La nuova criminalità politica in Italia
7
tipo di persone in esso coinvolte. Contenendo in sé difformi
rappresentazioni di se stesso ha provocato una grande diversità di opinioni e
il giudizio sociale nei confronti di questo tipo di reato è di conseguenza
tendenzialmente frammentato.
In quest’ambito anche la ricerca criminologica sembra essere in una
condizione di incertezza e approssimazione soprattutto per ciò che attiene
agli studi di tipo qualitativo. Collocandosi in un contesto sociale
conflittuale, il triangolo di relazioni che intercorre tra il reo, lo Stato e la
vittima risulta difficilmente riconducibile ad un concetto universalmente
accettato. Inoltre, essendosi susseguiti nel corso della storia squilibri e
ineguaglianze nei rapporti di potere, l’essenza del terrorismo è sempre stata
ambivalente, rendendo così difficile trovare criteri che distinguano tra
legittima opposizione a un potere ingiusto e criminale violenza
1
: essendo
additate come criminalità politica le condotte di chi normalmente risulta
sconfitto, possiamo affermare che “Quel che è terrorismo per alcuni è
eroismo per altri”
2
. E’ questo relativismo rende improbabile trovare una
definizione plausibile di terrorismo
3
. Il problema principale sembra quindi
non tanto quello della delimitazione delle fattispecie di azioni terroristiche,
quanto quello della loro interpretazione. La difficoltà deriva, innanzitutto,
dal fatto che, sia a livello individuale, sia a livello di gruppo, quasi nessuno
si auto-definisce “terrorista”, essendo questa un’etichetta che viene
applicata dagli altri
4
. Implicando la pronuncia di un giudizio,
necessariamente dato conoscendo la pluralità di contesti ai quali si può fare
riferimento con l’espressione terrorismo, potremmo sostenere che nessun
atto è di per sé intrinsecamente terroristico
5
. Quest’impossibilità di usare
neutralmente la parola corrisponde alla costante ambivalenza che
caratterizza le sue realizzazioni.
1
PONTI G., Compendio di criminologia, Milano, 1995, p. 167.
2
BASSIOUNI, 1978, come citato in PONTI G., Compendio di criminologia, Milano, 1995, p.
167.
3
TOWNSHEND C., La minaccia del terrorismo, Bologna, 2004, p.22.
4
TOWNSHEND C., La minaccia del terrorismo, Bologna, 2004, p.21.
5
BONANATE L., Dimensioni del terrorismo politico, Milano, 1979, p. 99.
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
8
Questione attuale e antica al tempo stesso, dunque, se pensiamo che nel
corso della storia gli episodi di violenza politica sono stati numerosi.
Lo Stato ha sempre considerato terroristica la lotta generata dall’intenzione
di sovvertire le sue istituzioni, mentre nella visione dei rivoluzionari sono
proprio queste ultime che sprigionano strutturalmente il terrore
6
.
Qualcuno ha suggerito che, invece di rincorrere l’illusione di una
delimitazione precisa del fenomeno, sarebbe più ragionevole creare una
tipologia delle azioni che comunemente sono considerate “terroristiche”,
visto che parecchie di queste, compiute più volte dai terroristi, sono insolite
nell’ambito dei conflitti militari tradizionali e configurano un tipo
particolare di violenza. Il problema è che una lista di questo tipo ben si
esaurirebbe velocemente, dal momento che troppe azioni terroristiche sono
spesso un duplicato di quelle militari o criminali
7
, dalle quali vanno però
tenute distinte per una diversa logica operativa
8
.
A questo punto, prima di passare ad un’analisi dei tentativi di definizione di
questa forma di violenza, per una maggior chiarezza mi sembra opportuno
ripercorrere rapidamente quelle che sono le origini storiche del termine
terrorismo, per poi andare a vedere le varie forme che di volta in volta ha
assunto a seconda del contesto storico e sociale, di modo che si possa
comprendere qual è stata l’evoluzione del fenomeno.
6
BONANATE L., Dimensioni del terrorismo politico, Milano, 1979, p.101.
7
TOWNSHEND C., La minaccia del terrorismo, Bologna, 2004, p.22.
8
Ciò che definisce la guerra è il combattimento, mentre l’essenza del terrorismo ne è la negazione.
La nuova criminalità politica in Italia
9
1.2 Le origini storiche del termine.
Il sostantivo Terrorismo trae origine dal vocabolo madre Terrore
9
, dal
latino terror e, originariamente, dalla radice indoeuropea ter (tremare).
Nel 1798 in un supplemento del dizionario dell’Académie Française
comparve per la prima volta il termine Terrorismo, di cui si dava la
seguente definizione: “système, régime de la terreur”
10
. Con esso si
intendeva fare riferimento ad un fenomeno e ad un periodo storico ben
precisi: quello della “Terreur”, ossia il regime del terrore instaurato da
Robespierre e Saint Just tra il giugno del 1793 e il luglio 1794. In base ad
un dizionario dato alle stampe nel 1796, a volte i Giacobini avevano già
utilizzato questo vocabolo in senso positivo, riferendolo a se stessi nella
lingua parlata e scritta
11
. In questo contesto la violenza rivoluzionaria trova
basi e legittimazione nella legge, nei tribunali repubblicani e nella
maggioranza parlamentare. Robespierre e Saint Just ebbero l’audacia di
proclamare addirittura la necessità del terrore, sostenendo che “Se lo sforzo
del Governo popolare in tempo di rivoluzione è ad un tempo la virtù e il
terrore. La virtù, senza la quale il terrorismo è cosa funestra. Il terrorismo,
senza la quale la virtù è impotente. Il terrorismo non è altro che la giustizia
pronta, severa, inflessibile. Esso è dunque una emanazione della virtù”
12
.
