Cartografia e geomorfologia dell’Area Marina Protetta di Bergeggi
Tesi di laurea specialistica in Scienze Ambientali Marine
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I INTRODUZIONE
1.1 Premessa
1.1.1 Le aree marine sottoposte a regime di tutela in Liguria
Nella legislazione italiana la prima definizione di area marina protetta è presente
nella legge 979 del 1982. La legge inoltre prevede l’avvio delle procedure
conoscitive per l’istituzione di Aree Marine Protette in venti località italiane.
In essa si legge:
“…(Omissis)... ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa
prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali,
geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla
fauna marine e costiere e per l'importanza scientifica, ecologica, culturale,
educativa ed economica che rivestono.”
Dopo un periodo caratterizzato da una relativa assenza di leggi in materia nel 1991
viene promulgata la legge 394 “Legge quadro sulle Aree Marine Protette” nella
quale, accanto alle riserve terrestri, si fa riferimento anche alle riserve marine
definendone gli obiettivi e l’importanza della loro gestione.
Un altro importante aspetto della Legge 394/91 è l’individuazione di altre zone,
dette di reperimento, ove vagliare la possibilità di istituire una riserva marina; tra
queste, ventisei in tutto, compare anche l’Isola di Bergeggi.
Allo stato attuale l’Area Marina Protetta “Isola di Bergeggi” ha completato l’iter
burocratico ed è in attesa del decreto ministeriale di istituzione.
In Liguria le aree marine sottoposte a regime di tutela sono: le Cinque Terre,
Portofino e l’Isola di Bergeggi, alle quali si aggiungono il Parco Marino di
Portovenere e l’Area di Reperimento “Isola Gallinara” (Fig.1.1), oltre al Santuario
dei Cetacei, inserito nell’elenco delle AMP tramite la legge 426/98.
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Fig.1.1 Ubicazione delle aree marine sottoposte a regime di tutela in Liguria. (a) Parco naturale
marino di Portovenere, (b) AMP delle Cinque Terre, (c) AMP di Portofino, (d) AMP Isola di
Bergeggi, (e) Area di Reperimento Isola Gallinara (Fonte: www.regioneliguria.it). A queste aree si
aggiunge il santuario dei Cetacei, istituito con la legge 426/98
È importante notare come il legislatore, definendo le Aree Marine Protette, leghi di
fatto la protezione dell’ambiente biotico a quella dell’ambiente abiotico. In
relazione a quest’ultimo, oltre alla legislazione a livello nazionale e regionale volta
alla definizione ed alla salvaguardia del patrimonio geologico (Brancucci e
Burlando, 2001), esistono iniziative a livello internazionale, per esempio
l’UNESCO ha lanciato il Network Internazionale Geoparchi, alcuni dei quali
prevedono anche la presenza di aree marine
1.1.2 Scopo della tesi
L’esigenza sottolineata nella legislazione attuale di correlare, in ambito marino, la
protezione dell’ambiente biotico con quella dell’ambiente abiotico viene teorizzata
in campo scientifico con l’individuazione di biotipologie e mesotipologie, le quali,
attraverso un processo cartografico di comparazione ed integrazione restituiscono le
ecotipologie presenti in una determinata area (Bianchi e Zattera, 1986).
Le mesotipologie sono volte a definire sia le caratteristiche ambientali di tipo
invariante che stanno alla base delle successioni bionomiche sia le caratteristiche
geomorfologiche salienti di una determinata area (Navone et al., 1992).
Il geologo che si trovi a lavorare in un’area marina protetta ha quindi il compito di
valutare e rappresentare cartograficamente sia le rilevanze di interesse geologico sia
tutti i vari tipi di ambienti che possano dare origine ad una determinata classe
mesotipologica.
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In quest’ottica, il fine della presente tesi è stato quello di indagare i fondali
dell’Area Marina Protetta (AMP) “Isola di Bergeggi” dal punto di vista
sedimentologico e geomorfologico e di fornire informazioni volte alla
valorizzazione delle peculiarità abiotiche presenti nell’area attraverso l’utilizzo
dello strumento cartografico digitale.
