sempre sono adatti per poterlo definire ed analizzare. L’obiettivo di
questo lavoro è quello di individuare le metodologie Knowledge –based
che meglio si adattano al suo studio ed in futuro, in base all’analisi
critica fin qui condotta, si potrebbe pensare alla stesura di una
metodologia propria per il settore ICT.
Per poter comprendere lo studio effettuato sul settore ICT, si è
ritenuto necessario effettuare un’introduzione sul concetto di
conoscenza aziendale e di come questa viene gestita attraverso delle
opportune tecniche di Knowledge Management. Infatti, si parla di
“società della conoscenza”, dove il patrimonio conoscitivo presente
all’interno dell’organizzazione, ed in particolare l’integrazione delle
diverse conoscenze, costituisce un asset di primaria importanza in ogni
tipo di organizzazione ed in particolare in quelle il cui core business si
realizza in settori ad elevato contenuto tecnologico.
Nel settore ICT la gestione della conoscenza ha una particolare
importanza se si considerano gli aspetti relativi al mercato con quelli
puramente tecnologici. Inoltre va ricordata la natura di General
Purpose Technology
3
(GPT) delle ICT, ovvero di tecnologia pervasiva
con rilevanza tanto nella sfera della produzione quanto
nell’organizzazione aziendale; ciò ha comportato un graduale
allargamento dei confini del settore stesso, teso a comprendere tutti gli
3
Una General Purpose Technology è definita dalle possibilità di sviluppo e
miglioramento, dall’ampia varietà di usi ed impieghi, dalle forti complementarità
tecnologiche con altre tecnologie già esistenti e/o in via di affermazione. Inoltre,
una GPT non è definita dalle caratteristiche della domanda, non è identificata da
una funzione generica assolta, non è definibile esclusivamente in termini di
endogeneità/esogenità rispetto al sistema economico, non si configura
necessariamente come un’innovazione radicale priva di antecedenti riconoscibili.
8
attori in possesso di conoscenze tecnologiche ICT, le imprese
produttrici di beni e servizi ICT, e le diverse categorie di utenti
intermedi e finali in possesso di competenze ICT specialistiche.
Il presente lavoro di tesi si articola in cinque capitoli, di seguito
riassunti brevemente.
Nel primo capitolo si affrontano i concetti di dato, informazione e
conoscenza, evidenziando l’importanza del processo di trasformazione
dati-informazioni ed informazioni-conoscenza. Oltre al concetto di
conoscenza, che è alla base del Knowledge Management, vengono
descritte le principali concezioni filosofiche, ponendo l’attenzione sul
modello SECI di Nonaka-Takeuchi. L’analisi effettuata delinea
un’evoluzione delle teorie che attribuiscono sempre più importanza
alla conoscenza, fino a metterla al centro dell’intero sistema
organizzativo delle aziende.
Nel secondo capitolo viene definito il Knowledge Management;
l’applicabilità pratica dei sistemi per la creazione e gestione della
conoscenza è diventata concreta solo recentemente col diffondersi di
sistemi di accesso all’informazione automatizzati. I mezzi tecnologici
odierni consentono di gestire la conoscenza con basi di dati più
flessibili e facilmente condivisibili, con enormi capacità di
memorizzazione, con accesso multi modale ed a costi molto bassi. Il
Knowledge Management, tuttavia, non riguarda solo un ambito
tecnologico, ma incide, soprattutto, sugli aspetti organizzativi interni
all’impresa. Infatti, i manager , attraverso appositi progetti di KM,
9
cercano di migliorare aspetti più o meno specifici della gestione del
patrimonio conoscitivo aziendale, prodigandosi nel classificare,
categorizzare, tassonomizzare e distribuire la conoscenza aziendale, in
modo funzionale rispetto agli obiettivi preposti, per ottenere un
elevato vantaggio competitivo. In definitiva, il KM rappresenta un
approccio gestionale sempre più diffuso nella pratica manageriale, in
quanto consente di gestire il flusso di informazioni, sempre più
numeroso ed articolato, di cui ci si avvale per le decisioni aziendali.