Una prima e terribile manifestazione del regime di repressione si ha con la
Loi 17 séptembre 1793, la cosiddetta “Legge dei sospetti”
13
secondo la
9
PANAGIANI, Vocabolario etimologico della lingua italiana, voce Terrore, 2004.
10
Sistema, regime del terrore, Dictionnaire, Supplément, Parigi, anno VII [1798], p. 775, in
Laqueur W., Storia del terrorismo, Milano, 1978, p.15.
11
Le néologiste français, cit. in Aulard, Paris pendant la réaction termidorienne et sous le
directoire (Paris, 1902) v, 490, come citato in Laqueur W., Storia del terrorismo, Milano, 1978.
12
ROBESPIERRE M., Sui principi di morale politica, nella raccolta dei suoi scritti La rivoluzione
giacobina, a cura di CERRONI U., Roma, 1975, p. 167; BONANATE L., Dimensioni del
terrorismo politico, Milano, 1979.
13
La Legge dei Sospetti. Oltre a definire chi e' da considerarsi sospetto, la legge ne dispone
l'arresto immediato ed il giudizio presso il Tribunale Rivoluzionario od altri Tribunali locali.
Sono ritenuti sospetti, per definizione:
- tutti i nobili ed i loro parenti, senza definire il grado di parentela
- le persone che non dispongono del certificato di "civismo"(930321)
- tutti i preti refrattari e loro parenti
- tutte le persone che per condotta, relazioni, atteggiamenti, opinioni verbali o scritte si dimostrano
nemici della Rivoluzione e della liberta'.
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
10
quale dei comitati di sorveglianza erano incaricati di controllare le opinioni
dei cittadini, segnalare e arrestare tutti coloro che erano sospettati di scarsa
fedeltà o di infedeltà alla Repubblica. I primi ad essere definiti terroristi
altro non furono che i “conventionnels”, ossia i componenti della
Convention Nationale
14
, inviati in provincia con l’incarico di reprimere le
restanti frange fedeli alla monarchia o federaliste.
Lo scatenamento del Terrore ha provocato circa cinquantamila vittime “di
Stato”, fino alla presa di coscienza dei rivoluzionari della degenerazione del
sistema, con la conseguente caduta di quel regime e dei suoi artefici il 9
termidoro (27 luglio).
15
In un primo momento, dunque, il termine terrorista
aveva assunto un significato non solo negativo, ma anche neutro: sinonimo
di repubblicano e, almeno fino al trionfo della “terreur blanche
16
”, sinonimo
di giacobino, sostenitore della sinistra parlamentare. Soltanto
successivamente il termine terrorista venne utilizzato in maniera offensiva,
con un impreciso significato di criminale.
Emerge immediatamente il fatto che, nella sua fase genetica, il terrorismo si
manifesta come espressione dello Stato e non dell’anti-Stato, come invece
accade nel corso del XIX secolo. Il terrore, per i rivoluzionari francesi e per
la storiografia liberale dell’età della Restaurazione
17
fu il prodotto e
l’estrema degenerazione, innegabilmente disumana, delle circostanze.
Era naturale che una definizione cosi' vasta ed ambigua si prestasse ad agni abuso da parte dei
"custodi della Rivoluzione”, come citato in CARTIGLIA C.,vol 2. La politica nella storia. Dal
1650 all’ottocento, Torino, 2002.
14
E’ il nome dato all’Assemblea costituente che il 22 settembre 1792 è succeduta all’Assemblea
legislativa, come citato in WiKipédia, encyclopédie libre et gratuite.
15
CARTIGLIA C.,vol 2. La politica nella storia. Dal 1650 all’ottocento,Torino, 2002.
16
Terrore bianco, indica il periodo della furiosa reazione monarchica al Terrore, nella quale furono
trucidati in massa giacobini e sanculotti, come citato in TRECCANI, Enciclopedia Italiana di
scienze, lettere ed arti, Roma, 2000.
17
Guizot, Mignet, Thierry, Thiers.
