VI
accogliessero l’invito di Antigono e disertassero, egli ricorse al
racconto di una favola: quella del leone innamorato. In
quest’occasione, Eumene assunse quasi un atteggiamento
paterno: considerò i propri soldati come se fossero i suoi figli,
esortandoli a non fidarsi di chi dapprima fa delle promesse, ma
poi, una volta conquistato ciò che desidera, uccide chi glielo ha
procurato.
Nella mia tesi ho cercato di ricostruire le fasi salienti della vita
di Eumene, mettendo a confronto passi paralleli di diversi
autori, cercando di evidenziarne le incongruenze o le
somiglianze.
Nel primo capitolo ho cercato, attraverso le fonti antiche e le
critiche moderne, di capire che cosa pensavano gli antichi di
Eumene e che cosa, oggi, pensano gli studiosi, attraverso
l’analisi degli scritti storici e dei frammenti ritrovati. Se gli
antichi credettero effettivamente nell’esistenza di pregiudizi, o
nella mancanza della fortuna, che ha certamente impedito che
Eumene ricevesse la gloria che gli spettasse; i moderni hanno
dato giudizi diversi: alcuni, infatti, credono nell’esistenza di
pregiudizi, e altri, invece, tentano di spiegare le diverse
VII
diserzioni dei soldati oggettivamente, senza farsi influenzare
dalle spiegazioni date da Ieronimo.
Considerando che la vita di Eumene è stata narrata da un suo
contemporaneo, coinvolto in molti degli avvenimenti da lui
narrati, si può sicuramente affermare che Ieronimo non ebbe la
possibilità di dare un giudizio obiettivo.
Probabilmente Ieronimo ha esagerato nel ritenere che Eumene
fosse stata una vittima del suo tempo, anche se, almeno credo,
non volutamente.
Vivevano, infatti, in un mondo dominato da Macedoni, e i
Greci, per la prima volta, non erano più i protagonisti
incontrastati della storia, ma dovevano essere sottoposti a
coloro che da sempre avevano definito barbari.
Ritengo che, effettivamente, il pregiudizio etnico nei confronti
di Eumene sia realmente esistito, poiché era un greco fra molti
macedoni, ed erano proprio questi ultimi ad avere il potere.
Ieronimo, pur vivendo in prima persona gli eventi da lui narrati,
ha dimostrato di possedere estrema lucidità e distacco; quindi,
non si può certo accusarlo di aver inventato un pregiudizio
etnico inesistente.
VIII
Ho cercato di mettere in rilevo, nei capitoli successivi, l’abilità
di Eumene quando si scontrò con Neottolemo e Cratero, e poi
gli stratagemmi messi in atto numerose volte contro il suo
nemico acerrimo: Antigono.
Eumene, anche se fu sconfitto presso i campi Orcini, riuscì
astutamente ad uscire anche da una situazione estrema come
l’assedio di Nora.
Eumene dimostrò di essere anche un generale valente, pronto a
dare la sua stessa vita, pur di non cedere al nemico, come
presso la Gabiene.
Dal ritratto che ho cercato di dare al personaggio, emerge
l’abilità tattica assieme all’astuzia, che è sinonimo di
intelligenza; e se nella Gabiene finì nelle mani di un nemico,
che aveva più volte sconfitto, accadde solo perché furono gli
Argiraspidi a tradirlo.
Concludendo questa mia breve introduzione, potrei riassumere
una frase di Diodoro, che ho già citato in appendice: la vita
umana sembra essere diretta da una divinità che, senza un
andamento regolare, dispensa ad ogni uomo, ora il bene, ora il
male.
IX
I CAPITOLO.
EUMENE DI CARDIA TRA SCRITTORI
ANTICHI E MODERNI.
I 1. I PREGIUDIZI.
Eumene di Cardia fu figlio di un uomo così povero, che per
sopravvivere era costretto ad esercitare il mestiere di carrettiere
nel Chersoneso; nonostante tutto, Eumene riuscì ad avere
un’educazione sia letteraria e sia fisica, pari a quella degli altri
fanciulli di nascita libera. Questo è quanto narra lo storico
Duride di Samo, il quale aggiunge, che fu proprio l’abilità fisica
e l’intelligenza di Eumene a conquistare Filippo II, che dopo
aver assistito ad una gara di pancrazio, decise di portarlo via
con sé. Plutarco1 accoglie la versione duridea sull’umile
condizione di Eumene che sa falsa e che Cornelio Nepote
ignora; infatti inizia la biografia affermando che, se Eumene
1
PLUTARCO 1, 3.
