INTRODUZIONE
VIII
sono stati illustrati funzionamento, vantaggi e difficolt di introduzione nel
settore.
Inoltre, Ł stato ideato un sistema di indicatori di efficienza, efficacia ed
economicit in grado, di fornire ulteriori elementi informativi, sintetici ed
immediati, da destinare a specifici fabbisogni conoscitivi manageriali. In detto
sistema, infatti, piø volte si ritrovano dati prodotti dalle rilevazioni di costo.
Infine, la terza parte si pone l obiettivo di esaminare una singola realt
aziendale, cioŁ Quadrifoglio S.p.A.
Inquadrato il contesto territoriale e messe in luce le caratteristiche
dimensionali e tecniche dell azienda esaminata, l analisi Ł condotta con
particolare riguardo alle rilevazioni di costo.
Si arrivano, cioŁ, ad individuare gli strumenti informativi nel controllo
della gestione, focalizzando appunto l attenzione sulla contabilit analitica. Di
quest ultima vengono, infatti, illustrati iter evolutivo, finalit e funzionamento,
evidenziando altres la complessit , ma anche l efficacia dello strumento
contabile in questione, in relazione all articolato contesto gestionale in cui Ł
applicato.
Sono poi presi in esame i miglioramenti realizzati negli ultimi anni, ad
esempio un manuale per la condivisione del know-how aziendale inerente la
contabilit analitica, e proposti alcuni cambiamenti, ad esempio
l implementazione di uno dei piø recenti modelli di rilevazione dei costi,
l activity based costing.
Chiude la trattazione un cenno agli indicatori impiegati dalla Quadrifoglio
anche al fine di monitorare determinati costi di indubbia importanza e capacit
segnaletica.
A conclusione del presente lavoro intendo ringraziare il mio Relatore, la
Prof.ssa Anna Maria Nati, e il mio Tutor Universitario, il Prof. Niccol
Persiani, per la fiducia accordatami nel consentirmi l accesso alla Quadrifoglio
S.p.A. in qualit di stagista.
Ringrazio poi il Presidente di Quadrifoglio S.p.A., Sig. Antonio Marrucci,
il Direttore Generale, Dott. Livio Giannotti, ed il Direttore per gli Affari
INTRODUZIONE
IX
Generali e Personale, Dott. Marco Calonaci, che mi hanno accolto in azienda e
dato la possibilit di esprimermi.
Infine, un ringraziamento sentito all intero Settore Programmazione e
Controllo di Quadrifoglio, in particolare al mio Tutor Aziendale, il Capo
Settore, Sig. Luciano Ciapetti, per i preziosissimi suggerimenti in merito alla
tesi e per le opportunit offertemi di conoscere il settore dell igiene urbana.
1
CAPITOLO PRIMO
IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI
SERVIZI PUBBLICI LOCALI
1. Il processo di aziendalizzazione
2. La legislazione al servizio della programmazione e del
controllo
2
1. IL PROCESSO DI AZIENDALIZZAZIONE
Gli enti locali in Italia vanno assumendo, in modo via via crescente, un
ruolo fondamentale all interno del sistema economico italiano. Una situazione
in un certo qual senso analoga si ritrova in un contesto piø ampio, ossia
europeo, che vede i vari Stati dell Unione collaborare, anche attraverso le
iniziative dei singoli enti locali, per raggiungere obiettivi comuni, legati allo
sviluppo economico ed al benessere dei paesi membri. Si discute, infatti,
quotidianamente di problematiche quali la riduzione del debito pubblico, indice
di buona salute ed autosufficienza degli Stati, e di federalismo a costituzione
invariata 1, quale strumento per perseguire gli obiettivi programmati in modo
piø capillare e tempestivo.
Si pu qu indi sostenere che l ente locale, come unit decentrata dello Stato,
sia potenzialmente un attore nel processo di miglioramento dell intero sistema
economico nazionale ed europeo.
Ma in che modo l ente locale assolve tale compito? Ed, inoltre, qual Ł
l elemento che avvicina cos tanto l attivit dell ente locale al buon andamento
economico del nostro paese?
