2
interna come nel caso precedente, bensì quello di ricercare la giustificazione teorico-giuridica
dell’ascesa al trono di Sicilia che avverrà il 25 dicembre di quello stesso anno
3
. Si afferma
inoltre la necessità che Palermo divenga la capitale del nuovo Regno
4
. Il problema che si
presenta allora è quello della contemporanea presenza di papa Innocenzo II e dell’antipapa
Anacleto II: dai regesti pubblicati all’interno dell’opera di Erich Caspar
5
si apprende che è il
secondo a conferire al duca Ruggero di Puglia e ai suoi figli, in riconoscimento dei meriti dei
genitori del duca e di quelli dello stesso nei confronti della Chiesa siciliana e della Curia
Romana, la corona di re di Sicilia, Calabria e Puglia, nonché tutto il territorio che egli ed i suoi
predecessori avevano donato ai duchi normanni insieme a tutte le dignità ed ai privilegi regi
6
.
Sebbene la promotio regia venga confermata solo nel 1139 da Innocenzo II
7
, già dal 1130
l’ascesa al trono è resa legittima dall’intervento di papa Anacleto II e, pertanto, Ruggero vuole
trovare una giustificazione alla sua prossima incoronazione anche dal punto di vista giuridico
8
.
L’assemblea quindi ha delle caratteristiche del tutto diverse da quella di Melfi: non ricrea e
non si vuole ricreare un’atmosfera di consenso popolare attorno alla decisione del prossimo
sovrano, bensì si ha piuttosto l’impressione di trovarsi dinnanzi ad un consulto di uomini
esperti di diritto ivi riuniti per “ricercare i fondamenti giuridici al quesito se egli non dovesse
essere investito più del titolo di re che di quello di duca”
9
.
La successiva incoronazione si tiene pertanto il 25 dicembre in Palermo, ricordando nella
forma più un’adunata popolare che un’assemblea, ma così confermando la proteiforme
maniera di presentarsi di questo tipo di riunioni
10
. La natura di questa infatti è quella generale,
visto che sono convocati tutti a prescindere dalla loro dignità e ivi giungono da ogni luogo. La
3
Già nel 1129 Ruggero circondato da prelati, baroni e popolani aveva manifestato a questi la proposta di
innalzare a regno lo stato. È consuetudine che rimarrà sempre in vigore, anche sotto la dinastia sveva con
Federico II, quella che il parlamento si inauguri con un discorso del re. In C. Calisse, Storia del parlamento in
Sicilia (Arnaldo Forni; 1973) 61.
4
O. Zecchino, I Parlamenti, 67.
5
E. Caspar, Ruggero II e la fondazione della monarchia normanna di Sicilia (Laterza; Bari-Roma 1999) 468-
469.
6
Il pontefice inoltre gli concede il possesso del Principato di Capua, i diritti civili (honorem) su Napoli, diritto a
ricevere aiuto in guerra (auxilium) dalla popolazione di Benevento; autorizza, su richiesta di Ruggero, che
l’arcivescovo di Palermo del tempo consacri i tre vescovi di Siracusa, Girgenti e Marzara o Catania oltre che
ungere e coronare il sovrano ed i suoi eredi. Tutto questo in cambio della prestazione di omaggio e del
giuramento di fedeltà, nonché del pagamento di 600 schifati all’anno alla Curia Romana.
7
Con la morte di Anacleto II questi ricompone l’unità della Chiesa.
8
Non è un caso che venga scelta Salerno come luogo dell’incontro essendo una città dove era viva una forte
tradizione degli studi del diritto.
9
O. Zecchino, I Parlamenti, 68.
10
Alessandro di Telese racconta : “…confortato dai consigli e dalle veridiche affermazioni di questi (gli esperti
di Salerno), il duca si dirige di nuovo in Sicilia, mandando alle province delle sue terre affinché fossero tutti,
qualunque dignità ricoprissero, presenti a Palermo per il prossimo Natale, perché avrebbe assunto la corona regia.
