5
Dagli anni ‘90 in poi la scuola ha fatto proprie le attività di prevenzione del disagio
e di promozione del benessere e in una nuova accezione di scuola, intesa come
“agenzia” educativa con finalità formative e preventive si inserisce la pratica del
Counseling Scolastico, il cui fine è quello di agevolare la relazione insegnante-
studente, insegnante-genitore, insegnante ed altre figure professionali.
Un Counselor che lavora in una scuola è chiamato innanzitutto a rispettare i
principi dell’ascolto attivo, dell’empatia e della congruenza. Egli deve, inoltre,
focalizzare la sua attenzione sulla relazione in atto e sulla comunicazione verbale e
non verbale dell’utente, utilizzando le regole della comunicazione efficace e
tecniche precise dell’analisi della domanda.
In questo senso la metodologia della “relazione di aiuto” ci fornisce delle preziose
indicazioni.
Nella prima parte di questo lavoro ho trattato i riferimenti teorici, gli aspetti
dottrinali e filosofici del counseling, delle relazioni di aiuto, dello sportello mentre
nella seconda parte ho cercato di riportare riflessioni frutto della mia esperienza
professionale, di tirocinio svolta presso un istituto comprensivo della provincia di
Bolzano.
6
CAPITOLO I
IL COUNSELING E IL COUNSELOR
1.1 Cenni storici
Le prime documentazioni in materia di consulenza risalgono alla fine
dell'Ottocento, epoca in cui si attuarono i primi programmi di orientamento
professionale.
La prima trattazione in materia si fa risalire alle lezioni tenute nei primi anni '30
dallo psicologo statunitense Rollo May, raccolte in volume nel 1965 e pubblicate
col titolo “The Art of Counseling
1
” da Gardner Press nel 1989. In Italia lo stesso
materiale esce nel 1991 col titolo “L'arte del counseling”. Nelle sue lezioni,
destinate a psicoterapeuti, May definiva le proprie personali idee sul
comportamento del terapeuta che deve affrontare i problemi della consulenza,
aiutare i pazienti a divenire autonomi e a risolvere i propri problemi psicologici o
morali.
È abituale anche collegare il counseling a Carl Rogers
2
, per un saggio sulla teoria e
metodologia della consulenza pubblicato all’inizio degli anni '40.
Altri autori comunemente citati sono Adrian van Kaam, sacerdote di origine
olandese trasferitosi negli USA ove è docente universitario; Robert Carkhuff,
allievo di Rogers; Roger Mucchielli, di origine còrsa, neuropsichiatra e
psicosociologo. Tra gli italiani Luciano Cian per la sua attività di avanguardia
iniziata nel 1971, Marcella Danon per una dettagliata relazione sullo stato del
counseling, Edoardo Giusti, per attività di ricerca sul counseling in Italia.
Il counseling in quanto "professione della consulenza" è attività accreditata e
regolamenta in diversi stati, primi fra tutti gli Stati Uniti. Il counseling come attività
distinta dalla consulenza nasce in Italia negli anni settanta, ma è solo durante gli
anni novanta che comincia ad assumere caratteristiche di attività lavorativa a
ridosso della psicologia.
1
L’arte del consigliare.
2
Carl Rogers (Oak Park, Illinois, 8 gennaio 1902 - 4 febbraio 1987), psicologo statunitense.
Partendo dal convincimento che il bisogno di autorealizzazione è la motivazione principale del
comportamento umano, elaborò una tecnica terapeutica chiamata Terapia non direttiva o Terapia
centrata sul cliente. Secondo questa modalità il terapeuta istaura un rapporto di empatia e facilita nel
cliente il raggiungimento di una autonoma comprensione della propria realtà psichica.
7
1.2 Cosa è il counseling.
Il counseling è un intervento di comunicazione professionale che può essere svolto
da quei professionisti il cui ambito d'azione prevede la relazione con una o più
persone. Ad esempio un insegnante, un medico, un infermiere, un avvocato, un
dirigente aziendale o un impiegato addetto alle pubbliche relazioni.
In tutti questi casi l'utilizzo di abilità di counseling serve per facilitare la
comunicazione professionale e per gestire con più efficacia i momenti comunicativi
di particolare impegno (comunicazioni difficili e non con i genitori, comunicazioni
con i ragazzi in difficoltà oppure in gruppi di lavoro finalizzati alla stesura di
accordi interistituzionali o di progetti di intervento specifico sul territorio).
Si tratta quindi di uno strumento per tutti coloro che lavorano a contatto e in
relazione con gli altri, al di fuori di setting terapeutici ed è applicabile a situazioni
diverse.
Viene ormai utilizzato in moltissimi paesi europei e, dopo un adeguato percorso
formativo, costituisce una vera e propria professione.
Da alcuni anni si sta diffondendo anche in Italia come intervento di consulenza e di
aiuto nella preparazione ai cambiamenti significativi, nell’orientamento, nei
momenti di incertezza di fronte ad una scelta e in quelli in cui sia necessario
fronteggiare un evento difficile di qualsiasi natura.
Concretamente il counsellor è un professionista che accoglie un cliente che segnala
un disagio o una richiesta di aiuto indipendentemente dall'area problematica.
Attraverso il colloquio, il counsellor “facilita” il cliente nell'esplorazione,
nell'identificazione del problema e gli consente la ricerca di una soluzione
praticabile. Ma tutto questo il counsellor lo fa assegnando al cliente un ruolo attivo
e partecipe.
L' intervento non è a carattere psicologico; si tratta di un intervento di poche sedute
in cui il counsellor lavora sul qui e ora, trattando cioè quello che la persona porta
senza analisi introspettive e proiettate indietro nel tempo.
