II
Hans Vaihinger (1852-1933)
INDICE SINTETICO
INTRODUZIONE
PARTE I - PROFILO BIOGRAFICO DI HANS VAIHINGER
CAP. 1 - Formazione filosofica e origine di una teoria delle finzioni (1852-79)
CAP. 2 - Esegesi e divulgazione della filosofia kantiana (1879–1906)
CAP. 3 - Definizione e promozione della filosofia dell’als ob (1906-33)
Tabella 1 - Cronologia sintetica (1852-1933)
Tabella 2 - Argomenti dei corsi e seminari tenuti da H. Vaihinger presso le università
di Strasburgo (1877-83) e di Halle (1884-9)
PARTE II – ESPOSIZIONE E CRITICA DELLA DOTTRINA DELL'ALS OB
CAP. 1 – Il quadro filosofico di fondo
CAP. 2 – La teoria della finzione scientifica
CAP. 3 - La finzione nella teoria della conoscenza
Tabella 3 - Ricostruzione del manoscritto originale (1876) secondo le indicazioni
offerte dall’autore nell'opera principale e collazione con la Parte Prima
della stessa (1911) e con le sue traduzioni in inglese (1924) e in italiano
(1967)
CAP. 4 - La dottrina dell'Als Ob e la critica
UNO SGUARDO RETROSPETTIVO E SINTETICO
PARTE III - STUDIO BIBLIOGRAFICO
CAP. 1 - Bibliografia di H. Vaihinger
CAP. 2 - Letteratura su H. Vaihinger
Tabella 4 - Recensioni di scritti di H. Vaihinger
Appendice allo studio bibliografico - Riepilogo bibliografico per soggetto
APPENDICE - La prima edizione anonima della PhAO presentata al IV Congresso
Internazionale di Filosofia di Bologna, e le vicende concernenti
l’esemplare autografo donato da Vaihinger nel 1911 alla Regia
Biblioteca Universitaria bolognese
BIBLIOGRAFIA DELLE OPERE CITATE
III
PRESENTAZIONE E SOMMARIO
Oggetto dello studio è la figura e il pensiero di Hans Vaihinger (1852-1933), filosofo
formatosi nell'ambiente del neokantismo tedesco, autore di un apprezzato commentario alla Critica
della Ragion Pura, fondatore delle Kantstudien e della Kantgesellschaft, interprete iconoclasta della
filosofia kantiana e ideatore di un'originale teoria della conoscenza conosciuta come "Als Ob
Philosophie" (Filosofia del 'come se') o "filosofia delle finzioni".
Tra i motivi determinanti la scelta è la constatazione di una discrepanza fra il credito
conseguito da Vaihinger tra i filosofi contemporanei e l'oblio improvviso, e pressoché completo, nel
quale è caduto il suo nome e la sua filosofia dopo la morte. I termini di questa singolare 'ascesa e
caduta' sono documentati nell'INTRODUZIONE da un'indagine bibliografica estesa a tutto il
Novecento.
Nel suo ultimo segmento (all'incirca dagli anni Ottanta), l'indagine ha evidenziato i
segni di un nuovo interesse sul pensiero filosofico di Vaihinger. Da almeno un ventennio,
infatti, il suo nome appare sempre più frequentemente nelle discussioni degli
epistemologi della scienza, nei dibattiti degli storiografi e, in genere, nella saggistica
anche non specificamente filosofica. Alla rivisitazione dell'Als-Ob-Theorie - che peraltro
si è mantenuta entro ambiti specialistici negli stessi paesi che l'hanno 'riesumata'
(Germania ed USA) – la filosofia italiana ha prestato finora un interesse molto limitato.
________
La dissertazione è suddivisa in tre parti: la prima di carattere biografico, la seconda di
carattere critico-espositivo, la terza di carattere bibliografico. In appendice sono ricostruite le
vicende di un esemplare autografo della Philosophie des Als Ob donato dall'autore alla biblioteca
universitaria di Bologna, in seguito disperso, e infine riapparso in occasione del presente studio.
PARTE PRIMA: PROFILO BIOGRAFICO DI H. VAIHINGER
La parte biografica comprende tre capitoli corrispondenti alle tre 'stagioni' della vita di
Vaihinger: l'iniziale fase della formazione filosofica, culminante nella precoce intuizione dell'Als
Ob che è all'origine del sistema finzionistico (1852-1877); la fase intermedia dedicata all'esegesi e
alla diffusione della filosofia kantiana (1878-1906); e la fase finale, nella quale l'autore, impedito
nella normale attività speculativa da una grave malattia oculare, si dedica alla divulgazione del suo
pensiero (1906-1933).
IV
CAP. 1 (pag. 21 e segg.)