Essendo, dunque, nel giorno stabilito, convenuti tutti i rappresentanti dei grandi e piccoli centri, avendo
investigato di nuovo la causa in modo diligente e trattata da parte di tutti nello stesso modo con cui prima era
stata trattata, a gloria di Dio e della sua Chiesa, si decreta che la promozione a re avvenga nella città di Palermo”.
In O. Zecchino, I Parlamenti, 69.
3
presenza popolare conferisce legittimità alla pretesa di Ruggero già dibattuta dinnanzi agli
esperti di Salerno e già approvata dal pontefice che con le sue concessioni aveva elargito
consistenti privilegi alla politica dell’Altavilla. Tornando sul discorso dell’approvazione
papale, il fatto che Anacleto II accetti lo spostamento del centro di potere in Sicilia al riparo
dalle turbolenze e che Ruggero ed i suoi eredi saranno unti come dei re dagli arcivescovi nati
in quella terra e da questi scelti, sottrae l’incoronazione alle oscillazioni della politica
pontificia, sempre condizionata dai movimenti dell’impero germanico. I poteri devoluti al re
in materia religiosa sono esorbitanti e rendono il regno quasi impermeabile ai condizionamenti
papali, sebbene ciò accada proprio accettando l’investitura pontificia. La bolla, in definitiva,
equipara il nome di Ruggero agli altri sovrani d’Oriente e d’Occidente e fa sì che Anacleto II
si leghi ad un potente protettore del mondo cristiano, ora con un titolo adatto al suo ruolo e
alla sua personalità
11
.
Attraverso le concessioni papali, si attribuisce al sovrano una legittimazione della jurisdictio
da lui esercitata, riferendo in tal modo l’investitura non solo al diritto di dominio sulle terre
concesse, ma estendendola alla potestas che sopra di queste viene esercitata. Il successo di
Ruggero consiste dunque nell’essere riuscito ad ottenere da Anacleto II il conferimento del
potere, da lui esercitato in precedenza come duca, dell’autorità reale. Autorità ben diversa
dalla semplice potestà ducale, poiché è donata solo da Dio per il tramite dell’unzione
12
. Il
fondamento teorico di questo tipo di incoronazione è quello di origine romano-bizantina che
presuppone l’origine divina della regia potestà senza alcun’intermediazione
13
. L’investitura
pontificia consente quindi di legittimare il potere e l’unzione conferisce a detto potere il
carattere di suprema autorità nell’ambito del regno. Ora Ruggero ha un base per imporre la
11
P. Aubé, Ruggero II. Re di Sicilia, Calabria e Puglia (I Viaggi della Storia. Newton & Compton Editori; Roma
2002) 124-126. Questo tuttavia non vale dal punto di vista dell’Impero d’Oriente e d’Occidente, che molto
diversamente si rapportano al Regno dei normanni. Ruggero ed i suoi successori non avranno mai il
riconoscimento ufficiale del loro titolo da parte di Bisanzio, dato che questa non avrebbe mai potuto rinunciare
formalmente a quei territori che costituivano in passato parte integrante dei propri domini, finendo pertanto per
equiparare il re di Sicilia ad un predone.
In occidente invece la lotta contro i normanni non è che la continuazione di quella iniziata contro il collega
orientale. L’astio contro il regno di Ruggero è accresciuto dal fatto che sono venuti a coincidere in un
determinato momento gli interessi del Papato e quelli dell’Impero. Il portavoce di questo ambiente è , sino alla
morte di Anacleto II, Bernardo di Chiravalle che conduce in prima persona la lotta verbale contro il re di Sicilia.
Questi è visto come uno scismatico e come un usurpatore e quindi spetta all’imperatore combatterlo. Il concetto
bernardiano viene ripreso successivamente da Federico Barbarossa. In F. Giunta, Bizantini e bizantinismo nella
Sicilia normanna (Palombo; Palermo 1974) 75-76. Per l’inizio del confronto tra l’Impero d’Oriente e quello
d’Occidente si veda anche: D. Mertens, Il pensiero politico medievale, (Il Mulino; Bologna 2002) 61-69.