Una recente disposizione di legge pu essere di supporto nella risoluzione
dei quesiti; si tratta dell articolo n. 112, del Testo unico delle leggi
sull ordinamento degli enti locali 2 , il quale prevede che Gli enti locali,
nell ambito delle rispettive competenze, provvedono alla gestione dei servizi
pubblici che abbiano per oggetto produzione di beni ed attivit rivolte a
1
L espressione federalismo a costituzione invariata Ł utilizzato da AMOROSI con il
significato di federalismo amministrativo e fiscale, secondo il modello previsto dalla
legislazione italiana. Cfr. AMOROSI T., Il ruolo della dirigenza dalla legge n.142/1990 al
Tuel 18 agosto 2000, in Azienditalia , Milano, Ipsoa, n. 8, 2000, pag. 405.
2
Si fa riferimento al D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267.
CAP. I IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
3
realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile delle
comunit locali. Il Legislatore ha, dunque, avvertito l esigenza di attestare
esplicitamente la relazione esistente fra ente locale e sviluppo economico da
potenziare, appunto, attraverso i servizi pubblici locali. Per questi ultimi Ł
opportuno, al fine di comprendere l oggetto esatto dell analisi che sar
condotta in questo capitolo, isolarne i caratteri distintivi: l oggetto economico,
ossia in cosa consiste il servizio; la destinazione pubblica e, quindi, rileva in
proposito l offerta all intera collettivit ; l essenzialit della prestazione, cioŁ
l indispensabilit nella vita quotidiana per il cittadino.1
L oggetto economico Ł dato da beni e/o servizi destinabili ad utilizzo
individuale o pubblico collettivo.
La prima categoria accoglie attivit di produzione e di erogazione di beni
e/o servizi materialmente divisibili, caratterizzati dalla fruizione personale, che
presuppongono una domanda esplicita da parte dell utenza. Vi rientrano, a
titolo di esempio, la fornitura di acqua, di energia elettrica e il trasporto urbano.
La seconda categoria, quella ad utilizzo pubblico collettivo, Ł la piø vasta
ed eterogenea; in essa sono ricompresi i servizi le cui prestazioni sono
indivisibili, come tali offerte indistintamente all intera collettivit . Ne
costituiscono esempi il servizio di igiene urbana e l illuminazione stradale.
In proposito, pu essere accolta la posizione di alcuni autori 2 secondo la
quale il servizio pu essere distinto fra pubblico e privato in base al grado di
indivisibilit e dell ampiezza del gruppo dei fruitori. Tanto maggiori sono le
due variabili, tanto piø il servizio Ł individuabile come pubblico. Viceversa, Ł
da considerare privato il servizio offerto in mercati caratterizzati dalla presenza
di un consistente numero di operatori (che quindi genera grande concorrenza su
prezzo e servizi) la cui attivit Ł funzionale al soddisfacimento di una
domanda-utenza ampia numericamente ed estremamente differenziata, tale da
richiedere personalizzazione nell erogazione dei servizi.
1
In proposito, si veda l analisi svolta da: MULAZZANI M., Economia delle aziende e delle
Amministrazioni Pubbliche, volume II, Padova, Cedam, 2001, pag.199-201.
2
L idea originaria Ł di BUCHANAN J., tratta da: L economia pubblica. Domanda e offerta di
beni pubblici, Milano, Franco Angeli, 1969, pag. 188 condivisa e riportata da MONGIELLO
M., Il controllo di gestione nelle aziende di servizi pubblici locali, Padova, Cedam, 2000, pag.
13 e seguenti.
CAP. I IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
4
Negli ultimi anni l attenzione si Ł spostata sul servizio in sØ, sui suoi
vantaggi e sul soddisfacimento di cui il cittadino pu godere nell ottenere la
prestazione. Le motivazioni del cambiamento di atteggiamento, nei confronti
del settore dei servizi pubblici locali, vanno ricercate nell affermarsi delle
prime tensioni nella finanza pubblica, nella contestuale presenza di disavanzi
gestionali all interno delle aziende pubbliche e nell evoluzione della
complessit tecnologica dei servizi in oggetto.
