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importanti quote di marcato anche in Italia, ma l’arretratezza delle forme distributive, l’eccessiva
presenza di marchi di fantasia e la tendenza assoluta verso prodotti di basso prezzo e di qualità
scadente, hanno differito nel tempo lo sviluppo del fenomeno. In seguito, la comparsa delle marche
industriali inizia a cambiare le prospettive: i prodotti non sono più anonimi e il consumatore è in
grado di effettuare le proprie scelte sulla base del rapporto di fiducia che si instaura direttamente
con il produttore. Si crea, in questo modo, una competizione tra la marca commerciale ed
industriale.
La marca commerciale, intesa nell’accezione moderna, nasce negli Stati Uniti intorno alla
metà degli anni Venti dello scorso secolo, come politica di difesa del dettaglio nei confronti delle
nuove forme distributive che erano presenti con politiche di prezzo aggressive e basate,
principalmente, sui prodotti di marca industriale.
L’ultimo capitolo riporta anche un’analisi del sistema distributivo italiano e le sue relazioni
con le private label. Ho riportato due casi aziendali- Coop ed Esselunga- come parametri di
confronto tra letteratura e mondo reale conducendo una valutazione dettagliata dell’offerta dei
prodotti a marchio privato delle due insegne.
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CAPITOLO 1
LA MARCA OGGI.
IL CONCETTO DI MARCA.
La marca vede attribuirsi alcune proprietà di base che la rende uno dei mezzi maggiormente
sfruttati nelle moderne strategie di mercato. La prima è quella di caratterizzare l’azienda che
realizza il prodotto o servizio; questa funzione è facilmente ottenibile attraverso una forma grafica
essenziale, semplice, chiara che la rende subito riconoscibile. La seconda funzione è, invece, quella
di proteggere l’esclusiva della produzione aziendale, e quindi di tutelarla legalmente. Infine la
marca ha il compito di evocare il carattere di un’impresa, traducendone, anche in forma visiva
attraverso il marchio, le specificità di produzione o le caratteristiche del servizio.
Attualmente tutti siamo coscienti del potere delle marche, ma sono in pochi quelli che sanno
realmente fare a meno del loro potere simbolico. Queste, infatti, fanno risaltare i prodotti sugli
scaffali, apportandogli charme, carisma e personalità divenendo una vera e propria calamita, in
particolare per alcune fasce di clientela. La marca che sta dietro un prodotto rappresenta una vera
marcia in più che supera la tecnologia e i materiali impiegati e che al tempo stesso può inglobare
tutti questi elementi unendoli ad altri immateriali ed invisibili in grado di rievocare nella mente dei
consumatori un allettante panorama che renderà quel bene necessario ed irrinunciabile.
In questo scenario la marca rappresenta oggi il più importante vantaggio competitivo di cui
un’impresa può disporre perciò credo sia necessario iniziare la mia analisi dal concetto base di
marca.
La marca può essere definita come un nome, un termine, un simbolo o una combinazione di
questi elementi e serve ad identificare i beni o i servizi di un’impresa o un gruppo di imprese e a
differenziarli da quelli dei concorrenti.
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Questo concetto enfatizza specificatamente la funzione segnaletica della marca, vale a dire la
funzione base che permette di associare un determinato offerente a definiti beni o servizi.
1
Definizione fornita dall’American Marketing Association, 1960; P. Kotler, 1986.
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La funzione segnaletica riveste notevole importanza nell’economia di impresa, in quanto tale
carattere costituisce l’elemento informativo elementare per il processo di scelta e soprattutto pone le
premesse per difendere prodotti e produttori da offerte simili realizzate da concorrenti.
La marca comunica quindi al cliente l’origine del prodotto e costituisce, sia per il compratore
che per il produttore, una protezione dalla concorrenza.
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E’ noto, infatti, che l’antesignano del marchio moderno non era altro che il segno di
riconoscimento che gli artigiani erano soliti apporre alla propria produzione, un po’ come l’artista
firma l’opera d’arte. Questo simbolo però, diversamente da oggi, non aveva grandi significati per
gli acquirenti, ma solamente per i mercanti che così dopo i loro spostamenti erano in grado di
attribuire ogni oggetto al loro produttore. Furono, poi, le corporazioni medioevali ad introdurre per
prime il concetto di marchio come garanzia di qualità, quando imposero ai propri affiliati l’uso del
segno di riconoscimento che potesse distinguere gli oggetti prodotti all’interno della gilda da quelli
di più bassa qualità di provenienza incerta.