Nel primo capitolo abbiamo seguito le tappe della formazione intellettuale di Vaihinger,
soffermandoci in particolar modo sugli autori che maggiormente lo hanno influenzato e sui
presupposti dell'intuizione che sta alla base del suo sistema filosofico.
I primi 'semi' dell'Als Ob sono gettati già in periodo pre-universitario dalle opere di
Herder, Platone e Schiller. La lettura di Herder, in particolare, rende possibile la
successiva adesione al darwinismo, e favorisce il distacco, maturato negli anni
universitari, dalla teologia, alla quale Vaihinger era stato indotto dalle pressioni
famigliari (il padre era un pastore evangelico autore di apologie religiose).
Nel periodo universitario si opera il passaggio dall'idealismo al positivismo. La
filosofia di riferimento è, secondo la norma del tempo, il kantismo. Vaihinger vive la fase
culminante di quel movimento, noto come 'zurück zur Kant', che auspica il ritorno al
criticismo originario 'tradito' dagli idealisti dogmatici. Negli anni che precedono la
differenziazione fra positivismo e neokantismo, il giovane Vaihinger inclina per una
lettura di Kant su base herbartiana (che lo conduce alla psicofisiologia di von Helmholtz
e alla psicofisica di Wundt), e schopenhaueriana (permeata di caratteri irrazionalistici,
antilogicisti, volontaristi e di tendenze accentuative della sfera pratica-pragmatica della
conoscenza).
Già al terzo anno universitario, Vaihinger individua in certe metodologie della
scienza la presenza di procedimenti 'anomali' - e per ciò poco studiati dagli scienziati -
che gli rivelano sorprendenti somiglianze, in virtù del loro carattere regolativo ed
euristico, con le idee trascendentali kantiane e con la Als-Ob-Betrachtung che vi è
associata: nasce qui l'idea della Fiktion come 'filosofema'. Da questo momento Vaihinger
concentra gli sforzi nella ricerca di conferme sull'importanza del 'procedimento Als Ob'
nella filosofia e nella scienza.
L'autore che più d'ogni altro raccoglie e sintetizza i motivi herbartiani e
schopenhaueriani prediletti da Vaihinger, e che lo incoraggia esplicitamente a perseguire
nella ricerca, è F. A. Lange, di cui il giovane dottore in filosofia subito si proclama
entusiasta seguace. Alla morte di Lange, Vaihinger si ripromette di sviluppare
l'interpretazione di Kant suggerita dal maestro in una direzione del tutto personale,
alternativa alla via logica aprioristica di H. Cohen. L'obiettivo filosofico del maestro
diventa l'obiettivo del discepolo: conciliare su basi kantiane le opposte esigenze
dell'idealismo e del positivismo.
Vaihinger intuisce che la Fiktion, in virtù dell'ambivalenza teoretico/pratica che essa
implica, si presta ottimamente alla mediazione: la 'finzione' è, infatti, 'concetto', e il
'concetto' è falso teoreticamente – come sostiene il positivismo, e vero praticamente, in
accordo con l'idealismo.
I successivi contatti con l'ambiente positivista (R. Avenarius, E. Laas) e le letture di
parte idealista (H. Lotze, su tutti) permettono a Vaihinger di sviluppare il suo proprio
sistema nella forma di un trattato (le Logische Untersuchungen) che costituisce il suo
Habilitationsschrift (1877), e che - accresciuto da una parte di carattere supplementare,
ma sostanzialmente inalterato nella struttura di base – sarà riproposto trentacinque anni
più tardi con il titolo Die Philosophie des Als Ob (d'ora in poi: PhAO).
V
Cap. 2 (pag. 41 e segg.)
In questo capitolo, abbiamo documentato la fase intermedia della vita - fase condizionata dai
vincoli inerenti alla docenza universitaria, i quali lo costringono a sacrificare l'originaria 'Als Ob
Forschung' alla 'Kant Forschung', ossia all'esegesi e promozione della filosofia kantiana.
L'attività di filologo ed esegeta kantiano ha inizio presso l'università di Strasburgo,
dove Vaihinger insegna dapprima come Privat Dozent e poi come Extraordinarius
(1883), e continua, grazie al successo 'sul campo' conseguito col primo volume del
Kommentar (1881-2), all'università di Halle. Proprio a Halle, nella cui università
Vaihinger è nominato nel 1884 (qui dieci anni più tardi conseguirà l'ordinariato), si
manifestano i primi gravi disturbi di salute.
