2
Questa corsa verso il basso la riscontriamo
maggiormente nei paesi in via di sviluppo, dove la
manodopera è numerosa e scarsamente remunerata e i governi,
per attirare capitali stranieri, creano alle imprese
multinazionali condizioni giuridiche più favorevoli per il loro
insediamento ma troppo spesso in violazione dei diritti umani
nei luoghi di lavoro.
Mi riferisco nello specifico a quei diritti previsti da
alcune convenzioni, a cui l’organizzazione internazionale del
lavoro ha voluto che potessero rappresentare uno standard
minimo per la tutela lavoristica e quindi da ritenersi
fondamentali, che hanno per oggetto la libertà di associazione
e contrattazione collettiva
2
, l’eliminazione di tutte le forme di
lavoro forzato
3
, l’eliminazione delle forme di sfruttamento del
lavoro minorile
4
, la non discriminazione sul luogo del lavoro
5
.
Essi costituiscono il presupposto necessario a cui tutte le
organizzazioni sia a livello internazionale che regionale
mirano: la collaborazione in campo economico e sociale tra
stati per lo sviluppo umano.
2. Si veda l’art. 2 della Convenzione OIL n. 87; l’art. 1 della convenzione OIL n.98; il Preambolo
della Costituzione dell’OIL; i principi I, lett. b), e III, lett. e), della Dichiarazione di Filadelfia
adottata nel 1944 ed incorporata nella Costituzione dell’OIL con un emendamento del 1946.
3. Si veda l’art. 2 n. 1 della Convenzione OIL n. 29; Convenzione OIL n. 105.
4. Si veda il Preambolo della Costituzione OIL; il principio III, lett. j), della Dichiarazione di
Filadelfia; l’art. 2 della Convenzione OIL n. 100 ed infine, la Convenzione OIL n. 111.
5 .Si veda il secondo “considerando” del Preambolo della Costituzione OIL; il principio III, lett.
h), della Dichiarazione di Filadelfia; la Convenzione OIL n.138.
3
In tutti i programmi e le attività di cooperazione tecnica
delle organizzazioni internazionali le problematiche relative al
lavoro femminile sono sistematicamente tenute presenti.
L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro ha
trasformato mercati di tutto il mondo e la loro crescente
partecipazione al lavoro, sta cambiando anche gli andamenti
dell’occupazione.
Il processo della globalizzazione ha ridefinito le
condizioni di vita e di lavoro sia degli uomini che delle donne.
In alcuni casi le donne hanno avuto maggiore opportunità, ma
molte di loro sono vittime del cambiamento, si trovano
confinate in occupazione precarie e di basso livello retributivo
( le donne mediamente guadagnano il 20-30% in meno degli
uomini)
6
spesso non tutelate dalla legge e dalle reti di
protezione sociale; se diamo uno sguardo nel mondo ci
accorgiamo di come i diritti delle donne nel campo del lavoro
siano spesso violati e come la donna sia penalizzata da salari
ridotti, da scarsa partecipazione al lavoro (infatti, tuttora è del
54% contro 80% degli uomini)
6
, dalla povertà femminile (il
70% dei più poveri del mondo sono donne)
6
, da abusi e
violenze d’ogni genere, nei movimenti migratori.
La tutela del lavoro femminile secondo numerose norme
di diritto internazionale (convenzioni OIL : n. 100 sulla parità
retributiva; n. 111 sulla discriminazione del lavoro; n. 156 sui
6
Si veda http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/press/women/facts.htm
rapporto Global employment trends dell’OIL del 2003
6
6
4
lavoratori con responsabilità familiari, n. 183 sulla protezione
della maternità e altre normative internazionali e regionali) si
traduce innanzitutto nell’avere gli stessi diritti dell’uomo in
campo retributivo, nella non discriminazione nei luoghi di
lavoro, nella tutela della donna tenendo conto del suo ruolo
nella famiglia e sulla protezione della maternità. Il rapporto tra
globalizzazione dei mercati e lavoro femminile non è
necessariamente di causa-effetto ma tra i due fenomeni
esistono delle forti relazioni.
