In seguito, ossia nel secondo paragrafo, a sua volta suddiviso in quattro
sottoparagrafi, ho cercato di mettere in rilievo prima di tutto la radice etimologica
di “emigrazione” ed “immigrazione”, successivamente ho cercato di analizzare il
fenomeno dell’immigrazione italiana nel contesto europeo, esaminando le
modalità di intervento dell’UE rispetto alla politica migratoria, soprattutto dell’Est
Europeo, la legislazione italiana in materia di immigrazioni: in questo sotto
paragrafo è stato delineato un excursus legislativo, con le caratteristiche più
determinanti, le eventuali evoluzioni o regressioni legislative i materia di
immigrazione.
Infine negli ultimi due paragrafi si è tentato di entrare più direttamente nel
“caso rumeno”, prima con un’analisi della problematica dell’integrazione dello
straniero in Italia e sulle modalità di azione e reazione della società italiana; poi,
con uno studio delle presenze culturali e religiose, portate dagli stranieri, del ruolo
della chiesa cattolica italiana. Il discorso si è sviluppato in modo sia generale,
trattando la problematica dell’immigrazione, che particolare con precisi
riferimenti all’immigrazione rumena.
L’ultimo paragrafo presenta i discorsi dei Presidenti della Repubblica
Rumena e Italiana, introducendo il terzo capitolo, riguardante le problematiche e
gli aspetti sociali dell’immigrazione rumena in Italia.
L’ultimo capitolo utilizza, a livello metodologico, l’indagine diretta
attraverso lo strumento dell’intervista: si è ritenuto opportuno che la migliore
fonte di ascolto fosse la “viva voce” dei protagonisti , sia rumeni che italiani, per
guardare il fenomeno sia dal punto di vista dell’ “ospitato” che dell’ “ospitante.
Ne è scaturito un dialogo a più voci, che ha messo in rilievo le storie, le speranze,
le paure, le motivazioni più profonde, apportati dai due mondi.
È stata un’esperienza interessante a livello culturale, ricca dal punto di vista
umano, ma anche difficile, in quanto, sovente, mi sono confrontato con le
timidezze, con le paure, con il disagio causato dall’uso del registratore.
La conclusione è sui generis, poiché è rappresentata da una testimonianza di
una persona italiana, che è stata per qualche tempo in Romania. Mi è sembrato un
modo originale di chiudere questa ricerca, senza appesantirla ulteriormente con
5
pareri, ipotesi, che, comunque, erano state già affrontate durante il corso del
lavoro.
L’appendice, infine, riporta integralmente le interviste, con qualche
modifica, laddove si è reso necessario, per rendere le espressioni corrette
linguisticamente.
6
CAPITOLO I:
LA ROMANIA DAL COMUNISMO ALLA RIVOLUZIONE
DEL 1989.
VIAGGIO NELLA STORIA.
Imputato Nicolae Ceausescu. «Non sono imputato, sono il Presidente della
Romania e il Comandante Supremo delle forze armate». In risposta al Presidente
del Tribunale rivoluzionario che lo stava condannando a morte, Ceausescu rispose
così. Queste le ultime frasi pronunciate dal “conducator”
1
, il dittatore che, per 25
anni, ha segnato la storia della Romania sotto l’insegna della dittatura comunista,
fino al 1989, data della rivoluzione, della fine della schiavitù del popolo rumeno e
del passaggio ad un governo democratico.
Chi era Nicolae Ceausescu? Come arrivò ad insediare uno dei regimi
socialisti più duri dell’ex blocco sovietico? Come si è insediato il potere
comunista in Romania? Cosa ha rappresentato per questa Nazione e per il suo
futuro? Soprattutto cos’è la Romania? Domande a cui cercheremo di rispondere in
questo viaggio nella storia della Repubblica Rumena.
1.1. Cenni storico-geografici.
La Romania è uno Stato dell’Europa
Orientale, che confina a Nord e a NE con
l’Ucraina, a sud con la Bulgaria, a ovest con
l’Ungheria e la Serbia e si affaccia a SE al Mar
Nero. Le vicende storiche, che saranno sviluppate
più avanti, portarono nel territorio rumeno
popolazioni di diverse nazionalità: il gruppo più
numeroso è il rumeno (88,1% della popolazione), ungherese (7,9%), tedesco
1
M. IPPOLITO, Il Satrapo Ignorante, in www.cronologia.it/storia/mondiale/roman001.htm,
20.11.04.