X
avesse avuto una fortuna maggiore, la sua fama sarebbe stata
certamente più grande, in questo modo fa riferimento al periodo
storico nel quale Eumene visse, e al grave pregiudizio che gli
comportò il non essere di stirpe macedone.
“Nam cum aetas eius incidisset in ea tempore, quibus
Macedones florerent, multum ei detraxit inter eos viventi, quod
alienae erat civitatis, neque aliud huic, defuit quam generosa
stirps”2
“Infatti, vissuto al tempo in cui i Macedoni erano al colmo
della potenza, gli recò grave pregiudizio, stando in mezzo a
loro, il fatto di essere straniero, ma nient’altro gli mancò, se
non la nobiltà del linguaggio.”
La condizione di ingiusta inferiorità appare anche in Diodoro,
poiché alla sua fonte “premeva dimostrare in ogni occasione la
condizione infelice nella quale Eumene era costretto a muoversi
per portare a termine le sue imprese, politiche o militari che
fossero, allo scopo di farne rifulgere meglio la virtù”3
“Che il IV secolo, il secolo in cui Filippo e Alessandro
sottomisero la Grecia delle pÒleij, fu il secolo in cui più acuto
2
CORNELIO NEPOTE 1, 2.
3
M. J. FONTANA, Le lotte per la successione di Alessandro Magno dal 323 al 315. Palermo, 1960, pag. 224.
XI
si manifestò l’antagonismo etnico fra greci e macedoni è
noto.”4
La vicenda storica di Eumene, è vista attraverso le versioni di
tre scrittori, Diodoro, Cornelio Nepote e Plutarco che si
completano a vicenda, implicando l’esistenza di un pregiudizio
etnico, che comportò ad Eumene l’essere inferiore rispetto agli
altri, poichè greco; è, infatti, un periodo nel quale prevale, in
generale, il disprezzo dei Macedoni sui Greci.
Le difficoltà etniche di Eumene sono rilevate dagli autori,
soprattutto in due momenti decisivi: la lotta contro Cratero e
quella contro Antigono.5
Anche se gli scrittori antichi non considerano minimamente le
divergenze politiche che portarono Eumene a scontrarsi con
Cratero, rendono evidente il pregiudizio etnico al quale il
Cardiano fu sottoposto.
4
F. LANDUCCI GATTINONI, Eumene: œphluj £n»r kaˆ xšnoj, “CISA” 6, 1979, pag. 98.
5
F. LANDUCCI GATTINONI, op. cit. pag. 98.
XII
La battaglia fu combattuta nel 321 a. C. in Asia Minore, anche
se fu vinta da Eumene, la sua vittoria non ebbe esiti politici,
poiché la notizia giunse in Egitto, quando Perdicca era stato già
ucciso.6
Tra le principali fonti soltanto Plutarco7 e Arriano scrivono
della preoccupazione di Eumene nell’accingersi a combattere
contro Cratero, attraverso lo stratagemma di mentire sulla reale
identità del suo nemico, ed evitare, in questo modo, che i
soldati, riconoscendolo, passassero dalla parte avversa.
Cornelio Nepote8 e Diodoro9 concordano con Plutarco, nel
riconoscere la slealtà dei Macedoni nei confronti di Eumene;
infatti, una volta avvenuta la sconfitta di Cratero, la falange
macedone si arrese nel momento di maggiore pericolo, ma,
quando intravide la possibilità di fuggire, non esitò a rompere i
patti che erano stati appena stipulati.
Sempre in relazione alla lotta contro Cratero e Neottolemo, il
frammento PSI XII 1284, pubblicato dal Bartoletti, rileva la
6
J. G. DROYSEN, Geschische des Hellenismus, II ed. 1877- 1878, pag. 79-81.
7
PLUTARCO 6, 6-7.; ARRIANO, F. (9) 27
8
CORNELIO NEPOTE 4, 3.
9
DIODORO XVIII 2-3.
XIII
difficoltà di Eumene, che per comunicare con i suoi soldati, fu
costretto a servirsi di un certo Xenias, capace di parlare in
lingua macedone.