La nuova criminalità politica in Italia
11
Nel 1800 Cuoco
18
ebbe a discernere fra “terroristi”, nel senso di radicali, e
“moderati”
19
. E nel 1795 e nel 1815, con il “terrore bianco” e royaliste, ci
18
Storico e uomo politico (Civitacampomarano 1770-Napoli 1823). Esiliato (1800) dai Borboni,
fu a Milano dove diresse il periodico Il Giornale Italiano (1804-1806). Tornato a Napoli, ricoprì
importanti cariche sotto Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. Nel suo celebre Saggio storico
sulla rivoluzione napoletana (1801) il Cuoco, dopo aver sottoposto a critica le premesse dottrinarie
da cui scaturì il moto napoletano, conclude che le cause del fallimento della rivoluzione vanno
ricercate nel mancato legame tra ideologia ed esigenze reali del Paese e inoltre nel tentativo (da
parte di un gruppo d'intellettuali) di imporre al popolo una concezione politica che non tiene conto
delle sue tradizioni e dei suoi reali bisogni, come citato in www.sapere.it
19
CUOCO, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, capitolo XXXVIII IDEE DI
TERRORISMO. “La storia di una rivoluzione non è tanto storia dei fatti quanto delle idee. Non
essendo altro una rivoluzione che l'effetto delle idee comuni di un popolo, colui può dirsi di aver
tratto tutto il profitto dalla storia, che a forza di replicate osservazioni sia giunto a saper conoscer il
corso delle medesime. Nell'individuo la storia dei fatti è la stessa che la storia delle idee sue,
perché egli non può esser in contraddizione con se stesso. Ma, quando le nazioni operano in massa
(e questo è il vero caso della rivoluzione), allora vi sono contraddizioni ed uniformitá, simiglianze
e dissimiglianze; e da esse appunto dipende il tardo o sollecito, l'infelice o felice evento delle
operazioni.
La congiura di Baccher, l'occupazione di Procida, i rapidi progressi dell'insorgenza aveano scossi i
patrioti, e, nella notte profonda in cui fino a quel punto avean riposati tranquilli sulle parole dei
generali francesi e del governo, videro finalmente tutto il pericolo onde erano minacciati. Il primo
sentimento di un uomo che sia o che tema di esser offeso è sempre quello della vendetta, la quale,
se diventa massima di governo, produce il terrorismo.
Il governo napolitano, quantunque composto di persone che tanto avean sofferto per l'ingiusta
persecuzione sotto la monarchia, credette viltá vendicarsi, allorché, avendo il sommo potere nelle
mani, una vendetta non costava che il volerla. Pagano avea sempre in bocca la bella lettera che
Dione scrisse ai suoi nemici allorché rese la libertá a Siracusa, ed il divino tratto di Vespasiano,
quando, elevato all'impero, mandò a dire ad un suo nemico che egli ormai non avea piú che temere
da lui. Noi incontriamo sempre i nostri governanti, allorché ricerchiamo la morale individuale.
Ma molti patrioti accusarono il governo di un «moderantismo» troppo rilasciato, a cui si
attribuivano tutt'i mali della repubblica. Siccome in Francia al «terrorismo» era succeduta una
rilasciatezza letargica e fatale di tutt'i princípi, cosí il terrorismo era rimasto quasi in appannaggio
alle anime piú ardentemente patriotiche. Forse ciò avvenne anche perché il cuore umano mette
l'idea di una certa nobiltá nel sostenere un partito oppresso, per vendicarsi cosí del partito
trionfante che invidia: forse in Napoli si eran vedute salve talune persone, che la giustizia, la
pubblica opinione, la salute pubblica voleano distrutte o almeno allontanate.
Ma vi era un mezzo saggio tra i due estremi. Il terrorismo è il sistema di quegli uomini che
vogliono dispensarsi dall'esser diligenti e severi; che, non sapendo prevenire i delitti, amano
punirli; che, non sapendo render gli uomini migliori, si tolgono l'imbarazzo che dánno i cattivi,
distruggendo indistintamente cattivi e buoni. Il terrorismo lusinga l'orgoglio, perché è piú vicino
all'impero; lusinga la pigrizia naturale degli uomini, perché è molto facile. Ma richiede sempre la
forza con sé: ove questa non vi sia, voi non farete che accelerare la vostra ruina. Tale era lo stato di
Napoli.
In Napoli le prime leggi marziali de' generali in capo erano terroristiche, perché tali son sempre e
tali forse debbono essere le leggi di guerra: esse non poteano produrre e non produssero alcuno
effetto, imperocché come eseguite voi la legge, come l'applicate, quando tutta la nazione è
congiurata a nascondervi i fatti e salvare i rei? Robespierre avea la nazione intera esecutrice del
terrorismo suo. Quando le pene non sono livellate alle idee de' popoli, l'eccesso stesso della pena
ne rende piú difficile l'esecuzione e, per renderle piú efficaci, convien renderle piú miti.
Negli ultimi tempi si eresse in Napoli un «tribunale rivoluzionario», il quale procedeva cogli stessi
princípi e colla stessa tessitura di processo del terribile comitato di Robespierre. Forse quando si
eresse era troppo tardi, ed altro non fece che tingersi inutilmente del sangue degli scellerati
Baccher nell'ultimo giorno della nostra esistenza civile, quando la prudenza consigliava un
perdono, che non potea esser piú dannoso. Ma, quand'anche un tal tribunale si fosse eretto prima,
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
12
“furono i “controterroristi”, espressione cara allo storico inglese Richard
Cobb.
Secondo il Dizionario universale critico-enciclopedico della lingua italiana
(1797-1805) di Francesco D’Alberti di Villanuova, il termine terrorismo fu
un “neologismo dei gazzettieri, venuto di Francia”.
In poco tempo il termine terrorist comparve in Inghilterra con significato
solo negativo negli scritti di Burke
20
contro la rivoluzione francese
21
; la
parola terrorism, invece, apparve a partire dal 1798. In Italia, a dir la verità,
già in Guicciadini
22
era comparso il termine “terrore” come sinonimo
dell’esercizio discrezionale del potere, in contrapposizione al governo
basato sulle regole.
