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La storia e la geografia non sono materie aride e algide; occorre cercare di farle dialogare con i
ragazzi e per questo motivo si deve stuzzicare la loro fantasia. Ho cercato di catturare l’attenzione
dei ragazzi mettendo insieme ai dati storici anche i resoconti dei viaggiatori medievali che
incontravano mostri ed esseri soprannaturali (cinocefali, manticore, sciapodi, panozi, unicorni,
eccetera) ma naturalmente facendo loro capire la differenza tra la realtà e la fantasia.
Ho cercato di conquistarli attraverso una lettura del processo storico fatta di immagini molto
suggestive che testimoniano l’evolversi del modo di rappresentare lo sazio (si veda p. 39 e sgg.)
Devo dire che gran parte del materiale iconografico è stato reperito su internet, fonte ormai
preziosissima. Oggi, le nuove tecnologie rappresentano una fonte inesauribile di informazioni, di
dati, di idee, ed una possibilità di comunicare con punti lontanissimi del globo in un tempo breve.
La didattica deve impadronirsi di queste opportunità e non esserne schiava o mera esecutrice.
E’ evidente che la lotta tra i Media e l’istituzione scolastica, se di competizione di debba parlar ,
anche solo nel motivare e divertire chi apprende, è una lotta impari e destinata a vedere sconfitti gli
insegnanti, anche i più preparati ed accattivanti. La forza dell’insegnamento, i v ce, sta nel puntare
su un progetto pluridisciplinare di auto-apprendimento: la scuola deve fornire gli strumenti culturali
per farsi ricercatori in proprio, deve proporre i contenuti delle varie discipline in forma
problematica, come soluzioni provvisorie alle difficoltà che di volta l’umanità ha affrontato nel
tempo, soluzioni sempre discutibili e perfettibili, mai verità dogmatiche.
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PARTE PRIMA
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METODOLOGIA E DIDATTICA DELLA DISCIPLINA
Il ruolo della didattica nelle scienze dell'educazione
L'insegnamento,2 costituisce una delle azioni più alte e complesse, in relazione alla trasmissione del
«sapere» elaborato dagli uomini nei molteplici campi d'esperienza. Le conoscenze, tuttavia, devono
essere presentate in modo tale da permettere all'allievo non una passiva ricezione, ma una efficace
rielaborazione, che stimoli il formarsi di strategie mentali individuali e conduca all'autonoma
conquista del sapere.
La scuola si trova a sostenere una serie di problemi che limitano enormemente le sue potenzialità e
la sua efficacia educativa. Per essere in grado di sviluppare efficacemente le sue potenzialità,
l'azione d'insegnamento deve poggiare su solide strutture scientifiche: pedagogia, psicologia,
antropologia culturale e sociologia3 e proprio nel contesto delle scienze dell'educazion si discute
riguardo alla collocazione della idattica; a questa è stato attribuito da molti un ruolo subalterno e
subordinato. Alla didattica generale viene spesso negata l'autonomia disciplinare, presupposto
essenziale per conseguire la dignità di scienza. E così, mentre la pedagogia si qualifica come
scienza dell'educazione, la didattica ne rappresenterebbe soltanto la derivazione pratica. Il secondo
Novecento per usare una metafora presa dalle fiabe dei Fratelli Grimm, come afferma Frabboni4,
inaugura la metamorfosi della didattica da Cenerentola a Principessa della formazione,
consegnando il testimone al ventunesimo secolo.
La riqualificazione della didattica, strettamente collegata alla riqu lific zione della scuola di ogni
ordine e grado nella sua azione quotidiana, può attuarsi, in primo luogo, attraverso il
riconoscimento dei fondamenti scientifici delle pratiche e delle tecniche di apprendimento-
insegnamento e in secondo luogo, attraverso la delimitazione di un chiaro oggetto di ricerca e
2
vedi G. DE VECCHIS, G.STALUPPI, Didattica della geografia, idee e programmi, Utet, Torino 2008.
3
vedi FRANCO FRABBONI, Didattica e Apprendimento, Sellerio Palermo, 2006, pg. 11
4
Op.cit. pg. 12.
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un'effettiva e positiva interazione fra teoria e prassi, da esplicitarsi, anche se non in maniera
esclusiva, nella ricerca concernente l'organizzazione scolastica e nella sperimentazione e nella
ricerca in ambito curricolare.
Le didattiche disciplinari
Franco Frabboni5 parla di «match-confronto» tra didattica generale e didattica disciplinare,
«teorizzata e progettata la prima da ricercatori dell'ambito delle scienze dell'educazione; la seconda,
da ricercatori dell'ambito disciplinare: letterario, storico, geografico, matematico, fisico, chimico,
musicale, artistico ecc.».