La frattura etnica fra i Greci e i Macedoni, messa in luce nello
scontro tra Eumene e Cratero, è destinata ad acuirsi, nel
momento in cui il Cardiano, a seguito della condanna a morte,
ingaggia un duello mortale con Antigono Monoftalmo, anche
lui di stirpe macedone.10
Si può notare che Cornelio Nepote, Plutarco e Diodoro,
attraverso gli episodi connessi alla lotta tra Eumene ed
Antigono, si occupano soprattutto dei rapporti del comandante
greco nei confronti sia dei soldati macedoni, sia dei
luogotenenti, e ciò che emerge costantemente è la condizione di
Eumene etnicamente inferiore.
Eumene, per superare questa difficoltà, fu costretto a ricorrere
ad un espediente, quello di onorare come unico capo
dell’esercito, non se stesso, né qualcun altro, ma soltanto
Alessandro, erigendo una tenda, nella quale tutti i capi, Eumene
10
F. LANDUCCI GATTINONI, op. cit. pag. 101.
XIV
compreso, dovevano recarsi ogni giorno, per prendere insieme
le decisioni più importanti, come in una città democratica.11
Diodoro continua a mettere in luce la potenziale slealtà dei
Macedoni nei confronti di Eumene, svelando la loro piena
disponibilità ad accogliere l’invito di Antigono, in cambio di
doni. Solo Teutamo, il comandante degli Argiraspidi, si lasciò
in un primo momento corrompere, e conseguentemente tentò di
persuadere Antigene, ma quest’ultimo, essendo di ingegno
acuto, riuscì a dimostrare che avrebbero ottenuto maggiori
privilegi, se Eumene avesse continuato a vivere.12
In seguito si ripresentò per gli Argiraspidi la possibilità di
tradire Eumene, ma questi non accettarono, non per l’affetto
che nutrivano nei confronti del Greco, ma per altri motivi;
Eumene tentò di spaventarli con lo spauracchio della punizione,
che li avrebbe attesi, una volta caduti nelle mani di Antigono.
Raccontò, per l’occasione, la favola del leone che, essendosi
innamorato di una fanciulla, si rese disponibile ad accogliere
qualsiasi richiesta da parte del futuro suocero, anche di esaudire
11
PLUTARCO 13, 5-8.
12
DIODORO XVIII 62, 5.
XV
la richiesta di privarsi dei denti e degli artigli, così, una volta
privato di tutto ciò che lo rendeva temibile, fu facilmente
ucciso.13
Diodoro, l’unica fonte che narra della battaglia della
Paretacene, avvenuta presso i quartieri invernali nella Gabiene,
pone l’accento sulla paradossale situazione, nella quale
Eumene, pur essendo vincitore sul campo di battaglia, fu
costretto dai suoi soldati a ritirarsi, rinunciando, in questo
modo, al possesso del terreno per il quale avevano combattuto,
e a lasciare i morti insepolti. Così facendo, diede la possibilità
ad Antigono di approfittare della situazione e di dichiararsi il
vincitore.14
“La presenza, da qualche tempo, nell’esercito di Eumene di uno
stato di strisciante insubordinazione delle truppe e degli
ufficiali, che ne minava alle fondamenta l’autorità, permette di
comprendere perché, caduti quasi per combinazione in mano ad
Antigono il seguito e i bagagli dell’esercito avversario, gli
uomini di Eumene abbiano trovato conveniente vendere il loro
13
DIODORO XIX 25, 5-6.
14
DIODORO XIX 31, 5.
XVI
comandante ad Antigono stesso per riavere i propri beni
privati.”15
Le tre fonti concordemente fanno notare il ruolo fondamentale
sostenuto dai soldati e dagli ufficiali Macedoni nel chiedere
insistentemente ad Antigono di dare la morte ad Eumene, quasi
volessero sollevare il Monoftalmo da qualsiasi responsabilità.
Dopo aver analizzato gli episodi più importanti della vita di
Eumene, è evidente che Cornelio Nepote, Plutarco e Diodoro si
sono occupati ampiamente della frattura etnica esistente tra
Eumene e i Macedoni attraverso situazioni diverse; con questo
non si può certo ipotizzare che i tre autori siano dipendenti
l’uno dall’altro.