Pertanto nei dizionari ottocenteschi, il terrorismo fu considerato prerogativa
del potere.
Fu solo successivamente che nei dizionari il termine acquistò un significato
più ampio e venne inteso come “sistema che si regge sul terrore”,
la legge stessa, colla quale se ne ordinava l'erezione, sarebbe stato un avviso alla nazione perché si
fosse posta in guardia contro il tribunale eretto.
Il terrorismo cogl'insorgenti si provò sempre inutile. «E che? - scrivea la saggia e sventurata
Pimentel - quando un metodo di cura non riesce, non se ne saprá tentare un altro?».
Difatti si accordò un'amnistia agl'insorgenti: non a tutti, perché sarebbe stata inutile; ma a coloro
che il governo ne avesse creduti degni, onde cosí ciascuno si fosse affrettato a meritarla, e questo
desiderio avesse fatto nascere il sospetto e la divisione tra tutti. Ma tale perdono dovea farsi valere
per mezzo di persone sagge ed energiche, le quali avessero potuto penetrare ed eseguire gli ordini
del governo in tutt'i punti del nostro territorio. Io lo ripeto: la mancanza delle comunicazioni tra le
diverse parti dello Stato e la mancanza delle forze diffuse in molti punti per mantener tale
comunicazione, la mancanza a buon conto della diligenza e della severitá erano l'origine di tutti i
nostri mali e facevan credere necessario ad alcuni un terrorismo, il quale non avrebbe fatto altro
che accrescerli”.
20
Burke Edmund, nacque a Dublino il 12gennaio 1729: uomo di stato e scrittore politico inglese,
fu ostile alla rivoluzione francese (Riflessioni sulla rivoluzione francese, 1790), in quanto
aspirazione a un rovesciamento totale dell'ordine esistente in nome di falsi ideali razionalistici:
secondo il pessimismo cristiano di Burke, la realtà storica è costituita da male e bene
inscindibilmente fusi, mentre quegli ideali avevano di mira un ordine possibile solo
nell'immaginazione. Fu favorevole invece alla ribellione irlandese e ai diritti dei coloni americani,
in quanto tentativi di correzione di mali reali, come citato in Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche, www.emsf.rai.it
21
Burke affermava che “ basta graffiare un ideologo per scoprire in lui un terrorista, ma è
senz’altro sbagliato affemare che graffiando un terrorista si scopra sempre un ideologo”.
22
Guicciardini (Firenze 1483 - Arcetri 1540). Letterato e storico italiano. Il suo interesse per la
storia nacque dalla congiuntura politica della Firenze repubblicana, per cui egli prospettò un
governo di "ottimati" in opposizione ai Medici e al governo popolare di Pier Soderini; in questo
clima furono composte nel 1509 le Storie fiorentine, che vanno dal tumulto dei ciompi al 1509.
Frutto delle sue ambascerie per conto della Repubblica e del papa Clemente VII Medici è invece la
Storia d'Italia, unica opera da lui scritta per essere pubblicata e presto conosciuta in tutta Europa;
così in www.pbmstoria.it/dizionari
La nuova criminalità politica in Italia
13
configurando come terrorista non solo chiunque tentava di imporre le sue
idee con una violenta intimidazione sistematica
23
, ma anche gli oppositori al
potere.
E’ recente il fatto di aver impiegato il termine terrorismo in tanti sensi
distinti da perdere quasi ogni significato, indicando globalmente tutte le
azioni di violenza e non solo quelle specificamente politiche.
1.3 Genesi storica del concetto.
Nonostante l’utilizzo del termine terrorismo sia piuttosto recente, le radici
di questo fenomeno vanno invece ad immergersi nell’antichità.
Da quando sono state prodotte le prime forme istituzionali e le prime regole
di costume hanno sempre preso vita forze antagoniste, disordini e conflitti.
Trovando una giustificazione come mezzo di resistenza al dispotismo,
nell’antica Grecia i tirannicidi furono elevati addirittura al rango di eroi
nazionali.
24
Infatti la colpa del tiranno era considerata come inespiabile se
non con una morte violenta, l’unica in grado di giustificare
automaticamente non tanto l’esenzione da pena, quanto l’esaltazione
dell’assassino come una sorta di difesa della democrazia.
25
A simboleggiare
l’assassinio politico nella storia troviamo Armodio e Aristogitone
26
, i quali
tramarono per uccidere il tiranno Ippia, ma riuscirono a togliere la vita
soltanto al fratello che governava insieme a questi, Ipparco. Furono messi a
morte, ma ad Atene dopo la caduta del tiranno furono innalzati ad eroi
pubblici. Tale idealizzazione del tirannicidio divenne parte dell’etica
23
MURRAY J., A New English Dictionary on Historical Principles, Oxford 1919. La parola ebbe
anche per un certo periodo un diverso significato: “allarmista” o “diffusore di panico” , in Laqueur
W., L’età del terrorismo, trad. it, Milano, 1987.
24
Fu attribuito a Seneca il detto: “ Nessun sacrificio è più gradito agli Dei che il sangue di un
tiranno”.