12
M. Caravale, Il Regno normanno di Sicilia, (Giuffrè; Milano 1984) 43-46.
13
Ruggero rompe pertanto con la tradizione romana e longobarda, per collocarsi in un’ottica più vicina a quella
autocratica bizantina. Rex-basileus e difensore per comando divino della Chiesa e dei suoi beni, oltre che a porsi
come figura autonoma dall’imperatore e dal pontefice. In A. Romano, ‘Diritto romano e diritto longobardo nella
legislazione delle Assise’, Le Assise di Ariano 1140-1990: atti dal convegno internazionale di studi ad 850 anni
dalla promulgazione. Ariano Irpino 26-28 ottobre 1990 a cura di Ortensio Zecchino (L’Economica; Roma
1994) 189-190.
4
sua superiore potestà che gli è derivata non solo sul piano dei rapporti di forza, ma anche nel
campo giuridico
14
.
La storiografia è ormai concorde nell’individuare il parlamento tenutosi ad Ariano come il
luogo di promulgazione delle Assise di Ruggero, nonostante nel tempo si siano levate voci
discordanti come quelle del Siragusa e del Ménager
15
. La notizia di questa riunione in Ariano
ci è fornita da un passo del Chronicon di Falcone Beneventano
16
che, tuttavia, documenta in
maniera molto parziale l’avvenimento
17
, riportando l’avvenuta convocazione di una curia
procerum et episcoporum
18
, senza tuttavia conoscere i nomi dei partecipanti e nemmeno gli
argomenti trattati
19
.
Sappiamo che viene deciso il conio di una nuova moneta: il ducato. Tuttavia la dottrina è
concorde nel dare credito all’ipotesi prospettata come verosimile per la prima volta da
Agostino Inveges nel 1651, la quale si fonda sul collegamento della notizia di Falcone
sull’assemblea di Ariano con la già nota esistenza di costituzioni attribuite a Ruggero II nel
Liber Augustalis di Federico II. Il successivo ritrovamento dei manoscritti vaticano e
cassinese, il cui contenuto coincide con le norme attribuite al primo re di Sicilia nella
compilazione federiciana, ha poi convinto gli storiografi a conferire validità all’ipotesi di
Ariano come luogo di formazione
20
.
L’intenzione di Ruggero II è pertanto quella di conferire leggi valide per tutto il suo popolo,
approvate proprio alla presenza di questo, al fine di impartire un ordine effettivo allo stato e di
14
Infatti si può notare come la sottomissione dei baroni più potenti sia accompagnata dal riconoscimento da parte
di questi della derivazione del loro diritto dalla volontà del sovrano. M. Caravale, Il Regno normanno, 46.
15
M. Caravale, Il Regno normanno, 47-48.
16
O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II. Problemi di storia delle fonti e di diritto penale, (Jovene; Napoli 1980)
58.
17
Nemmeno la data dell’accaduto è riportata in maniera esplicita, ma si può affermare con sicurezza che il re
lascia la città verso la fine della seconda decade di settembre. Riguardo al fatto che le assemblee non si tengano
nella capitale del regno, si può ipotizzare che queste vengano convocate in luoghi diversi dalla sede del monarca
la volontà di questo di andare simbolicamente incontro ad i suoi vassalli (M. Caravale, Il Regno normanno, 68).
Nel caso in questione la scelta di Ariano sembra legata ad uno dei centri che in passato era stato protagonista di
insurrezioni e rivolte; così facendo, quindi , si dimostra ulteriormente il totale controllo del regno da parte di
Ruggero. In O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II. Problemi di storia, 60.
