5
raggiungere. Tutti sono comunque accuratamente addestrati e
preparati.
In realtà le Attività e Terapie Assistite dagli Animali non sono una
panacea adatta a tutte le malattie e a tutte le persone, poiché vanno
applicate a ragion veduta e soprattutto bisogna saperle usare. Non è
sufficiente infatti affiancare un animale ad una persona malata per
ottenere risultati positivi a livello curativo. Inoltre si presentano anche
varie controindicazioni, come nel caso di persone che non sono in
grado di prendersi cura di altri esseri viventi, a causa delle loro
condizioni psicofisiche (grave invalidità), di persone con lesioni
cutanee e affette da deficit del sistema immunitario o che presentano
fobie nei confronti degli animali.
Questa dissertazione ha lo scopo di illustrare in particolare la Terapia
Assistita dal cane, considerato dagli specialisti del settore l’animale
leader nelle applicazioni di AAA/AAT. Nello specifico si intende
evidenziare i benefici che il cane, quale co-terapeuta, è in grado
apportare a livello cognitivo-comportamentale e a livello relazionale
nei soggetti autistici.
6
Capitolo Primo
LA PET THERAPY
1.1 Definizioni
L’espressione Pet Therapy – dove la parola “pet” sta per animale
da compagnia, da accarezzare – è utilizzata per indicare, in modo
generico, l’utilizzo dell’animale domestico quale assistente in
trattamenti medici, psichiatrici o neurologici, sfruttandone le innate
capacità terapeutiche. Cani ed altri animali d’affezione aiutano così a
recuperare la socialità, rallegrano i bambini ospedalizzati e gli anziani,
intervengono con successo nelle terapie di riabilitazione dopo un
infarto o un trauma invalidante.
Il termine Pet Therapy è di origine anglosassone, sebbene si abbia
notizia di un impiego terapeutico di animali in diverse forme di
patologia umana del comportamento a partire dal 1700, fu il
neuropsichiatra e psicoterapeuta infantile Boris Levinson a coniare il
termine Pet Therapy utilizzandolo nel suo libro “The Dog as <<Co-
Therapist>>” (Il cane come co-terapeuta) del 1961 (Ballarini, 2005).
In epoca più recente, a seguito del maggiore interesse sviluppatosi in
questo campo soprattutto negli Stati Uniti, è stato fatto notare che la
definizione di Pet Therapy risulta inadeguata e riduttiva. Pertanto è
stato ipotizzato di sostituire il vecchio storico termine con quello più
adeguato di “Animal-Assisted Activities” ed ancora “Animal-Assisted
Therapy”. Queste espressioni sono state recentemente tradotte
ufficialmente dal Centro di collaborazione OMS/FAO per la sanità
pubblica veterinaria e l’Istituto Superiore di Sanità in “Attività e
7
Terapie svolte con l’ausilio di animali” e dall’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise con la formula “Attività e
Terapie Assistite dagli animali” (Scheggi, 2006). Alla base di queste
definizioni vi è l’idea che l’animale possa diventare una sorta di co-
terapeuta, o meglio, che si possa instaurare tra uomo e animale una
particolare forma di “alleanza terapeutica” come è indicato dal
Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB, 2005), affiancando il
personale medico o paramedico, migliorando la qualità della vita di
chi è già malato sia a livello fisico sia psichico, o prevenendo e
curando l’insorgere di alcune patologie.
All’interno quindi del termine generico Pet Therapy si ravvisano
differenti tipologie di intervento:
· le AAA (Animal-Assisted Activities);
· le AAT (Animal-Assisted Therapy)
Non solo a livello concettuale, ma anche per ragioni metodologiche,
operative e a fini valutativi, è importante precisare la grande
differenza che esiste tra le Animal-Assisted Activities (AAA), ossia le
Attività condotte con il supporto di animali e le Animal-Assisted
Therapy (AAT), e cioè le Terapie effettuate con l’ausilio di animali.
Le AAA sono costituite da interventi di tipo ricreativo e/o terapeutico,
che hanno l’obiettivo di migliorare le qualità della vita. Gli interventi
di AAA possono essere erogati in ambienti di vario tipo da
professionisti opportunamente formati, para-professionisti e/o
volontari, insieme con animali che rispondono a determinati requisiti.