Come sarà esposto, se da un lato la nuova divisione del
lavoro nel mondo contemporaneo induce migliaia di donne nei
paesi in via di sviluppo a lavorare a condizione di lavoro non
giuste, dall’altra è proprio l’internazionalizzazione del
commercio a fornire tutte le tutele più efficaci per il lavoro
femminile.
Per meglio giudicare la questione femminile è necessario
considerare le diversità del mondo in quanto a cultura,
economia e organizzazione sociale. Ciò vuol dire che gli
obiettivi che si vogliono raggiungere e, ancor di più, i mezzi
concretamente a disposizione, sono diverse a seconda delle
aree geografiche.
Se nel mondo occidentale la tutela del lavoro femminile
rappresenta un obbiettivo da raggiungere, nei paesi dell’Africa
, del medio ed estremo oriente per religione e per tradizioni la
donna non viene considerata pari all’uomo e lo stato di
discriminazione è uno status quo.
5
Questa premessa è importante non tanto per legittimare
lo status quo, ma allo scopo di individuare le violazioni sulla
tutela del lavoro femminile e quindi di valutare i programmi e
gli strumenti internazionali a salvaguardia dei diritti delle
donne.
Ciò richiede un’attività costante di verifica, di ricerca e
d’analisi sull’impatto che la globalizzazione ha sull’economia
e i cambiamenti del lavoro hanno sulla forza lavoro femminile,
e comporta l’inclusione della dimensione del genere routine
operativa di tutte le attività d’informazione e comparazione
dell’OIL.
Il coordinamento e lo sviluppo di queste attività è
affidato al “Bureau of Gender and Equality”
6
. Questo
programma operando sia a livello nazionale che
internazionale, promuove un approccio integrato basato su
formazione professionale, analisi delle politiche, campagne di
sensilibilizzazione e interventi pratici mirati, che affrontano i
molteplici problemi interrelati con cui le donne si confrontano
dentro e fuori dal posto di lavoro tale programma mette a
fuoco le esigenze delle donne povere.
Pur ritenendo doveroso sottolineare come le norme di
diritto internazionale di cui si tratterà, siano prive di significato
se non accompagnate da una volontà reale di applicarle, e che
6
Si veda http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/employment/occup_fem.htm
Pr ogramma « Più occupazione di qualità per le donne e gli uomini »
6
esse da sole non portano ad alcun risultato, ne ammetto
l’indispensabilità; come scrisse Norberto Bobbio
7
uno dei più
prestigiosi filosofi: “il problema di fondo relativo ai diritti
dell'uomo non è oggi tanto quello di giustificarli, quanto
quello di proteggerli. E' un problema non filosofico, ma
politico”.
Tali norme, infatti, manifestano la volontà della
comunità internazionale, formatasi anche con la partecipazione
sia degli imprenditori che dei datori di lavoro, di distinguere
ciò che è lecito da ciò che non lo è, di individuare gli obbiettivi
e i mezzi da raggiungere.
Il punto di partenza di quest’elaborato sarà una breve
premessa storica del lavoro femminile e del difficile rapporto
col mondo. Poi si analizzeranno le hard law e le soft law in
materia di lavoro femminile.
Poiché si inquadrerà il problema nell’ambito della
globalizzazione, non si potrà fare a meno di prendere in
considerazione le relazioni che intercorrono tra commercio
internazionale e il lavoro femminile, infine si analizzeranno la
questione femminile in ambito nazionale e i vari programmi e
strumenti di tutela.
7
si veda in “L'età dei diritti", Einaudi, 1990.
7
CAPITOLO 1
DONNE E LAVORO: UN DIFFICILE RAPPORTO NEL
MONDO
1.1. L’immaggine della donna e la sua evoluzione
Fin dall’antichità, il ruolo delle donne nella società
intellettuale è stato rappresentato da una presunta inferiorità
rispetto agli uomini e di una subalternità nei confronti di questi
ultimi.