18
Non bisogna pensare che venga rispettato il principio rappresentativo per la curia procerum et episcoporum,
bensì si deve escludere un ruolo attivo di questa nella formulazione del testo legislativo, precedentemente
predisposto dalla corte regia (O. Zecchino, I Parlamenti, 85 e M. Caravale, Il Regno normanno, 66-67). Questo
induce a guardare alla presenza dei partecipanti delle Assise in un’ottica legata alla tradizione delle antiche
assemblee germaniche, dove la volontà collettiva era espressa attraverso urla e scuotendo le armi, annullando
l’eventuale dissenso di una parte nella ragione dei più ovvero contrapponendosi violentemente a questi. In
definitiva si nota come anche coloro che hanno un contatto eccezionale con il sovrano, eccetto i componenti del
suo consiglio, non possano esprimere un vero e proprio punto di vista sulla trattazione degli affari generali dello
stato, ma solamente conoscere e rispettare gli ordini che vengono loro imposti dall’alto. In M. Bellomo, Società
ed istituzioni tra medioevo ed età moderna, (Giannotta; Catania 1977) 289-290.
19
O. Zecchino, I Parlamenti, 70.
20
O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II. Problemi di storia, 62-63.
5
affermare la superiorità della propria jurisdictio legittimata dieci anni prima
dall’incoronazione e dal riconoscimento pontificio
21
.
L’assemblea di Silva Marca
22
, località situata nel territorio di Ariano, viene convocata at
altercationes et iniusticias corrigendas nel mese di luglio del 1142
23
e vede tra i partecipanti
conti, baroni e gran parte del popolo del regno, oltre ad Alfonso, figlio di Ruggero, duca di
Napoli e principe di Capua. Le questioni trattate a Silva Marca devono essere prevalentemente
di carattere generale, visto anche la scelta del luogo volta a consentire la più ampia
partecipazione
24
. In questo contesto si decide forse l’istituzione di una nuova categoria di
21
Come ha osservato il Caravale, la funzione legislativa negli altri regni sorge in seguito allo sviluppo della
funzione giurisdizionale, presentando pertanto una connotazione più strettamente pragmatica. Il contrario accade
nel Regno di Sicilia, dove i precetti delle Assise trovano validità in quanto espressione della volontà regale e
quindi della volontà di un sovrano che non è divenuto tale solamente perché ha sottomesso con la forza i ribelli,
ma in quanto legittimato direttamente da Dio. In M. Caravale, Il Regno normanno, 49.
22
La notizia dell’assemblea si ricava da una pergamena conservata nell’archivio di Stato di Lecce: “ in nomine
Dei eterni et salvatoris nostri Ihesu Cristi .Rogerius divina favente clementia rex Siciliae ducatus Apuliae et
principatus Capuae. Cum apud Silvam Marcam cum Anfunso Neapolitanorum duce et Capuanorum principe
filio nostro et comitibus nostris ceterisque baronibus et parte maxima populi regni nostri ad altercationes et
iniusticias corrigendas congregaremur. Guimarca abbatissa Sancti Iohannis de Lippio cum parte sancti
monialium eiusdem ecclesie ad nostram venit presentiam orans et postulans ut necessitatibus ecclesie quas quas
de terris ad laborandum patiebatur et subveniremus. Et quoniam regnum maxime est voces et exortationes
ancillarum Dei exaudire et earum postulationibus adsensum prebentes quod petebant complevimus. Pro amore
itaque Dei et salute animarum patris nostri pie memorie Rogerii gloriosi comitis et matris nostre Adelasiae et
coniugis nostre Elvirie nobilissimarum reginarum, pro statu etiam et salute regni nostri et filiorum nostrorum
concedimus et prebemus predicte ecclesie Sancti Iohannis et tibi Guimarce venerabili abbatisse eiusdem ecclesie
tibique legitime et canonice succedentibus ecclesiam Sancti Andree in mari in territorio Lippii cum terris
eiusdem ecclesie ad laborandum ad tria paria et per unum quodque par triginta modia terre ad magnum modium
Sicilie de sedecim thuminis. Concedimus etiam ei vineas que sunt iuxta predictam ecclesiam. Ad huius sane
nostre concessionis indicium et inviolabile firmamentum presens privilegium scribi et nostra bulla insigniri
precepimus.