Oltre che per la composizione del meritorio Kommentar (il secondo e ultimo volume,
limitato all'esame dell'Estetica trascendentale è pubblicato nel 1892), Vaihinger si fa
apprezzare per l'instancabile attività di Kant-Forscher - in particolare per la fondazione
delle Kantstudien (1896-7) e della Kantgesellschaft (1904). La rivista diventa in breve
tempo il maggior punto di riferimento mondiale degli studiosi di Kant. Altro fronte di
ricerca nel quale troviamo il nostro autore impegnato sul finire del secolo sono gli studi
su Nietzsche, i quali, oltre ad occasionare un saggio di successo (Nietzsche als Philosoph,
1902), si rivelano determinanti – in virtù della profonda affinità sul piano della teoria
della conoscenza - per stimolare V. alla ripresa degli studi sulle Fiktionen, abbandonati
da anni a causa degli impegni ufficiali e dei ricorrenti guai di salute.
Cap. 3 (pag. 57 e segg.)
Il capitolo terzo restituisce il Vaihinger più specificamente 'finzionista'. E' qui documentato il
quinquennio (1906-11) nel quale il nostro autore si dedica alla faticosa ristrutturazione
dell'Habilitationsschrift e degli appunti successivi fino alla completa stesura del capolavoro. Le
pagine successive sono dirette a misurare il successo dell'opera nel contesto filosofico tedesco e
internazionale (con speciale riferimento al panorama italiano) e a dettagliare gli sforzi divulgativi
dell'autore, culminati negli anni Venti nella costituzione di una vera e propria 'scuola finzionista'.
Il 1906 è anno decisivo nella vita del nostro autore: un nuovo tracollo nelle
condizioni di salute (soprattutto nella vista) gli impedisce di continuare la propria
normale attività di insegnamento e lo costringe a ridurre fortemente le responsabilità
direttive alle Kant-Studien e alla Kantgesellschaft. Vaihinger ha così modo di occuparsi
del vecchio lavoro sulle finzioni che, giudicato dall'autore troppo audace per la sensibilità
filosofica degli anni Settanta, giace da tempo in un cassetto in forma di abbozzo. Ora che
le idee di Nietzsche, Mach, Wundt e dei pragmatisti – così affini alle radicali concezioni
da lui espresse tanti anni prima - avevano adeguatamente preparato il terreno, egli poteva
render pubblica la sua giovanile intuizione.
A causa dei gravi impedimenti visivi, Vaihinger impiega ben cinque anni per dar
corpo al suo sistema, che ripresenta nella sostanza (pochissime sono le modifiche
formali) le Logische Untersuchungen del 1876 con l'aggiunta di Lose Blätter compilati
negli anni immediatamente successivi (e che tuttavia non riguardano il nucleo speculativo
del sistema). Proprio perché egli si sente semplice 'estensore' dell'opera giovanile, sceglie
di firmare la PhAO come 'curatore' e non come 'autore', (impiegando esplicitamente una
'finzione estetico letteraria', Vaihinger indica il vero autore nel 'se stesso di trentacinque
anni prima').
VI
Ultimata l'opera, Vaihinger delibera di dedicarla e presentarla (per interposta
persona, stante la sua impossibilità di viaggiare) al IV Congresso Filosofico
Internazionale in programma a Bologna in quello stesso anno (1911).Tale è il successo
dell'opera, che due anni dopo si rende necessaria una seconda edizione (stavolta
autografa).
Dopo la parentesi della Prima Guerra Mondiale (che impedisce la traduzione della
PhAO in vari paesi europei, tra cui l'Italia), Vaihinger si prodiga, fra mille affanni, per
promuovere la sua concezione filosofica, nota come 'Als Ob Philosophie', o
'Fiktionalismus', o 'Idealistischen Positivismus'. A guerra conclusa, affiancato dal giovane
discepolo Raymund Schmidt, il nostro autore fonda gli Annalen der Philosophie – una
rivista che si offre come luogo di discussione e di confronto tra scienza e filosofia sulla
base del riconoscimento delle comuni radici finzionali. Ripetendo l'esperienza delle Kant-
Studien e della Kantgesellschaft, Vaihinger affianca agli Annalen, con compiti di
finanziamento, una Als Ob Gesellschaft.
Negli anni Venti il finzionismo gode di un periodo d'intensa popolarità, non solo in
Germania, ma anche in Italia e, grazie all'affinità col pragmatismo, in Inghilterra e negli
USA.
Alla rapida diffusione del pensiero vaihingeriano, favorita anche a livello popolare
dalla pubblicazione di una fortunata Volksausgabe, segue l'inevitabile 'banalizzazione':
l'Als Ob diventa una moda filosofica che esalta gli aspetti paradossali e outrés della
dottrina e ne mette in ombra il significato autentico. Ormai troppo vecchio, cieco ed
immobilizzato dalla malattia, V. non è in grado di preservare la Fiktion dalla corruzione; i
suoi seguaci, del resto, si rivelano anch'essi incapaci di salvaguardare i precetti del
maestro, e si defilano: alcuni si accodano all'emergente corrente del neoempirismo, altri
'emigrano' verso il pragmatismo americano, altri ancora infine, si lasciano sedurre dal
Kulturkampf nazista...
