi e risorse, al fine di
realizzare una certa omogeneità nello sviluppo dei diversi
Stati membri. Gli ambiti di policy affrontati dalle
6
Tratto dal documento dell’UE Panoramica delle attività dell’Unione
europea – Trasporti www.europa.eu
13
istituzioni europee sono sempre più numerosi
raggiungendo quota 500, e gli atti, di molteplice tipo
(regolamenti, direttive, raccomandazioni, libri bianchi,
ecc.), si susseguono costantemente superando la media di
5.000 unità annue (Boerzel e Risse 2000).
Quindi negli anni si sono susseguite una serie di
politiche europee distinte per settori ed obiettivi, tra le
quali si inserisce a pieno titolo la politica dei trasporti.
Seguendo uno dei valori cardine dell’Unione, la libera
circolazione di merci, servizi, persone e capitali, è stato
creato il mercato unico europeo. Questo è stato rafforzato
anche dalla diffusione di politiche comunitarie sui diversi
modi di trasporto, necessario elemento di coesione e
apertura sul quale le istituzioni europee hanno espresso
suggerimenti e raccomandazioni sin dai primi anni della
loro attività.
Graglia (2005) afferma in tal senso che «le
modalità di interconnessione rappresentano un ambito
particolarmente delicato per un’Unione economica e
monetaria che pone la priorità sulla liberalizzazione del
movimento di merci, persone e capitali» (p.104).
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Si tratta di un settore nel quale l’Unione sconta
ancora le diversità storiche dello sviluppo delle strutture
nazionali, originariamente pensate, realizzate e gestite per
un uso di livello nazionale, «con scarsa propensione a
proseguire oltre i confini degli stati per l’ovvia
vulnerabilità in caso di guerra» (ibidem).
Meccanismi di europeizzazione
In un contesto siffatto, riteniamo utile studiare
l’attività delle istituzioni europee introducendo il concetto
di europeizzazione. Secondo Graziano si tratta di un
concetto che la comunità scientifica affronta da punti di
vista molteplici, con alcune riserve sul suo significato, ed
è per questo possibile «riscontrare nella (…) letteratura
diverse definizioni riconducibili a interpretazioni distinte
del concetto, a cui si sommano visioni parzialmente
contrastanti riguardo ai meccanismi attraverso i quali
l’europeizzazione si svolge» (Graziano, 2004, p.16).