Dextera Domini facit virtutem, dextera Domini exaltavit me . Rogerius Dei gratia rex Siciliae ducatus Apuliae et
principatus Capuae.
Data in territorio Ariani in loco ubi Silva Marca dicitur per manum Roberti cancellarii anno incarnationis
dominice millesimo quadragesimo secundo mense iulii indicationis quinte anno vero regni gloriosi regis Rogerii
duodecimo. Feliciter. Amen amen amen”.
Questo è confermato indirettamente anche da altra fonte consistente in un diploma del quale si conserva una
copia del XIII secolo presso l’archivio Vaticano. In O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II. Problemi di storia,
63-67.
23
Sulla datazione cronologica le due fonti in questione sembrano contraddirsi, riportando la prima l’indizione
quinta, mentre il documento dell’archivio Vaticano l’indizione sesta, collocando pertanto l’assemblea in anni
differenti. Questa dicotomia di indicazioni può essere ricomposta pensando come sia altamente improbabile un
ritorno di Ruggero in questa città, dove era già stato in precedenza nel 1139 e nel 1140, ancora dopo qualche
mese, mentre sembra più probabile un protrarsi della sua permanenza fino a settembre del 1142, periodo che
viene a cadere in una diversa indizione: la sesta.
24
Risulta inconsueto che la partecipazione popolare, solitamente riservata ai maggiori avvenimenti del regno
(come, ad esempio, le incoronazioni) sia esplicitamente descritta nel documento. Tuttavia non è l’unico aspetto
particolare dell’assemblea di Silva Marca la quale, sia per la presenza popolare e dell’esercito sia per la scelta del
luogo prossimo ad un quadrivio di strade per facilitarne l’accesso, sembra mostrare maggiori affinità con talune
modalità di svolgimento delle antiche adunate germaniche che con quelle indette precedentemente dallo stesso
Ruggero. In O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II. Problemi di storia, 71-72. Secondo Errico Cuozzo
nell’assemblea tenuta a Silva Marca, Ruggero “mise in atto una rigorosa e capillare inchiesta conoscitiva….
Vennero individuati ed elencati: i nomi di tutti i feudatari; per ciascun feudatario la denominazione e lo stato
giuridico di ogni feudo posseduto, unitamente alla quota del servizio militare dovuto in rapporto ad esso; il nome
del feudatario da cui ciascun feudo era tenuto, sia se fosse tenuto in capite dal re, sia se fosse tenuto da un conte
o da un barone. Lo scopo di questa inchiesta era quello di ‘razionalizzare’ la grande varietà di costumi feudali
6
feudi sui quali il re esercita un controllo diretto, dato che solo egli può concederli e che non
possono essere trasmessi per via ereditaria, ma unicamente con nuova investitura. La nuova
figura è conosciuta con il nome di feuda quaternata o feuda in baronia
25
. Evelyn Jamison
perviene all’ulteriore conclusione che in quest’assemblea il re di Sicilia decide di trasferire i
feudi di importanza strategica da vescovi e abati a feudatari laici; facendo rientrare questa
scelta in un fine generale di porre misure volte al rafforzamento del regno
26
.
Tra l’ottobre del 1144 ed il maggio del 1145, Ruggero II emana quindici diplomi scritti in
lingua latina, greca ed araba i quali attestano tutti la convocazione di altrettante assemblee
tenute a Messina o nella capitale Palermo al fine di confermare antichi privilegi concessi ad
esponenti del mondo ecclesiastico e sudditi del regno
27
. Si può ritenere verosimile che i
che erano attecchiti nella precedente storia del Regno”. In E. Cuozzo, ‘La feudalità del “Regnum” nell’età di
Ruggero II’, Le Assise di Ariano 1140-1990: atti dal convegno internazionale di studi ad 850 anni dalla
promulgazione. Ariano Irpino 26-28 ottobre 1990 a cura di Ortensio Zecchino (L’economica; Roma 1994) 169-
170.
25
O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II Problemi di storia, 69.