25
AAVV, a cura di Sordi Marta, Amnistia perdono e vendetta nel mondo antico, Milano, 1997.
Quest’ottica vendicativa sembra riecheggiare anche in due provvedimenti ateniesi, il Decreto
Demofante del 410 a.C. e il Decreto Lucrate del 337 a.C.
26
I nomi di Armodio e Aristogitone furono cantati nell’inno popolare dello Scolion, attribuito al
poeta Callistrato; così in ROTA R., Il delitto politico nell’età antica, Torino, 1907.
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
14
politica non solo greca, ma anche romana e trovò espressione in famosi
omicidi come quelli di Filippo II di Macedonia, Tiberio Gracco
27
e Giulio
Cesare.
Lo Stato romano non possedeva delle vere e proprie forze di polizia
28
ed era
così consentito, per respingere la violenza altrui in caso di attentati alla
persona o alla proprietà, che il privato si potesse fare giustizia da solo. Il
principio era applicato anche in campo politico: i cittadini avevano il
diritto
29
di eliminare chiunque minacciasse la stabilità delle istituzioni
aspirando all’instaurazione di un regime tirannico. A dir la verità questo
schema ideologico nascondeva l’astio dell’aristocrazia senatoria contro chi
poteva rappresentare un pericolo per la conservazione del potere nelle mani
dei gruppi aristocratici. Vennero così emanate varie leggi
30
che intendevano
colpire chi, accostandosi e mobilitando la plebe contro il governo,
costituiva una minaccia per l’ordine sociale esistente. La violenza politica
che venne posta in essere si manifestava in congiure e complotti
insurrezionali. I due casi più noti sono quelli di Marco Emilio Lepido nel 78
– 77 a.C. e di Catilina nel 63 a.C., personaggi di antica nobiltà che, in
contrasto con la classe politica di appartenenza, sostenevano gli interessi
delle forze popolari in condizioni di grave miseria. In entrambi i casi i loro
intenti non erano tanto rivoluzionari quanto riformisti, infatti essi cercarono
di seguire le vie legali, ma vedendo respinte dal Senato le loro proposte
iniziarono a preparare i piani insurrezionali.
Nell’ultimo periodo della Repubblica la violenza come strumento di lotta
politica non aveva dichiarati scopi eversivi, piuttosto che essere la causa del
mutamento di regime
31
era più facilmente un segno della decadenza del
vecchio sistema di governo aristocratico.
27
In seguito all’uccisione di Tiberio Gracco col Senatus consultum ultimum il governo
aristocratico legalizzò la repressione conferendo poteri straordinari ai consoli o ad altri magistrati
nei casi di emergenza.
28
Esisteva un corpo di vigiles, ma questo era poco consistente, con compiti limitati all’arresto di
schiavi fuggitivi o allo spegnimento di incendi.
29
Secondo Cicerone era un dovere.
30
Ad esempio nel 78 A.C. la lex Lutatia.
31
PERELLI L., Il terrorismo e lo Stato nel I sec. A.C. Palermo, 1981.
La nuova criminalità politica in Italia
15
Estendendo il concetto al “terrorismo di opposizione”, troviamo già nel I
secolo d.C. un primo esempio di movimento terrorista. Si tratta di una
fazione estremista da cui deriva il nome di zeloti, formata da componenti
delle classi inferiori che lottavano contro la dominazione romana in
Palestina (66-73 d.C): i Sicarii. Il loro nome deriva dall’arma di cui si
servivano: la sica, un pugnale con punta acuta e lama ricurva. Attraverso
omicidi
32
, rapimenti e incendi, il loro obiettivo era quello di colpire un
regime corrotto, rifiutando l’obbedienza politica a qualsiasi autorità
terrena
33
. Sembra che i loro attacchi fossero diretti anche contro gli
sfruttatori, bruciando gli archivi pubblici per far scomparire le ricevute
degli usurai e impedire così il recupero dei crediti. Si racconta che quando
venne espugnata la fortezza di Masnada, all’interno della quale si erano
barricati, si suicidarono collettivamente.
34
Durante il Medioevo nacque e morì in Siria la setta degli Assassini, una
filiazione degli ismailiti fondata da Al–Hasan ibn al-Sabbah. Per la prima
volta, con le loro tattiche militanti e i loro intenti rivoluzionari, furono in
grado di concretare uno sforzo di sconvolgimento dell’equilibrio esistente.
Sebbene tra le loro vittime vi furono anche dei crociati, i loro attacchi non
erano rivolti verso l’esterno, ma verso l’interno: si trattava di una guerra
contro un ordine che, perché visto come illegittimo e tirannico, si cercava di
sovvertire e sostituire. La scelta dei loro obiettivi ricadeva sull’élite e sulla
cultura dominante dell’Islam e le vittime prescelte dagli Assassini furono
gli obiettivi più difficili da raggiungere: monarchi, ministri, generali e
principali funzionari religiosi. L’arma utilizzata fu comunemente il pugnale,
mezzo d’attacco che li esponeva in maggior misura. In quest’ottica di
assassinio come atto sacramentale, gli adepti ritenevano che sopravvivere
ad una missione era addirittura un disonore, pertanto non tentavano
nemmeno di fuggire.