Più in generale, le AAA sono costituite da incontri casuali che
coinvolgono animali da compagnia in visite a persone alloggiate in
strutture di vario genere; normalmente esse possono essere proposte a
numerosi individui e non sono legate a vere e proprie terapie
8
subordinate alle condizioni mediche del paziente. Le caratteristiche
principali delle AAA sono dunque la mancanza di obiettivi specifici
programmati, non vi è l’obbligo per gli operatori di raccogliere dati e
informazioni durante le visite, queste ultime sono gestite con
spontaneità e non hanno una durata prestabilita. Esempi di AAA
possono essere costituiti da gruppi di volontari che, una volta al mese,
si recano con i propri animali a far visita agli ospiti di un ospizio o ai
bambini ricoverati in un ospedale per una lunga degenza.
Le AAT sono invece interventi che hanno degli obiettivi specifici
determinanti, in cui un animale che risponde a determinati requisiti è
parte integrante del trattamento. Tale trattamento è eseguito da un
professionista con esperienza specifica nel campo, nell’ambito
dell’esercizio della propria professione. Le AAT hanno l’obiettivo di
favorire il miglioramento delle funzioni fisiche, sociali, emotive e/o
cognitive e sono effettuate in gruppi o individualmente. Questi tipi di
processi sono documentati e valutati. Le caratteristiche principali delle
AAT sono l’individuazione, la misurazione e la valutazione di
obiettivi specifici per ogni destinatario dell’intervento.
Un esempio di AAT può essere rappresentato dalle attività di recupero
di soggetti con disabilità comportamentali e di sviluppo, condotte da
uno psicoterapeuta che utilizza, al fine di migliorare le capacità di
comunicazione e di relazione sociale dei pazienti, animali come i cani
(Alessandrini, 1997).
9
1.2 Storia della Pet Therapy
L’uso terapeutico e profilattico degli animali familiari ha una
storia antica. Nelle medicine dei popoli primitivi gli animali hanno
sempre avuto un importante ruolo curativo. Anche nell’Egitto dei
Faraoni il cane era sacro al dio Anubis protettore della medicina.
Animali d’affezione hanno accompagnato le divinità dei popoli
Sumeri, Caldei e Greci, come alcuni santi cristiani invocati per la cura
di malattie: dal gallo di Esculapio al cane di San Rocco (Ballarini,
2001). Gli animali sono stati associati al divino e alle divinità, presso
le culture antiche, alle forze soprannaturali che governano il mondo
sensibile e il destino umano. Si veneravano come i rappresentanti e i
compagni degli dèi e delle dèe, divenendo oggetti di culto come delle
vere e proprie divinità. Creature reali e leggendarie rappresentano
quindi le immagini divine, all’interno del corpus mitologico,
incarnandone alternativamente le qualità. Possono presentarsi come
animali guaritori, animali dei clan, o ingannatori e, ancora, collegati,
in vario e differente modo, agli astri nelle civiltà antiche. Essi, infine,
creano un ponte tra il mondo umano e quello divino in qualità di
messaggeri, di sciamani e di profeti. L’aspetto religioso ha influenzato
notevolmente l’evoluzione del rapporto tra uomo e animale, ma pari
importanza ha avuto l’aspetto economico, militare ed estetico-
ricreativo: l’atteggiamento umano verso gli animali nasce, dunque,
dall’evoluzione, dalla necessità, dalla cultura e dalla tradizione.
Recentemente il ruolo terapeutico degli animali, che sembrava
scomparso nell’era della medicina scientifica, è stato riscoperto
sull’onda della ricerca di nuovi modelli di bioetica medica che si
richiamano al paradigma del Caring (CNB, 2005) e che assegnano
10
largo spazio a interventi dolci, basati sul rapporto interpersonale
uomo/animale nella cura e nella prevenzione delle malattie. Lo
spostamento dell’attenzione dalla malattia al malato e dal malato
alla persona favorisce l’impiego di terapie complementari come
la Pet Therapy che forniscono risposte più integrate ai bisogni del
malato.
1.2.1 Evoluzione del rapporto uomo-animale
Il rapporto uomo-animale si è evoluto nei millenni, attraverso tre
fasi salienti:
Prima fase: concezione arcaica dell’animale.
In questa fase l’uomo aveva con l’animale un legame definito magico-
totemico. L’essere non umano era assimilato ad un’entità divina (culto
pagano di alcuni animali presso gli antichi egizi). L’animale era
percepito come una divinità iniziatrice di stirpi. A questa arcaica
concezione si ricollega ad esempio la presenza di simboli animali
nell’antica araldica.
