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miriade di imitazioni, quasi sempre mal riuscite e mosse da palesi intenti
commerciali, da parte di autori minori.
Nell'ultimo capitolo abbiamo spostato la nostra attenzione sulla critica
italiana al romanzo gotico, riassumendo e citando, ove possibile, i pareri
di alcuni dei più autorevoli studiosi in materia, al fine di evidenziare le
differenze, talvolta sostanziali, nel loro modo di porsi nei confronti del
genere.
Flammini Marco
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Cap. I
CARATTERI GENERALI DEL ROMANZO GOTICO:
DETERMINAZIONE CRONOLOGICA, AUTORI, OPERE,
CONTENUTI
Il romanzo gotico si può definire come la più o meno consapevole
rivolta contro il realismo di alcuni scrittori come, ad esempio,
Richardson e Fielding. Lo scopo del romanzo gotico era di turbare il
lettore piuttosto che divertirlo o educarlo. È per questo motivo che le
trame dei relativi libri vengono ambientate in un passato immaginario,
di solito nel medioevo e in paesi stranieri sconosciuti, con episodi pieni
di assassinii orribili, situazioni straordinarie e eventi soprannaturali, che
si manifestano in castelli infestati, prigioni, conventi e qualsiasi altro tipo
di costruzione “gotica”. Queste costruzioni erano dotate, naturalmente,
di passaggi segreti, lunghi corridoi scuri e sotterranei spaventosi, ed
erano solitamente circondate da fitte foreste e boschi impenetrabili.
Mario Praz, nel suo libro Il patto con il serpente
1
, ha posto in evidenza
come l'orrore fosse divenuto fonte di svago e di bellezza influendo sul
concetto stesso di quest'ultima. Comunque il Settecento rimane un
secolo abbastanza vulnerabile, non assoggettato al fascino della solarità
quanto del suo opposto. E infatti ad attrarlo è soprattutto l'universo
tenebroso e ciò di cui è composto: rovine, cimiteri e foreste, ponendosi
inoltre in netto contrasto con la concezione illuministica di spiegare
razionalmente anche ciò che razionale non è. La ragione di questo
1
Mario Praz, Il patto col serpente, Milano, Mondadori, 1973
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successo del romanzo gotico sta nel fatto che tutto ciò che è simile alla
paura, al terrore, produce la più grande e anche la più forte emozione
che la mente umana sia in grado di percepire. Tutto ciò accade perché la
letteratura gotica non deve esercitare opera di convincimento, ma di
meraviglia e perciò “accarezza perturbanti Doppelgänger e mostri [...]
costruisce teatrini di tortura”
2
. Il genere gotico in generale riporta alla
mente una cultura nordica in cui vi è una certa prevalenza dell'elemento
tetro e lugubre, elementi che troveremo inseriti nel romanzo che prende
il nome da questo stile architettonico, dovuto alle sempre più frequenti
interferenze tra arte e letteratura. Questo era un tipo di letteratura molto
sensibile al fascino delle rovine, e non poteva essere altrimenti visto che
essa condivideva la sua esistenza con la poesia sepolcrale. Si può dire
che il gotico provoca un senso di attrazione verso il piacere unito
all'orrore che viene provocato dall'agitazione del buio e della notte. In
particolare questo senso di attrazione viene accompagnato al timore e
allo sgomento che si prova dinanzi alle montagne, alla natura violenta e
soprattutto alla maestosità delle rovine. In particolare nel gotico si può
trovare una certa tensione psicologica che ci riporta ad una certa
tensione intellettuale. Una delle invarianti del romanzo gotico è il
castello, il quale non ha dei luoghi precisi e definiti, ma è costituito da
passaggi segreti, da corridoi che vengono percorsi alla ricerca di