Pur avendo avuto un ruolo nel commercio, è soltanto a partire dal XIX secolo che il concetto
di marca e i valori ad essa associati diventano fattori cruciali del mercato e si diffonde un’idea di
marca più simile a quella contemporanea. E’ proprio in questo periodo che il marchio diviene un
intermediario tra le due sponde del mercato: da un lato, quello aziendale, dove si fa portatore di
determinate caratteristiche, dall’altro, quello dei consumatori, diviene garante delle stesse in modo
tale che il cliente sappia a chi rivolgersi per i suoi acquisti. In quest’ottica la marca è utile sia
all’azienda, che può determinare chiaramente la propria clientela, sia ai consumatori, che possono
sfruttarla come punto di riferimento in un mercato sempre più caotico e carico di proposte.
Il marchio, quindi, viene a trovarsi tra le promesse aziendali e le richieste dei clienti. Questo
mutuo accordo continuerà finché l’azienda proseguirà nel garantire ciò in cui s’impegna, e non
tradirà la fiducia della clientela. Qualora ciò dovesse accadere, la fiducia dei consumatori verrebbe
meno e questi non sarebbero più disposti ad accordare aspettative verso il marchio, cercandone uno
diverso che sappia corrispondere meglio alla loro identità.
Non tutte le aziende possono, però, vantare lo stesso seguito e vedersi attribuire le stesse
qualità. Solo quelle che hanno saputo conferire alla propria marca dei significati profondi, di un
qualche interesse per la clientela, riescono a vedere i propri prodotti riempirsi di valori che vanno
oltre il loro semplice uso, garantendogli delle motivazioni in più per essere acquistati.
Oggi ogni marca ha l’esigenza di identificarsi e differenziarsi dalle altre, ma per farlo ha
bisogno di una qualificazione che supporti i propri valori ed è in questo contesto che la marca tende
ad assumere funzioni più complesse.
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2
Aaker, “Brand Equity”, 1997
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Il ruolo distintivo della marca rappresenta solo il primo elemento di quel particolare legame
che una marca stabilisce fra una determinata offerta e una data domanda. La marca sintetizza la
notorietà e l’immagine che un’offerta è stata in grado di affermare presso un determinato target di
riferimento e quindi, in un’ottica economico-aziendale, può definirsi come “una specifica relazione
istituita con un dato mercato per l’affermazione di una particolare offerta”
4
.
La marca condensa la storia evolutiva del bene, sia sotto il profilo della sua crescita obiettiva,
sia sotto l’aspetto delle esperienze maturate dalla domanda. In quest’accezione, la marca riassume
sinteticamente le risorse destinate dall’impresa ai processi di competizione ed in particolare gli
investimenti dedicati a sviluppare la conoscenza e la relazione con il mercato.
Una caratteristica propria del marketing del nostro tempo è quella di aver messo l’accento
sulla creazione di marche differenziate tra loro. Le ricerche di mercato sono state utilizzate per
individuare e sviluppare il processo di diversificazione delle marche.
Creare una marca, quindi, significa sviluppare e conservare un insieme d’attributi e valori che
devono risultare coerenti tra loro e che permettano il soddisfacimento dei bisogni e desideri dei
consumatori. In questo modo sono state prodotte associazioni esclusive di marca utilizzando
caratteristiche di prodotti, nomi, confezioni, strategie distributive e comunicazioni pubblicitarie.
La marca è una realtà associata al prodotto, ma non sono la stessa cosa: la marca non è il
prodotto, ha una propria vita, è intangibile, ma estremamente reale.
Il prodotto è l’output della fabbrica, la marca è, invece, ciò che il consumatore acquista, è
l’idea che si è formata nel tempo grazie all’esperienza di consumo e alla comunicazione
pubblicitaria. Il prodotto presenta connotati materiali, può cambiare nel tempo, mentre la marca
prescinde dai beni usati per la produzione, presenta caratteristiche immateriali e, se di successo,
dura nel tempo; il prodotto è un qualcosa che può essere facilmente imitato da un concorrente, la
marca è unica.