E' importante precisare questa caratteristica dell'intervento perché non sempre le
persone si sentono di affrontare un impegnativo percorso psicologico e non sempre
i problemi vanno trattati con gli strumenti della psicologia.
Solo se il counsellor riterrà opportuno, sulla base di una valutazione professionale,
potrà indirizzare il cliente ad un esperto con una formazione specifica in ambito
psicologico o medico o altro ancora.
8
Utente +
problema
Soluzione del
problema
1.3 Definizioni
Attualmente nella sua definizione più ampia, il termine “Tutor di sportello per la
consulenza didattica pedagogica” è una sorta di Counselor.
Il counseling
3
indica la “relazione d’aiuto” che si instaura tra una persona che
avendo un bisogno (utente), chiede aiuto ad un’altra persona (counselor) che, in
qualità di esperto, fornisce informazioni e strumenti adeguati ad una positiva
risoluzione del bisogno. Il counseling può essere di due tipi, faccia a faccia,
quando cioè i due soggetti sono fisicamente uno di fronte all’altro, oppure
indiretto, quando il contatto tra l’utente e counselor è mediato attraverso un
“filtro”, ad esempio il telefono o l’e-mail.
Nel colloquio faccia a faccia si può stabilire tra counselor ed interlocutore anche
un rapporto più umano e di qualità che non sempre è possibile instaurare nel
secondo caso.
La definizione counseling deriva dal latino dalla parola counsel, la cui origine,
consilium, significa giudizio, consultazione. La definizione predispone il lettore a
credere che in una relazione di consultazione tra un professionista e un cliente si
esplichi una qual forma di consiglio e/o di giudizio. Invece "Counseling significa
consulenza, forma di rapporto interpersonale in cui un individuo che ha un
problema, ma non possiede le conoscenze o le capacità per risolverlo, si rivolge a
un altro individuo, il consulente, che, grazie alla propria esperienza e preparazione,
è in grado di aiutarlo e a trovare una soluzione. Il rapporto di consulenza, che è
limitato nel tempo e generalmente relativo a uno specifico problema, fa parte dei
vari modi di intervento della psicologia clinica, dove può assumere differenti
forme, secondo l'utente cui si rivolge"
4
.
3
Nella letteratura straniera la funzione d’ascolto a scuola va sotto il nome di counseling, dal verbo
to counsel che significa “consigliare”. Il termine italiano che si avvicina a quello di counseling è
consultazione.
4
Galimberti U. 1992-99, Dizionario di Psicologia, Garzanti
TUTOR
/COUNSELOR
9
La spiegazione richiama direttamente l'atto di consultazione che si esplica in diversi
ambiti: clinico, lavorativo, sociale, scolastico, alla famiglia, alla coppia, al gruppo,
alle organizzazioni pubbliche e private, militare, che dal dopoguerra ai nostri giorni
ha acquistato un particolare rilievo.
Il counseling è un'azione di sostegno terapeutico nella decisione, allo scopo di
creare le condizioni per un'autonomia decisionale, attraverso la considerazione dei
fattori coscienti, come gli interessi, i gusti, le aspirazioni economiche, il prestigio
sociale, e le inclinazioni profonde e inconsce che rinviano ai bisogni affettivi di
fondo e ai meccanismi di adattamento che sono alla base delle dinamiche personali
e del modo di esistere dell'individuo. Scopo del counseling è di consentire
all'individuo una visione realistica di sé e dell'ambiente sociale in cui si trova a
operare, in modo da poter meglio fronteggiare le scelte relative alla professione, al
matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali con la riduzione al minimo
della conflittualità dovuta a fattori soggettivi"
5
.
Le finalità del counseling possono venire riassunte dall’espressione aiutare le
persone ad aiutarsi e la metodologia sostanziarsi dei principi rogersiani
imprescindibili nella costruzione interpersonale della relazione di aiuto, sulla base
dei quali è costruito il colloquio tecnico di comprensione/chiarificazione.
5
Galimberti U. op. cit..
10
1.4 Il counseling diretto e indiretto
Il counseling può essere:
DIRETTO INDIRETTO
è rivolto a chi ha il problema
ed è un rapporto a due ruoli:
chi chiede aiuto e chi aiuta.
è rivolto a chi segnala il
problema ( genitore, insegnante
ecc.) ed è un rapporto a tre
ruoli: il counselor, chi chiede la
consultazione (l’adulto per
esempio) e il cliente
(l’adolescente per esempio)
Può esaurirsi in uno o più
incontri tra il counselor e chi
segnala il problema, senza
contatti con la persona di cui si
parla, o può dare origine ad una
segnalazione dello studente, che
avrà allora dei colloqui diretti
con il counselor.
In realtà questa distinzione tra counseling diretto e indiretto non è sempre facile
nella pratica di lavoro. È infatti nella logica del counseling considerare
l’interlocutore come cliente più che come paziente, qualcuno che ha un problema e
non qualcuno che è disturbato. Da questo punto di vista è difficile fare la
distinzione tra diretto e indiretto.
Il risultato del counseling indiretto può essere una maggiore consapevolezza da
parte dell’adulto che chiede il colloquio, sui problemi dello studente, raggiunta
attraverso il confronto con punto di vista del counselor sul problema presentato.
Lo scopo dell’ascolto, l’attenzione dei colloqui è rivolta all’analisi dei problemi,
più che alla valutazione della personalità. Si tratta di un intervento breve che
difficilmente può proporre un cambiamento profondo della personalità, che
implichi cioè l’individuazione e la destrutturazione di una modalità ripetitiva e non
adattiva di essere e di relazionarsi con gli altri.
Il counseling cerca di aiutare una persona ad affrontare un problema evolutivo,
chiarendone le componenti affettive.