32
Per lo più attaccavano altri ebrei; sembra approfittassero molto spesso del fatto che nei giorni
festivi la gente si radunava a Gerusalemme.
33
LAQUEUR W., L’età del terrorismo, Storia del più inquietante fenomeno del mondo
contemporaneo, Milano, 1987.
34
LAQUEUR W., Il nuovo terrorismo, Milano, 2002.
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
16
Gli Assassini non hanno precedenti nell’utilizzo sistematico e prolungato
del terrore come arma politica e alla base di queste capacità possiamo
rinvenire due elementi fondamentali: la loro organizzazione e la loro lealtà.
Il loro movimento fu considerato come una sostanziale minaccia per
l’esistente ordine politico, sociale e religioso, non solo per le loro capacità
strategiche, ma anche per il fatto di aver saputo tramutare le aspirazioni
incerte e le credenze di movimenti isolati in un’ideologia.
35
Nella seconda metà del secolo XVI, in Europa troviamo un altro gruppo che
utilizzava il terrore come arma: i Monarcomachi. Questi fiorirono nel
contesto delle guerre di religione in Francia, soprattutto negli anni seguenti
alla strage di san Bartolomeo (1572), in un periodo in cui andava
rafforzandosi l’assolutismo ed il potere regio mirante a condizionare la vita,
soprattutto religiosa, dei sudditi. I Monarcomachi discussero per molto
tempo sulle condizioni nelle quali un re poteva divenire un tiranno e
s’impegnarono nella legittimazione del diritto di resistenza da parte della
minoranza ugonotta. Tra le varie correnti, la più decisa fu quella che
avvertiva la rottura del contratto tra Dio, re e popolo da parte del monarca,
come l’alterazione di un rapporto che legittimava la resistenza alla
tirannide. Svilupparono una teoria della sovranità popolare che li portò a
sostenere il diritto di combattere il re tiranno che, innanzitutto, non
rispettava il patto feudale sancito dal diritto consuetudinario, e che tentava
inoltre di imporre la propria autorità alle rappresentanze delle classi sociali.
In questo modo, quindi, sostenevano la liceità non solo della resistenza, ma
anche del tirannicidio. E’ a queste teorie che possiamo ricondurre gli
assassini dei due re francesi Enrico III
36
ed Enrico IV
37
.
35
LEWIS B., GLI ASSASSINI. Una setta radicale islamica, i primi terroristi della storia,
Milano,1992.
36
Re di Francia e di Polonia (1551-1589). Sotto il suo regno, fortemente condizionato dalla madre
Caterina de' Medici che gli fece ottenere anche la corona di Polonia, si compì la strage della notte
di S. Bartolomeo (1572). Venuto a patti con gli ugonotti, dovette concedere loro la libertà di culto.
Lottò a lungo anche contro i potentissimi cattolici intransigenti, capeggiati dal duca Enrico di
Guisa, che fece uccidere col fratello Luigi (1588). Morì ucciso dal domenicano J. Clément nel
1610; così in Enciclopedia generale, www.sapere.it
37
Re di Francia e di Navarra (1553-1610). Re di Navarra dal 1572, divenuto capo degli ugonotti,
si alleò con il re di Francia Enrico III che lo designò suo erede, combattendo vittoriosamente
La nuova criminalità politica in Italia
17
Non appena i conflitti religiosi si attenuarono, all’epoca dell’assolutismo,
l’uccisione delle personalità politiche di primo piano diventa abbastanza
inconsueta. Infatti, tra i monarchi si viene a creare una certa solidarietà ed il
regicidio sembra momentaneamente superato.
L’antica idea di un tirannicidio giustificato, abbracciata più volte nel corso
della storia, tornò ad ispirare il pensiero terroristico dell’Ottocento. Si
divenne consapevoli del fatto che i tiranni non agivano da soli, ma con dei
collaboratori, e che pertanto la morte del tiranno non comportava
automaticamente la fine della tirannia. Le società segrete iniziarono così a
discutere della necessità di attaccare il sistema su un fronte più vasto.
Mentre il regime del terrore instaurato in Francia dai giacobini sotto la
guida di Robespierre si risolse in una degenerazione del sistema e pertanto
non riuscì a conseguire successi, nonostante si fosse distinto per il
razionalismo e la pianificazione
38
, in Italia l’organizzazione segreta e
cospirativa dei Carbonari
39
poneva in essere atti terroristici proponendosi di
ottenere statuti e riforme liberali dai governi assoluti.
Per l’emergere di una forma di violenza terroristica moderna si dovette
attendere quindi il diciannovesimo secolo, connotato dalle azioni di vari
gruppi con finalità ideocratiche, etnoirredentistiche o fondamentalistiche.
Gli attacchi terroristici ebbero luogo in molti luoghi: nell’Irlanda del Nord
con i vari movimenti d’indipendenza o di liberazione, in Russia
40
, nei paesi
contro la Lega cattolica la cosiddetta 'guerra dei tre Enrichi'; morto Enrico III, solo nel 1594 riuscì
ad ottenere definitivamente la corona francese dopo avere abiurato la propria fede protestante,
riconquistando quindi agli Spagnoli tutta la Francia (pace di Vervins, 1598). Con l'editto di Nantes
(1598) concesse libertà di culto ai calvinisti ponendo fine alle guerre di religione. Fu ucciso da F.
