6
1.0 INTRODUZIONE
1.1 La malattia pneumococcica
Lo streptococcus pneumonia è un microrganismo causa di quadri patologici
diversi per gravità e caratteristiche epidemiologiche, che vengono distinti
tra malattie non invasive (infezioni delle vie aeree superiori, otite media) e
Malattia Invasiva Pneumococcica, definita dalla disseminazione batterica
nel torrente circolatorio e/o nel sistema nervoso centrale. Quest’ultima
comprende la meningite, la batteriemia isolata e quella associata a
polmonite. Nell’adulto, il 60-87% dei casi di batteriemia pneumococcica si
associa a polmonite. D’altra parte, il 10-25% dei casi di polmonite
pneumococcica risulta essere associata a batteriemia e soltanto in questi
casi si considera tra le malattie pneumococciche invasive. (Ragni e Moro,
2004)
La trasmissione avviene per via aerea attraverso le goccioline respiratorie, il
contatto orale diretto o indirettamente attraverso il materiale contaminato
con secrezioni respiratorie.
I soggetti più colpiti sono i bambini tra 0 e 2 anni e gli anziani con più di 65
anni.
Soggetti affetti da alcune patologie, considerate predisponenti, sono più
frequentemente colpiti dalle malattie pneumococciche ed in modo più
grave.
Le patologie predisponenti riscontrate in letteratura sono (AUSL città di
Bologna, 1998):
(soggetti immunocompetenti)
Malattie cardiovascolari croniche
Malattie polmonari croniche
Diabete mellito
Alcolismo cronico
Epatopatite croniche
Talassemia
(soggetti immunocompromessi)
Asplenia anatomica o
funzionale
Drepanocitosi
Linfoma
Mielosa
Leucemia
Insufficienza renale cronica
Sindrome nefrosica
Trapianto d’organo o midollo
Infezione hiv
Terapie immunosoppressive
Neoplasie diffuse
7
1.2 Epidemiologia della malattia tra gli ultra
sessantacinquenni
In generale la stima del tasso di incidenza annuo delle malattie
pneumococciche invasive è circa 50-60 casi per 100.000.
Negli USA il tasso raggiunge gli 80-85 soggetti per 100.000.
Nei paesi occidentali (dato ottenuto considerando soprattutto studi fatti nel
Nord Europa) si stima un tasso più basso, circa 50 persone per 100.000.
In alcuni paesi si sono condotti studi puntuali come in Scozia (45/100.000).
(Ragni e Moro,2004)
L’incidenza delle infezioni nel resto di Europa, in Asia, in Africa e America
Latina è ancora praticamente sconosciuta.(Vlasich,2001)
1.2.1 Il quadro epidemiologico nazionale
I dati Italiani raccolti sulla malattia sono scarsi e le informazioni ottenute
sono carenti rispetto a quelle nord europee o americane. La situazione
nazionale è stata delineata nel 1999 dal gruppo di lavoro sulla
“prevenzione delle infezioni da S.Pneumonia in Italia”.
Il rapporto finale è stato stilato basandosi sulle fonti di informazione già
presenti nel paese (mortalità, ricoveri,…) e confrontandole con i dati già
disponibili in altri paesi europei caratterizzati da contesti socio-economici e
ambientali simili a quelli italiani.
I casi di polmonite pneumococcica stimati dovrebbero essere compresi tra
42000 e 70000 l’anno, ma viene sottolineato che tali stime potrebbero
essere sensibilmente modificate da indagini statistiche più approfondite.
Un’altra modalità per quantificare l’incidenza della malattia, sebbene
rappresenti una sottostima, è quella di considerare l’insorgenza di polmoniti
come complicanza delle BPCO. Infatti circa il 10% dei soggetti affetti da
BPCO si ricoverano per polmonite entro 2–3 anni. Di tali polmoniti circa il
20% è da attribuire allo S.Pneumonia. I risultati ottenuti con questo metodo
sono gli stessi già riportati.(D’Alessandro e altri, 1999)
8
1.2.2 Il quadro epidemiologico bolognese
Un rapporto dell’AUSL di Bologna (AUSL città di Bologna, 1998) in
previsione dell’inizio delle campagne vaccinali può fornire alcune recenti
informazioni sull’epidemiologia delle patologie pneumococciche nel
comune.
Anche in questo caso si è cercato di ricostruire l’epidemiologia locale della
malattia partendo dai dati dei ricoveri ospedalieri nel 1996 e 1997 e dai dati
sulla mortalità.
Si è calcolato che nei due anni vi sono stati 800 ricoveri per polmonite tra le
persone con meno di 65 anni, 400 ricoveri di persone con 65-74 anni e circa
il doppio tra i più anziani.
Questo significa che gli anziani vengono ricoverati per polmonite circa 6
volte in più del resto della popolazione. La polmoniti e le broncopolmoniti
causano a Bologna circa il 2% dei ricoveri tra gli anziani, ma per la maggior
parte di questi ricoveri l’eziologia non è accertata.
Va detto che questa è solo una sottostima di tutti i casi di polmonite, poiché
non sempre si ricorre al ricovero ospedaliero per questa patologia. Non è
stato calcolato nessun tasso di incidenza e purtroppo non vi sono riferimenti
alla malattia pneumococcica invasiva.
La mortalità per polmonite non è rilevabile con certezza nelle statistiche di
mortalità, poiché viene spesso interpretata come complicanza di altre
patologie e non riportate come causa di morte principale.