Dopo aver compreso il significato e l’importanza della conoscenza
nell’ambito delle aziende e di come questa debba essere gestita,
attraverso opportune tecniche di Knowledge management, è possibile
allargare tali concetti ai settori industriali knowledge-based.
Infatti, nell’ambito della letteratura organizzativa knowledge-
based, specifiche definizioni dei concetti di informazione, conoscenza,
capacità, skill, competenza permettono di individuare puntuali
10
strumenti di analisi per la rilevazione e la valutazione della dotazione
di risorse cognitive del settore ICT.
Nel terzo capitolo vengono evidenziate alcune tecniche che
permettono di delineare i confini dei settori industriali. Coerentemente
con gli obiettivi di questa tesi è necessario identificare un criterio,
basato sulle competenze, che permetta di definire il settore ICT. Vi è
una vasta letteratura economica e manageriale che ha affrontato le
difficoltà connesse nell’individuazione dei confini dei settori
industriali, e come è noto, non esiste una definizione univoca di settore
e delle relative classificazioni, in quanto il criterio di identificazione
dipende dagli obiettivi e dai vincoli dell’analisi. Una autorevole
definizione della filiera ICT è stata offerta recentemente
dall’Information Technology Outlook dell’OECD
4
(2001), secondo cui
il settore comprenderebbe “i settori manifatturieri e di servizio i cui
prodotti consentono di elaborare, trasmettere e/o rappresentare
informazioni o di analizzare, misurare, registrare o controllare
fenomeni e processi fisici”. Inoltre, individuare i giusti confini settoriali
vuol dire rispecchiare la complessa realtà economica e fornire al
manager le basi per la creazione di un vantaggio competitivo nel lungo
periodo.
Nel quarto capitolo viene effettuato uno studio più approfondito
che permetterà di cogliere le caratteristiche e le tendenze della
domanda e dell’offerta di prodotti e servizi, ed ancora le minacce
4
OECD: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
11
(dovute ai cambiamenti generabili all’interno del mercato) e le
opportunità presenti nel settore. I dati raccolti vengono posti in
relazione al prodotto/servizio che vogliamo offrire evidenziando i
punti di forza (buona conoscenza del mercato, conoscenze tecniche
del prodotto, flessibilità produttiva, …) e di debolezza (problemi tra i
soci, scarsa clientela, scarse informazioni sul cliente e sul mercato)
propri e dei concorrenti. Tra gli obiettivi dell’analisi di settore
possiamo citare i seguenti:
- identificare le caratteristiche strutturali di un settore e la loro
influenza sulla redditività;
- spiegare perché alcuni settori sono più redditizi;
- prevedere i cambiamenti partendo dalle tendenze strutturali;
- identificare le opportunità disponibili per le imprese per
modificare la loro attuale situazione;
- comprendere il ruolo del comportamento competitivo e di
quello cooperativo;
- analizzare competizione e bisogni dei consumatori per
identificare le opportunità di vantaggio competitivo.
Nel quinto capitolo si applicano al settore delle Tecnologie
dell’Informazione e della Comunicazione le metodologie esistenti di
definizione e di analisi di settore basate sulle competenze. Il lavoro
termina con delle riflessioni su quale tra le varie metodologie,
applicate per studiare il settore ICT, permette al management
aziendale di cogliere le opportunità emergenti, di prevenire le minacce
e di tentare di mutarle in opportunità.
12
Dallo studio effettuato è emerso che, allo stato attuale, non
esistono tecniche specifiche per lo studio del settore ICT, infatti, in
futuro, si potrebbero ideare delle tecniche di definizione e di analisi
proprie per il settore ICT.
