È ormai improcrastinabile la necessità di avviare iniziative per ridurre i prelievi
di acqua e per incentivarne il riutilizzo. Obiettivi fondamentali diventano quelli
di limitare il prelievo di acque superficiali e sotterranee, ridurre l’impatto degli
scarichi sui corpi idrici ricettori, incentivare il risparmio attraverso l’utilizzo
delle acque reflue. L’Italia dovrà necessariamente incentivare il risparmio in
settori come quello agricolo, che oggi assorbe il 60% dei consumi idrici.
Secondo una recente indagine compiuta dall’Irsa-CNR (Istituto di ricerca sulle
acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche) circa il 30% dell’attuale
fabbisogno irriguo potrebbe essere soddisfatto potenzialmente da acque reflue
recuperate. Le risorse idriche teoriche disponibili (deflussi superficiali) sul
territorio nazionale risultano pari a 164 miliardi di m
3
all’anno, seppure quelli
effettivamente disponibili sono pari a circa 50 miliardi. I prelievi idrici per
abitante (980 m
3
all’anno) risultano superiori di oltre un terzo alla media
europea (604 m
3
all’anno); ma il 37% della popolazione servita dalla rete
acquedottistica non dispone di acqua sufficiente in uno o più trimestri all’anno.
Nel Mezzogiorno le carenze di approvvigionamento idrico colpiscono il 70%
della popolazione.
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2. Struttura e proprietà dei laghi
Le condizioni fisiche dell’acqua influenzano i processi chimici e biologici che
vi avvengono. La temperatura delle acque di un lago in un determinato
momento stagionale dipende dal suo bilancio termico, cioè dalla differenza fra
gli apporti e le perdite di calore. Se si misura la temperatura di un lago dalla
superficie al fondo si ottengono, nel corso dell'anno, profili termici molto
differenti. In particolare, vi sono periodi nei quali la colonna d'acqua ha la
stessa temperatura dal fondo alla superficie ed altri nei quali vi è un elevato
gradiente termico. Per comprendere questo fenomeno bisogna ricordare una
particolarità dell'acqua, la sua densità è massima a 4°C, l'acqua più fredda di
4°C è meno densa, cioè più leggera, fino al punto che un cubo di ghiaccio
(0°C) galleggia, cosi ché raramente l’intero corpo d’acqua ghiaccia
completamente. Sopra i 4°C l'acqua diventa tanto meno densa quanto più
aumenta la temperatura. Questa particolare relazione temperatura-densità da
luogo alla formazione di strati distinti di acqua ferma. L'azione del vento può
facilmente provocare un rimescolamento dello strato di acqua più superficiale,
determinando allo stesso tempo una ricarica di ossigeno per l'intera colonna
d'acqua.
Con l'avanzare della primavera, l'apporto di calore attraverso la radiazione
solare determina un innalzamento della temperatura dello strato di acqua
superficiale. L’azione del vento opera il rimescolamento delle acque
superficiali più calde con quelle immediatamente sottostanti più fredde
determinando un trasferimento del calore dagli strati più superficiali a quelli
via via più profondi. Tuttavia, con il progredire della stagione calda tra acque
superficiali ed acque profonde si forma un gradiente termico e nel lago lo strato
superficiale caldo (epilimnio) è separato dalle acque profonde uniformemente
fredde (ipolimnio) da uno strato di passaggio (metalimnio), caratterizzato da
un rapido abbassamento della temperatura con il crescere della profondità.. In
questa situazione di stratificazione estiva lo scambio di ossigeno tra le acque
superficiali e quelle profonde è quasi nullo. Addirittura, se il lago è molto
“produttivo” l'ossidazione microbica della sostanza organica può consumare
3
completamente l'ossigeno disciolto nelle acque ipolimnetiche arrivando a
determinare una situazione di anossia, incompatibile con la vita degli
organismi acquatici (Figura 2.1).
Figura 2.1 – Zone caratteristiche di un lago.
2.1 Struttura del lago
Le diversità nelle strutture morfologiche e fisiche (termiche e luminose) del
lago permettono di identificare in esso delle zone caratterizzate da differenze
nel "clima" subacqueo tali da influenzare la struttura biologica (tipo di
organismi e loro funzioni) del lago.
Zona litorale: è la porzione di lago che si estende dalla riva fino alla
profondità dove arriva luce sufficiente alla crescita dei vegetali (zona eufotica
o zona trofogenica). E' anche la zona dove, in estate, le acque riscaldate e ben
mescolate arrivano fino al fondo.