(1,6%), infine vi sono altre minoranze nazionali, come turchi, zingari, ebrei. I
diversi gruppi nazionali possiedono proprie scuole, in cui impartiscono
l’insegnamento della propria lingua di appartenenza, invece il rumeno è studiato
come seconda lingua. Inoltre tali gruppi conservano le proprie tradizioni
integralmente, soprattutto nelle campagne. Anche la professione religiosa è
eterogenea: predominante è la chiesa ortodossa, seguita dalla cattolica,
protestante.
La Romania scaturisce dall’unione iniziale di tre regioni: Transilvania,
divisa a sua volta in quattro sotto regioni, la Valacchia, situata a sud dei Carpazi e
in cui si trova la capitale rumena, Bucarest e la Moldavia, situata tra i Carpazi
orientali e il corso del Prut e che divide la Moldavia ucraina.
Con un reddito pro capite di 2.920 dollari, risulta essere il Paese più povero
dell’Europa orientale insieme all’Albania. La maggior parte della popolazione
attiva lavora nell’industria (oltre il 40%) e meno del 18% nell’agricoltura. La
causa di questo esiguo numero della popolazione impiegata nell’agricoltura è
dovuta all’industrializzazione accelerata portata avanti dal governo rumeno dopo
la seconda guerra mondiale, che ha comportato l’esodo dalle campagne. Per
quanto concerne l’industria, grande sviluppo ha avuto quella siderurgica, per
quanto riguarda l’agricoltura, sviluppata è la produzione di frumento, barbabietola
da zucchero (Transilvania e Moldavia). Enorme sviluppo ha avuto, inoltre,
l’irrigazione, che ha portato l’espansione delle colture foraggere, con un
conseguente sviluppo dell’allevamento. Altri vantaggi sono stati la diffusione di
fertilizzanti e pesticidi e la meccanizzazione dei lavori agricoli
2
.
Il popolo rumeno deriva dalla fusione di popolazioni preromane e
romanizzate, con cui si fusero le popolazioni barbariche, che occuparono la
regione dal III al XIII secolo. Le conquiste dei Romani in questo Paese iniziarono
nel I sec A.C., quando preoccupati per le invasioni barbariche, sotto Augusto,
occuparono tutti i territori a sud del Danubio.
Con la guerra russo-turca del 1877, il principe Carlo I, il 9 maggio 1877,
proclamò l’indipendenza della Romania, schierandosi nel conflitto accanto alla
2
Cf. ENCICLOPEDIA RIZZOLI – LA ROUSSE, «Romania», Milano, 2003, pag. 398ss.
8
Russia. Nel 1881 essa si diede l’ordinamento monarchico, che conservò fino al
1947.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, il governo romeno si dichiarò
neutrale, nonostante le sue simpatie per gli Imperi Centrali. Alla morte di Carlo I
gli successe il nipote Ferdinando I di Hoenzollern, il quale fu costretto ad
abbandonare la neutralità e allearsi con le potenze dell’Intesa (17 agosto 1916).
Gli esiti funesti di questa alleanza comportarono la perdita per la Romania della
Dobrugia meridionale a favore della Bulgaria e della Transilvania a favore
dell’Impero austro-ungarico con il famigerato Trattato di Bucarest, il 7 maggio
1918. Di qui inizierà l’annosa questione del territorio della Transilvania, che sarà
per decenni motivo di contesa tra Romania ed Ungheria. Le clausole del Trattato
furono annullate con la vittoria degli Alleati e la caduta dell’Impero asburgico.Il
27 ottobre il Consiglio Nazionale di Cernauţi proclamò l’unione della Bucovina
alla Romania e il 1 dicembre l’assemblea d’Alba Iulia proclamò l’unione della
Transilvania alla Romania. Ciò venne ratificato nei Trattati di pace di Saint-
Germain-en-Laye con Austria – 10 settembre 1919 - di Trianon con Ungheria (4
giugno 1920) e di Sevres con Turchia (10 agosto 1920), che confermarono
l’unificazione delle tre province alla Romania. Con la fine della prima guerra
mondiale nasceva “la Grande Dacia”, effimero sogno che venne ben presto
spezzato con l’insorgere della seconda guerra mondiale
3
.
3
Cf. ENCICLOPEDIA RIZZOLI – LA ROUSSE, «Romania», Milano, 2003, pag. 401ss.
9
1.2. La Romania dopo la Seconda Guerra Mondiale. La presa di potere
comunista e l’allineamento all’Unione Sovietica (1944-1953).