Anche il miglioramento delle condizioni di vita dei destinatari delle
prestazioni ed il riavvicinamento dell imprenditorialit privata al
soddisfacimento di bisogni analoghi a quelli oggetto di intervento pubblico
hanno facilitato il mutamento nei servizi pubblici locali, tanto da rendere
necessaria una maturazione della funzione pubblica di produzione di beni e
servizi indispensabili alle comunit locali.
La maturazione nei servizi pu sinteticamente esprimersi nella
standardizzazione dell offerta, nell abbandono di alcuni settori di intervento,
ritenuti non piø rilevanti da un punto di vista sociale 3 , e nella crescente
importanza dei profili di qualit e di efficienza tecnico-economica. 4 Di
conseguenza, il servizio pubblico locale sembra assomigliare molto ad un vero
e proprio prodotto, da migliorare per poterne aumentare, ove possibile, la
vendita agli utenti. In questo contesto ci si chiede allora se l ente locale,
designato per legge 5 a provvedere alla gestione dei servizi, sia individuabile
come vera e propria unit ec onomica o, ancora meglio, come azienda.
Per poter giungere a delle conclusioni sull argomento, Ł utile osservare un
altro attributo dei servizi che Ł in grado di dist inguerli fra loro, anche se solo
parzialmente e superficialmente6; intendo riferirmi alle forme di gestione.
L ordinamento italiano ammette, 7 infatti, che l ente locale possa gestire
direttamente o indirettamente il servizio pubblico locale.
3
Ad esempio, la produzione pubblica del latte.
4
Si vedano in proposito: GARLATTI A., Il riordino delle forme di gestione dei servizi
pubblici locali: opportunit e rischi emergenti, in Azienda pubblica , Rimini, Maggioli, n. 6,
2000, pag. 691; RUBINI G., Il progetto di trasformazione e privatizzazione di un azienda
speciale, in Azienditalia , Milano, Ipsoa, n. 3, 2001, pag. 157.
5
Si fa nuovamente riferimento all art 112 del Tuel, D.Lgs. 267/2000.
CAP. I IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
5
Nel primo caso, l organismo che eroga il servizio Ł parte dell ente stesso;
non vi Ł alcun tipo di autonomia; il personale e le altre risorse utilizzate sono di
propriet diretta dell ente locale.
Nel caso di gestione indiretta, esiste invece un terzo soggetto che assolve il
ruolo di intermediario fra l ente locale, per conto del quale opera, e l utente
finale. Tale figura intermediaria, che pu assumere in Italia la veste giuridica di
istituzione, terzo in concessione, azienda speciale, societ per azioni a
partecipazione pubblica maggioritaria o minoritaria, Ł emersa in Italia 8 in un
momento in cui l ente locale, dotato dallo Stato di crescente autonomia e di
conseguente responsabilit , ha avvertito l esigenza di gestire, monitorare e
controllare con maggior oculatezza la propria attivit . Si Ł infatti assist ito alla
nascita di unit ec onomiche, con lo scopo di affidare loro servizi che
necessitano di crescente specializzazione gestionale, difficile da conseguire
considerando l eterogeneit della categoria servizi e le limitate risorse a
disposizione dell ente locale.
In proposito, con l obiettivo di migliorare il settore ed evitare di
danneggiare l andamento dell ente locale stesso, si Ł giunti ad enucleare,
rispetto alle attivit tipiche di quest ultimo9, quei servizi tanto complessi dal
punto di vista tecnico-economico da meritare non solo una gestione e
contabilizzazione separata, ma anche l implementazione di nuove modalit
gestionali e la ricerca di strumenti di rilevazione ed elaborazione delle
informazioni in grado di soddisfare il mutato fabbisogno informativo.10
6
L espressione solo parzialmente e superficialmente trover un significato piø concreto nel
corso delle prossime pagine. Per ora l intento Ł quello di anticipare la separazione esistente fra
servizio materialmente offerto e la modalit con cui viene offerto.
7
Si richiama il D.Lgs. 267/2000, ma per un esame piø approfondito si rinvia al 2 paragrafo
del presente Capitolo.
8
Per maggiori chiarimenti si rinvia al secondo paragrafo del presente capitolo oppure
direttamente al testo di MONGIELLO M., op. cit., pag. 53 e seguenti.