Vaihinger muore nel 1933, nell'anno dell'ascesa al potere del nazionalsocialismo, che
cancella il suo nome e il suo pensiero dalla cultura tedesca. La scomparsa del nostro
autore coincide perfettamente con la sparizione della Philosophie des Als Ob dal
panorama filosofico mondiale.
Alla Parte Prima sono allegate due tabelle: la prima (TAB. 1, pag. 79) ripercorre la biografia
nella forma di una cronologia sintetica; la seconda (TAB. 2, pag. 83) riporta gli argomenti di corsi e
seminari tenuti nel primo decennio di docenza universitaria.
VII
PARTE SECONDA: ESPOSIZIONE E CRITICA DELLA DOTTRINA DELL'ALS OB
La parte seconda è suddivisa in quattro capitoli; i primi tre compendiano il sistema filosofico
vaihingeriano seguendo grosso modo lo sviluppo della Erster Teil della PhAO. (In qualche caso, si
tiene conto della progressione originaria - leggermente diversa - delle Logische Untersuchungen;
per consentire in raffronto tra i due testi è possibile consultare la TAB. 3, pag. 145 e segg.). Il
quarto capitolo riporta e commenta le più rilevanti critiche apportate alla PhAO nel corso del
Novecento.
Cap. 1 (pag. 89 e segg.)
Il primo capitolo riveste carattere introduttivo. Nel paragrafo posto a premessa è illustrato il
percorso argomentativo della prima parte della PhAO, ed è anticipato il significato dell'opera nel
contesto filosofico del tempo.
La PhAO è qualificata come una singolare e radicale interpretazione della filosofia
kantiana, nella quale s'intrecciano i motivi tipici del positivismo tedesco (soprattutto nella
forma dell'empiriocriticismo di Avenarius, della teoria biologica della conoscenza di
Mach, del positivismo critico di Laas, della psicologia scientifica e psicofisiologia di
Wundt e Helmholtz), dell'idealismo (la 'teologia critica' di Schleiermacher,
l'etnolinguismo' di Lazarus e Steinthal, la logica di Sigwart e di Lotze, la teoria del
concetto di Gruppe, etc) e altri influssi provenienti da diverse regioni della filosofia del
tempo e accolti dal nostro autore con accenti diversi (lo scetticismo teoretico di Hume, la
logica di Mill, l'irrazionalismo volontaristico di Schopenhauer e Nietzsche, il
pragmatismo di Schiller e Dewey, etc.).
In particolare, la lettura della Critica della Ragion Pura è condotta alla luce delle
obiezioni scettico-empiriste che, ritenendo troppo astratta la prospettiva aprioristica e
logico-trascendentale, privilegiano la visione antropologica (Helmholtz, Lange, Bona
Meyer), per la quale l'a-priori è inteso come 'costituzione psicofisica' e le categorie
diventano forme cognitive non più intese logicamente, bensì fisiologicamente, come
strutture ricettive organiche modificate nel corso dell'evoluzione in rapporto alle
necessità di adattamento degli individui.
Prima di affrontare i capitoli introduttivi della PhAO, sono discussi i presupposti dottrinari
per i quali il concetto di finzione sorge dal suo opposto logico, il concetto di realtà. E' qui indagato
un punto nevralgico del sistema vaihingeriano, la cui esplicitazione non si trova nelle Logische
Untersuchungen, ma in saggi successivi (e che nella PhAO è dato per acquisito).
In accordo con le posizioni empiriocriticiste di Avenarius, col Correlativismus di
Laas, e con la logica delle Possibilities of Sensations dell'ultimo Mill, Vaihinger
identifica il 'reale empirico-psicologico' con i contenuti di sensazione attuali, ed il 'reale
logico' con i contenuti di sensazioni possibili.
In particolare, le sensazioni si presentano nel 'reale' secondo certi rapporti costanti (di
successione e di giustapposizione) che costituiscono il divenire nella sua forma
elementare. Su quest'originaria natürliche Weltformel interviene la funzione logica del
soggetto, la quale, al fine di assimilare (renderla simile a sé) la materia estranea delle
VIII
sensazioni, la trasforma grazie a quei metodi (composizione, scomposizione, astrazione
etc.) che costituiscono il suo specifico 'modus operandi'. La trasformazione della serie
originaria, condotta ad alti livelli 'artistici' (la logica, infatti è una τεχνή), produce le serie
derivate elaborate dalle grandi Weltanschauungen filosofiche, che sono tanto più raffinate
quanto più sono astratte e lontane dalla 'pura e nuda realtà'. Compito della filosofia e
della scienza è allora tornare allo studio strettamente empirico 'legge originaria della
realtà' nella sua semplicità e purezza.