Fine della seconda guerra mondiale. L’Europa viene liberata da USA, Gran
Bretagna, Francia ed U.R.S.S. dal nazionalfascismo. L’Europa divisa in due
grandi sfere di influenza: Ovest, il cosiddetto occidente a USA, Gran Bretagna,
l’Est, il cosiddetto Oriente all’U.R.S.S. la Romania rientrava in questa sfera di
influenza. Il destino per essa, come per gli altri popoli dell’Est Europeo, il
passaggio ad un dominio sovietico di stampo stalinista-leninista, che, in Romania,
ha avuto risvolti particolari, segnando in modo del tutto indelebile i rapporti
politico – economici tra Romania ed ex Unione Sovietica.
1944. Il proconsole di Stalin, Vysinskji, impose al Paese il giovane re
Michele; la Romania è comandata dal generale Sanatescu, che venne sostituito dal
generale Radescu, il quale impose una politica prosovietica. Dimostrazione
eclatante fu l’elezione a presidente del consiglio del paracomunista Groza.
4
Nel
1947, il referendum popolare abolisce la monarchia e avviene un fenomeno di
regressione dei maggiori partiti politici trdizionali rumeni (partito nazional-
liberale e nazional-contadino e il partito democratico), ossia i partiti
anticomunisti. Ciò comportò l’avanzamento del partito comunista
5
.
Il successo comunista non fu causato solo dalla presenza dell’Armata
Rossa, ma anche dal successo della riannessione della Transilvania, tolta alla
Romania con il lodo Ciano-Ribbentrop, come anche per la ridistribuzione dei
latifondi espropriati. La Romania perse, d’altro canto, la Bucovina, la Moldavia,
rappresentata dal 70% di rumeni a favore dell’Unione Sovietica. Ciò non era ben
visto dal partito comunista rumeno. Segretario Generale del partito comunista,
che, nel 1945, vantava 800.000 iscritti, era Gheorghe Gheorghiu-Dej. Il Governo
Groza non fu riconosciuto da USA e Gran Bretagna
6
.
4
Cf. A. BIAGINI– F. GUIDA, Mezzo secolo di socialismo reale, pag. 26 e ss.,Torino,
G.Giappichelli Editore, 1994, pag. 27.
5
Cf. Ibidem.
6
Cf. Ibidem, pag. 28.
10
Nel 1947 i comunisti deposero il re
Michele (si veda foto accanto), sempre nel
1947 la Camera sfiduciò i liberali rumeni.
Nel 1948 avvenne la fusione tra PC e PSD
che si presentò alle elezioni col nome di
Fronte della Democrazia Popolare,
ottenendo 405 seggi. Vittoria strabiliante.
Questo Parlamento approvò la nuova Costituzione il 13 aprile 1948, che votò la
nazionalizzazione di banche, industrie, miniere, assicurazioni e trasporti; fu anche
costituita la commissione statale per la pianificazione economica, secondo il
modello sovietico
7
, che consiste nella statalizzazione di ogni struttura economica:
il mezzo utilizzato dall’Unione Sovietica fu l’espropriazione forzata di ogni
proprietà dei cittadini. Neanche la riforma monetaria del 1952 fu gradita ai
contadini e alla popolazione: il cambio del leu – moneta locale rumena – variava
da 20 a 400 contro uno, favorendo cooperative ed imprese statali
8
.
Da uno sguardo generale, emerge, negli anni 1947-48, l’allineamento del
partito comunista rumeno all’Unione Sovietica. In realtà si intravedevano i primi
segni di un comunismo nazionalista rispetto al governo sovietico, anche se ancora
non evidente, già negli anni del potere di Gheorghiu Dej. A questo proposito, nel
1950, la pesante trasformazione economica e sociale palesò le difficoltà a
governare questa situazione e le difficoltà nei rapporti con l’Unione Sovietica. I
nodi vennero al pettine nel 1952, quando il governo sovietico sottopose i vertici
del partito comunista rumeno ad un violento rimescolamento
9
. Ana Pauker, ebrea
e Luca, ungherese (vero nome Lukacs), troika del partito comunista rumeno
insieme a Gheorghiu Dej, furono estromessi dal partito comunista. La linea
sovietica, infatti, condannava il sionismo e l’antisemitismo. Nonostante il sistema
politico-economico instaurato dal regime comunista fosse diverso dal
nazionalfascismo, i mezzi repressivi, l’ideologia antisemita era pressoché identica.