I tassi sotto riportati vanno quindi letti tenendo conto di questo limite.
Il tasso annuo di mortalità per polmonite negli anni 1988–1998 varia tra il
20 e il 30 per 100.000 abitanti, ma è molto più elevato nella popolazione
anziana: da 74 a 105 casi per 100.000.
A Bologna circa il 2% di tutte le morti degli anziani è causato da polmonite.
9
1.3 La vaccinazione antipneumococcica
Tecnicamente il vaccino antipneumococcico è costituito dagli antigeni
capsulari di 23 sierotipi di S. Pneumonite più spesso coinvolti nelle malattie
pneumococciche invasive.
Si somministra per via intramuscolare o sottocutanea in un’unica dose e può
essere somministrato contemporaneamente al vaccino antinfluenzale, come
avviene in diversi paesi ed anche in Italia.
Non ci sono indicazioni chiare sulla rivaccinazione, l’indicazione è quella
di proporla solo a persone a rischio molto alto e non prima di 5 anni.
(AUSL città di Bologna, 1998)
La vaccinazione non ha praticamente problemi di tollerabilità. Nel 30-50%
dei casi compare una modesta reazione flogostica locale che scompare entro
48 ore. Il vaccino non è stato sperimentato in gravidanza.
Molti paesi quali Scozia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Francia,
Germania, Regno Unito e Belgio raccomandano la vaccinazione
antipneumococcica ai soggetti a rischio per età e/o patologia.
Negli U.S.A. la vaccinazione è stata valutata positivamente anche sotto un
profilo economico, poiché consentirebbe di risparmiare risorse evitando
ricoveri.(Ragni e Moro, 2004)
In Italia la vaccinazione antipneumococcica è fortemente consigliata a tutti
i soggetti di età superiore o uguale ai 65 anni o a soggetti più giovani ma a
rischio di contrarre la malattia per la presenza di patologie predisponenti.
Nel Comune di Bologna la campagna vaccinale è stata attivata nel 1997 in
forma ristretta alle sole case protette e alle residenze sanitarie assistenziali.
La prima vera e propria campagna è stata quella del 1998/1999.
L’obiettivo del programma vaccinale (Faggioli e altri, 1998) era la
copertura negli anziani prossima al 60% in cinque anni.
La vaccinazione è stata somministrata contemporaneamente a quella
antinfluenzale negli anziani ed indipendentemente da quella antinfluenzale
negli anziani più a rischio o nei giovani con patologie predisponenti.
10
Per avvalorare l’intervento le valutazioni sono state principalmente di tipo
economico, basate su dati di letteratura.
Si è stimato che nei primi 5-6 anni, grazie al risparmio che deriva dalla
riduzione dei ricoveri ospedalieri per polmonite pneumococcica, la spesa
per la vaccinazione sarebbe stata completamente recuperata e negli anni
successivi sarebbe avvenuto il vero risparmio per l’Azienda, valutato,
secondo i costi di vaccino e ricovero del 1998, peri a 470 milioni di lire
annui.
Concludendo, secondo il preventivo stimato dalla AUSL dopo cinque anni
dall’inizio della compagna vaccinale si sarebbe raggiunto un rapporto
costo/benefici pari a 1:4, oltre ad un effettivo miglioramento nella qualità
della vita per gli anziani. (AUSL città di Bologna, 1998)
11
1.4 Valutazioni di efficacia in letteratura
La domanda che ancora incombe su queste considerazioni però è se
l’efficacia della vaccinazione sia effettivamente provata. Purtroppo i pareri
in letteratura sono ancora contrastanti e non vi è una evidenza scientifica
degli effettivi benefici della vaccinazione antipneumococcica.
Poiché S. Pneumonia è comunque responsabile di diverse patologie e
reagisce in modo diverso a seconda dell’età e delle condizioni di salute del
paziente, non è possibile fare una considerazione univoca.
A questo proposito vengono qui riportate le considerazioni riassuntive del
dottor Ragni e della dottoressa Moro tratte da uno studio della Regione
Emilia Romagna ed esposte in allegato ad una recente circolare (9 agosto
2004) che riporta come oggetto “Aggiornamento delle indicazioni sulla
vaccinazione antipneumococcica nel bambino, nell’adulto e nell’anziano.
Trasmissione del rapporto sulle meningiti da pneumococco in Emilia –
Romagna nel periodo 1996 – 2003.” (Ragni e Moro, 2004)
PREVENZIONE DELLA BATTERIEMIA PNEUMOCOCCICA
La vaccinazione si è mostrata efficace nella riduzione del rischio di
batteriemia nella popolazione immunocompetente in più studi.
Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia della vaccinazione nella
popolazione anziana o ad alto rischio, pur in misura inferiore a quella nella
popolazione sana. In altre osservazioni non è stato confermato lo stesso
risultato favorevole.
L’efficacia è documentata negli ultra sessantacinquenni e nelle persone
affette da patologie croniche non marcatamente immunodepressive.
Praticamente tutti gli studi hanno dato invece esito insoddisfacente nella
vaccinazione delle persone affette da malattie marcatamente
immunodepressive.
Attualmente vi è consenso internazionale nel valutare complessivamente
l’efficacia della vaccinazione antipneumococcica nella prevenzione della
batteriemia pneumococcica attorno al 50-80%.