9
Per attivit tipiche dell ente locale si intendono tutte le funzioni amministrative che
riguardano la popolazione ed il territorio, in particolare i servizi elettorali, di anagrafe, di stato
civile, di statitistica, di leva militare.
10
Si veda: BOSONI E., Le condizioni di economicit n ella gestione dei servizi pubblici: il caso
del servizio smaltimento rifiuti dei comuni della Provincia di Parma, in Azienda pubblica ,
Rimini, Maggioli, n. 2/3, 2000, pag. 289.
CAP. I IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
6
E cos che ha dunque inizio il processo di trasformazione del settore dei
servizi pubblici locali al quale si sente attribuire, di frequente, il nome di
aziendalizzazione .
Con lo scopo di chiarire il significato attribuito nella prassi e da molti
autori al termine aziendalizzazione 11 , Ł utile indagare sulla presenza dei
caratteri di aziendalit nel settore dei servizi pubblici locali.
Sono ritenuti primari, per poter individuare un azienda, caratteri quali:
l autonomia decisionale, l efficacia, l efficienza e l economicit , la
professionalit dei dirigenti.12 Ma andiamo per ordine, partendo dall autonomia
e ricercandola nel settore scelto come oggetto d analisi.
Se per autonomia si intende la possibilit data all unit ec onomica, ed in
particolare ai suoi organi, di assumere decisioni con un grado di libert
significativo, allora si pu affermare che l ente locale ne Ł dotato; e al riguardo
Ł sufficiente osservare il rapporto con le Amministrazioni Centrali. Tale
autonomia risulta accentuata se, oltre a prendere in considerazione l ente locale,
si pensa alle varie forme di gestione applicabili in Italia ai servizi pubblici
locali. Ne Ł un esempio l azienda speciale, attualmente dotata di personalit
giuridica, con potest statutaria. Oppure si pu fare riferimento ad una seconda
forma di gestione indiretta che si sta diffondendo sempre piø nel nostro paese:
la societ di capitali. Che si tratti di una S.p.A. o di S.r.l. con capitale
prevalentemente pubblico o privato, tale forma giuridica, di tipo privatistico,
pu accentuare il carattere di autonomia del servizio.
Aumentare l autonomia nella gestione del servizio significa ridurre la
responsabilit di chi opera internamente all ente locale13 e sottrarre in parte il
servizio stesso al regime proprio del settore pubblico. Ci pu favorire a sua
volta il perseguimento di risultati economici pienamente positivi.14
11
Tra questi ANSELMI L., Interesse pubblico, criteri di economicit e privatizzazioni, in
Azienda pubblica , Rimini, Maggioli, n. 2, 1994, pag. 384. L autore, piø precisamente,
sostiene che il termine aziendalizzazione, oltre ad essere molto diffuso, Ł particolarmente
efficace. Piø avanti nel paragrafo si spiegheranno le ragioni.
12
Tale interpretazione di aziendalit Ł offerta, tra gli altri, da SIBILIO PARRI B., Il processo
di trasformazione delle imprese pubbliche, Padova, Cedam, 1998, pag. 240.
13
Intendo riferirmi ad eventuali uffici e organi interni all ente locale assoluti responsabili del
servizio in caso di gestione in economia.
14
In proposito si veda: FARNETI G, La valutazione di economicit d elle gestioni pubbliche
locali, in Azienda pubblica , Rimini, Maggioli, n. 2, 1994, pag. 297.
CAP. I IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
7
Allo stesso tempo e conseguentemente a quanto appena detto, Ł possibile
affermare che fino a che non si riuscir a d arrivare ad un affermazione piena di
autonomia non sar possibile determinare correttamente il grado di efficienza
delle amministrazioni pubbliche, secondo i principi e le tecniche dettate
dall Economia Aziendale. Questo accade poichØ minore Ł l autonomia piø Ł
difficile distinguere competenze e responsabilit della singola unit ec onomica
erogante il servizio.15
Ecco dunque che emerge un altro carattere di aziendalit , l efficienza che,
insieme ad economicit e d efficacia, Ł esplicitamente previsto dal Legislatore
quale criterio da adottare nello svolgimento delle attivit all interno di enti
locali e degli organismi intermediari che, per loro conto, erogano il servizio.