Cambiano i Paesi, le culture, i sistemi economici, ma non i capri espiatori anti
7
Cf. Ibidem, pag. 57 e ss.
8
Cf. Ibidem, pag. 58.
9
Cf. Ibidem.
11
regime. La differenza, a nostro avviso, consiste forse nel fatto che, mentre per
Hitler l’odio ebraico poggiava sul concetto della superiorità della razza ariana,
intesa come razza eletta – in realtà si nascondevano anche motivazioni
economiche, dettate dall’enorme potere economico - finanziario degli ebrei – nel
caso sovietico prevalevano i timori economici. Gli ebrei detenevano ricchezze,
proprietà, potere finanziario. Ciò contrastava inevitabilmente con la teoria
marxista-leninista di abolizione del capitalismo, della proprietà privata, del potere
borghese. Le purghe staliniane investirono altri personaggi, come Paträşcänu,
leader con salde radici nella cultura nazionale, accusato di titoismo
10
e condannato
a morte nel 1954.
Gheorghiu Dej divenne nel 1952 capo del governo, Groza, invece, divenne
Presidente della Repubblica
11
. Il Paese adottò, sempre nel 1952, una nuova
Costituzione, che lo legava sempre di più all’Unione Sovietica.
10
Per titoismo si intende un filone di pensiero ispirato al modello di stato socialista instaurato da
Tito in Jugoslavia, che consisteva nel decentramento amministrativo ed economico della società e
nell’autogestione dell’economia jugoslava. Questo modello politico-economico si opponeva al
modello sovietico centralizzato.
11
Cf A. BIAGINI– F.GUIDA, Mezzo secolo di socialismo reale.,Torino, G.Giappichelli Editore,
1994, pag. 60.
12
1.3. Verso il comunismo nazionale (1953-1965)
Gheorghiu Dej, uomo temuto, spietato, dalla fine del
1952 a 1965, anno in cui lasciò la guida del Paese, instaurò in
Romania un vero regno del terrore. Nei gulag furono sterminati
migliaia di suoi concittadini, dalla borghesia rumena, ai
contadini che non accettavano la collettivizzazione forzata delle
loro terre, agli oppositori del regime
12
. Altri mezzi di eliminazione degli
oppositori furono gli arresti di massa, l’internamento in ospedali psichiatrici: chi
non accettava il regime, aveva problemi mentali, per cui doveva essere rinchiuso
in un manicomio
13
. In questi anni la società rumena era sempre più bolscevizzata,
ne fu prova la collettivizzazione forzata delle campagne
14
.
Ciononostante, dopo il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio rumeno, il
partito comunista locale cominciò ad adottare una politica di distanza dall’Unione
Sovietica. Un esempio fu il comportamento poco ortodosso del governo rumeno
rispetto al COMECON, organismo volto a pianificare le attività produttive. Il
governo rumeno si rifiutò di rifornire URSS, Germania Est e Cecoslovacchia di
derrate alimentari e prodotti agricoli. Legata al mito dell’industrializzazione, si
sentiva declassata in questo compito
15
.
Iniziava il periodo del particolarismo rumeno rispetto alla politica di Mosca,
che la caratterizzerà fino alla fine del regime nel 1989. In particolare tra il 1963 e
il 1964 si espresse l’eresia rumena a causa del dissidio cino-sovietico, in cui il
governo assunse un atteggiamento di neutralità. Il segno concreto del carattere
nazionalista del comunismo rumeno fu la pubblicazione di una dichiarazione, nel
1964, definita dagli studiosi di “indipendenza”, poiché si dichiarava la pari dignità
di tutti i partiti comunisti il diritto di ogni Paese socialista di definire la propria
politica senza ingerenze esterne
16
. Le conseguenze di questa dichiarazione si
manifestarono anche da un punto di vista culturale: gli storici riscrissero la storia
12
Cf. M. IPPOLITO, Il Satrapo Ignorante, op. cit.
13
Cf. Ibidem.
14
Cf. A. BIAGINI – F. GUIDA, Mezzo secolo di socialismo reale, op.cit , pag. 80.
15
Cf. Ibidem, pag. 81.
16
Cf. Ibidem pag. 90.
13
della Romania in chiave nazionale, venne sciolto l’Istituto di cultura “Masksim
Gorkij”, la lingua russa non fu più la lingua principale studiata nelle scuole, ma
venne messa sullo stesso piano delle altre lingue, l’alfabeto venne latinizzato,
furono intensificati i rapporti con gli Stati occidentali
17
.