un'uscita che sembra sempre più lontana e irraggiungibile e che una
volta che viene raggiunta conduce da un'apertura nelle viscere della terra
alla vastità del mare. Nel castello non si vive, ma si lotta e si fugge
perché tutti, buoni o cattivi che siano, ne sono prigionieri: esso è un
luogo misterioso e pericoloso. La lontananza del castello dal resto del
2
Mario Praz, La carne, la morte, il diavolo nella letteratura romantica, Firenze, Sansoni, 1948
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mondo fa di esso lo spazio di un sogno all'interno del quale si muovono
dei fantasmi e in cui il tempo non si può misurare. Molto spesso il
castellano e il castello si identificano con il monaco e il convento, dando
luogo all'unione di persecuzione e inganno che provoca naturalmente
un raddoppiamento del terrore. Entrambi comunque tendono a
configurarsi come luoghi isolati che entrano in contrasto con la natura
che li circonda; il castello in particolare si oppone anche alla società di
cui non solo non condivide le regole, ma con cui non intrattiene alcun
tipo di rapporto, a meno che non intenda violarne i sacri principi. Nel
castello al posto di regole e leggi si trovano arbitrarietà e piacere
libidinoso, nel convento tutto è falsità e comunque entrambi si
delineano come prigioni. Si potrebbe affermare che nel gotico si
riuniscono in un tutt'uno due diverse atmosfere: quella del sogno e
quella dell'incubo rappresentate dalla difficoltà a spiegare le immagini,
da un senso di claustrofobia e soprattutto dal continuo restringersi e
dilatarsi dello spazio. Il gotico in pratica esprime un'inquietudine
profonda che riguarda l'uomo e il suo io profondo nel suo rapporto con
la natura e la società. Nel romanzo gotico è onnipresente il
soprannaturale con delle differenze dovute ai diversi autori: nelle prime
opere del romanzo gotico il soprannaturale ha una duplice facoltà:1)
aggiungere mistero al racconto, suscitando delle emozioni; 2) stimolare
l'immaginazione. Successivamente ci troveremo di fronte al
“soprannaturale spiegato”(di cui la Radcliffe è l'emblema) il quale non
mancherà di coinvolgere anche l'intelletto, riuscendo nel contempo a
soddisfare anche il bisogno di piacere e di terrore e porgendo al cervello
un rompicapo capace di sfidare e di mettere alla prova la propria
razionalità. Nel romanzo gotico abbiamo un'opposizione tra natura e
cultura che si concretizza nella fanciulla perseguitata e nel “villain”, la
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prima rappresentante di un principio naturale di vita e di continuità, il
secondo che assume la connotazione e la simbologia di una cultura
negativa e ormai superata e nel quale vengono ad accumularsi tutti i lati
peggiori e rifiutati di un sistema divenuto ormai inaccettabile. Nel
romanzo gotico l'eroina subentra all'eroe nel ruolo di protagonista,
proiettata verso il lieto fine, lieto fine che naturalmente è rappresentato
dalla continuità della vita. La vittoria della fanciulla perseguitata nei
romanzi gotici fa sì che si affermi la superiorità della virtù alla quale
tocca il premio della felicità e ci pone davanti a un rassicurante disegno
sul quale dovrebbe essere regolata l'esistenza umana. Il tema della
fanciulla perseguitata ci permette di vedere in che modo nei romanzi
gotici il significante è legato al significato. Un altro aspetto quasi sempre
presente nel romanzo gotico è quello concernente la “monacazione”:
essa, in questo genere di romanzo, assume sempre valori negativi perché
viene concepita come innaturale. Inoltre essa viene vista dall'eroina
come una chiusura di quel ciclo vitale che ella è incitata a perpetuare. Il