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La marca è, così, il frutto della qualità del prodotto, della sua distribuzione, dell’imballaggio
in cui si presenta, del suo nome, prezzo e aspetto; è caratterizzata dalle esperienze dirette del
consumatore, ma anche dall’opinione che il consumatore ha delle altre persone che la usano. Per il
consumatore è un valore aggiunto che supera le prestazioni del semplice prodotto e così ne diviene
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L’articolazione del sistema delle funzioni di marca in contesti ad alta tensione competitiva trova sintetica
espressione nella prospettiva funzionalistica della marca che, secondo un noto schema, può essere esemplificato nelle
funzioni di: identificazione, orientamento, garanzia, personalizzazione, divertimento, praticità.
J.N. Kapferer-G. Laurent, “La sensibilité aux marques”, Fondation Jour de France, Paris, 1983.
4
S.M. Brondoni- A. Di Gregorio, “Brand Equity e Politica di Marca”, in Progetto Comunicazione Aziendale,
Università degli studi di Milano, gennaio 1996.
5
S. King, WPP Group, Londra. Aaker “Brand Equity”, 1997.
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un importante elemento di “differenziazione”: un posizionamento di forte qualità percepita o una
elevata notorietà costituiscono vantaggi competitivi non semplici da superare per le imprese
concorrenti.
La marca è, spesso, interpretata come un apprezzamento del consumatore nei confronti di un
determinato bene distinto da quello manifestato nei confronti degli altri beni appartenenti alla stessa
classe, ossia destinati a soddisfare gli stessi bisogni di base.
Allo stesso tempo la marca costituisce per l’azienda che la detiene, una ricchezza, un bene
patrimoniale in grado di fornire una rendita di posizione ed una garanzia.
La marca fornisce all’impresa la possibilità di posizionarsi in rapporto ai suoi concorrenti, di
far conoscere al mercato le qualità distintive del suo prodotto e può dare maggior efficacia alle
attività di conquista di nuovi o di recupero di vecchi clienti.
Il valore di una marca costituisce, anche, una leva importante per entrare nei canali
distributivi, poiché un’impresa che ha un brand noto ai consumatori riesce ad ottenere con maggior
facilità una buona accettazione dei propri prodotti. In questo modo, la marca permette all’azienda di
allargare il proprio mercato sopportando costi minori. Analogamente ai consumatori, anche la
distribuzione ha meno dubbi nell’inserire sullo scaffale una nuova referenza, quando si tratta di un
nome ben noto e dai valori consolidati. Da una migliore esposizione o posizione dei prodotti
all’interno del punto di vendita, infatti, deriva una più elevata facilità d’acquisto e, di conseguenza,
anche una maggior probabilità di ottenere risultati positivi in termini di quota di mercato.
In base alla diversa natura delle aziende che possiedono un brand possiamo poi distinguere
tra:
ξ MARCA INDUSTRIALE (identificandola con quella che viene utilizzata dalle
imprese manifatturiere per mettere in vendita i propri prodotti);
ξ MARCA COMMERCIALE O MARCA PRIVATA (quando, invece, è un’impresa
commerciale a porre in vendita sotto proprio nome prodotti realizzati da imprese
manifatturiere fornitrici).
Il rapporto marca-consumatore non si può limitare alle sole relazioni con il prodotto, ma deve
essere considerato anche con riferimento all’interazione con il punto di vendita.
In questo modo al consumatore spetta il compito di sintetizzare le caratteristiche convergenti
del prodotto-marca con quelle del punto di vendita-insegna orientando le proprie scelte alla ricerca
della massima soddisfazione che può ottenere dalla combinazione di valori incorporati nella marca
e nell’insegna del punto di vendita.
Concludendo la marca aiuta la domanda ad orientarsi e ad identificare le diverse offerte
presenti sul mercato e, parallelamente, consente alle imprese di posizionare la propria offerta. In
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assenza di marca sarebbe quindi ben più difficile per i consumatori identificare le imprese e i
prodotti offerti. Ugualmente le imprese avrebbero difficoltà a ricondurre le proprie capacità a
qualcosa di definito e di riconoscibile dal mercato.