L’esigenza è, soprattutto, quella di riuscire ad assicurare l’efficacia della conservazione
della natura, salvaguardando equilibri e rapporti tra ecosistemi diversi tra loro. Il compito che
va portato a termine oggi, a oltre 15 anni dall’approvazione della Legge quadro n. 394/91, è
proprio quello di far funzionare le aree e assicurare l’operatività dell’intero sistema, così da
conservare il patrimonio per le generazioni future.
È un compito arduo, spesso perseguito in situazioni complesse, in assenza di organi di
gestione e soprattutto di mezzi adeguati: l’elaborazione degli strumenti di pianificazione e di
gestione segue iter complicati, sovrapposti ad altri poteri e ad altri obiettivi.
Altrettanto complesso è il compito di riuscire a rendere fruibili e accessibili le aree
naturali protette, garantirne quegli elementi di godimento che costituiscono uno degli aspetti
che caratterizzano queste aree e attribuiscono un valore sociale, in termini di disponibilità di
un bene comune, per il vantaggio e il benessere dei cittadini.
È quindi possibile immaginare quanto sia importante comprendere il senso di
progettare i sistemi di fruizione e accessibilità in questa chiave: parchi non solo fatti da
sentieri e parcheggi ma sistemi complessi, da tutelare e, al tempo stesso, rendere disponibili
per la conoscenza e la ricerca di un contatto diverso con la natura.
Questo tipo di approccio può avere molti risvolti, strettamente connessi con le politiche della
sostenibilità e con le scelte di valorizzazione delle risorse locali, in grado di offrire nuove
opportunità per lo sviluppo del territorio e delle comunità locali.
Con questa ricerca ho tentato di raccogliere alcune idee e suggerire degli spunti il più
delle volte paralleli alle discipline finalizzate alla conservazione della natura, ma anch’essi
fondamentali per attuare una politica delle aree naturali protette che risulti adeguata al
contesto ambientale e alle sfide che si prospettano.
Sistemi per la fruizione sostenibile – Andrea Ferraretto
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1. Fruire l’ambiente naturale
Disegnare e realizzare una rete di strutture per rendere fruibile un territorio è uno dei
passi iniziali che si compie quando viene individuata e istituita un’area naturale protetta. Si
tratta, in questo modo, di mettere a disposizione dei visitatori una serie di occasioni per
conoscere il territorio, osservare le bellezze naturalistiche, apprezzare il paesaggio e
riconoscere le trasformazioni dell’ambiente a seguito dell’attività dell’uomo.
La particolarità di questa azione, che serve a porre le basi di un’azione costante di
valorizzazione e promozione allo sviluppo di un’area, risiede nelle attenzioni e negli
approfondimenti che è necessario compiere al fine di evitare di compromettere l’ambiente
naturale. Una rete di strutture per la fruizione serve a creare connessioni e condivisioni e, per
questo motivo, dipende in modo essenziale dal territorio e dalle peculiarità di questo.
Ciò che è richiesto è un attento lavoro di preparazione, consistente in una lettura del
paesaggio e del contesto socio-economico. Risulta, infatti, questo uno degli elementi
fondamentali per un approccio incentrato sull’infrastrutturazione del territorio, in grado di
rispondere efficacemente alle esigenze di apertura e di promozione dell’area attraverso l’avvio
di processi incentrati sulla valorizzazione del turismo e delle economie locali che,
tradizionalmente, hanno caratterizzato il territorio. È evidente che, agendo in questo senso, si
determina la creazione di una rete locale, attualmente presente per lo più in forme
frammentate e scollegate, finalizzata a consentire la fruizione del territorio in modo
coordinato, per cui la presenza di un Parco, si traduce in una conoscenza e visita di un luogo
“speciale”.
Il Parco realizza, pertanto, un approccio al territorio orientato ad integrare le
particolarità e la ricchezza del territorio, sotto forma di biodiversità, cultura, paesaggio, … con
la possibilità di conoscere e frequentare questi ambiti, riconoscendo le valenze, le specificità
e, soprattutto nelle zone rurali, il binomio qualità-ambiente delle produzioni agricole.
Ciò che deve essere evitato è un modo di progettare scollegato, fatto di parti non
legate tra loro: da un sistema di fruizione ben congeniato dipende, in buona parte, il successo
di un Parco. Occorre pertanto un lavoro attento e ponderato, in grado di riconoscere e
mettere in connessione le risorse, i valori e le opportunità presenti sul territorio, operando
nella direzione di una “valorizzazione sostenibile”, parola non vuota, non mera dichiarazione
di principio, quanto piuttosto linea-guida per progettare una rete.
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1.1 Motivi, occasioni, attrazioni
Occorre saper riconoscere e “leggere” le molteplicità di intenzioni e interessi che
muovono i potenziali visitatori di un Parco, in modo da interpretare e tradurre in azioni le
risposte che il territorio di un Parco può fornire per consentire la fruizione dei luoghi.
Il turismo viene inteso, sempre più spesso, come una costellazione di attività e di forme,
ciascuna con proprie forze di attrazione e modalità di rappresentazione. Comprendere questa
molteplicità e adeguare a questa le diverse forme con le quali rendere fruibile un’area,
realizzando strutture e parti funzionali della rete, significa agire per la definizione di un
sistema locale di offerta, in grado di valorizzare i punti di forza e le diverse caratterizzazioni
del territorio. Gli aspetti naturalistici saranno uno dei punti di forza ma, altrettanto validi,
saranno gli elementi che caratterizzano il territorio sotto il profilo paesaggistico, culturale,
produttivo, tradizionale, … .