Il movimento per la liberazione della donna cominciò
all'epoca della Rivoluzione francese, per opera di piccoli
gruppi, soprattutto in Europa.
Il movimento mirava ad ottenere per le donne le stesse
condizioni costituzionali e giuridiche conquistate per gli
uomini, per esempio l'accesso a tutte le professioni e il diritto
di voto.
Ciò fu via via lentamente ottenuto negli stati occidentali
industrializzati e negli Stati governati dai comunisti.
Il femminismo, nacque, negli anni Venti, negli Stati
Uniti, così come in Francia, in ambienti radicali di minoranza,
tale movimento, superando le richieste più strettamente
8
giuridicostituzionali, chiedeva per le donne il superamento dei
ruoli tradizionali e un posto di guida nella società, nel rispetto
dell'identità femminile, considerata una ricchezza in grado di
far progredire e di rendere migliore il mondo.
La condizione sociale della donna
ha subito notevoli
variazioni attraverso i secoli, in dipendenza dell'evoluzione
politica e giuridica dei popoli e di vari fattori geografici e
storici. Si può dire in generale che, quasi sempre ed in ogni
paese, la donna ha goduto di un trattamento meno favorevole
di quello dell'uomo.
Le maggiori difficoltà ad ammettere una parità di
trattamento tra i sessi sono state, tra l'altro, una pretesa
inferiorità fisica della donna, la difficoltà a riconoscere alla
donna il diritto di proprietà
8
e il timore che l'attività femminile
possa far diminuire l'occupazione maschile.
Tuttavia, dalle antiche civiltà primitive ad oggi la donna
ha subito una notevole evoluzione, sia nel campo sociale e
nell'espressione della propria personalità, sia in quello
giuridico e politico.
Il XX secolo è quello che ha segnato maggiormente
l’affermazione delle donne nello spazio pubblico e nella
conquista dei loro diritti sul piano della vita privata, soprattutto
nelle società occidentali
9.
La loro condizione, è potuta
8
diritto che rischierebbe di distogliere dal nucleo familiare una parte di patrimonio
9
A. Camera, R. Fabietti,”elementi di storia”, pag. 1110-1111, Zanichelli, quarta edizione,
Bologna 1999-Enciclopedia Multimediale,Rizzoli Larousse, 2000
9
migliorare solo a prezzo di dure battaglie, con cui le donne
hanno cercato di far sentire la voce della specificità femminile.
Questi movimenti cominciarono già alla fine del XVIII secolo
e in particolar modo nel 1791, anno in cui Olympe De Gouges
presentò una “Dichiarazione dei diritti della donna e della
cittadinanza”, ispirata alla proclamazione, avvenuta nel corso
della rivoluzione francese, dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Con questa dichiarazione Olympe de Gouges voleva
rivendicare l’estensione alle donne dei diritti dell’uomo. La sua
richiesta fu però respinta da Robespierre e Olympe fu
ghigliottinata, ma nonostante la fine tragica, il suo scritto è
importante perché segna l’inizio del femminismo.
Il movimento femminista intanto progredì in Europa,
soprattutto nella Francia rivoluzionaria, ma nel 1804, con il
codice civile Napoleonico, si ritornò a sancire l’inferiorità
della donna, riproponendo l’autorità del padre e del marito su
di lei e facendone crollare il sogno di ribellione.
Quaranta anni dopo in America, nello stato di New York,
si riuniva un primo convegno, per discutere dei diritti delle
donne e, in tale occasione, esse chiesero il diritto al voto,
inoltre, negli Stati Uniti si affrontò il problema dell'educazione
femminile non solo nel campo intellettuale ma anche
professionale: alle donne venne aperto un campo di studi pari a
10
quello dell'uomo e si crearono nuove scuole, dapprima
esclusivamente femminili, in seguito miste.