L'esposizione vera e propria della PhAO è intrapresa nel terzo paragrafo (pag. 100), con l'esame
della concezione biologica della conoscenza, che costituisce il quadro di fondo entro il quale è
calata la gnoseologia vaihingeriana.
Il pensiero è qui inteso come lo strumento di un organismo gettato in un ambiente
ostile – strumento che opera finalisticamente per adattarsi e sopravvivere al meglio in
quell'ambiente stesso. Chiaro, a questo punto, il richiamo alla tematica schopenhaueriana
della Volontà, espressa compiutamente nella "Legge di Preponderanza del Mezzo (la
Conoscenza) sul Fine (la Volontà)", e la connessa vena anti-idealista che sancisce
l'irriducibilità fra Sein e Denken. Negata recisamente la possibilità per il Denken di
riprodurre il Sein, e qualificato il Denken stesso come organon vitale, Vaihinger può
chiudere l'introduzione presentando la Fiktion nella sua qualità di metodo (irregolare,
accanto alle regole metodiche classiche facenti capo all'induzione) adottato dal Denken al
fine di pervenire al Sein indirettamente, praticando le 'vie traverse' (Umwege) escogitate
dall''astuzia' della ragione.
Lo studio di questa singolare metodologia (presentata dapprima come appendice e
poi - riconosciuto il ruolo basilare delle finzioni conoscitive - come fulcro della
Erkenntnistheorie) conduce nel cuore della Logica. Ma non si parla qui di una Logica
intesa formalmente, o fenomenologicamente, o in senso trascendentale; ma di una Logica
concepita come 'fatto mentale', come 'arte del pensiero', come espressione dell' "ars
inveniendi", della metis umana – ovvero di una particolare abilità che rompe i canoni
della razionalità classica, di un' "astuzia" che aggira, tramite 'artifici' (Kunstgriffe), quegli
ostacoli non superabili direttamente dai tradizionali metodi dell'induzione e della
deduzione.
Cap. 2 (pag. 103 e segg.)
Il capitolo secondo entra nel vivo della teoria delle finzioni. Modificando leggermente
l'ordine d'esposizione dato da Vaihinger nel suo capolavoro, ci si cura in primo luogo di specificare
il significato di 'finzione à la Vaihinger' dal significato extrafilosofico di finzione. Enucleati i
caratteri essenziali delle wissenschaftlichen Fiktionen, li si impiega come criteri per una
classificazione interna (Semifiktionen, Vollfiktionen) e per una classificazione esterna (la finzione
posta accanto alle altre forme rappresentative: ipotesi, dogmi, figmenta). La prima classificazione -
molto dettagliata - fornisce esempi e commenti di ciascun tipo di finzione; la seconda, prepara la
discussione sull'Als Ob Betrachtung - ovvero sulla particolare forma linguistica assunta dalla
finzione (argomento, questo, che costituisce il vero e proprio 'ponte' logico fra teoria scientifica e
teoria gnoseologica).
La Fiktion gnoseologico-scientifica (à la Vaihinger – la qualificano alcuni
commentatori, per distinguerla da altri concetti di 'finzione' elaborati successivamente in
IX
epistemologia e in letteratura) è una costruzione psichica (psichische Gebilde)
provvisoria che contraddice consapevolmente la realtà (Semifiktion) – e talvolta giunge
ad autocontraddirsi (Vollfiktion) – in conformità allo scopo (Zweckmässigkeit) pratico
della condotta (a ciò, in definitiva si riduce il pensiero inteso come 'strumento della
volontà').
Se alla rappresentazione così determinata manca il carattere di 'conformità allo
scopo' essa non è finzione, ma 'figmento' (lat. figmentum, immagine: finzione di tipo
mitologico, religioso, estetico); se manca il carattere di 'consapevolezza' abbiamo a che
fare con l'"ipotesi"; se manca solo il carattere di autocontraddittorietà (ossia se essa è
formalmente scorretta) si deve parlare di 'semifinzione'. Nei primi due casi la
classificazione è esterna; nel secondo, è interna.
Le finzioni sono frutto di particolari operazioni logiche (scomposizione,
composizione, astrazione, isolamento, approssimazione, generalizzazione, trasposizione
ingiustificata etc.) che danno luogo a differenti gradi di allontanamento dalla realtà
(semifinzioni); ed anche a contraddizioni formali (finzioni pure come ad es. i concetti di
infinito, assoluto, cosa in sé, atomo, numero immaginario etc.).