Le didattiche disciplinari studiano i rispettivi programmi e le strategie di apprendimento e
insegnamento delle singole materie scolastiche. Una didattica disciplinare non può ignorare le
indicazioni tecniche e metodologiche che provengono in particolare dalla didattica generale (ma
anche dal complesso delle scienze dell'educazione), così come non può ignorare oggetto, metodi e
finalità della disciplina di riferimento, la quale va continuamente considerata. Come osserva ancora
Frabboni (1996, p. 39) le didattiche disciplinari dispongono: «di propri occhiali epistemologici:
ermeneutici, investigativi e di formalizzazione teorica, mutuati prevalentemente dagli statuti delle
loro discipline/madri» .
Ma le didattiche disciplinari (didattica della geografia, didattica dell'italiano, didattica della
matematica ecc.) possono rivendicare una loro autonomia nel panorama scientifico? La situazione
attuale non appare certo confortante; se la didattica generale si trova di fronte a una serie di
problemi, a una carenza di riconoscimenti istituzionali e, comunque, a una diffusa sottovalutazione,
ancora più «precaria», nella considerazione scientifica, risulta la situazione delle didattiche
disciplinari. Tuttavi le nuove istituzioni universitarie, relative alla formazione degli insegnanti
5
B. D'AMORE, F. FRABBONI, Didattica generale e didattiche disciplinari, Milano, 1996, p. 37.
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nella scuola di base e in quella superiore, hanno aperto alle didattiche disciplinari strade
interessanti, tutte da percorrere con convinzione.
Perché una didattica della geografia
La didattica della geografia, attraverso riflessioni teoriche e metodologiche, deve indagare nelle
seguenti direzioni:
a) sul rapporto tra il sapere elaborato dai geografi e quello da insegnare;
b) sui processi della ricerca geografica per individuare come questi possano tradursi correttamente ed
efficacemente nell'insegnamento scolastico in funzione dello sviluppo delle strutture cognitive degli studenti;
c) sui rapporti tra i ragazzi e la geografia, come scienza che aiuta a comprendere il mondo;
d) sui sussidi e sugli strumenti che sono in grado di agevolare l'apprendimento della geografia, rendendolo
nello stesso tempo attivo e utile all'acquisizione di competenze spaziali.
La rappresentatività della didattica della geografia in ambito universitario rimane ancora scarsa,
sebbene sintomi di vitalità siano evidenti; perciò è ipotizzabile per il futuro una situazione migliore.
Più numerosi sono i segnali di vivacità al di fuori del settore accademico, anche se a questo in
qualche misura collegato; molte ricerche e riflessioni, infatti, sono state realizzate da docenti in
collegamento con la loro funzione professionale e con le attività promosse dall'Associazione
Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG). Questa esercita un compito di grande rilievo nell'ambito
scolastico e nel raccordo fra scuola e università, oltre che nel rinnovamento della geografia nella
scuola.
La didattica della geografia soltanto in tempi relativamente recenti è entrata a far parte delle
discipline insegnate all'università: un'anomalia incomprensibile, poiché la geografia è stata sempre
ben radicata nel panorama scolastico, dalle elementari all'università.Ma come si attua a scuola
l'insegnamento della geografia? Problemi e relative soluzioni non sono semplici, perché investono
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una molteplicità di aspetti, alcuni dei quali saranno trattati in seguito, come la formazione e
l'aggiornamento dei docenti, le strutture scolastiche e i relativi finanziamenti, costantemente
insufficienti, i rapporti fra scuola, famiglia, e società, i mass-media; fondamentali, poi, sono tutti i
problemi che riguardano l'alunno, soggetto primo e principale di tutta l'esperienza scolastica.
È tuttavia indispensabile proporre nuove idee, modelli e strategie, trovare il modo più adeguato
possibile di interpretare e trasmettere sul piano dell'insegnamento i progressi della ricerca. La
divisione oggi presente in Italia tra insegnamento della geografia e ricerca geografica risulta
oltremodo profonda e supera le distanze fisiologiche che, pure, immancabilmente si riscontrano tra
queste due attività. Tra le materie tradizionalmente presenti nella scuola italiana, la geografia è
quella che, negli ultimi decenni, ha subito forse le innovazioni più marcate. La geografia si è
trasformata da disciplina prevalentemente descrittiva ed enciclopedica, le cui finalità essenziali
riguardavano la conoscenza delle varie regioni del pianeta, in una disciplina volta alla ricerca delle
motivazioni, delle spiegazioni dei fenomeni e sempre più protesa verso la comprensione dei rappo ti
e delle interrelazioni, allo scopo di individuare quali interventi possano dimostrarsi più idonei per
una migliore organizzazione del territorio. Eppure questa trasformazione, che in realtà non è di
oggi, ma che dovrebbe essere ormai risultato fermo e c rto, stenta ancora ad affermarsi
compiutamente nella quotidiana pratica scolastica.
