8
In realtà il bisogno religioso è connaturato all’uomo che avverte i propri
limiti, la precarietà della condizione esistenziale, quindi chiede aiuto e
protezione; è pur vero che l’uomo potrebbe accettare i limiti naturali e
l’esistenza circoscritta che questi limiti definiscono, ma se la ragione lo
spinge in tal senso, il sentimento si oppone e cerca una via di salvezza.
Attraverso le forme religiose di cui le edicole sono una testimonianza,
viene espressa anche una esigenza di giustizia, una possibilità di conforto
e rassicurazione che i devoti diffidano di poter trovare nel tessuto
istituzionale, perciò essi ripongono tutte le loro speranze nelle potenze
celesti; deriva di conseguenza anche una forma di rispetto oltre che di
devozione assoluta verso tutto ciò che è “sacro”.
Oltre che come difesa e consacrazione dello spazio,“l’edicola si pone
quindi, come una variante liturgica che abolisce la mediazione
ecclesiastica nel rapporto con il divino; essa è diretta a tutti, agli abitanti
del vicolo, della strada, del quartiere in cui è ubicata, così come al
passante occasionale”.
2
E’ nel vicolo che spesso troviamo la sistemazione delle edicole votive,
poiché talvolta la mancanza assoluta di spazio nei cosiddetti “bassi”,
spinge la vita verso l’esterno ed è lì che si svolgono tutte le
manifestazioni della quotidianità, comprese quelle religiose.
Immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi parlano della presenza di
Dio per le strade, agli ingressi delle case, spingono il fedele tanto
distratto e preso da altre faccende, non solo a rispettare questi segni di
2
G.Provitera, G.Ranisio, E.Giliberti, Lo spazio sacro, Guida Editori, Napoli, 1978
9
chiara religiosità, ma a continuare la tradizione, affinché interessandosi
all’icona e guardandola si riscopra la forma di preghiera e di meditazione
del mistero che l’icona stessa incarna.
Mentre assistiamo in questa nostra società agli effetti a volte veramente
degradanti delle molteplici immagini che condizionano la nostra vita e ci
vengono proposte dalla pubblicità e da altri mass-media, le edicole
votive con il loro silenzio continuano a rilevare il valore del segno;
guidano, aiutano a ritrovare le strade del sacro; non sono vuote
testimonianze di una religiosità ormai superata né di una volontà ostinata
di sopravvivenza nonostante la modernità. Perciò amiamo vederle ancora
per le strade o anche nelle nostre case, perciò ci interessiamo ancora ad
esse.
Le edicole votive sono:-“come braci su cui si può ancora soffiare per
lasciarsi prendere da nuovo calore, e non cedere al rischio di un gelo
spirituale così diffuso oggi”.
3
La presenza delle edicole può divenire una opportunità per riscoprire o
approfondire le radici e la storia della nostra città e del santo che vi è
rappresentato; la storia di un santo infatti, non si esaurisce nella sua vita
terrena e nelle sue gesta, ma prosegue con tutte le manifestazioni legate
al culto, alla devozione popolare e al suo radicamento nei luoghi e nel
territorio dove è venerato.
Pregare un santo e continuare a rendergli omaggio significa, in qualche
modo, mettere in pratica i suoi insegnamenti, perché egli è il testimone
3
Sac. M. Romano, Maioliche votive, Loreto, Anno Mariano 1987/88
10
di una vita vissuta nella pace e nella gioia e costituisce un modello a noi
più vicino da imitare.
L’edicola edificata prevalentemente per iniziativa individuale per
praticare il culto in forma privata, finisce poi per agire come fattore di
aggregazione ponendosi su un piano culturale collettivo e giungendo a
coinvolgere insieme con il fondatore anche la comunità cui egli
appartiene.
Questa ricerca parte dall’indagine sull’origine delle edicole,
analizzandone la dimensione tipologica, il contesto nel quale esse si
collocano; viene poi evidenziata la distinzione tra edicole rurali, urbane,
ecclesiastiche attraverso l’individuazione dei caratteri distintivi.