1.2 La ricerca in ambiente sommerso
1.2.1 Le ecotipologie e la ricerca geologica subacquea
I primi accenni di una classificazione ecotipologica degli ambienti marini costieri è
dovuta a Bianchi e Zurlini, 1984; successivamente lo schema ecotipologico è stato
completato (Bianchi e Zattera, 1986) con l’inserimento delle tipologie economiche
e sociali, per arrivare alla definizione degli strumenti di gestione della fascia
costiera (Fig.1.2).
Fig.1.2 Schema delle classi mesotipologiche e biotipologiche per la caratterizzazione ecotipologico
dei fondali marini (Bianchi e Zattera, 1986)
Le mesotipologie risultano in tale approccio composte da quattro banche dati
cartografiche:
Carte batimetriche
Carte delle correnti
Carte dei morfotipi costieri
Carte sedimentologiche
Ricordando che per l’istituzione di una AMP sono necessarie approfondite indagini
conoscitive (Zattera et al., 1986), si può affermare che le carte mesotipologiche
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debbano essere redatte ad una scala conveniente a rappresentare l’intero territorio
protetto con una buona risoluzione di particolari.
In questo senso trovano applicazione le prospezioni subacquee dirette, ritenute
importanti e necessarie poiché le metodologie indirette risultano insufficienti e
lacunose per quanto riguarda l’interpretazione di dettaglio dei dati; inoltre il
prelievo manuale in situ dei campioni consente di osservare le condizioni al
contorno dell’affioramento e valutare la qualità del dato (Colantoni, 1967; Bailey,
1971; Akal, 1985; Max et al., 1994; Monti et al., 2003).
Occorre ricordare inoltre che lo studio dei depositi superficiali mobili ed in
particolare di quelli prossimi alla riva non può essere effettuato solo mediante l’uso
di benne.
A maggior ragione, l’individuazione lungo la fascia costiera di falesie sommerse o
affioramenti di substrato richiede indagini dirette sia per riconoscere i caratteri
litostratigrafici significativi che per evidenziare la presenza di elementi strutturali
anche alla mesoscala (giaciture, faglie, diaclasi, ecc.); inoltre, evidenze di
stazionamenti del livello del mare al di sotto di quello attuale, soprattutto se incisi
su falesie verticali, sono difficilmente individuabili nei sonogrammi.
1.2.2 La cartografia dell’ambiente marino
La cartografia ambientale riveste un ruolo di primaria importanza sia per gli aspetti
di ricerca di base legati alla conoscenza degli ecosistemi (Villa et al., 2002), sia per
gli aspetti legati a finalità di gestione ed intervento. Per tali motivi, la cartografia
ecologica è ampiamente sviluppata in ambiente terrestre, ove la mappatura della
vegetazione e delle caratteristiche geologiche e pedologiche costituisce un’attività
routinaria negli studi ambientali (Ozenda, 1986; Navone et al., 1992).
In ambiente marino l’utilizzo dello strumento cartografico è molto meno comune,
sia a causa della scarsa considerazione dell’ambiente marino come territorio, sia a
causa delle difficoltà di operatività (Bianchi et al., 2004a).
Inoltre, sebbene in Mediterraneo la tradizione cartografica marina sia ben
sviluppata (Molinier e Picard, 1960; Parenzan, 1983; Meisniz, 1985; Bianchi e
Morri, 1989; Bianchi e Peirano, 1995; Ardizzone et al., 1996; Bianchi et al., 1996;
Tunesi et al., 2002), risulta che la maggior parte delle carte trattino un singolo
soggetto, principalmente la vegetazione sommersa ed in particolar modo le praterie
di fanerogame marine.