Sul versante linguistico, la Fiktion è resa possibile dalla congiunzione dei
sincategoremi 'come' (als) e 'se' (ob) – oppure da locuzioni simili quali 'come quando',
'quasi' etc. Il 'come se' esprime un'analogia (il 'come') con un caso ipotetico irreale
(semifinzione) o impossibile (finzione pura). Nella 'considerazione come se' (Als Ob
Betrachtung), in altri termini, è commesso un deliberato errore allo scopo di permettere
un paragone che, sebbene in difetto di realtà, risulta fruttuoso per il progredire della
conoscenza (carattere euristico).
Cap. 3 (pag. 127 e segg.)
Nelle Logische Untersuchungen (cfr. la Tab. 3 posta al termine del capitolo), Vaihinger
aveva scelto di porre la sezione 'gnoseologica' come punto d'attacco del sistema. Aveva insomma
privilegiato il metodo analitico, per il quale si pone il concetto nella sua formulazione più ampia
(teoria della conoscenza), per poi discendere alla discussione del concetto stesso in una sua
formulazione particolare (teoria della conoscenza scientifica). Nella PhAO il metodo adottato è, al
contrario, sintetico: Vaihinger parte da un ambito limitato (l'uso della finzione nella metodologia
scientifica) e risale via via per composizione ad una teoria generale della conoscenza, tramite
successive estensioni del concetto. Il mutamento di forma operato nel 1911, tuttavia, non è
sufficientemente controllato, e spesso (lo abbiamo più volte rilevato nel corso della dissertazione)
dà origine ad (apparenti) ambiguità. Nell'esporre la 'gnoseologia delle finzioni' abbiamo scelto un
ordine 'modificato' che – crediamo – più lineare: siamo perciò partiti dal 'centro' della teoria
scientifica, nel punto dove Vaihinger illustra il meccanismo psicologico di formazione delle
finzioni. La psicogenesi della finzione (sezione 'scientifica') si salda alla ricognizione finzionale
delle categorie (sezione 'gnoseologica') con l'esplicitazione di quello che Vaihinger chiama 'il
problema capitale della gnoseologia'. Quindi, attingendo nuovamente dalla precedente 'teoria delle
finzioni scientifiche', è documentata la personale soluzione di Vaihinger.
Conclude la parte espositiva la teoria evolutiva delle forme di rappresentazione, che nella
PhAO precede la sezione storica ("Erster Teil. C. Beiträge zur Geschichte der Fiktion und ihrer
X
Theorie") da noi tralasciata (insieme con la parte supplementare: "Zweiter Teil. Spezielle
Ausführungen", citata all'occorrenza nell'analisi delle singole finzioni).
Come il 'falso' trova necessariamente la sua norma nel 'vero' (Spinoza, Etica, II, sc.
43), così il concetto di 'finzione' sorge dall'opposto e complementare concetto di 'realtà'.
Vaihinger ha già precisato che la 'realtà' è sensazione: dunque la finzione si forma nella
psiche operando sul dato sensoriale. Le operazioni possono essere irriflesse (in questo
caso è più proprio parlare di 'funzioni adattive' attivate da una sorta di "intelligenza della
specie", piuttosto che di 'finzioni' consapevoli) e in parte intenzionate (le vere e proprie
'finzioni scientifiche'). Ciò significa che la finzione non è un prodotto generato solo in
seno alla scienza, ma è un frutto che nasce ad un livello molto più profondo, fin nella
costituzione originaria della conoscenza – ossia nella formazione delle categorie. Queste,
lungi dal costituire la realtà fenomenica, sono il prodotto di primordiali finzioni
analogiche soggette alle leggi evolutive e, dunque, mutevoli nel tempo.
Più in particolare: ad un livello elementare, la formazione delle finzioni riposa sul
movimento delle sensazioni che nel loro fluire caotico si attraggono, si condensano e si
combinano agevolando il lavoro di raffronto e comparazione compiuto dalla funzione
logica. (Nella spiegazione psicogenetica, V. usa spesso e volentieri analogie di tipo
meccanicistico che rivelano influssi provenienti dalla scuola neo-herbartiana: la
psicolinguistica di Steinthal, l'associazionismo di Bain, la psicofisica di Wundt. Molte
sono le citazioni dalla logica di Lotze: ad es. la teoria dei 'centri di similarità'. Stretta è la
connessione con l'empiriocriticismo di Avenarius: ad. es. la concezione economica del
pensiero, e con il positivismo critico di Laas: ad es. le operazioni logiche che conformano
la finzione).