Viene quindi, affrontata la tematica delle motivazioni che inducono i
devoti alla edificazione del tempietto, sottolineando la figura e le
mansioni del curatore che spesso per varie ragioni, non si identifica con
chi ha eretto l’edicola. In tal modo è emerso il tessuto dei rapporti che si
instaurano intorno a questo tipo di culto.
Viene anche considerata l’importanza della fotografia come
testimonianza diretta e visiva, che serve a rendere ancora più leggibile il
fenomeno e a dare un ulteriore contributo alla comprensione di esso.
Successivamente vengono riferiti i risultati ottenuti in seguito ad un
rilevamento capillare delle edicole presenti nel territorio di Somma, dove
si può constatare una particolare predilezione per le immagini mariane;
ciò deriva anche dall’attività pastorale svolta dagli ordini monastici ivi
insediatisi.
11
Si procede quindi, ad un’accurata analisi di ciascuna edicola esaminata,
partendo proprio da quelle dedicate alla Madonna venerata sotto vari
titoli, al fine di organizzare, secondo uno schema preciso, i dati
riguardanti il tipo di manufatto, le dimensioni, l’epoca, la localizzazione,
la descrizione.
Infine si passa all’indagine diretta sul campo attraverso interviste, che
hanno coinvolto, oltre ai proprietari delle edicole, anche altri fedeli,
molti dei quali si sono mostrati disponibili al dialogo. Tali interviste
riportano, tra l’altro, notizie relative a ciascun intervistato quali nome e
cognome, sesso, età, occupazione, stato civile, domicilio.
Per dimostrare che l’edicola si configura come spazio sacro, si riporta
l’esempio di una delle “funzioni” che vengono eseguite presso di essa,
con una descrizione dettagliata dei vari momenti caratterizzanti la
celebrazione come nel caso del rituale dei fujenti in San Giorgio a
Cremano.
La finalità di questo lavoro è non solo quella di puntare l’attenzione
sull’aspetto religioso che è alla base dello studio delle edicole votive, ma
anche quella di porre l’esigenza di salvaguardarle e custodirle, in quanto
veri e propri prodotti artistici.
A tale proposito, si fa menzione di numerose iniziative di prevenzione
già attuate o da attuarsi, ad opera di città, enti pubblici e privati; inoltre,
si fa cenno a recenti decreti legislativi indirizzati alla tutela dei beni
culturali ed ambientali, in particolare quelli di interesse religioso, tra i
quali rientrano appunto i tabernacoli.
12
Per meglio sottolineare il valore culturale dell’edicola si è ritenuto
interessante riportare un esempio di intervento di restauro di questo tipo
di bene, specificando le operazioni da effettuarsi ed i relativi costi.
In più occasioni è emerso l’atteggiamento di alcuni religiosi poco
propensi ad accogliere nelle proprie comunità i laici spinti da esigenze di
studio e ricerca, per cui nel lavoro vengono riferiti i contatti tenuti con
alcuni sacerdoti che, nel confronto hanno espresso il loro parere in
merito.
La finalità della tesi è, dunque, quella di illustrare la particolare forma di
manifestazione della religiosità popolare quale è il culto tributato
all’edicola votiva; in essa si fondono e si intrecciano modi ed elementi
eterogenei variamente sovrapposti tra loro, con risultati a volte
contraddittori e ambivalenti, come dimostrano i diversi atteggiamenti dei
devoti nei confronti del divino.
13
CAPITOLO 1: - L’EDICOLA VOTIVA
1.1- LE ORIGINI
L’abitudine di collocare immagini sacre sulle facciate o nell’ interno
delle abitazioni oppure presso gli incroci delle strade cittadine ed
extraurbane, ai ponti, sotto gli archi, ecc... si sviluppa in ambito greco-
romano; si trattava di piccole costruzioni a mo’ di tempietto dentro le
quali era custodita l’immagine dipinta o scolpita della divinità o dei Lari,
gli spiriti protettori della casa.