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A fronte del gran numero di carte legate a tali tematismi si riscontra una sostanziale
carenza, nella piattaforma interna, nella trattazione di temi abiotici quali la
geologia, la geomorfologia o la sedimentologia: a questo proposito occorre
ricordare dell’esistenza del progetto CARG, che ha come oggetto la
caratterizzazione del fondo e dell’immediato sottofondo marino e la stesura della
carta 1:50000 dell’unità fisiografica costituita dalla piattaforma continentale interna
e dalla fascia costiera (Lembo, 1994). Dei 250 fogli previsti su tutto il territorio
nazionale, 44 prevedono la presenza di aree marine e solo alcuni di essi sono in fase
di realizzazione.
Sebbene esistano alcune cartografie geologiche e geomorfologiche di dettaglio per
determinati settori costieri italiani (Ozer, 1976; Orrù e Ulzega, 1988; Orrù e Forti,
1990; Orrù e Ulzega, 1990; Ferrini et al., 1994), il loro numero appare del tutto
irrilevante se comparato con il numero di carte a tematismi abiotici realizzate in
ambiente emerso costiero, per il quale la copertura di dettaglio è presente per buona
parte del territorio italiano. Analizzando inoltre la disponibilità di bibliografia sulla
geomorfologia sommersa della Liguria si ritrovano pochi lavori svolti in limitati
settori costieri (Forti, 1992; Rovere, 2003; Rovere, 2004; Rovere et al., 2006) solo
in aree limitate a fronte della buona quantità di materiale reperibile per gli alti
fondali di tutto il bacino Ligure (Fanucci et al., 1977; Fanucci et al., 1979; Fanucci,
1981; Corradi et al., 1987; Tucci e Campi, 1989; Tucci et al, 1995).
A questo va aggiunto che l’applicazione alla cartografia in ambiente marino di
tecniche GIS, adatte in particolari casi a fornire risposte gestionali a specifici
problemi (Bartlett, 1993; Wright, 2000), è stata utilizzata sino ad oggi in maniera
limitata, o comunque circoscritta unicamente a particolari ambiti, tutti legati alla
componente biotica dell’ecosistema marino (Meaden e Do Chi, 1996; Stanbury e
Starr, 1999; Bartlett, 2000).
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II AREA DI STUDIO
2.1 Posizione geografica
Il comune di Bergeggi si trova nella Riviera di Ponente in provincia di Savona tra le
cittadine di Spotorno e Vado Ligure e comprende nella sua parte costiera l’isola di
Bergeggi, tre piccoli promontori (denominati Punta del Maiolo, Punta Predani e Punta
delle Grotte), e quattro spiagge (di Spotorno, delle Sirene, dei Predani o degli Inglesi,
di Bergeggi).
Nell’immediato entroterra il comune comprende il centro residenziale di Torre del
Mare ed il Monte Mao.(Fig.2.1)
Fig.2.1 Carta del territorio comunale di Bergeggi (scala 1:10000) (particolare della Carta Tecnica
Regionale, Comune di Bergeggi)
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In Tab.2.1 sono riportati i confini dell’ AMP “Isola di Bergeggi”, della zona di riserva
integrale e di quella di riserva parziale. I vertici dei limiti dell’AMP sono tratti dalla
bozza del Decreto Istitutivo dell’Area Marina Protetta denominata “Isola di Bergeggi”
(protocollo Comune di Bergeggi n. 1988 del 02/03/2006). I punti relativi alla
delimitazione delle zone A e B all’interno dell’AMP sono tratti dalla bozza del
Regolamento di disciplina e di organizzazione dell’Area Marina Protetta “Isola di
Bergeggi” (protocollo Comune di Bergeggi n. 1988 del 02/03/2006).