26
La studiosa inglese giunge a questa conclusione dal nesso che ritiene intercorrere tra la notizia pervenutaci
dell’assemblea di Silva Marca ed un passo del Catalogus baronum da cui deduce: “the statement suggest the idea
that Roger was making a systematic enquiry into the military resources of the Kingdom. The passage is as
follows: Guillelmus de Sirino tenet villanos III, et dimidii feudum militis de Giuffrido Avenabili. Obtulit apud
Silvam Mortam (Marcam) militem I, and it refers plainly to some occasion on which the military tenants declared
their liability for service, an occasion which seems to be referred to tacitly by other passages in this section of the
Catalogue”. In O. Zecchino, Le Assise di Ruggiero II. Problemi di storia, 70.
27
O. Zecchino, I Paramenti, p.78.
E. Caspar menziona nei regesti di Ruggero II i diplomi in questione:
Ottobre 11: conferma a Giovanni Aurisaurea, messaggero dell’abate Ugo di Santa Maria de Valle de Josaphat
(Gerusalemme), i sedici documenti che gli sono stati esibiti in base all’ordine di rinnovo degli stessi; si tratta di
documenti di Enrico figlio del margravio Manfredi, del conte Ruggero I, di Eleazar, di Roberto de Miliaco, di
Rainaldo de Tirone, di Simone, del figlio del duca (?), di Umfredo de Bibun, di Drogo de Montaldo, del duca
Ruggiero (di Puglia), di Rodolfo Maledoctus, di Albereda vedova di Ruggero de Pomeria, di Costanza moglie di
Boemondo di Antiochia, di Boemondo, di Emma moglie di Rodolfo Maccabeo, di Boemondo II.
Ottobre 18: in Messina conferma al priore Giovanni Aurisaurea di Santa Maria de Valle Josaphat presso San
Mauro in Calabria i sette documenti a lui esibiti in base all’ordine di rinnovo; inoltre documenti di Sica e di
Umfredo de Bahun, di Riccardo Siniscalco, del duca Guglielmo di Puglia, di Drogo de Montalto. Conferma al
vescovo eletto Tasimeus di Isola (Caporizzuto) per il monastero di Santa Maria Calabrorum i documenti a lui
esibiti del duca Ruggero di Puglia e del conte Ruggero; conferisce inoltre al monastero il permesso di costruire
mulini a Neto, diritti di pascolo e la esenzione di tutte le autorità ecclesiastiche fatta eccezione per la prestazione
annuale di tre libbre di cera.
Ottobre 24: in Messina conferma all’abate Pacomio di San Giovanni Teresti a Stilo (Calabria) i documenti di
suo padre il conte Ruggero I a lui esibiti in base all’ordine di rinnovo. Conferma all’abate Philadelphus di San
Bartolomeo del Trigonio (Calabria) i diciannove documenti a lui esibiti in base all’ordine di rinnovo: documenti
di Roberto figlio di Rao, di Nikita di Comistorta, del duca Ruggero, di Borrello, di Riccardo di Amendolia; di
Tancredi, di Roberto Rocheri, di Roberto Arguqui, uno della madre Adelasia e tre propri. Conferisce inoltre
l’esenzione della giurisdizione ecclesiastica al monastero degli arcivescovi e dei vescovi, nonché dalle tasse.
Novembre 3: conferma alla presenza dei figli il duca Ruggero di Puglia e il principe Guglielmo, nonché dei
suoi conti e magnati, all’amministratore (minister) Urso di Santa Maria di Macla (diocesi di Bisognano, Calabria)
i quattro documenti esibiti: del duca Guglielmo (di Puglia), due di Roberto il Guiscardo e di Goffredo Maliardo.
Novembre 5: in Messina conferma alla presenza dei figli il duca Ruggero e il principe Guglielmo, nonché dei
suoi conti e magnati, al maestro certosino Andrea di Maria de Eremo (Calabria) i documenti a lui esibiti: sette
del conte Ruggero I, uno non datato, uno del duca Ruggero di Puglia.