La struttura architettonica era per lo più di piccole dimensioni ed
adempiva alla funzione di accogliere, proteggere ed evidenziare
l’immagine ivi collocata. Essa replicava in misura chiaramente ridotta
alcuni elementi architettonici degli antichi templi presenti nella facciata
come ad esempio un piccolo timpano sorretto da due colonne.
Il Cristianesimo in un primo tempo rifiutò il culto dell’immagine
religiosa in quanto veniva ritenuta espressione di idolatria. In seguito la
devozione finì per essere accettata ed adottata poiché le immagini
avevano il compito di istruire le persone semplici al pari dei libri; tale
efficacia didattica venne in seguito largamente utilizzata nella tradizione
medievale; l’immagine doveva avere quindi una funzione educativa ed
evocativa.
Tuttavia l’esasperazione del fenomeno condusse a manifestazioni di
fanatismo e la venerazione delle immagini e l’ossessione dell’idolatria
14
indussero la Chiesa al rifiuto del loro culto, proprio per evitare che si
ricadesse nel paganesimo e per sottolineare che non vi era un rapporto di
continuità tra le antiche usanze e le nuove pratiche.
Tornando alle radici greche, si osserva che piccoli gruppi di famiglie
oppure di fedeli accomunati dal medesimo culto testimoniavano la loro
devozione edificando piccole cappelle in onore della divinità da essi
venerata; durante il periodo ellenistico a Napoli, in particolare, furono
edificati molteplici altari consacrati alle diverse divinità ed ornati di fiori
e piante; essi erano assai simili per forma e collocazione alle edicole
contemporanee.
Nei secoli VII e VIII oltre ad edificare piccole cappelle, alcuni fondatori
privati commissionavano “Ritratti di Santi” da eseguire all’interno di
chiese a testimonianza della personale venerazione rivolta al proprio
patrono; di solito era il committente stesso a stabilire il luogo, il formato
e il soggetto da rappresentare.
Presso queste cappelle, si deponevano ai piedi del santo offerte e ci si
rivolgeva a lui con preghiere affinché venisse esaudita la richiesta
d’aiuto. La realizzazione di immagini murali serviva dunque, a
manifestare pubblicamente la propria fede e a custodire nel ricordo il
santo venerato; più che per l’aspetto estetico esse avevano valore in
quanto manifestazione di una realtà superiore.
4
4
H. Belting, Il culto delle immagini. Storia dell’icona dall’età imperiale al tardo Medioevo, Carocci,
Roma, 2001, p. 149
15
Dall’VIII al XIII sec., sviluppandosi sempre più il cosiddetto
Cattolicesimo popolare, si affermò l’uso di costruire una propria
cappella privata ad iniziativa delle famiglie nonché delle confraternite.
5
Nel XVII sec. le tragedie collettive che specie a Napoli colpirono la
popolazione (la peste del 1650, il terremoto del 1688) fecero sentire
sempre più forte il bisogno di ricorrere a santi mediatori e protettori; da
qui la diffusione delle edicole, a partire maggiormente dal 1770 per
iniziativa di Padre Rocco, che si preoccupò anche di risolvere un
problema di carattere pubblico quale l’illuminazione della città.
6
Presso ogni nicchia, infatti, fu collocata una luce che, oltre ad essere
segno di devozione all’immagine ivi custodita, costituiva anche un utile
modo per rischiarare la via in cui l’edicola era ubicata.
Egli adornò le nicchie, che erano state erette nei luoghi di maggiore
transito e nelle vie più frequentate della città, con l’immagine della
Vergine; inoltre, fece costruire appositamente cento grosse croci di legno
sulle quali era dipinta la figura di Cristo.
7
5
G. Provitera, G. Ranisio, E. Giliberti, Lo spazio sacro, Guida Editori, Napoli, 1978, p. 42
6
S. Gaeta, Le edicole votive: storia, tradizioni e costumi nella religiosità popolare in “Nuova
Stagione”, marzo 1983
7
L. De La Ville Sur Yllon, Padre Rocco e l’illuminazione della città di Napoli, “Napoli nobilissima”,
VI, 1897, pp. 81-87. In proposito l’autore narra che il domenicano fece riprodurre in 300 copie un
quadro della Madonna, custodito nel convento di Santo Spirito, al fine di adornare le nicchie.