Zona pelagica: reperibile soltanto in laghi piuttosto profondi, è quella che non
subisce le influenze dirette del litorale e del fondo e dove esiste anche una zona
afotica. In questa zona (detta anche trofolitica) la radiazione luminosa è troppo
bassa per consentire la fotosintesi ma la respirazione, e quindi il consumo di
ossigeno, procede e può portare all'anossia.
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2.2 Patologia del lago
Un lago, o più in generale, un corpo d'acqua può assumere caratteristiche
peggiori rispetto al passato (o "ammalarsi", in analogia a quanto può accadere
ad un organismo) per:
- l'introduzione in esso di sostanze contaminanti, inquinamento;
- una gestione errata del lago stesso o del suo bacino imbrifero che altera il
patrimonio idrico per apporto di minerali sospesi (Acque di erosione:
veicolano grandi quantità di materiali minerali, soluti e in sospensione).
L'erosione, fenomeno normale in ogni sistema idrografico, può però assumere
aspetti e conseguenze disastrose quando venga modificata la struttura di
equilibrio che il mantello vegetale oppone al ruscellamento delle acque
meteoriche (disboscamento, lavorazioni irrazionali di terreni incolti a forte
pendenza, ecc.).
L'inquinamento delle acque è dovuto all'introduzione in un lago di una
sostanza estranea e dannosa che provoca uno scadimento qualitativo delle
acque e le rende meno adatte ad un determinato uso. L'inquinamento, quindi,
deve essere valutato in funzione dell'uso prevalente di un'acqua. Ad esempio,
un'acqua inquinata agli effetti della sopravvivenza dei pesci può essere ritenuta
idonea se destinata a rifornire un acquedotto. Ci sono casi di acque non
contaminate dall'uomo che sono, tuttavia, inadatte alle attività umane
(alimentazione, agricoltura, ecc.) e ad ospitare un popolamento acquatico
normale. Gli esempi sono offerti dai laghi acidi per la presenza di sostanze
umiche derivanti dalla demolizione del materiale vegetale, dai laghi basici per
fenomeni di vulcanesimo secondario, dai laghi naturalmente ipersalini.
L'inquinamento può essere dovuto all'introduzione di:
1. sostanze eutrofizzanti (naturali o industriali);
2. sostanze tossiche (inquinamento acuto e cronico);
3. sostanze acidificanti (acque meteoriche o scarichi industriali).
Le sostanze organiche o inorganiche eutrofizzanti sono quelle che, apportando
azoto (N) e fosforo (P) alle acque, le fertilizzano provocando una
ipernutrizione del lago. Questa provoca uno sviluppo eccessivo dei vegetali e,
in definitiva, una eccessiva produzione di sostanza organica.
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Nell'opera di demolizione di tutta questa sostanza organica i batteri arrivano a
consumare tutto l'ossigeno disponibile e la fisiologia normale del corpo idrico
viene alterata. Le sostanze eutrofizzanti naturali sono trasportate dalle acque di
scarico domestiche, ricche in sostanze organiche, solute o sospese, per lo più
facilmente demolibili. I batteri frammentano le molecole organiche liberando
l'azoto ed il fosforo in esse contenute. N e P possono così essere usati dalle
alghe per la loro crescita. Alle sostanze organiche di origine umana si
aggiungono altre sostanze industriali utilizzate nel governo della casa, quali ad
esempio i detersivi. Da alcune attività industriali (lavorazione del legno e suoi
derivati, alcune industrie tessili) provengono poi acque con in sospensione
detrito organico a lenta demolizione mentre acque contenenti sostanze
organiche facilmente demolibili sono costituite soprattutto dagli effluenti
dell'industria alimentare (allevamenti, mattatoi, caseifici, salumifici,
zuccherifici, birrerie).
Non secondario, infine, è il contributo dato alla contaminazione dei laghi dal
dilavamento dei terreni agricoli, in particolare nei territori dove si fa un largo
uso dei fertilizzanti chimici. Nel corso della sua vita un lago può evolvere
naturalmente verso una condizione di eutrofia. L'evoluzione trofica di un lago
provoca nella sua zona litorale e in quella profonda, modificazioni chimiche
che influenzano i popolamenti vegetali e animali che lo abitano.
Schematicamente possiamo distinguere le acque di un lago in relazione alle sua
condizione trofica (Tabella 2.1).