gotico rappresenta un modo di esprimere la sofferenza esistenziale
dell'uomo, posto a metà tra un soprannaturale di cui la propria
razionalità lo porta a dubitare e un universo di cui egli ha paura, tra un
bene al quale aspira e il senso della colpa dal quale è schiacciato. Questa
inquietudine si esprime anche nelle opposizioni tra alto e basso
onnipresenti nel gotico, come vedremo in seguito. Le ragioni del
successo del romanzo gotico sono da ricercare non tanto nella struttura
del romanzo e nei suoi contenuti, quanto piuttosto nella società nella
quale essa apparve: infatti il mondo del soprannaturale non è
perturbante in sé, ma lo diviene nel momento in cui si inserisce
violentemente in una cornice la quale non è disposta ad accoglierlo. Il
soprannaturale e il fantastico, infatti, vengono a configurarsi come
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interferenza inopportuna e ,soprattutto, inaspettata di codici e di livelli
di lettura diversi. Esso rappresenta una trasgressione letteraria; non è
tanto negazione di ciò che è normale o domestico, quanto piuttosto
stravolgimento dell'Ordine, distruzione del Modello. In pratica il
romanzo gotico cerca di rimediare a quei difetti del romanzo del
Settecento che, secondo la sua concezione, aveva svilito l'esperienza
umana. Al contempo egli è anche scontento dei risultati ottenuti dagli
antichi autori di “romances”; è per questo motivo che egli cerca di far
venire a contatto i due generi, attraverso l'adozione del criterio mimetico
(la natura) e quello trasfigurativo (l'imagination). L'inizio del romanzo
gotico si può fissare al 1764(questo è anche l'anno di nascita di Mrs Ann
Ward che in seguito diverrà Mrs Radcliffe), l'anno della pubblicazione di
Il castello di Otranto di Horace Walpole (1717-1797), il cui nome era
giunto ad una fama che, con il passare del tempo, si è notevolmente
affievolita, in parte a causa dell'instabilità che si riflette anche nelle sue
opere e anche a causa della censura alla quale è stato soggetto da parte di
alcuni critici distinti. Horace Walpole nacque nella casa del padre in
Arlington Street il 24-9-1717. Dopo due anni di studio con un tutore
egli si trasferì a Eton nell'Aprile 1727, dove rimase fino alla primavera
del 1735 quando entrò al King's College a Cambridge. Non appena fu
eletto membro del Parlamento si trasferì a Dover il 12-9-1741 e rimase
in Parlamento fino al 1768. Nel 1747 accadde ciò che può essere
considerato il grande evento della sua vita e cioè il suo trasferimento
nelle vicinanze di Twickenham, dove egli prese possesso del restante
della locazione di una piccola casa che si trovava sulla riva sinistra del
Tamigi, all'angolo della strada superiore di Teddington, la quale persino
allora non era priva di storia. Walpole diede alla casa lo storico nome di
Strawberry Hill. Essa rimase per molti anni la principale occupazione
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della sua vita, in quanto egli iniziò ad allargare e alterare la struttura
stessa tanto che egli affermò: “io sto per costruire un piccolo castello
gotico a Strawberry Hill”. Ma il suo sforzo più importante avvenne nel
1764, con la pubblicazione del suo romanzo gotico Il castello di Otranto,
descritto sul frontespizio come “tradotto da William Marshall
dall'originale italiano di Onofrio Muralto, canonico della chiesa di San
Nicola a Otranto”. Il suo successo fu considerevole; in una seconda
edizione che fu rapidamente richiesta, Walpole gettò la maschera e svelò
il suo disegno in una ingegnosa prefazione. Egli aveva cercato di
mischiare il romanzo antico e quello moderno, cioè di combinare il
macchinismo soprannaturale e i personaggi quotidiani. Walpole era