Novembre 6: in Messina conferma all’abate Arsenio di Santa Maria di Gala i documenti a lui esibiti in base
all’ordine di rinnovo; documenti che Ruggero stesso con la madre aveva conferito al monaco.
7
diplomi in questione siano emanati sulla base di un editto dello stesso Ruggero, certamente
anteriore alla data del primo di questi, il quale richiama quello de resignandis privilegiis di
Federico II. Lo scopo dell’emanazione di questi provvedimenti pare possa essere rintracciato
in una questione pratica ossia quella di dover verificare la quantità di terre che erano state in
precedenza concesse attraverso l’uso congiunto dei libri catastali e dei documenti di
concessione o, in mancanza, delle dichiarazioni di ecclesiastici e sudditi. La verifica pertanto
avrebbe l’intenzione di catalogare e fare un inventario dei terreni in concessione e non quello
di recuperare i beni demaniali
28
.
Rimane ancora incerto l’effettivo svolgimento di un’assemblea tenuta in Messina nel 1146.
La notizia non è né certa né dimostrabile in quanto si fonda solamente sull’autorità dello
storico Bartolomeo Capasso
29
. La successiva edizione del Brühl dei diplomi di re Ruggero
Novembre 20: conferma all’abate Ruggero Damavanti di Sant’Elia de Ambula e San Teofilo (Sicilia) un
documento di suo padre Ruggero I
Novembre-: conferma all’archimandrita Luca del Santissimo Salvatore di Messina i documenti della sua
obbedienza San Jerusalem de Cathona (ord. San Basilio, Calabria, diocesi di Reggio): uno proprio, uno della
madre e un privilegio doganale. Dona ad esso la proprietà terriera Tucchi in Calabria.
Novembre-: in Messina conferma al notaio Niccolò Patricio di Messina i tre documenti di suo padre il gran
conte, a lui esibiti in base all’ordine di rinnovo.
Conferma al vescovo eletto Dionisio di Rossano i quattro documenti a lui esibiti in base all’ordine di rinnovo:
due della duchessa Adela, del duca Ruggero I (suo marito) e del duca Guglielmo.
Marzo-: in Palermo conferma all’abate Teodosio di Sant’Angelo di Brolo (a sud-est di Patti) il documento di
suo padre il gran conte Ruggero del 1084 a lui esibito in base all’ordine di rinnovo e gli sottomette la chiesa di
Santa Maria del Bosco a Randazzo e di Santa Maria di Milazzo; gli conferisce inoltre nel suo territorio libertà
d’uso del bosco, del pascolo e dell’acqua e venti barrillia tunninae annuali, nonché la piena giurisdizione
temporale sui suoi villani, tranne in caso di delitti capitali.
Marzo 20: in Palermo conferma al vescovo eletto Celsius di Squillace i tre documenti a lui esibiti di suo padre
Ruggero I e due di sua madre.
Conferma all’abate Bonifacio di San Filippo di Fragalà i tredici documenti a lui esibiti in base all’ordine di
rinnovo degli stessi: cinque del conte Ruggero I, sette di sua madre e infine uno proprio.
Marzo 22: in Palermo conferma all’arcivescovo eletto Ruggero Fesca di Palermo la platea di villani, a lui
esibita in base all’ordine di rinnovo, che Ruggero I aveva donato alla chiesa di Palermo e rinnova la stessa.
Marzo 24: rinnova a Gualtiero Forestàl una platea di trenta villani che suo padre, il “gran sultano” conte
Ruggero gli ha donato a Gialeso e aggiunge cinque nuovi villani, figli degli stessi, a condizione che Gualtiero
restituisca i villani che stanno in platee della doana regia o dei baroni.
Maggio 1: in Messina conferma per la salvezza della sua anima all’abate Philadelphus di Santa Maria di
Maniaci il documento del conte Ruggero I a lui esibito in base all’ordine di rinnovo degli stessi.