Tabella 2.1 – Condizioni di trofia in cui si può trovare un lago.
oligotrofo
pochi nutrienti produttività bassa
mesotrofo
abbastanza nutrienti
produttività media
eutrofo
eccesso di nutrienti
produttività elevata
Figura 2.2 – Stratificazione delle acque
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2.3 Il popolamento ittico del lago
La composizione specifica della fauna ittica dei piccoli laghi è sostanzialmente
simile a quella della zona litorale dei grandi laghi. La mancanza in questi
ambienti di una zona pelagica ben definita, che con la sua profondità consenta
il raggiungimento nel periodo estivo di valori termici non superiori a 15-17 °C,
fa si che questi piccoli corpi d'acqua non siano adatti alla sopravvivenza delle
specie ittiche frigostenoterme, quali, ad esempio, quelle appartenenti ai
Salmonidi. La situazione di maggiore produttività che caratterizza questi
ambienti, inoltre, determina spesso una severa diminuzione della
concentrazione di ossigeno nella zona afotica, limitando così le possibilità di
sopravvivenza a specie meno esigenti quali quelle appartenenti ai Ciprinidi.
Le specie ittiofaghe sono rappresentate dal persico (Perca fluviatilis) e persico
trota (Micropterus salmoides).
Per quanto riguarda la concentrazione di ossigeno necessaria per la vita dei
pesci si rileva una buona adattabilità delle specie d’acqua dolce a tollerare
variazioni della concentrazione di ossigeno, ed alcune specie possono
sopravvivere anche a concentrazioni molto basse. In relazione alle esigenze di
ossigeno è possibile distinguere le specie di acqua dolce in più o meno
esigenti.(Tabella 2.2)
Tabella 2.2 – Esigenze di ossigeno delle specie ittiche presenti.
Concentrazione
ottimale (ml/l)
Concentrazione minima
accettabile (ml/l)
Specie ittiche
7-11 6 trota
5-6 1-2 carpa, tinca, pesce gatto...
La quantità di ossigeno consumata dai pesci non è costante; essa varia con l'età,
in relazione ai cambiamenti dello stato di attività e delle condizioni di vita del
pesce. Le specie adattate a vivere in situazioni di periodiche diminuzioni di
concentrazione hanno la capacità di ridurre l’attività per minimizzare il
consumo di ossigeno.
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3. Contaminazione dei corpi idrici
I fenomeni di inquinamento nei laghi sono differenti da quelli che avvengono
nei fiumi a causa del differente rapporto tra la portata inquinante e l’acqua di
diluizione; pertanto i laghi difficilmente sono soggetti ad inquinamento di tipo
acuto, se non nelle immediate vicinanze delle zone dove è avvenuto lo
sversamento del contaminante. Lo stato di quiete delle acque del lago (lento
ricambio di acqua) consente però nel tempo un accumulo del contaminante,
pertanto gli effetti dell’inquinamento dei laghi si manifestano con molto ritardo
rispetto a quanto avviene nei fiumi.
Le sostanze che provocano alterazioni negli equilibri naturali di un ecosistema
acquatico rientrano nelle categorie dei nutrienti, dei metalli pesanti e delle
molecole organiche di sintesi di origine civile, industriale ed agricola. Tali
sostanze sono veicolate nel lago attraverso le fognature e gli affluenti naturali
che raccolgono le acque di drenaggio delle aree agricole.
I nutrienti (fosforo e azoto) derivano principalmente dall’agricoltura e dalla
zootecnia. La sostituzione di prati e superfici boschive, che funzionano come
filtri di trattenimento di composti azotati e fosfatici, con la monocoltura ha
favorito la contaminazione delle acque.
Per quanto riguarda l’azoto, si è stimato che le maggiori quantità si generano
da attività agricole e zootecniche, mentre per il fosforo tali fonti sono
responsabili solamente per un terzo della totale contaminazione, e la parte
restante ha origine chimica (detersivi) e metabolica. L’effetto più deleterio
prodotto dai nutrienti, è il fenomeno dell’eutrofizzazione.
Piccoli laghi o serbatoi con fondale basso e scarso ricambio idrico, sono da
considerarsi ambienti maggiormente esposti a fenomeni di eutrofizzazione
(Passino e Puddu, 1986).
I metalli non subendo processi degradativi, sono tra gli agenti inquinanti più
pericolosi. Il loro accumulo in seguito ai passaggi tra gli anelli di una catena
trofica acquatica, porta a gravi conseguenze per la salute umana. Nella
letteratura scientifica sono riportati molti casi di intossicazione da metalli
8
causati spesso dalla competizione che si realizza tra un metallo inquinante e lo
zinco presente nei metalloenzimi (Galassi, 1992).