Obiettivo preminente della didattica della geografia è appunto quello di tradurre per la scuola,
mediante un'appropriata elaborazione scientifica, i risultati e i p ogressi conseguiti dalla ricerca, in
modo che oggetti, metodi e finalità della geografia possano partecipare compiutamente al progetto
educativo-didattico. Non si tratta di un compito facile, poiché richiede da una parte un'adesione
attiva alla comunità dei geografi, ma dall'altra un'attenzione all'insieme delle scienze
dell'educazione e un impegno nel mondo della scuola. Non si tratta di un compito facile anche
perché occorre che la geografia sia resa compatibile con le esigenze cognitive e formative degli
studenti, alle diverse fasce d'età, in modo che questi possano assimilarla correttamente.
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Il compito di traduzione didattica si articola poi in molteplici settori, relativi ai diversi aspetti
cognitivi, formativi, metodologici e tecnico-didattici, valutativi. Anche lo sguardo al passato,
importante per capire l'evoluzione nel tempo dell'insegnamento della geografia, può risultare utile
all'attuale didattica.
Dal programma scolastico alla personalizzazione dei percorsi formativi
Si è più volte fatto cenno a programma e programmazione, quali oggetto di studio, anche se con
prospettive diverse ma collegate, da parte della didattica generale e delle didattiche disciplinari. La
prima vede il programma in chiave interdisciplinare e la programmazione in un quadro
prevalentemente educativo, mentre le seconde vedono il programma in chiave prettamente
disciplinare. Attualmente il definitivo spostamento del baricentro dai processi di insegnamento a
quelli di apprendimento rende incongruente la definizione di «programma», non più applicabile a
indicazioni ministeriali generali, che vanno adattate e personalizzate in piani di studio rivolti ai
singoli allievi e alle loro particolari esigenze formative. Se le «indicazioni» rappresentano il
momento unificante e ufficiale a scala nazionale per tutti gli studenti dello stesso grado e indirizzo
scolastico, i piani di studio personalizzati si concretizzano come fondamentale momento
interpretativo a scala locale; attraverso la loro formulazione e attuazione l'insegnante abbandona la
sua tradizionale funzione esecutiva e ripetitiva per esercitare quella creativa e scientifica, più
complessa, ma certamente più ricca di soddisfazioni.
Con l'organizzazione modulare si compie un ribaltamento di alcuni punti di riferimento della
didattica classica: il contenuto del processo di insegnamento-apprendimento non è più la disciplina
o l'ambito disciplinare, ma il «problema» conoscitivo per risolvere il quale si fa uso di varie
discipline. Così, per esempio, nella progettazione modulare su un corso d'acqua l'oggetto di
indagine sarà il corso d'acqua nella sua storia, nella sua configurazione attuale, nel peso
sull'economia dei territori che attraversa, nelle sue caratteristiche faunistiche, nella vegetazione
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intorno e dentro l'ambiente acquifero ecc. I docenti circostanziano l'indagine a seconda dell'età degli
alunni e questi necessariamente s'incontrano con discipline quali l'idrologia, la geografia, la
zoologia, la botanica ecc. viste anche in percorsi pluridisciplinari. Il modulo costituisce n campo di
indagine, un contesto per iniziare il lavoro didattico con i bambini/ragazzi e le discipline in esso
coinvolte svolgono la duplice funzione di costituire nel contempo strumenti di ricerca, di scoperta,
di soluzione dei problemi e momenti di riflessione e di sistematizzazione teorica.
Il connotato distintivo della moderna didattica della geografia è l'attenzione rivolta ai problemi. Si è
trattato, ad esempio, il problema della produttività agricola, in particolare del frumento, coltivazione
emblematica per il nostro Paese. La costruzione di una cartina tematica, nella quale, con opportuni
accorgimenti grafici, gli allievi hanno potuto mostrare la diversità della produttività media regionale
di questa coltura, ci ha consentito di porre in evidenza un fatto assai importante che sarebbe potuto
passare del tutto inosservato in una trattazione tradizionale, spezzettata nelle singole regioni. In
questo esempio sono presenti alcuni dei caratteri fondamentali della moderna didattica della
geografia. Innanzitutto, non tanto il fenomeno della produzione, intesa come puro fatto quantitativo,
quanto soprattutto il concetto di produttività (produzione rapportata alla superficie coltivata a
frumento). Secondariamente non si è insistito tanto su fatto isolato della c ltura del frumento,
quanto in special modo sulla produzione globale trattata sinotticamente in prospettiva
pluridisciplinare, in relazione agli elementi ambientali e a quelli antropici.
Infine, l'impostazione è decisamente tematica: il problema dell'agricoltura è stato affrontato a scala
nazionale, visto sì anche nelle sue differenziazioni regionali, ma unitariamente, in modo da poter far
emergere le differenze e le analogie, poter effettuare gli opportuni confronti e trame delle deduzioni
valide.