Conseguire un grado soddisfacente o addirittura ottimale di efficienza nei
servizi pubblici locali, intesa quale efficienza interna nell impiego dei fattori
produttivi, significa riuscire ad alimentare e rigenerare nel tempo lo sviluppo
aziendale attraverso un adeguata politica di autofinanziamento.16
Accanto all interpretazione appena proposta del concetto di efficienza, se
ne pu fornire un altra, piø tipica del settore pubblico, che vede l efficienza
dell azione amministrativa affiancata al concetto di democraticit .
L efficienza, vista come rapporto fra mezzi impiegati e risultati ottenuti nel
realizzare un obiettivo dato, anzichØ essere presa in esame nella logica
privatistica dell interesse individuale, pu essere commisurata al benessere di
una comunit -utenza.
Se allora l obiettivo Ø espresso dal raggiungimento del livello piø elevato
possibile di tale benessere, l efficienza non pu andare disgiunta dalla verifica
costante da parte dell utenza servita in merito alla tipologia e alle
caratteristiche tecniche del servizio garantite dall organismo erogatore.17
In quest ottica si pu comprendere il legame con il secondo dei tre criteri
suggeriti nella gestione aziendale, vale a dire l efficacia. Se l efficienza si
15
Al riguardo si Ł espresso ANSELMI, op. cit., pag. 390.
16
E stata utile in materia la lettura dell articolo di LEARDINI C., Riflessioni critiche
sull aziendalit del servizio pubblico locale, in Rivista Italiana di Ragioneria e Economia
Aziendale , Roma, Rirea, n. 7 / 8, 1998, pag. 382.
17
L interpretazione Ł da attribuire a CLEMENTE DI SAN LUCA G., I nuovi confini
dell interesse pubblico e altri saggi, Padova, Cedam, 1999.
CAP. I IL MUTAMENTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
8
traduce nell offrire servizi essenziali risparmiando sulle risorse da utilizzare,
per poi erogare a prezzi piø bassi, l efficacia misura la soddisfazione e la
qualit offerta e percepita dal cittadino rispetto al servizio.
Per quanto concerne l economicit , vi Ł la tendenza ad evidenziare solo la
rigidit e sistente nel settore. In effetti, sono riscontrabili spesso cause oggettive
e strutturali che portano a costi elevati e spesso all impossibilit di veicolare i
ricavi, essendo questi legati alla finalit sociale del servizio e, quindi, sovente
non in grado di coprire interamente i costi.
Va, in ogni caso, sottolineato che sempre piø di frequente la scarsa
redditivit c he si riscontra nei servizi Ł da attribuire a cause aziendali. E allora
necessario intervenire riconducendo l attivit ad una certa razionalit
economica. E quindi importante, nel valutare tali realt , condurre un analisi
che quantifichi la redditivit che si dovrebbe attendere da un azienda in quel
settore se gestita con professionalit e non accontentarsi di considerare
semplicemente i deludenti risultati conseguit i.18 Tale approccio fa trasparire un
altro carattere di aziendalit c he va accentuandosi nel settore; si tratta della
professionalit dei dirigenti.
I servizi pubblici locali hanno vissuto una prima fase in cui a guidare la
gestione si Ł ritenuto bastassero la logica burocratico-formale dei controlli di
legittimit e l organo politico che si occupava dell intero processo decisionale.
Questa fase si Ł interrotta, o quanto meno dovrebbe essersi interrotta, nel 1990
quando la legge n.142 ha attestato la separazione del ruolo affidato agli organi
politici da quello affidato ai dirigenti.
L organo politico Ł competente in merito alla fissazione degli indirizzi,
delle direttive e degli obiettivi, nonchØ del controllo dei risultat i, dunque
dell attivit di orientamento e verifica politico-amministrativa.
I dirigenti sono invece competenti e responsabili in materia di gestione
amministrativa; diventano il veicolo tecnico per ottenere adeguati standard di
efficienza ed efficacia nell erogazione dei servizi pubblici.
In questo contesto, pertanto, Ł di grande importanza la figura del dirigente.
Egli, oltre a saper portare innovazione e professionalit e a saper agire
18
Ha trattato dell argomento FARNETI, op. cit., pag. 300.