Anche in Europa, nella seconda metà del XIX secolo, la
donna cominciò ad ottenere una certa importanza. Infatti, con
l’industrializzazione la donna fu inserita nel lavoro nelle
fabbriche e il movimento femminista si propose la conquista
dei diritti sociali e di quelli politici concentrando i propri sforzi
nella battaglia per l’uguaglianza giuridica.
A tale proposito le donne chiedevano l’ammissione a
tutti i compiti e a tutte le professioni, il diritto d’istruzione e
d’intervento nelle campagne elettorali e nell’espressione del
voto.Da quel momento sempre più numerose divennero in
Francia, in Inghilterra e in Germania le sostenitrici
dell'emancipazione femminile.
Nel 1869 J. Stuart Mill pubblicò l'assoggettamento delle
donne
10
che fu il cardine della letteratura femminista
l'emancipazione femminile si realizzò prima sul
piano economico, poi su quello giuridico e
intellettuale e infine sul piano politico. (1)
La prima vera conquista delle donne avvenne
nel 1893 quando fu concesso il diritto di voto in Nuova
Zelanda.
10
The Subjection of Women
(1) “Il voto delle donnee” Fotografie: archivio Iconografico Giunti- Collana XX secolo “ Le
donne entrano in scena” dalle suffragette alle femministe
11
Un’altra data importante nella storia delle donne è il
1903 quando fu fondata in Inghilterra, da Emmelline Pankhurst
la Women’s Social and Political Union
popolarmente definita
movimento delle suffragette, che propugnava l’estensione del
suffragio elettorale alle donne.
La loro tattica era la lotta, una lotta
dura, che avrebbe portato il governo”liberale” a
fare ricorso a metodi brutali
11
.
Le lotte delle suffragette continuarono fino al
1918, anno in cui esse ottennero il diritto di voto. (2)
Negli stessi anni anche in altri paesi fu concesso il diritto
di voto alle donne: nel 1917 in URSS e nel 1920 negli Stati
Uniti. Fondamentale per il movimento femminista fu la prima
guerra mondiale in cui avvenne il primo fenomeno
d’inserimento in massa delle donne nel mondo del lavoro.
Infatti, dal 1914 al 1918 le donne dovettero svolgere tutte
quelle mansioni prima svolte dagli uomini e furono così
introdotte nella produzione, sia agricola sia industriale, e nei
servizi.
Alla fine della guerra i governi fecero pressione affinché
esse lasciassero le attività e tornassero, e alle loro mansioni
naturali.
11
tra i vari episodi si ricorda il ”venerdì nero” in cui due suffragette furono uffise
(2) Fotografie:”manifesto le suffragette” archivio Iconografico Giunti- Collana XX secolo “ Le donne entrano in
scena” dalle suffragette alle femministe
12
Molte accettarono l’invito, altre dovettero adattarsi a
svolgere quei compiti che gli uomini rifiutavano, altre ancora
rifiutarono di tornare agli antichi ruoli.
La guerra mutò anche l’atteggiamento femminile nei
riguardi del movimento operaio
Il numero delle donne
iscritte ai sindacati aumentò e
furono così costituite nuove
associazioni (3)
12
sindacali specificatamente femminili.
La guerra mostrò quanti poteva valere la manodopera
femminile come manodopera di riserva, le nuove tecnologie
richiedevano più destrezza e velocità che non muscoli e
resistenza fisica.
1.2 il lavoro femminile nella seconda guerra mondiale
Nel secondo conflitto mondiale le donne vennero
massicciamente inserite negli ambiti produttivi per ricoprire i
posti lasciati vacanti dagli uomini e il loro inserimento, nel
mondo professionale, conobbe un certo incremento.
12
(3)” Fotografie:”lotta del movimento operaio” archivio Iconografico Giunti- Collana XX
secolo “ Le donne entrano in scena” dalle suffragette alle femministe
13
La struttura interna del lavoro femminile conobbe grossi
cambiamenti grazie ad una nuova concezione del lavoro stesso,
visto come realtà necessaria che dava dignità alla donna.