soprattutto un virtuoso e un uomo di qualità; come politico ebbe scarsa
rilevanza, ma come uomo di lettere egli fu sempre, e affermava di
esserlo, un amatore, un dilettante, ma Il castello di Otranto mostra una
capacità letteraria che richiedeva soltanto uno stimolo un po' più forte
del dilettantismo per produrre risultati durevoli. Come abbiamo visto il
momento decisivo della sua vita fu l'acquisto di Strawberry Hill. La
costruzione, i suoi giardini e la sua collezione di curiosità artistiche
attrassero immediatamente l'interesse di Walpole, il quale trasse
ispirazione da questo edificio per la descrizione del castello presente nel
suo romanzo. Infatti Walpole era così orgoglioso di Strawberry Hill da
menzionarla spesso nelle sue lettere e al punto da porre al suo ingresso
un'insegna sulla quale era scritto “The gothic castle”. Tutto ciò non deve
stupire per il semplice fatto che Walpole, nei primi anni della sua vita,
non era molto differente dalla maggior parte degli uomini dell'alta
società del diciottesimo secolo, orgogliosi della propria posizione
sociale. Il principio trascinante della sua vita fu l'amore e l'orgoglio che
egli provava verso suo padre: infatti Walpole iniziò la sua vita con un
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carattere sincero ed entusiasta, ma successivamente divenne sempre più
freddo e disinteressato alle nuove conoscenze, riservando se stesso
soltanto ai suoi più intimi amici. Morì il 2-3-1797 nella casa di Berkley
Square da dove si era trasferito dalla sua precedente abitazione. Per
quanto riguarda l'atteggiamento di Walpole verso gli altri scrittori, egli
non riusciva ad ammirare Fielding perché frequentava cattive
compagnie ed inoltre condannava la volgarità del suo carattere; ma non
apprezzava neanche il genio di Richardson. Una cosa molto importante
che bisogna ricordare del carattere e della vita di Walpole è che egli
aveva sempre avuto una naturale inclinazione per l'orrido e il fantastico.
Quando egli scrisse il suo romanzo, all'inizio finse di averlo tradotto
dall'italiano. Ma subito egli ammise la propria paternità quando, contro
le sue aspettative, il libro incontrò un immediato successo, malgrado la
sua trama senza senso. Il libro infatti parla di come Manfredi, principe
di Otranto, allo scopo di avere un nuovo erede e di salvare il suo reame,
cerca vanamente di sposare Isabella, già promessa a suo figlio Corrado,
dopo che quest'ultimo è stato ucciso da un misterioso elmo. Walpole
stesso ci dice che il modello cui si ispirò per la descrizione e il
comportamento dei personaggi e della natura circostante fu Shakespeare
e questa affermazione è provata dalla mescolanza di stili (tragico e
comico) che troviamo nella sua opera. Inoltre nell'opera di Walpole
troviamo una perfetta simmetria nella costruzione degli atti in quanto
ogni parola, ogni oggetto, ogni capitolo è unito all'altro secondo un
ritmo ondulatorio: infatti possiamo trovare un richiamo in ogni fine e in
ogni inizio; la simmetria si nota anche dalla presenza, nel romanzo, di
due padri opposti a due figlie alle quali vogliono imporre matrimoni
innaturali e che si riveleranno irrealizzabili; il tentativo da parte di
Manfredi di instaurare una relazione di sapore incestuoso con Isabella
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viene punito con l'uccisione da lui compiuta della propria figlia tramite
un pugnale, ovvio simbolo sessuale. E non è questo l'unico simbolo
sessuale presente nel romanzo; la simbologia sessuale si ritrova anche
nella serratura che Isabella mostra a Teodoro, dal rifiuto da parte di lei a
seguirlo nella caverna (il che è la prova della virtù della fanciulla) ecc.. In