Punto
Coordinate geografiche
WGS84
Coordinate metriche
Gauss Boaga
Note
A1 44°14’44’’ N 008°26’41’’ E 4899314,2 1455690,9 In costa
B 44°14’44’’ N 008°27’22’’ E 4899308,1 1456600,2
C 44°13’43’’ N 008°27’22’’ E 4897426,0 1456587,8
D 44°13’43’’ N 008°26’21’’ E 4897435,1 1455234,5
E1 44°14’16’’ N 008°26’21’’ E 4898453,3 1455241,4 In costa
S1 44°14’04’’ N 008°26’46’’ E 4898079,3 1455793,5 In costa
T 44°14’05’’ N 008°26’48’’ E 4898109,9 1455838,0
U 44°13’58’’ N 008°26’48’’ E 4897893,9 1455548,6
V 44°13’58’’ N 008°26’35’’ E 4897895,8 1455548,2
Z1 44°14’01’’ N 008°26’37’’ E 4897988,1 1455593,2 In costa
N 44°14’10’’ N 008°26’53’’ E 4898266,5 1455484,2
P 44°14’10’’ N 008°26’53’’ E 4898263,4 1455950,0
Q 44°13’54’’ N 008°26’53’’ E 4897769,7 1455946,7
R 44°13’54’’ N 008°26’32’’ E 4897772,9 1455480,8
F1 44°14’38’’ N 008°26’38’’ E 4899129,5 1455623,1 In costa
G 44°14’35’’ N 008°26’59’’ E 4899033,8 1456088,2
H 44°14’28’’ N 008°27’04’’ E 4898817,1 1456197,7
L 44°14’16’’ N 008°26’44’’ E 4898449,8 1455751,6
M1 44°14’15’’ N 008°26’34’’ E 4898420,5 1455529,6 In costa
Tab.2.1 Limiti della AMP “Isola di Bergeggi”. I punti da A1 ad E1 rappresentano i limiti dell’AMP, i
punti da S1 a Z1 rappresentano i limiti delle zone sottoposte a regime di riserva integrale ed i punti da
N a M1 rappresentano i limiti delle zone sottoposte a regime di riserva parziale.
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2.2 Inquadramento geologico
L’area di studio è caratterizzata dalla presenza di unità paleogeografiche tipiche del
dominio Brianzonese (Rovereto,1939; Biancotti e Motta,1988) (Fig.2.2) ovvero a
quella parte del margine della Crosta Continentale Europea che, nel Trias inferiore,
ha subìto l’ingressione marina, con deposizione (nel Ladinico) della formazione
delle Dolomie di S. Pietro ai Monti.
Nel successivo periodo orogenetico, determinato dalla collisione Africa-Europa, il
dominio Brianzonese, così come le altre aree paleogeografiche adiacenti (Dominio
Provenzale, Dominio Piemontese ecc.), sono state soggette a importanti processi
metamorfici e tettonici, dando origine ad una unità tettonica vergente verso
l’avampaese europeo. Ciò ha determinato la completa ricristallizzazione e
dolomitizzazione degli originari calcari di piattaforma e la formazione di
sovrascorrimenti, pieghe e faglie.
Nella zona di costa compresa nel territorio comunale di Bergeggi, quindi, l’unica
formazione presente è quella delle Dolomie di San Pietro Monti, prevalentemente
dolomitica nella sua parte superiore e calcarea nella sua parte inferiore (Boni et al.,
1971). Le variazioni litologiche oggi riscontrabili derivano dai cambiamenti di
profondità del mare che si sono verificati, durante la sedimentazione, nella fascia
litorale interessata dalle maree.
Alcuni studi a carattere geologico e geomorfologico condotti in ambiente sommerso
(Bianchi et al., 1988; Forti, 1992; Diviacco, 1999; Rovere, 2003;) hanno confermato,
nell’area, la presenza di rocce appartenenti all’Unità Brianzonese anche al di sotto
dell’attuale livello marino.
Nella zona di studio la roccia si presenta intensamente stratificata e fratturata.
In Fig.2.3 sono rappresentate la carta delle giaciture dei piani di strato ed il diagramma
a rosa con l’andamento delle rispettive direzioni, mentre in Fig.2.4 sono rappresentate
la carta delle giaciture dei piani di frattura ed il diagramma a rosa con l’andamento
delle rispettive direzioni.
Al fine di inquadrare i movimenti a più ampia scala in Fig.2.5 è riportata la carta delle
giaciture dei piani di faglia.
Inoltre, sono evidenti nella zona di studio molte strutture carsiche, quali ad esempio la
grotta del Treno.
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Fig.2.2 Carta delle unità paleogeografiche presenti nella zona di studio (Carobene et al., 2004)