Le donne del ceto operaio, abbandonavano il lavoro
salariato, solo quando le condizioni economiche lo
consentivano.
(
4
) A partire dalla II guerra
mondiale, la presenza delle lavoratrici
si concentrò in quei settori di attività
già occupati all’inizio del secolo; per
contro si verificò un calo nella percentuale di donne
impegnate nel servizio domestico e come nutrici, a causa dei
cambiamenti avvenuti nella vita privata: molte domestiche si
avviavano al lavoro in fabbrica.
Il terziario conobbe un aumento progressivo di
lavoratrici, grazie all’inserimento di operaie più qualificate e
sopratutto di donne di classe media. Nella seconda guerra
mondiale, inoltre, le donne furono impiegate presso le unità dei
servizi logistici di eserciti impegnati in operazioni belliche,
inquadrate in corpi ausiliari femminili, generalmente addette ai
servizi sanitari, amministrativi, territoriali, ecc., raramente
riunite in reparti combattenti.
(4)”Donne fra le due guerre” Fotografie: archivio Iconografico Giunti- Collana XX secolo “ Le
donne entrano in scena” dalle suffragette alle femministe
14
La Gran Bretagna attuò la coscrizione femminile dal
dicembre 1941 al gennaio 1947, incorporando, come gli Stati
Uniti, numeroso personale femminile.
Il corpo d'armata polacco, che operò in Italia negli anni
1944-1945, inquadrava nelle unità dei servizi e dei trasporti
un'elevata percentuale di donne.
In Francia l'immissione nelle formazioni dell'esercito,
della marina e dell'aeronautica fu ufficialmente sancita nel
1945. Le forze armate italiane non hanno mai incorporato
personale femminile; solo in periodo bellico fu previsto che,
presso gli ospedali militari da campo e territoriali, sulle navi e
sui treni ospedale, prestassero servizio le infermiere del corpo
ausiliario femminile inquadrato nel corpo militare della Croce
Rossa italiana.
Negli anni 1944-1945 la Repubblica Sociale Italiana
diede vita alla costituzione di alcuni reparti armati femminili
13
.
La discriminazione non scomparve nel mercato del
lavoro: le donne continuarono ad occupare le categorie
inferiori, i lavori routinari e peggio remunerati nella scala
professionale.
Mestieri che in precedenza erano stati degli uomini si
andavano “femminizzando”, perdendo il loro prestigio sociale
e allo stesso modo vennero create nuove professioni femminili.
13
non andarono oltre la fase di addestramento
15
Solo i paesi socialisti ruppero questo schema di valori e
le donne poterono accedere a professioni più qualificate in
competizione con gli uomini.
Durante quel periodo, e più precisamente, nel 1946 le
donne italiane e quelle francesi riuscirono ad ottenere il diritto
di voto.
1.3 il movimento femminista dopo la seconda guerra
mondiale ad oggi
Negli anni ’60 accanto alle proteste di alcune minoranze:
neri, pacifisti, studenti, si inserisce il movimento di liberazione
femminile,
14
con la sua lotta per cambiare il ruolo assegnato
alla donna nella società. Il”risorgimento” femminista fu
accompagnato dalla pubblicazione di due testi teorici:
1-“Il Secondo Sesso”di Simone de Beauvoir, analizza le
cause storiche che avevano reso la donna l’altro sesso rispetto
al mondo maschile e rivendicava la differenza all’interno
dell’uguaglianza tra soggetti liberi.
2-“La Misticita’ Della Femminilita’” di Betti Friedan,
denunciava la schiavitù del focolare e l’isolamento della donna
americana, rinchiusa in casa e circondata dalle comodità
moderne che invece di liberarla la incatenavano con una forza
sempre crescente.
14
Gabriella Parca, “l’avventurosa storia del femminismo”, Mondadori Oscar, 1981