Tali tecniche dovrebbero prendere in considerazione la recente
nascita del settore, la sua natura dinamica e l’importanza delle risorse
umane, intese sia come conoscenze aziendali che come tecnologie.
Percorso di lettura
Comprensione del termine
“conoscenza aziendale”
Attuali approcci al
Knowledge Management
Metodi knowledge-based per
identificare il settore
Metodi per effettuare
l’analisi di settore
Applicazione dei metodi
Knowledge-based al settore
ICT
13
CAPITOLO PRIMO
La rilevanza della conoscenza quale fattore
strategico delle imprese e dei settori
1.1 Lo scenario economico di riferimento: la società
della conoscenza
La visione di una società basata sulla conoscenza inizia a
svilupparsi alla fine degli anni Ottanta, quando si affermano i principi
della Learning Organization
5
, e nel 1987 si svolge una delle prime
conferenze internazionali sul tema della conoscenza
6
. Negli anni
Novanta, articoli e libri iniziano a delineare una tendenza che porta a
coniare il termine accademico Knowledge Management
7
.
In realtà, l’impiego intensivo della conoscenza, come fattore
produttivo e come fonte di vantaggio competitivo
8
delle aziende non è
5
Il termine Learning organization nasce in Giappone come sviluppo dei principi
dell’Organizzazione snella. Il Toyotismo, apprezzato inizialmente per la capacità
di ridurre ogni forma di spreco, mostra come l’apprendimento, l’autocontrollo, la
socialità e l’integrazione tra mansioni siano le leve per raggiungere un vantaggio
competitivo durevole.
6
Managing the Knowledge Assert into the 21th Century, Usa 1987, Conferenza
Internazionale sulla Conoscenza.
7
Tra gli esponenti di questa tendenza si distinguono in modo particolare: Nonaka
e Takeuchi, Danveport e Prusak, Steward, Strasmann, Malhotra, Sveiby.
8
Il Vantaggio competitivo è un termine utilizzato nel marketing e divenuto
centrale nella gestione strategica (o management strategico), anche a seguito dei
contributi di Michael Porter. In via di prima approssimazione, il vantaggio
competitivo di un'impresa può definirsi come ciò che costituisce la base delle
performance superiori registrate dall'impresa, solitamente in termini di redditività,
rispetto alla media delle sue concorrenti dirette nel settore di riferimento. Nel
corso degli anni sono state tuttavia proposte diverse definizioni di vantaggio
competitivo. Ad esempio, Robert Grant lo definisce come la "capacità
dell’impresa di superare gli avversari nel raggiungimento del suo obiettivo
primario: la redditività" (Grant, 1999); mentre, per Enrico Valdani, è "la capacità
distintiva (o competenza distintiva) "di un'impresa di presidiare, sviluppare e
14
una prerogativa degli ultimi decenni; infatti, un modo di usare la
conoscenza è riscontrabile già alla fine dell’Ottocento
9
. In particolare,
in concomitanza dello sviluppo dei sistemi di comunicazione, si
innescano due processi di lungo periodo che potenziano in maniera
considerevole l’efficacia dell’uso del sapere.
Fonte: nostra elaborazione su Bellini,2006.
Il primo processo consiste in una fase in cui si normalizza e si
estende l’applicazione del sapere scientifico alla produzione; nelle
aziende di grandi dimensioni si intuiscono i dipartimenti di Ricerca &
Sviluppo, al fine di organizzare in modo consapevole i processi
innovativi. Con Taylor le cognizioni relative ai processi di lavoro si
difendere nel tempo, con maggiore intensità dei rivali, una capacità market
driving o una risorsa critica che possono divenire fattori critici di successo"
(Valdani, 2003).
9
A. Pilati “Il sapere al lavoro”, documento web collocato in :
http://www.aidp.it/Hamletonline/danveport_prousak.htm.
15
separano dall’esecuzione, assumendo un’autonomia organizzativa
10
.