Nel 1965, in seguito alla morte di Gheorghiu Dej, emerse come vincitore,
tra i vari candidati alla segreteria del partito, Nicolae Ceausescu.
1.4. Nicolae Ceausescu: tra ideologia ed idolatria.
Chi era Nicolae Ceausescu? Nasce nel 1918 a Scornicescdti, in
gioventù era un rivoluzionario. Già dal 1952 fiancheggiò la politica di
Gherghiu Dej
18
; nel 1965 con la morte di quest’ultimo divenne
segretario generale del partito comunista rumeno, nel 1967 divenne capo
dello stato, nel 1977 Presidente della Romania
19
.
Fu l’alleato più instabile dell’Unione Sovietica: mantenne i rapporti con
Israele, condannò le invasioni sovietiche in Cecoslovacchia e Afghanistan, contro
le direttive sovietiche mandò nel 1984 in Usa
atleti rumeni a partecipare alle olimpiadi di
Los Angeles
20
, la sua figura caratterizzò lo
scenario politico rumeno da un forte culto
della propria personalità. Creò la Securitate,
polizia segreta dedita al controllo capillare
dei cittadini; il suo regime da un punto di
vista politico fu meno duro di quello di Gheorghiu Dej, i suoi errori non furono di
natura politica quanto di aver portato nel giro di pochi anni la Romania ad un
degrado assoluto. Il 1982 fu l’inizio di un periodo che portò il popolo rumeno
nella completa disperazione. Razionamento del cibo, divertimenti energia; il
17
Cf. Ibidem,91ss.
18
Cf. M. IPPOLITO, Il Satrapo ignorante, op.cit. ,20.12.04.
19
Cf. A. BIAGINI-F. GUIDA, Mezzo secolo di socialismo reale, op.cit., pag. 122.
20
Cf. M. IPPOLITO, Il Satrapo ignorante, op. cit.
14
grande obiettivo del “conducator” rumeno era di azzerare i debiti con l’estero: tale
politica fu durissima. Veniva tolta acqua e luce, addirittura negli ospedali, ma il
fatto più grave era che, mentre il popolo rumeno soffriva gli stenti, Ceausescu e
sua moglie Elena Petrescu vivevano nella ricchezza: possedevano circa 50
residenze, decine di macchine
21
. La sua politica accentratrice fece sì che
nell’ultimo periodo cambiasse continuamente le figure direttive. Molto spesso
sceglieva i propri parenti più stretti, proprio per garantirsi il massimo
dell’affidabilità. Sua moglie, donna semianalfabeta, era il numero due del regime.
Divenne presidente del Consiglio Nazionale della Ricerca Scientifica, arrogandosi
con l’inganno numerosi riconoscimenti a carattere scientifico, nel 1980 divenne
vice primo ministro, seconda carica più importante dello Stato
22
. I capisaldi della
politica di Ceausescu erano nazionalismo e autoritarismo, che portarono il
dittatore alle fallimentari politiche staliniste di industrializzazione forzata a danno
dell’economia agricola e contadina. Ben presto la televisione divenne il solo
strumento per trasmettere la figura del “conducator” e di sua moglie, dando
notizie false e distorte. Proibì ben presto anche l’aborto, proprio in nome di un
nazionalismo che prevedeva la crescita della popolazione: solo chi fosse rumeno
era il migliore, ciò che era straniero era da abiurare. L’aborto era considerato un
reato molto grave, che poteva essere punito con la prigione. Pretese la costruzione
di un Palazzo imperiale per sé e la sua famiglia “Il palazzo del popolo” con
enormi sacrifici per il popolo rumeno
23
. Pari a Stalin ed Hitler, Ceausescu si era
creata un’immagine divina.
Per quanto concerne la politica estera, la linea nazionale rumena si rifletté in
primis nei rapporti con il Comecon e il Patto di Varsavia. Il primo era il Consiglio
di mutua assistenza economica, fondato il 25 gennaio 1949 dall’Unione Sovietica,
come risposta all’OECE, Organizzazione Europea per la Cooperazione
economica; in realtà non fu mai una vera comunità economica del blocco
orientale: furono più rapporti bilaterali, probabilmente ciò fu dovuto alla scarsa
credibilità delle monete dei singoli Stati Comunisti
24
. Il Patto di Varsavia fu
21
Cf. Ibidem.
22
Cf. Ibidem.
23
Cf. Ibidem.
24
Cf. A. BIAGINI – F. GUIDA, Mezzo secolo di socialismo reale, op. cit., pag. 10.
15