quest'opera si intrecciano in alcune scene i temi tratti dalla favola e dalla
letteratura romantico-fantastica, inseriti in un impianto teatrale e in una
struttura che si rifà al dramma sentimentale. Come si evince già dalla
trama, la storia presente in questo romanzo è un unico, enorme
anacronismo e gli avvenimenti sono assurdi. Infatti, come argutamente e
acutamente osserva Mario Praz, Il castello di Otranto finisce per somigliare
a Strawberry Hill. Lo studioso conclude affermando che “è soltanto
rococò camuffato da gotico”
3
, perché più avanti ci si sarebbe mossi in
maniera differente al fine di evocare il terrore ( in particolar modo con
Mary Shelley), un terrore che in Frankenstein diverrà un vero senso di
ossessione. Tuttavia, a dispetto di questi evidenti difetti, con questo
romanzo viene data una svolta interamente nuova al genere. Si può dire,
infatti e senza timore di smentita, che Il castello di Otranto è oggi
considerato all'unanimità il capostipite del romanzo gotico, cioè il primo
racconto fantastico della letteratura inglese moderna. In questa opera
troviamo infatti per la prima volta, sapientemente miscelati,
procedimenti, temi e personaggi che troveremo altrettanto combinati e
altrettanto sapientemente per almeno due generazioni di romanzi. Lo
stesso Walpole, nella sua seconda prefazione a quest'opera, afferma che
il suo era un “tentativo di fondere i due generi del romanzo, quello
storico e quello moderno” e continua affermando che “nel primo ogni
cosa era governata dall'immaginazione e dall'inverosimiglianza; nel
3
Mario Praz, Il patto col serpente, Milano, Mondadori, 1973
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secondo l'intento è sempre di imitare la natura. Non vi manca
l'invenzione, ma le grandi risorse della fantasia sono state chiuse entro
gli argini di una rigorosa aderenza alla vita comune”. Infatti il romanzo
era un chiaro tentativo di allontanare la “fiction” dai canali nei quali si
era incuneata fino a quel momento; era cioè un tentativo di portare il
romanzo dalla sfera di intima osservazione a quella di pura invenzione.
Ma, soprattutto era un tentativo di sostituire all'interesse del presente
quello del passato e di porre in rilievo anziché il mondo empirico, quello
del misterioso e del soprannaturale. Come si evince da quanto detto
finora l'opera di Walpole non fa altro che proporre le cosiddette
invarianti di questo nuovo genere: innanzitutto gli spazi in cui si svolge
l'azione, rappresentati dal castello, dai suoi passaggi segreti, dal convento
e dalla natura circostante. Ma Walpole si distingue soprattutto per aver
stabilito dei ruoli più o meno definitivi per i personaggi, secondo i
cosiddetti schemi antagonistici. Da un lato infatti abbiamo i personaggi
negativi quali il “villain” di shakespeariana memoria rappresentato dal
tiranno, proprietario del castello e i suoi sicari e dall'altro abbiamo i
personaggi positivi rappresentati dalla fanciulla perseguitata, dall'eroe (di
lei innamorato, solitamente), senza dimenticare lo scudiero fedele. Al
fine di fare iniziare il momento narrativo Walpole fa uso del
soprannaturale, dell'evento inspiegabile razionalmente, che si collega a
una profezia la quale annuncia solo sventure per il tiranno e che
provoca sensi di colpa insieme al terrore dell'avvicinarsi della giusta
punizione. Pertanto Isabella “rientra nello stereotipo della fanciulla
perseguitata, così come il convento in quello delle entità spaziali”
4
. Per
essere più precisi, però, occorre dire che il convento si configurerà
4
Rodolfo Macchioni Jodi, Dal romanzo gotico al romanzo storico italiano, in <<Italianistica>>, a.