Proseguendo, negli anni Venti con il marketing si formalizza un corpo
specializzato di nozioni sui comportamenti di consumo, che retro
agisce ed orienta le scelte di produzione e di vendita. Infine, negli anni
Ottanta si realizza un salto evolutivo ulteriore nel processo di gestione
separata della conoscenza: da un lato, la crescita di scala e la
complessità delle imprese multinazionali richiede sistemi di gestione
delle conoscenze capillari potenti; dall’altro lato, la distribuzione e la
logistica scindono dal trasporto fisico una quota crescente di
operazioni ed informazioni.
Il secondo processo consiste nella riduzione progressiva degli
ostacoli alla circolazione libera della conoscenza. In una prima fase, la
comunicazione divulgativa aziendale viene diffusa capillarmente,
permettendo così ad un numero crescente di consumatori di ottenere
informazioni maggiori a costi contenuti. In una fase successiva, la
grande distribuzione organizzata (GDO)
11
concentra in uno stesso
luogo prodotti diversi dal largo consumo, abbassando le barriere
fisiche alla comparazione di prezzi, marche e notizie di prestazione.
Questa tendenza è oggi sostenuta dallo sviluppo di Internet. La rete
mondiale di comunicazione interattiva ottimizza il processo di raccolta
delle informazioni e delle conoscenze rilevanti per l’acquisto e
l’investimento, richiedendo un dispendio di risorse minimo. In questo
10
Con il termine Taylorismo si definisce il fenomeno della gestione scientifica
dell’azienda. In particolare, lo studio analitico dei tempi di produzione e la
separazione netta delle funzioni aziendali, sono gli aspetti più interessanti dello
Scientific Management.
11
Per un’analisi più approfondita dei temi riguardanti la “Grande Distribuzione
Organizzativa” (GDO) si veda “Aspetti economici e gestionali delle relazioni tra
imprese industriali ed intermediari commerciali” G.L. Gregari, Torino 1995.
16
modo, i vincoli alla circolazione delle informazioni necessarie per il
funzionamento dei mercati tendono ad annullarsi.
La sintesi dei due processi genera delle conseguenze sullo
svolgimento delle attività economiche:
- l’assetto dei mercati diventa più efficiente. Le rendite di
posizione, determinate da concentrazioni ed accessi costosi
alle informazioni, stanno diminuendo progressivamente. Ciò
determina l’aumento del tasso di competizione;
- si affermano modelli nuovi di business: la separazione della
conoscenza dai processi produttivi e distributivi incentiva lo
sviluppo di nuovi campi di attività;
- le attività tradizionali si riorganizzano: il ruolo nuovo
assunto dalla conoscenza influenza anche i settori maturi
dell’economia. Questi possono ottenere incrementi di
efficienza ed efficacia, adottando profili organizzativi basati
sul sapere.
1.2 La Conoscenza : alcune definizioni
La conoscenza è un concetto ricco di sfaccettature, con significati a
più livelli. Per lo scopo di questo lavoro è necessario concentrarsi sul
concetto di “azienda basata sulla conoscenza”, e cercare di capire le
diverse interpretazioni date al termine “conoscenza aziendale”
dall’Information Technology
12
, dallo Strategic Management
13
e dalla
12
Tecnologia Informatica utilizzata per la raccolta, la conservazione,
l’aggiornamento e la trasmissione delle informazioni di cui ha bisogno una
qualsiasi struttura operativa.
13
Gestione delle strategie aziendali.
17
teoria dell’organizzazione. Ciò permetterà di capire meglio le
peculiarità del processo di Knowledge Management
14
, di cui si tratta in
seguito.
Nell’analizzare la natura della conoscenza, alcuni autori,
soprattutto provenienti dalla letteratura dell’Information Technology,
affrontano il problema partendo dalla differenza intercorrente tra
l’informazione ed i dati. La distinzione tra conoscenza, informazione e
dato rappresenta solo un primo passo verso la comprensione delle
caratteristiche e dei processi di diffusione della conoscenza.