Seconda fase: concezione economico-funzionale dell’animale.
In questo periodo storico, si afferma il concetto dell’uomo “dominus”:
padrone, favorito anche dalla teologia cristiana, assertrice di una
Natura costituita da un insieme di elementi da considerare al servizio
dei bisogni materiali dell’essere umano. L’animale in questa fase è
considerato una <<utility>> (Chieppa, 2002) produttrice di carne,
latte, lana, pelle, uova, forza lavoro. Si afferma il concetto di animale
come bestia totalmente asservita alle necessità umane.
11
Terza fase: concezione etica dell’animale.
Corrisponde alla visione dell’animale che si ha nell’attuale periodo
storico. La creatura non umana, grazie ai progressi di biologia,
etologia, medicina veterinaria, non è più considerata come in passato,
oggetto e strumento asservito all’uomo, ma essere senziente, in grado
di percezioni coscienti di gioia e dolore. Nasce una legislazione a
tutela dell’animale in tutti gli Stati più evoluti. L’animale diviene
depositario di diritti elementari. E’ in quest’ottica etico-filosofica che
si inserisce l’odierno concetto di Pet Therapy, poiché l’animale è ora
considerato anche come dispensatore di benefici psicosociali.
In questa terza fase, nota come fase della parità e della solidarietà, si
assiste al tentativo della creazione di un rapporto comunicativo con
l’animale in un processo di scambio e di crescita comune. Si generano
molti movimenti animalisti che si differenziano per le motivazioni
ideologiche: vi è, infatti, l’animalismo collegato all’ecologismo, al
vegetarismo. Inoltre, se all’inizio l’interesse animalista trovava la sua
più viva espressione e il suo campo d’applicazione tra gli animali
domestici, o comunque, familiari, sempre in questa fase è stato
amplificato il raggio d’azione che ha coinvolto generi e specie animali
maggiormente distanti rispetto alla specie umana.
Molti sono in definitiva i segnali del mutato atteggiamento delle
attuali società industrializzate verso gli animali; basti pensare alle
nuove leggi sulla sperimentazione animale, sull’allevamento, sui
maltrattamenti degli animali da reddito e familiari. L’animale è
elevato al rango di animale-persona nel pensiero comune e, perciò,
nella psicologia sociale, ma anche nel diritto.
L’uomo da sempre si è servito degli animali per nutrirsi, coprirsi,
cacciare, lavorare. Prima solo selvatici, più tardi anche addomesticati,
12
gli animali hanno rappresentato una fonte di sostentamento per il
genere umano, ma allo stesso tempo l’uomo ha trovato in certe specie
anche degli elementi che li rendevano creature speciali, cui donare e
da cui ricevere affetto (Ballarini, 2005).
L’utilizzo in modo cosciente e riflesso degli animali risale al 1792 in
Inghilterra, quando William Tuke, un quacchero progressista,
incoraggiava i malati mentali di cui egli si occupava a prendersi cura
di animali, avendo intuito che questi avevano la capacità di indurre
all’autocontrollo i suoi pazienti. Intuì che gli animali potevano influire
nel lavoro di umanizzazione.
Un’istituzione simile, denominata Bethel ed inizialmente progettata
per pazienti epilettici, sorse a Brelefeld alla fine del secolo
diciannovesimo nella Germania meridionale. In tale istituzione erano
comprese due fattorie con possibilità d’equitazione ed una abbondanza
di piccoli animali da compagnia. Ancora nel 1875, il medico francese
Chessigne prescriveva l’ippoterapia a dei pazienti con problemi
neurologici, poiché ritenuta ottimale per il miglioramento
dell’equilibrio e del controllo muscolare.
Nel 1942, nel Pawling Army Air Force Convalenscent Hospital di
New York, dove erano ricoverati soldati feriti o con traumi emozionali
di guerra, furono immessi animali d’allevamento e da compagnia, al
fine di normalizzare i pazienti, ma non furono eseguiti precisi studi.
La nozione che gli animali e soprattutto quelli da compagnia hanno
un’azione socializzante ed un’influenza terapeutica, non è nuova, ma
si dovrebbe far riferimento agli studi di Levinson per avere qualche
cosa di più di una vaga idea. La Pet Therapy in senso scientifico si ha
all’inizio degli anni Sessanta negli Stati Uniti.