Ravaillac, così in Enciclopedia generale, www.sapere.it
38
SINCLAIR A., Storia del terrorismo, Roma, 2003.
39
Prende il nome dal fatto che aveva simboli e parole attinenti ai carbonari. Il fine nazionale e
comune era ovviamente l’indipendenza dell'Italia. Mancavano però di una organizzazione centrale
e di programma politico preciso ( fallimenti dei moti del 20-21 e del 30-31) nel senso che c’era chi
voleva un tipo di Costituzione, chi un altro; per cui il difetto più grosso fu la mancanza di unità, la
segretezza del programma e l’eccessiva fiducia nei sovrani.
40
Assassinio dello Zar Alessandro II , 1881. Successivamente alla cattura della maggior parte dei
terroristi, si instaurò un regime ancor più repressivo di Alessandro III. Per una seconda ondata di
terrorismo si dovrà attendere il 1900 con la fondazione del Partito Socialrivoluzionario.
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
18
balcanici
41
, in Turchia
42
e ancora in Palestina e nei paesi dell’America
Latina.
Storicamente è in questa fase storica che il terrorismo ha visto sorgere le
sue caratteristiche principali. Nonostante l’azione dei Populisti russi
43
sia
stata saltuaria ed estemporanea, venne a delinearsi quella che può essere
considerata la funzione simbolica del terrorismo. In base ad un calcolo
politico, gli attentati si rivolgevano non solo contro l’autorità, ma anche
contro il popolo. Questo per mettere in evidenza incapacità e debolezze
dell’autorità e, al tempo stesso, convincere il popolo ad aderire ad un
movimento che, collocandosi dalla sua parte, era in grado di liberarlo
dall’oppressione
44
. Si trattava, quindi, di una forma di terrorismo
qualitativamente nuova, dovuta al fatto che i terroristi avevano una
concezione diversa del loro ruolo, della società e della portata delle loro
azioni
45
.
Non da meno è stato il terrorismo di matrice anarchica-individualista. Nel
1894 l’assassinio del Presidente francese Carnot da parte di un immigrato
italiano anarchico, Sante Caseario, rappresentò il vertice di una serie di
azioni che fece enorme scalpore
46
. Questo mutamento radicale della
propaganda anarchica fece intimorire l’intera comunità internazionale e si
ebbe quasi l’impressione di una congiura internazionale in realtà non
esistente.
47
L'anarchismo dette spazio nel 1876 all’epoca della "propaganda
del fatto"
48
: inizialmente concepita come azione esemplare e mirata per
risvegliare le masse dall'apatia, divenne la principale pratica di alcuni
gruppi anarchici. Furono molteplici gli attentati alla vita di capi di stato e di
41
Si tratta dell’ORIM, gruppo terroristico macedone impegnato nell’attività politica e nella
preparazione di un’insurrezione di massa. Fu un fenomeno duraturo, il che può essere spiegato con
gli appoggi ricevuti dai governi,soprattutto quello bulgaro.
42
Negli anni novanta dell’ottocento iniziò il terrorismo armeno contro i Turchi, terminato durante
la prima Guerra Mondiale con il massacro degli armeni.
43
Movimento rivoluzionario sviluppatosi in Russia verso la metà dell'Ottocento. Il loro
orientamento politico e culturale tendeva a una visione sentimentale e idealizzata delle masse
popolari.
44
BONANATE L., Dimensioni del terrorismo politico, Milano, 1979.
45
TOWNSHEND C., La minaccia del terrorismo, Bologna, 2004, p.70.
46
Le imprese di Ravachol, Auguste Vaillant e Emile Henry crearono un enorme turbamento.
47
Coolsaet Rik, Ai tempi del terrorismo anarchico, in Le Monde Diplomatique, settembre 2004.
48
In particolare gli attentati contro re e uomini politici di governo.
La nuova criminalità politica in Italia
19
importanti uomini politici sia in Europa che in America
49
, tanto che i
governi furono addirittura indotti a intraprendere una politica di sicurezza
diversa e fu formulata dall’Italia la prima proposta di una cooperazione
internazionale e nel 1899 si tenne a Roma un convegno che non ebbe però
risultati pratici. Dobbiamo in ogni modo tener conto che, nonostante
l’opinione pubblica sia stata al tempo stesso sedotta e terrorizzata dal
fenomeno, questi attentatori avevano agito da soli, senza l’aiuto dei loro
gruppi, e pertanto da un punto di vista politico questi assassinii non ebbero
grandi conseguenze. La differenza che possiamo evidenziare dal terrorismo
rivoluzionario consiste proprio in questo, nella natura individualistica e
nella minore specificità degli obiettivi. Le azioni compiute da chi si
richiamava al pensiero anarchico erano il prodotto di un risentimento, di
un’insofferenza nei confronti della società borghese. Azioni quindi che, non
essendo rivolte contro lo Stato in assoluto, non riuscivano a concludersi in
uno sforzo organizzato, costruttivo e continuo, esaurendosi nell’azione
stessa.