I modi specifici in cui avviene nella psiche la trasformazione delle sensazioni in
finzioni – o, in altri termini, come avviene la falsificazione della realtà – costituisce la
pars destruens (molto dettagliata), alla quale segue la pars construens (che si limita a
riconoscere l'indubbia efficacia pratica, certificata empiricamente, di quelle stesse
falsificazioni). Posti i due caratteri antitetici della Fiktion, è ora possibile formulare il
'problema capitale' della teoria della conoscenza: com'è possibile che il pensiero giunga al
'vero' (inteso come 'successo nell'approccio alla realtà') sulla base del 'falso' (giacché
calcoli e previsioni che consentono tale corretto approccio procedono da un prodotto
contraffatto, falsificato)?
Vaihinger propone la sua soluzione (sebbene molti commentatori abbiano osservato
che egli, in realtà, non 'spieghi', ma si limiti ad 'osservare e riferire') estendendo il
'metodo degli errori antitetici' dall'ambito della scienza a quello dell'intera conoscenza. Il
'segreto' del metodo è il seguente: si commette un (mirato) errore e lo si annulla con un
secondo errore di segno opposto. Un esempio lampante di questa bizzarra dialettica è
illustrato dalla seguente finzione: "Il cerchio è un'ellisse con i fuochi a distanza zero"
(abbiamo sottolineato i due errori).
L'ultimo paragrafo del capitolo colloca la finzione all'interno di un abbozzo di 'storia
della conoscenza': la finzione è qui vista come uno 'stadio' (non necessario, ma
auspicabile) nella conoscenza di un qualsiasi oggetto, accanto allo stadio ipotetico e
dogmatico. 'Auspicabile', abbiamo precisato: giacché lo stadio finzionale è lo stadio che
esprime al meglio l'atteggiamento critico, consapevole e edificante – il quale si situa nel
giusto mezzo fra il pretestuoso illusorio ottimismo dei dogmatici e il disperante
distruttivo pessimismo degli scettici.
Ai primi tre capitoli è fatta seguire una tabella (TAB. 3, pag. 145) mediante la quale è
possibile collazionare lo sviluppo degli argomenti seguito da V. nelle Logische Untersuchungen
(1876) con quello presente nelle seguenti forme della PhAO: a) editio maior, 1911; b) traduzione
(parziale) inglese, 1924; traduzione (parziale) italiana, 1967.
XI
Cap. 4 (pag. 149 e segg.)
Sono qui riportate e discusse sinteticamente le obiezioni più frequenti al sistema
vaihingeriano. In particolare, è esaminata la distinzione fondamentale fra finzionismo e
pragmatismo, che assume la forma dell'antitesi fra la 'teoria della doppia verità' propugnata da V., e
'teoria della Verità come Utilità' suggerita da (qualche) pragmatista.
L'esame della questione conduce ad uno dei problemi centrali del sistema dell'Als
Ob: il plurivoco concetto di verità. Prendendo spunto dall'acuta analisi di Bruno Leoni
(1938), abbiamo rilevato nella PhAO tre diverse accezioni del concetto: il 'vero' empirico,
la verità teoretica (nozione classica legata all'adeguatio rei),e la verità 'pratica' (la verità
intesa come 'successo nella condotta' – dove opera la particolare interpretazione del
termine kantiano 'pratico' che permise a C. S. Peirce e W. James di privarlo dei connotati
morali e di tradurlo col termine 'pragmatico'). La triplice distinzione, che nella PhAO non
è mai espressa con chiarezza, ci ha permesso di risolvere molte apparenti ambiguità
sovente additate come aporie dai commentatori meno attenti.
Abbiamo inoltre rilevato che alcune difficoltà rilevate dai critici sorgono a causa
dell'indebito isolamento di parti del sistema (ad es. la limitazione del duplice punto di vista), o
negando validità alle concezioni filosofiche di fondo (la concezione empiriocriticista, lo
psicologismo esaperato etc.), o rifiutando l'estensione del concetto di finzione oltre l'ambito ristretto
della metodologia scientifica.
R. Morris Cohen, ad es., ritiene insussistente il carattere di autocontraddittorietà
delle finzioni poiché parte dall'assunzione che una contraddizione logica non può dar
origine ad effetti positivi nella realtà; Einstein non ritiene contraddittorio il punto
matematico poiché tiene separato il 'mondo dei concetti' dal 'mondo della realtà' (dal cui
raffronto, in V., sorge la contraddizione); Marchesini non accetta la distinzione fra
conoscenza teoretica e pratica, sostenendo che la seconda implica necessariamente la
prima; coloro che individuano una contraddizione autoreferenziale nell'impiego del
concetto di finzioni non colgono il carattere di strumento della logica e del linguaggio...