16
La cura delle edicole veniva affidata a coloro che erano disposti ad
assumersene le responsabilità, dando la preferenza a persone di vita
religiosa esemplare.
8
8
G. Provitera, G. Ranisio, E. Giliberti, op. cit., pp. 43-45
17
1.2- TIPOLOGIA E ICONOGRAFIA
Analizzando più specificamente la tipologia delle edicole, si può operare
una distinzione generale tra : -
Nicchie che possono essere sporgenti o incassate nel muro,
solitamente sono chiuse e protette da vetrate e
sormontate da una piccola croce o da un tettuccio a due
spioventi;
Altarini che partono da terra e hanno la forma di vere e proprie
cappelle, anche esse chiuse da un cancello o una
vetrata per preservare l’immagine ivi collocata,
dall’azione degli agenti atmosferici e da eventuali
danni.
All’interno, come già detto, è custodita un immagine
sacra a volte rappresentata da un quadro o da una statua
collocata dal devoto.
L’ubicazione dell’edicola è scelta dai fedeli tenendo conto della funzione
protettiva che essa è chiamata ad esercitare, in rapporto ai bisogni della
comunità. A questo proposito bisogna ricordare che spesso oltre alla
immagine del Cristo, dei Santi, delle Madonne, ciascuna distinta per il
proprio potere, possono trovarsi altre immagini come quelle dei fedeli
che hanno ricevuto la grazia oppure del parente defunto, cui ci si rivolge
con preghiere per ottenere protezione e grazie.
18
In questo caso si parla di “Edicole multiple”, poiché affiancano al culto
principale altre devozioni; ma il primo è sempre riconoscibile poiché
viene raffigurato su scala maggiore.
9
Quando l’immagine sacra viene collocata all’ingresso di una abitazione
costituisce un chiaro riferimento della devozione ivi praticata; essa
rappresenta un emblema che comunica a chi entra in casa il culto cui
sono dediti i suoi abitanti; si tratta di un uso che risale probabilmente a
civiltà pre-cristiane:-
Il tema della soglia di casa come zona-limite tra uno spazio
interno/chiuso e l’altro esterno/aperto, considerato nell’antichità come
“zona di rischio”, allude ai pericoli provenienti dall’esterno, poiché la
porta costituisce la frontiera tra il mondo esterno e il mondo domestico.
A tale proposito occorre ricordare che spesso le edicole vengono
collocate presso i ponti, i quali hanno la stessa valenza simbolica della
porta, poiché costituiscono luogo di transito, elemento di congiunzione
non privo tuttavia di pericoli. Il ponte, come la porta, simboleggia
l’esperienza del rapporto di collegamento tra realtà diverse, ma la
costruzione di esso altera la natura del luogo, compiendo una violazione
sacrilega. Nell’antichità per placare l’ira del “genius loci”, lo spirito
abitatore della terra, turbato dall’intervento dell’uomo, venivano offerti
doni, immolate vittime ed erette edicole che dovevano servire a
9
G. Leone, Santi di strada, edicole votive nel centro storico di Cosenza, Le Nuvole, 2000
19
perpetuare la devozione ed a garantire la protezione del luogo da parte
del genio custode.
10
Fino al XIX secolo l’unica fonte di illuminazione dell’edicola era una
semplice fiammella; oggi, invece, essa può essere illuminata da luci al
neon o da lampade votive cui si aggiungono in alcuni casi anche le luci
poste intorno all’immagine; se le luci sono di colore blu hanno la
funzione di luci perpetue perché il blu e l’azzurro simboleggiano il cielo,
ma anche le bianche possono avere lo stesso significato:- le luci possono
essere accese in circostanze particolari, legate alla ricorrenza del santo o
alla richiesta di grazia da parte dei fedeli.