Maggio 6: in Messina conferma all’abate Athanasius di San Filippo Grande (presso Messina) i documento di
Ruggero I e aggiunge il permesso di utilizzazione illimitata dell’acqua per la costruzione di mulini e per gli
impianti di irrigazione, libertà di pascolo per il bestiame del monastero, uso del bosco e completa esenzione delle
tasse e completa giurisdizione non ostacolata dal potere temporale e spirituale.
Maggio 16: in Palermo conferma all’abate Bartolomeo di Santa Maria di Grotta (Marsala) il proprio
documento a lui esibito in base all’ordine di rinnovo, nonché tutte le altre donazioni.
In E. Caspar, Ruggero II, p.515-525.
28
O. Zecchino, I Parlamenti, 79-80.
29
Il Capasso ritiene di avere forti ragioni per affermare che la costituzione Pervenit tit. De administratione rerum
Ecclesiasticarum post mortem Praelatorum nel III libro del Liber Augustalis federiciano sia stata promulgata nel
1146 e “probabilmente nel generale parlamento tenuto in Messina quell’anno”. In B. Capasso, Novella di
Ruggero re di Sicilia e di Puglia, in Atti dell’Accademia Pontaniana, vol. IX, fasc. VII (Napoli 1867) 221.
Capasso fa riferimento ad un brano del Pirro (Sicilia Sacra, Palermo, 1735, t.1, c.93) il quale, basandosi sul Liber
perantiquus Regiae Monarchiae nuncupatus, f.130, 147, evidenzia come sulla base di parte di un diploma di
Ruggero II, vengano emanate, a richiesta di Ugone Arcivescovo di Palermo, le stesse disposizioni della
8
tuttavia mette in forte dubbio la tesi del Capasso: infatti osservando le date riportate
nell’opera, anche alla luce dello studio successivo compiuto da Erich Caspar, risulta alquanto
improbabile che si sia potuta indire un’assemblea generale a Messina nel 1146
30
.
L’ultima assemblea in ordine di tempo convocata da Ruggero nel corso del suo regno è
quella del giugno 1150 presso Bisignano, in Calabria. Anche questa è espressione della
volontà legislativa del sovrano, visto che, alla presenza di tutti i giudici della regione, emana
una novella alle sue costituzioni sull’esempio di Giustiniano
31
. L’assemblea è stata convocata
dal re per dare validità e consenso alla sua proposta legislativa, sebbene la partecipazione sia
ristretta solamente ad esperti del diritto ai quali il re si rivolge
32
.
costituzione Pervenit. In O. Zecchino, I Parlamenti, 80-81. L’unica cosa certa è appunto questa: il fatto che le
disposizioni corrispondano effettivamente ad un passo del Titolo XXXI del III libro delle Costituzioni del Regno.
30
Il re rimane “in urbe Panormi” fino ad aprile. Il primo maggio si trova effettivamente in Messina per poi tornare
a Palermo il 16 e ivi rimanendo fino a settembre. Solamente nell’aprile del 1147 abbiamo notizia della sua
presenza in Messina per poi muoversi verso le province peninsulari. In E. Caspar, Ruggero II, 526-529.
31
La novella tratta su come i figli possano succedere a padre: le figlie, durante il periodo di vita del padre,
partecipano esattamente in parti uguali con i fratelli alla quota del patrimonio che spetta ai figli (un terzo, metà);
alla morte del padre però questa parte viene ridotta, mentre tutto il resto spetta ai figli maschi o ai loro eredi.
“…il diritto di comproprietà dei figli sul patrimonio paterno non è conosciuto né nel diritto classico né in quello
germanico; si riscontra invece più volte nelle consuetudini dell’Italia meridionale, di Amalfi, Palermo e di altre
città; presumibilmente si tratta di una degenerazione della cosiddetta ‘quarta’ che spettava ai figli in base alla
XVIII Novella di Giustiniano. Il trattamento differenziato dei figli maschi e delle femmine è invece estraneo al
diritto romano-bizantino e corrisponde alla visione giuridica germanica”. In E. Caspar, Ruggero II, 534; 262-
263.
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O. Zecchino, I Parlamenti, 83.