Se Plutarco dà ampio spazio alla frattura etnica nello scontro tra
Eumene e Cratero; Diodoro, invece, si occupa soprattutto dei
rapporti di Eumene con Antigono; mentre Cornelio Nepote,
anche se non cita episodi particolari, pone in rilievo, sin
dall’inizio, la sfortuna che accompagnò Eumene, perché di
origine non macedone.
15
F. LANDUCCI GATTINONI, op. cit. pag. 103.
XVII
Fatta eccezione di alcune sfumature, il ritratto che le fonti ci
danno su Eumene, è sostanzialmente positivo; quindi, si può
affermare senza dubbio che i tre autori hanno attinto da una
fonte comune.
Secondo la Landucci Gattinoni16 ciò che manca dal ritratto di
Eumene è che egli, pur trovandosi in una posizione molto
difficile, non cercò mai di ribellarsi.
Jacoby17e Schubert18 sono concordi nel sostenere che la fonte
comune è identificabile con Ieronimo di Cardia, contemporaneo
di Eumene , suo compatriota o forse anche parente; autore di
una Storia dei diadochi andata perduta.
Pausania19 sostiene che l’opera di Ieronimo era viziata da una
spiccata adulazione nei confronti di Antigono Monoftalmo;
infatti, a seguito della morte di Eumene, Ieronimo passò presso
la corte degli Antigonidi.
L’insistenza di Ieronimo sulla discriminazione etnica di
Eumene, può essere spiegata considerando che probabilmente
16
F. LANDUCCI GATTINONI, op. cit. pag. 104.
17
F. JACOBY, “RE” Stuttgart, 1913, VIII, coll. 1540- 1560.
18
SCHUBERT, Die Quellen der geschichte der diadochenzeit. Leipzig 1914, pag. 7.
19
PAUSANIA I 9, 8.
XVIII
anche lo stesso scrittore si sentiva una vittima del sopravvento
dei Macedoni sui Greci. Per la Landucci Gattinoni “è probabile,
inoltre, che Ieronimo, vissuto sempre a contatto del vincente
mondo macedone, si sia sentito, nella sua qualità di greco, in
una posizione di inferiorità e, di conseguenza, discriminato ed
emancipato; scrivendo la sua opera egli avrebbe, quindi,
trasferito questo suo complesso di inferiorità sulla storia di
Eumene, greco come lui.”20
In base a quanto si è detto, si può facilmente spiegare il pathos,
riportato da Diodoro nella battaglia della Gabiene. Sembra,
infatti, che per questa battaglia, Diodoro, anzi Ieronimo, si sia
preoccupato più di manifestare il dolore per la perdita di un
caro amico, che descrivere la battaglia e le sue fasi.
Secondo Briant21, invece, il peso dato al motivo etnico, nel
racconto della vita di Eumene, non corrisponde ad una realtà
oggettiva, ma è stato un artificio di Ieronimo, per rendere la
storia più interessante, ed Eumene, soltanto una vittima in un
mondo praticamente avverso.
20
F. LANDUCCI GATTINONI, op. cit. pag. 107.
21
BRIANT, D’Alexandre aux Diadoques: le cas d’Eumene de Cardia, “REA” 74, 1973, pag. 44.
XIX
Secondo la Landucci Gattinoni22 non è possibile schierarsi a
priori su una materia le cui fonti primarie, sono andate perdute.
Per Westlake23, Plutarco non sembra essere troppo entusiasta
di Eumene, infatti, lo giudica male, soprattutto nei primi
capitoli, nei quali subisce l’influenza di Duride, autore
decisamente avverso al segretario di Alessandro.
“The Plutarchs was not much attracted by Eumenes, and indeed
misjudged him, is clearly seen in the latter part of his
comparison between Sertorius and Eumenes.”
Westlake continua affermando che in una parte della biografia,
Plutarco si sarebbe addirittura stancato di Eumene, e questo
spiegherebbe il motivo per cui avrebbe trattato tanto
frettolosamente la battaglia della Paretacene.24
A mio giudizio, soltanto Diodoro ha trattato ampiamente gli
eventi della vita di Eumene, descrivendo il personaggio non
solo come abile generale, ma anche come uomo fra gli uomini,
22
LANDUCCI GATTINONI, op. cit. pag. 106.
23
H. D. WESTLAKE, Eumenes of Cardia, “Bull. of the J. Rylands”, 37, 1, 1954, pag. 312.
24
H. D. WESTLAKE, op. cit. pag. 313.