Iniziò a profilarsi per l'anarchismo una curva discendente e il movimento
sopravvisse come realtà significativa solo dove riuscì a collegarsi col
sindacalismo rivoluzionario. Così avvenne in Spagna
50
, Stati uniti e
Francia, dove nacquero organizzazioni sindacali d'ispirazione anarchica (in
particolare la Cnt spagnola e gli Iww statunitensi) che perseguivano
rivendicazioni decise e raccoglievano consensi specialmente tra quei
lavoratori, operai non qualificati, braccianti, ed emigrati, a cui i sindacati
d'ispirazione marxista non dedicavano sufficiente attenzione
51
.
49
Tra le vittime possiamo ricordare i presidenti Mc Kinley (1901)e Garfield, il primo ministro
spagnolo Cànovas (1897), l’imperatrice Elisabetta d’Austria (1898) e Re Umberto I (1900).
50
Le operazioni terroristiche cominciarono col misterioso movimento della Mano negra e furono
caratterizzate dagli atentados sociales, episodi di violenza che accompagnavano le controversie di
lavoro e la successiva partecipazione al movimento dei pistoleros, elementi criminali; LAQUEUR
W., L’età del terrorismo, Storia del più inquietante fenomeno del mondo contemporaneo, Milano,
1987.
51
Come citato in www.pbmstoria.it; come cit in N. Bakunin, Stato e anarchia, 1873; Aa.Vv.,
Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, Fondazione L. Einaudi, Torino 1971; G.
Woodcock, L'anarchia, Feltrinelli, Milano 1973; E. Malatesta, Scritti scelti, Savelli, Roma 1974.
Capitolo 1 – Terrorismo e criminalità politica
20
Con l’avvento del novecento, durante la Prima Guerra Mondiale si
rinvengono pochi episodi terroristici, ad eccezione dell’assassinio del
cancelliere austriaco Stürgkh da parte di un socialista. Il terrore individuale
sembrava in quel contesto sempre più inutile, potendo essere data alla morte
di un uomo politico soltanto poca attenzione.
Successivamente l’età contemporanea è stata caratterizzata da altri
movimenti. Negli anni venti-trenta si inizia ad assistere ad avvenimenti che
invece mettono in evidenza una violenza praticata da gruppi appartenenti
all’estrema destra e da gruppi nazionalisti-separatisti. Esempi importanti
sono quelli delle Centurie nere in Russia, dei Freikorps tedeschi e della
Guardia di Ferro Rumena. Nel corso del periodo fascista in Italia,
Mussolini
52
offrì il suo aiuto agli Ustascia croati di estrema destra, i quali
combattevano per ottenere l’indipendenza del loro paese, commettendo
terribili efferatezze.
Come possiamo notare, essendo un’epoca caratterizzata dai grandi partiti di
massa di destra e di sinistra, il terrorismo si configura come terrorismo “di
Stato”. Nel contesto che si profila con l’instaurarsi dei regimi totalitari, lo
spazio per un terrorismo organizzato e sistematico è stato ridotto al nulla.
Tutt’al più poteva essere immaginato un tentativo di assassinio individuale,
ma a causa dei mezzi di repressione e di controllo impiegati era impensabile
che una qualsiasi forma di terrorismo “dal basso” potesse prendere piede.
Dopo la fine della seconda Guerra Mondiale, soltanto verso la fine degli
anni sessanta, l’attenzione generale in Europa sarà richiamata
dall’insorgenza e dallo sviluppo di una forma di terrorismo contemporaneo
rivolto contro lo Stato democratico. Alcune condizioni, dopo la diffusione
delle idee illuministiche, furono percepite come intollerabili e presero vita
manifestazioni terroristiche diverse per gli scopi perseguiti e per il contesto
politico di appartenenza. In questa prospettiva storica possiamo identificare
52
Uomo politico (Dovia di Predappio, Forlì, 1883 - Giulino di Mezzegra, Como, 1945). Fondatore
del fascismo, instaurò un regime totalitario in cui ai tradizionali metodi polizieschi e autoritari si
univa il sapiente uso dei nuovi mezzi di comunicazione e la mobilitazione continua della
popolazione attorno al mito del "duce" e della potenza nazionale.
La nuova criminalità politica in Italia
21
un’origine comune delle varie manifestazioni terroristiche fin qui
analizzate: l’ascesa della democrazia e del nazionalismo.
Abbiamo visto come, a seconda del contesto storico, alla fenomenologia in
esame hanno fatto ricorso Stati e rivoluzionari, nelle più diverse situazioni
socio-politiche. Possiamo ora capire meglio l’ambiguità intrinseca del
termine “terrorismo”, prodotto di una elaborazione sociale e fenomeno che
costantemente ripropone la sua presenza, lontano dall’essere sconfitto.
Nonostante i paesi che ebbero a che fare con “organizzazioni combattenti”
siano stati molti, e nonostante alcuni lo siano anche al giorno d’oggi, la
situazione italiana risulta rispetto alle altre del tutto peculiare. Infatti, ci si è
trovati di fronte ad una lotta armata “eccezionale” per durata e ruolo
politico, come vedremo più avanti. Per riuscire ad effettuare una corretta
analisi del fenomeno della criminalità politica in Italia sarà così necessario
scomporre il fenomeno dagli altri singoli terrorismi, per poter, in questo
modo, osservare ed approfondire, la sua esatta configurazione.