XXIII, 1994, p. 391
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diversamente a seconda delle situazioni: nel caso dell'opera di Walpole
esso rappresenterà un sicuro rifugio, mentre nel caso di Il monaco di
Lewis diventerà scenario di orrendi misfatti. Se vogliamo usare le parole
del Daiches potremmo dire che l'opera “non è che un ammasso di
anticaglie anche se ingegnoso”
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e di ciò ve ne sono esempi, come
abbiamo visto, dall'inizio alla fine dell'opera. Possiamo notare in questo
racconto anche dei momenti che vorrebbero essere Shakespeariani, ma
non riescono nel loro intento, nonostante Walpole ammettesse, come
abbiamo visto in precedenza di aver seguito “quel grande maestro della
natura Shakespeare”. Ma possiamo tranquillamente affermare che la
fantasia letteraria di Walpole non riuscì a dominare, a maneggiare con
cura quel “miscuglio di gotico e di materiale eterogeneo”, ma
nonostante ciò il suo romanzo fu utile perché servì a fondare una
tradizione. Il castello di Otranto iniziò una moda e cioè la cosiddetta
“scuola del terrore”. Una delle rappresentanti più importanti di questa
scuola fu Mrs Anne Radcliffe, la quale vi contribuì con numerosi
lavori come Un romanzo della foresta, I misteri di Udolpho e L’italiano. Mrs
Radcliffe nacque a Londra il 9 Luglio 1764, passando gran parte della
sua gioventù nella società dei suoi parenti in circostanze agiate. Il
romanzo della foresta apparve a Londra nel 1791 e il suo successo spianò la
strada a I misteri di Udolpho, un romanzo cosparso di alcuni pezzi di
poesia (come è anche impresso sul frontespizio), che apparve a Londra
nel 1794. Questi romanzi furono seguiti da L'italiano, un romanzo
sull'inquisizione, che apparve a Londra nel 1797 e che è considerato il
suo miglior lavoro. Da questo romanzo in poi ella non scrisse più nulla
eccetto il poco conosciuto romanzo di Gastone di Blondeville composto
nel 1802, ma non pubblicato fino alla sua morte. Questo romanzo è
5
David Daiches, Storia della letteratura inglese, Milano Garzanti, 1970
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molto interessante perché in esso la scrittrice non ricorre al
soprannaturale naturalmente spiegato, ma al soprannaturale reale, un
metodo che Scott rimprovera alla scrittrice di non aver seguito in
precedenza. Come Walpole, anche lei voleva imprimere terrore e
“suspense”, ma diversamente da lui, lei trovava soluzioni razionali ai
misteri presenti nei suoi libri e impiegava uno scenario naturale per
creare un “background” appropriato ai fenomeni apparentemente
soprannaturali. L'influenza che ebbe Mrs Radcliffe su altri autori fu
straordinaria e in particolar modo si fece sentire su due autori che
avrebbero esercitato una influenza ancora maggiore, non semplicemente
sulla letteratura inglese, ma anche sulla letteratura europea nella prima
parte del secolo successivo. Infatti non è da tutti dare a un romanziere
come Scott qualcosa del suo metodo, e a un poeta come Byron la
totalità del suo singolo eroe, come vedremo in maniera più dettagliata e
approfondita nel capitolo successivo. Nei suoi tre libri principali, sopra
menzionati, vengono pienamente sviluppati i seguenti motivi: il tema
dell'eroina perseguitata, la scena principale del paesaggio selvaggio, case
o castelli crivellati di sotterranei, scale rotte e passaggi segreti. Il
famosissimo I misteri di Udolpho fornisce il più pieno, il più popolare e
forse il più interamente caratteristico esempio dello stile della scrittrice.