1.2 Percorrere e attraversare: modalità di conoscenza dei luoghi
Le diverse forme di turismo che rappresentano altrettanti segmenti di visitatori,
rendono la fruizione e il godimento di un’area una molteplicità di esperienze possibili. Per
questi motivi sarà pertanto opportuno differenziare tra loro i sistemi di fruizione, per
consentire di esercitare la conoscenza dei luoghi nel modo più adeguato alla motivazione che
spinge il visitatore. Vi sarà la motivazione naturalistica ma non sarà la sola. Potranno esservi
motivazioni culturali, storiche, archeologiche, enogastronomiche, … . ciascuna con le proprie
caratteristiche e con modalità coerenti con l’oggetto della visita. Una cosa sarà mettere a
disposizione degli escursionisti una rete di sentieri, un’altra cosa sarà realizzare dei percorsi
tematici che invitino a conoscere i luoghi, comprendendo differenze e modi di percorrere e
attraversare un luogo.
1.3 Riconoscere e comprendere i segni dei luoghi
Uno stesso luogo può essere fruito, attraversato e conosciuto in modi differenti. Le
differenti modalità di fruizione determinano anche la possibilità di interpretare diversamente
le caratteristiche dei luoghi e le correlazioni tra ambiente, natura, paesaggio e uomo.
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Una delle caratteristiche più evidenti del sistema italiano delle aree protette è dato
proprio dalla presenza di Parchi, dove la presenza dell’uomo e delle attività umane è quasi
sempre riconoscibile con forme di paesaggio e architettura locale, strettamente legata alla
storia e all’uso che è stato fatto del territorio.
Ecco quindi percorsi che indichino i segni, che mettano in evidenza le peculiarità e la
ricchezza del territorio e delle comunità che vivono in questi. I segni tipici del paesaggio, ma
anche le colture tradizionali, le modalità di coltivazione e la conformazione stessa degli spazi
rurali: alberate, siepi, muretti o terrazzamenti non sono solo tracce o residui, ma
testimonianza di una presenza e di una specificazione dell’agricoltura in un dato contesto.
1.4 Leggere economie e tradizioni dei luoghi
Proprio in tal senso è importante saper pianificare la fruizione di un’area, cogliendo gli
aspetti che legano l’ambiente naturale al paesaggio e alle attività antropiche. L’economia,
soprattutto quella rurale, ha per lungo tempo influito sulle scelte di utilizzo dei territori,
imprimendo caratteristiche e modificazioni, caratterizzando i paesaggi con la presenza di
colture, insediamenti, opere idrauliche, gestione dei boschi, … . Cambiano le colture,
cambiano soprattutto i rapporti di utilizzo del territorio rurale e, in questo modo, si modificano
e si determinano paesaggi tipici, differenti l’uno dall’altro. Leggere le pagine della Storia del
paesaggio agrario italiano, scritte nel 1961 da Emilio Sereni, ci consente di ripercorrere le
tappe che, spesso testimoniate dalla pittura e dalle opere letterarie, descrivono l’evoluzione
dei paesaggi e i loro rapporti con le popolazioni e le economie locali.
Ancora oggi è attuale l’Allegoria del Buon Governo, di Ambrogio Lorenzetti
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, una prima
rappresentazione didascalica e paradigmatica (Sereni, op. cit.) del modo di gestire la
campagna: un importante riferimento, già nel Trecento, di forme di controllo e di “governo”.
Non solo un’opera pittorica, ma un punto di riferimento fondamentale per la capacità di
comunicare un modello di governo: uno dei primi strumenti di comunicazione politica e
sociale.
Il territorio italiano si caratterizza per i propri paesaggi, soprattutto per quelli che, fino
a pochi decenni fa, contraddistinguevano le zone rurali: olivi, cipressi, lecci, castagni ma
anche vigneti, frutteti e seminativi sono aspetti che legano molto l’economia di un’area con il
paesaggio di quell’area, con la capacità di leggere e interpretare cosa ha determinato un
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L’allegoria del Lorenzetti, 1338-40, è conservata nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena.
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certo tipo di sviluppo, la presenza di insediamenti e nuclei rurali piuttosto che di altri.
Soprattutto spazi rurali che si fondevano con spazi naturali, in un contesto rurale che era
ancora caratterizzato da forme di coltivazione non intensiva e con un equilibrio tra
insediamenti e spazi. Scrive Fulco Pratesi nel suo saggio sulla storia della natura in Italia:
“… il territorio italico, sia divenuto, dopo secoli di disboscamenti, boni iche incendi, caccia
pastorizia, u banizzazione, quello che oggi conosciamo e in cui le ultime reliquie di una natura
per millenni devastata si ritrovano solo in micro ambienti rupestri o in minimi biotopi che
meno di altri hanno dovuto subire l’influenza dell’uomo.”
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Ecco quindi il susseguirsi di borghi, masserie, casali, che rappresentano altrettanti
scorci di paesaggio con caratteristiche proprie, legate a fattori economici, culturali, climatici e
ambientali: ma anche muretti a secco, torri, siepi e filari. Un intreccio di luoghi, saperi e
tradizioni dove è possibile organizzare la fruizione intrecciandola anche a questi fattori e
attribuendo un nuovo ruolo all’agricoltura.
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