I dati rappresentano gli output, privi di significato, di una qualsiasi
operazione. Sono la rappresentazione simbolica di numeri, lettere, fatti,
immagini ed il mezzo attraverso cui le informazioni e la conoscenza
sono immagazzinate e trasferite (Ahmed, Lim e Loh, 2002). I dati sono
insignificanti da soli, è necessario, per renderli attinenti, attribuire una
meta agli stessi. Questi vengono trasformati in informazioni attraverso
l’interpretazione, la contestualizzazione e la strutturazione.
Le informazioni sono dati dotati di una struttura, di
un’organizzazione, di una sintesi. Huber (1991) definisce le
informazioni come quel dato che ha un significato in quanto riduce
l’ambiguità o l’incertezza; secondo Davenport e Prusak (1998)
l’informazione è quel dato al quale è stato aggiunto un significato, un
valore; è quel dato che “fa la differenza”. Le informazioni sono dati
14
Gestione delle conoscenze aziendali.
18
accompagnati, in una certa misura, da un contesto e da un significato
economico.
La conoscenza rappresenta il prodotto complesso
dell’apprendimento, che deriva dall’interpretazione d’informazioni e di
credenze su relazioni causa-effetto e dall’applicazione delle
informazioni (Ahmed, Lim e Loh, 2002). Quindi la conoscenza è il
risultato dell’interazione tra informazioni e l’esperienza personale. La
produzione della conoscenza, infatti, implica un processo di
rielaborazione dell’informazione, processo sul quale influiscono le
caratteristiche cognitive degli attori.
Fonte: nostra elaborazione su Ahmed, Lim e Loh, 2002
La conoscenza (Knowledge) può essere posta al punto più alto di
un percorso che parte dai dati e passa per le informazioni. Maglietta
(1996) suggerisce che i dati sono gli ingredienti di base o gli elementi
fondamentali di qualsiasi tipo di informazione.
L’informazione, per contro, è l’equivalente di una determinata
porzione di dati opportunamente posti in relazione tra loro e la
conoscenza è “information made actionable”. E’ informazione ogni
insieme di dati “leggibili” da qualunque utilizzatore che conosca i
19
codici con cui è stata stoccata, (Rullani, 1994). Infine, Swanborg
(1998) afferma che la conoscenza risiede negli individui che possono
tradurre i dati e le informazioni nell’esperienza personale.
Mentre la distinzione tra dati ed informazione è ben chiara, quella
tra informazione e conoscenza risulta più complessa da definirsi. Ciò
dipende dal fatto che non sempre le informazioni utilizzate per
sviluppare la conoscenza sono facilmente percepite e codificabili e, per
di più, il percorso dati -informazione -conoscenza è bidirezionale, con
la possibilità di scomporre la conoscenza in informazioni e dati. Anche
gli studiosi di economia della conoscenza suggeriscono di non
confondere la conoscenza con l’informazione, (l’informazione non
sempre si traduce in conoscenza). Machlup (1983) distingue
l’informazione dalla conoscenza, sottolineando che la prima deriva da
un flusso di messaggi in continua crescita, mentre la seconda è creata
ed organizzata da un flusso di informazioni, che a sua volta è ancorato
all’impegno ed alle opinioni del suo detentore.
Da quanto finora riportato si deduce che la complessità del
problema risiede proprio nel forte grado di personalizzazione della
conoscenza e, di conseguenza, nell’intenso coinvolgimento umano
necessario per l’attuazione del processo di recupero, organizzazione e
sistematizzazione della stessa. La conoscenza rappresenta un processo
nel quale l’attore organizzativo partecipa attivamente alla costruzione
simbolica e culturale dei significati.
La costruzione di conoscenza richiede interazione tra le persone e
la possibilità di costruire interpretazioni sulle informazioni disponibili.
20