Esso, come tutti i suoi romanzi, si basa in particolare sulla paura
dell'ignoto il quale produce altri timori; infatti non si riesce mai a capire
quale è il vero significato di ciò che sta accadendo o di ciò che accadrà e
persino se certi eventi si siano svolti realmente: il lettore, in certi
momenti, viene assalito dal dubbio, dal sospetto che tutto sia frutto di
un'immaginazione esaltata, ma la soluzione al problema, la scoperta
della verità viene rimandata all'infinito. Si arriva perfino a supporre
l'esistenza di mondi alieni, allo stesso tempo paralleli e contrapposti a
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quello reale, capaci, forse, di distruggerlo. Si finisce per considerare
realtà ciò che viene dato per immaginario, arrivando così a dubitare
dell'esistenza di ogni cosa e di ogni persona. Quest'opera, in poche
parole, non si basa sull'azione, ma sull'atmosfera; soprattutto i continui
riferimenti a Shakespeare sono suggestioni di atmosfere particolari o
anticipatori di eventi o della loro minacciosità e incombenza. Emily,
l'eroina della storia è straziata dall'amore per Valancourt e viene forzata
ad accompagnare il Conte Montoni, il complice degli scellerati
complotti, al castello di Udolpho, dove accadono i ripugnanti
avvenimenti. Il risultato è un dramma emozionante che è al contempo
elegante e stupefacente nel suo penetrare nella natura umana. In
quest'opera, pubblicata nel 1794, il paesaggio può essere classificato
Pireneo o Appennino, e adornato con incongrua vegetazione, ma è
reale. Inoltre termini soggettivi come “romantico” e “sublime”
(sparpagliati liberamente attraverso Un romanzo della foresta) ricorrono
raramente (ad intervalli regolari) e con più precise connotazioni, e
l'effetto emozionale è creato attraverso significati diretti senza ricorsi a
metafore. Qualcuno potrebbe supporre che lei avesse scritto la prima
metà del romanzo prima di un viaggio intrapreso in precedenza dalla
scrittrice che la portò a visitare diversi paesi, e il resto dopo di esso. Ma
il tour non fornì soltanto paesaggi visto che la maggior parte di ciò che
aveva attraversato era teatro di guerra recente. Infatti, mentre il marito
giornalista registrava la storia e le statistiche, la scrittrice vedeva e dava
più peso alle costruzioni rovinate, agli alberi danneggiati dalle
mitragliatrici, ai profughi senza casa, alle figure emaciate e alle
espressioni spettrali dei feriti. L'importante e, se vogliamo, profetico
significato di tali scene colpivano maggiormente la sua sensibilità
estetica, perché conosceva la tensione e l'incertezza di un paese in
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pericolo. Il metodo di lavoro dell'immaginazione romantica si basava
sull'unione delle impressioni dei sensi e di quelle emozionali, e lei era
una nella quale le sensazioni unificate riuscivano a trasportare se stessa
nella narrativa immaginaria. Lei avrebbe potuto dire, insieme con
Stevenson, che alcuni luoghi parlano distintamente; l'azione non si
intromette nella scena, ma viene evocata da essa. Le ragioni per cui I
misteri di Udolpho ebbe un così immediato successo sono che esso era al
contempo un “romanzo d'orrore” e “un romanzo sentimentale”,
avendo entrambi questi aspetti della nostra emozione una perenne
attrazione. Inoltre Mrs Radcliffe avvolgeva questi temi con una così
abbondante e pittoresca descrizione dei luoghi presenti nel romanzo
così da renderli ancora più accettabili ai desideri del suo tempo, infusi di
un senso lirico accresciuto dalle poesie che lei spargeva qua e là. Si nota
in questo romanzo come la scrittrice eviti di ammucchiare
disordinatamente le cose al fine di portarle a una felice conclusione.
Tutto sembra essere stato previsto dall'inizio e durante lo svolgersi del
romanzo ci vengono date indicazioni che ci condurranno a un chiaro
collegamento di tutti gli elementi. L'italiano è il più vario, il meno
meccanico e nel personaggio del malvagio Schedoni trova il più
importante e potente carattere. In quest'opera si ha uno sviluppo
riguardante i due personaggi maschili, l'eroe e in particolare il malvagio.
In questo romanzo l'eroe positivo, Vivaldi, viene ad acquisire un ruolo
simbolico nei confronti dell'eroina, la quale, esattamente come avviene
nelle iniziazioni, deve passare dalla condizione di innocenza e di
adolescenza a quella di maturità. Inoltre nel romanzo gotico vengono ad
unirsi il motivo della seduzione e quello del patto con il diavolo;
all'amore si sostituisce il terrore.