In Giappone, intorno agli anni 50, si è verificata una malattia chiamata “itai-
itai”, determinata dall’accumulo di cadmio nel riso, proveniente dagli scarichi
immessi nel fiume Jintzu che portava acqua alle risaie. Il contenuto di cadmio
nella granella raggiunse dosi tali da provocare gravi alterazioni scheletriche.
Altra sindrome, verificatasi sempre nel Paese del sol levante, comparve
nell’isola di Minamata (da cui prese il nome Minamata disease) dove
un’azienda produttrice di PVC, scaricava in mare sali di mercurio ed
acetaldeide. Questi composti, accumulati nei pesci poterono giungere all’uomo.
Conosciuto sin dai tempi degli antichi Romani è il “saturnismo”. Tale malattia
è causata da intossicazione da piombo che provoca un’inattivazione degli
enzimi responsabili della genesi del gruppo eme del ferro e della
protoporfirina.
Quando un composto tossico (inquinante) raggiunge un ambiente terrestre o
acquatico, può subire trasformazioni chimiche o microbiologiche. Se
l'inquinante risulta stabile e solubile nei grassi, può inserirsi nella catena
alimentare e subire una biomagnificazione
1
.
Le sostanze contaminanti, in seguito a variazioni delle caratteristiche chimico-
fisiche all’interfaccia acqua-sedimento, o dopo l’azione di organismi
appartenenti a comunità biotiche presenti nella stessa zona, possono essere
rilasciate nella colonna d’acqua.
L’analisi dei sedimenti, serbatoio ambientale di molti inquinanti, permette di
ottenere dati importanti sullo stato di salute di un lago, di un fiume o di un
mare. La loro composizione chimica, riflette i naturali processi di dilavamento
del bacino imbrifero che, a sua volta risente delle attività antropiche presenti
1
Biomagnificazione: processo attraverso il quale un composto chimico si accumula in
modo seriale attraverso la catena alimentare passando da concentrazioni più basse nelle
specie preda a concentrazioni più alte nelle specie predatrici. È stato il caso del DDT,
insetticida persistente nell'ambiente per tempi molto lunghi, che, trasportato lungo la rete
trofica marina, è stato rinvenuto nel tessuto adiposo dei grandi carnivori polari (foche,
orsi).
9
direttamente od indirettamente nella zona dove si trova il corpo idrico. Tale
concetto è particolarmente vero per sostanze quali i microinquinanti organici, i
nutrienti ed i metalli pesanti che, date le loro caratteristiche chimiche, sono
maggiormente adsorbiti nella fase solida.
3.1 L’inquinamento di origine agronomica dei corpi idrici
Il ruolo dell’agricoltura sul degrado ambientale, ed in particolare sulla qualità
delle acque di superficie e profonde si dibatte da tempo. In questi ultimi anni
l’attività agricola viene condotta con particolare attenzione alla salvaguardia
ambientale e all’ottenimento di prodotti privi di residui derivanti da trattamenti
per combattere le fitopatie. Ciò è possibile attraverso l’utilizzo in maniera
razionale dei mezzi tecnici necessari per ottenere la produzione (fitofarmaci,
ecc.), al fine di ridurre l’alterazione della qualità ambientale soprattutto in un
ambiente come quello della nostra isola ad agricoltura estensiva con uno scarso
utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci.
Tra i contaminanti un ruolo rilevante spetta all’azoto, al fosforo, ai fitofarmaci
e ai metalli pesanti presenti nelle formulazioni dei fitofarmaci; è ben noto il
rischio relativo alla contaminazione delle falde da nitrati e quello relativo al
carico di nutrienti che può costituire la causa di eutrofizzazione delle acque
superficiali.
Per comprendere appieno i meccanismi di contaminazione delle risorse idriche
è necessario, descrivere brevemente, fenomeni e processi che condizionano il
ciclo degli elementi più diffusi.
L’eutrofizzazione è il fenomeno connesso all’eccessivo apporto di sostanze
nutrienti, in particolare sali di azoto e fosforo nelle acque di laghi o mari chiusi,
che provoca un’abnorme proliferazione di vegetazione sommersa. Le
variazioni della quantità di organismi vegetali presenti in un ambiente
acquatico sono determinate dalla disponibilità di elementi nutritivi (carbonio,
fosforo, azoto, microelementi). Apporti elevati di azoto e fosforo, derivanti
nella maggioranza dei casi dalle attività umane, determinano la produzione di
enormi quantità di vegetazione in laghi e in mari poco profondi (per esempio,
l’Adriatico). La sedimentazione sul fondo e la decomposizione della massa
vegetale esuberante innescano una serie di effetti negativi, quali la scomparsa
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