Molte edicole presentano nella parte sottostante un “Tabernacolo”
incassato nel muro e protetto da un vetro; esso è destinato alle Anime del
Purgatorio; infatti all’interno l’ambiente è per lo più scuro e vi sono
collocate delle statuine di terracotta che rappresentano fiamme
terminanti in forma umana. Al di sotto le immagini ricorrenti sono:-
L’Addolorata che simboleggia il dolore delle anime purganti;
Il Prete che sta ad indicare la debolezza della carne, poiché
anche egli, come qualsiasi altro uomo può commettere
peccati;
Infine compare sempre il teschio, che è il simbolo della morte del corpo.
L’immagine sacra negli universi mitico-rituali allude alla concreta
presenza della sacralità nella figura stessa, come per effetto di una
teofania, di una rivelazione visiva del divino che aderisce all’immagine
10
A. Seppilli, Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti, Sellerio, Palermo, 1990, pp. 219-233
20
stessa pur senza identificarsi completamente con essa. Si tratta di una
ferma e radicata convinzione che esista un rapporto di identità fra essere
(divino) ed apparire (immagine), come se la divinità fosse incorporata e
custodita nella figura; a tale proposito si parla di “realismo segnico”.
11
Il valore dell’immagine non risiede nella sua possibile aderenza al vero o
nel pregio estetico, ma nella sua efficacia operativa e nella sua capacità
di presentare la potenza in carne ed ossa.
La fiducia del devoto può spingersi fino al punto di non distinguere più
l’immagine dalla realtà, nella ferma convinzione che in essa risiede il
divino sotto forme materiali. Si tratta di una residua concezione arcaica,
tipica delle grandi civiltà antiche che conferivano all’immagine poteri
soprannaturali e forza magica in quanto non rappresentazioni della
potenza sacrale, ma luoghi in cui essa si manifesta realmente e quindi vi
è presente.
La presenza di ex-voto variamente disposti nella edicola, raffiguranti il
miracolato in caso di scampato pericolo oppure solo parti del corpo
umano in relazione al tipo di guarigione miracolosa ottenuta, allude alla
concreta e reale presenza del vovente.
12
Anche il dono degli ex-voto trae origine da una pratica molto remota
risalente al culto pagano: il votum consisteva nel fare offerte agli dei per
propiziarsi i loro favori; presso gli Etruschi i donaria, terracotte o
11
D. A Conci. Antropologia culturale, Dispense I. U. Suor Orsola Benincasa, Napoli,a.a. 2003/2004,
p. 41
12
V. M Spera, L’immaginario ed il corporeo. Ex-voto contemporanei:- immagini reali e reliquie
figurative, Dispense I. U. Suor Orsola Benincasa, Napoli, a.a. 2000/2001, p. 432
21
bronzetti raffiguranti il corpo o alcune membra del vovente,
testimoniavano gratitudine o imploravano protezione presso le divinità.
Potrebbe apparire contraddittoria la collocazione di elementi profani in
uno spazio sacro, ma riflettendo si osserva che proprio la presenza nell’
ex-voto del fedele e dell’evento a lui capitato dà un senso alla loro
collocazione accanto alla potente figura salvifica. Quindi si deve
concludere che nell’edicola è pienamente giustificata la presenza degli
ex-voto sovrastati dall’immagine sacra per eccellenza.
13
1.2.1- LE EDICOLE RURALI
Spesso nei trivi di campagna venivano erette piccole costruzioni in
forma di cellette come testimonianza del ritorno alla normalità dopo un
periodo di siccità; oppure come ringraziamento per la guarigione
miracolosa di un congiunto e, in genere, per ogni scampato pericolo. La
celletta poteva essere edificata anche nel luogo dove aveva avuto luogo
una apparizione o si era verificato un evento miracoloso; a questo
proposito si deve notare che tali costruzioni indirettamente adempiranno
anche ad una funzione segnaletica, aiutando il viandante ad orientarsi e
proteggendolo dai pericoli del viaggio in luoghi impervi e poco
frequentati.
13
D. A Conci, op. cit., p. 59