L'esame della letteratura critica ha posto in luce, accanto a molti tentativi di confutazione
che appaiono frutto di una lettura parziale (se non addirittura superficiale), alcune obiezioni più
motivate, che mettono a nudo incertezze, asserzioni non sufficientemente documentate e difficoltà
irrisolte, o risolte debolmente.
Una di esse è costituita dalla risposta data da Vaihinger all'Hauptfrage da lui stesso
sollevata in sede gnoseologica. La 'dialettica' della finzione è l'esempio più lampante di
un problema brillantemente formulato, ma la cui soluzione appare insoddisfacente – o,
addirittura, solo apparente.
Al termine della parte seconda, nella sezione intitolata UNO SGUARDO
RETROSPETTIVO E SINTETICO, abbiamo ritenuto opportuno gettare uno sguardo al lavoro
svolto per riproporne in sintesi le fasi e i motivi salienti.
XII
PARTE TERZA: STUDIO BIBLIOGRAFICO
Su Vaihinger sono state prodotte due bibliografie: una è stata compilata da Adolf Weser nel
1934-5; l'altra, da Werner Raupp, nel 1997. Abbiamo condotto lo studio bibliografico sulla base di
entrambe, e le abbiamo estese, utilizzando sia i molti repertori bibliografici (III, Premessa, pagg.
177-8) reperibili nelle biblioteche di Bologna (il cui patrimonio librario è, in Italia, probabilmente il
più ricco di riferimenti a Vaihinger), sia i cataloghi informatici di Germania, Italia, Inghilterra, USA
e Francia consultabili in Internet.
Lo studio bibliografico è composto di due capitoli. Il CAP. 1 (pag. 179 e segg.) raccoglie le
opere di Vaihinger, suddivisi secondo la natura degli scritti (monografie, saggi, articoli, interventi in
opere collettive, prefazioni, poscritti, recensioni, fonti archivistiche etc.), e ordinati
cronologicamente.
Il CAP. 2 (pag. 199 e segg.) comprende la letteratura principale e secondaria su Hans
Vaihinger suddivisa territorialmente (nei 'bacini' bibliografici italiano ed estero), e
cronologicamente (periodo pre- e post- 1945). Al capitolo è apposta una tabella (TAB. 4, pag. 237 e
segg.) che documenta la fortuna critica elencando le recensioni all'intera opera vaihingeriana.
Completa il capitolo un'appendice (pag. 247 e segg.) nella quale sono riepilogati per materia i
principali scritti relativi all'Als Ob Philosophie.
XIII
APPENDICE*
Nelle ultime pagine è posta un' APPENDICE di carattere storico-bibliografico (pag. 265 e
segg.) originata dalla 'scoperta' (avvenuta fortuitamente, presso la Biblioteca Universitaria di
Bologna, durante la prima fase dello studio) di un prezioso reperto: un esemplare della I edizione
anonima della PhAO contenente una scrittura autografa di Vaihinger con la quale l'autore, in
concomitanza con il IV Congresso Filosofico Internazionale del 1911, donò il volume alla Regia
Biblioteca di Bologna.
Lo stimolo ad intraprendere un' "investigazione" storico-bibliologica (nello spirito di
una ricerca analoga condotta da Oliviero Diliberto e documentata in: La biblioteca
stregata. Tracce dei libri di Theodor Mommsen in Italia, Roma, Robin, 1999) è tuttavia
sorto dalla constatazione di un secondo chirografo - posto sotto quello di Vaihinger e
posteriore ad esso di quattordici anni - stilato dall'insigne giurista Giorgio Del Vecchio. I
due autografi, e altre singolarità riscontrate nel volume (la misteriosa ricomparsa
dell'esemplare nella biblioteca di Del Vecchio, una lettera della Libreria Antiquaria
Zanichelli incollata nel risguardo di copertina, una strana discordanza di date in merito
alla definitiva acquisizione del volume presso la Biblioteca Universitaria bolognese),
prospettano un'intricata vicenda, sulla quale abbiamo cercato di far luce (la ricerca è
tuttora in corso).
A conclusione della dissertazione è la BIBLIOGRAFIA DELLE OPERE CITATE (pag.
279 e segg.).
* (Nota successiva alla stesura della tesi) - L’argomento di appendice, sviluppato dall’autore nei mesi
successivi alla laurea, ha dato origine al divertissement filosofico-bibliografico “La biblioteca promessa. Storia
del primo esemplare della ‘Philosophie des Als Ob’ di Hans Vaihinger”, pubblicato nella rivista Giornale
Critico della Filosofia Italiana, Anno LXXXIV (LXXXVI) Fasc. II – Maggio-Agosto 2005, pagg. 359-383.