8
servizi, assistenza, etc. adeguati al posizionamento desiderato. In seguito, si
metteranno in risalto e si analizzeranno le sfide legate alle nuove esigenze nel
campo della sicurezza, qualità e ambiente, sfide che ogni costruttore
automobilistico è costretto ad affrontare e vincere per non perdere la
competitività nei confronti della concorrenza. Infine, si studieranno i
cosiddetti “percorsi di personalizzazione” delle componenti hard e delle
componenti soft, veri e propri cavalli di battaglia per le società decise a
differenziare al massimo le proprie auto e, quindi, ad aumentare le proprie
quote di mercato e/o redditività.
Nel secondo capitolo, dopo aver esaminato com’è determinata e
composta la segmentazione nel settore automobilistico, si analizzerà la
domanda di vetture, degli ultimi sei anni, del segmento “F” (al quale
appartengono le Maserati), nei mercati americano, europeo e giapponese.
Successivamente, si entrerà nello specifico del marchio Maserati, studiando il
target, il comportamento di risposta del cliente e il posizionamento della
società. Infine si osserverà la concorrenza alla quale i vari modelli della
Maserati (Coupé, Spyder e Quattroporte) sono attualmente confrontati, e
l’evoluzione del settore delle vetture di alta gamma in funzione delle analisi
elaborate da numerose società di consulenza del mercato automobilistico così
come delle previsioni fatte dalla Maserati stessa.
Una volta entrati nelle dinamiche del settore automobilistico, e in
particolare nel segmento delle auto sportive e di lusso come le Maserati, si
esaminerà, nel terzo capitolo, la lunghissima e travagliata vita della Casa
modenese. La nascita e l’evoluzione del marchio (nato nella metà degli anni
‘20) verranno attentamente analizzati: la Maserati risulta infatti essere, per
esempio, una delle società pioniere ad aver creato un simbolo distintivo
proprio, aprendo la via a una politica di marketing personalizzata adottata in
seguito da tutte le grandi aziende. Si studieranno successivamente i vari
simboli che la Maserati usa e le occasioni nelle quali ad essi fa ricorso. Si
proseguirà analizzando i vari modelli che hanno reso famosa la società nel
9
mondo, la vendita della Casa alla famiglia Orsi, il ritiro dalle competizioni
ufficiali (determinante “turning point” per una società nata proprio per le
corse) e la produzione della prima granturismo stradale che decreterà l’inizio
della produzione di auto sportive ma al contempo lussuose e ben rifinite. A
seguito di una grave crisi industriale, la società verrà venduta alla Citroën
che, non riuscendo a rilanciarla, la rivenderà poco dopo all’imprenditore di
origine argentina De Tomaso. La quasi ventennale gestione di De Tomaso
vedrà la radicale trasformazione della società emiliana con un cambiamento
completo del posizionamento dei suoi modelli, nonché i gravissimi errori di
marketing che hanno portato la Maserati vicina all’ennesimo “quasi
fallimento” della sua storia.
Nel quarto e ultimo capitolo, si entrerà nel vivo dell’ultimo rilancio
della Maserati, con un’analisi di tutte le decisioni e politiche commerciali e di
marketing volute dalla gestione Ferrari, dal 1998 fino al 2005. Dopo aver
osservato le caratteristiche dei vari modelli della Casa modenese, si spiegherà
perché la Ferrari è stata determinante nel rilancio del marchio: dalla
ristrutturazione dello stabilimento alla progettazione dei nuovi modelli alle
sinergie e scambi tecnologici. Si presenteranno in seguito i premi vinti dai
nuovi modelli, le nuove strategie di produzione adottate, le varie forme di
pubblicità scelte. Un’attenzione particolare verrà rivolta allo studio degli
eventi speciali organizzati dalla Maserati che rappresentano una delle vere
particolarità alla base dell’avvenuto rilancio. Un’ulteriore tappa della ripresa
della società è stata il ritorno alle corse automobilistiche: si analizzeranno
quindi le varie competizioni dove sono di nuovo presenti le auto della Casa
del Tridente e il settore fondamentale delle “Maserati corse”. Osserveremo
infine come si svolge la distribuzione delle auto modenesi nel mondo e cosa
rappresenta il Customer Care offerto dalla società, che consiste in tutta una
serie di servizi personalizzati, speciali offerti ai clienti attuali o potenziali.
10
Per concludere cercheremo di capire come potrà evolvere e crescere
ulteriormente la Maserati, in particolar modo dopo il suo passaggio al polo
con l’Alfa Romeo.
11
Capitolo 1
Panorama e problematiche del settore automobilistico nel
mondo
Sommario: 1. Panorama e previsioni del settore automobilistico nel mondo; 1.1 Il settore
automobilistico; 1.2 La ricerca dell’efficienza; 1.3 Previsioni nel medio-lungo termine - 2.
Le sfide e le problematiche da affrontare; 2.1 La sfida sulla sicurezza; 2.2 La sfida
ambientale; 2.3 I percorsi di personalizzazione delle componenti hard; 2.4 I percorsi di
personalizzazione delle componenti soft.
1. Panorama e previsioni del settore automobilistico nel mondo
Il settore automobilistico è diventato nel corso del novecento uno dei
settori trainanti dell’economia dei paesi industrializzati e con il passare degli
anni ha assunto una sempre maggiore importanza anche nei paesi in via di
sviluppo. Questo settore industriale ha dato vita a modelli fondamentali per
l’organizzazione del lavoro e per la produzione e ha assunto una radicale
importanza nella trasformazione della società e della vita collettiva.
1.1 Il settore automobilistico
Durante il 2004, sono state prodotte 47.552.797 vetture (+ 1,75%
rispetto al 2003) in 38 paesi del mondo. Nel 2005 i primi 3 paesi produttori
(Stati Uniti, Giappone e Cina) rappresentano quasi il 50% dell’intera
produzione mondiale. Ma è già da una decina di anni che il settore è in
profonda evoluzione con mercati in recessione e altri in piena espansione. Si
assiste inoltre, in numerosi paesi occidentali, ad una fase di selezione tra le
produzioni con alcune che, per rimanere competitive, devono essere
delocalizzate ed altre, a maggior valore aggiunto, che devono per ora
continuare ad essere realizzate negli stabilimenti “storici”. Ciò non toglie che,
12
potenzialmente e tecnicamente, qualsiasi automobile può essere prodotta
ovunque nel mondo. Ma esistono particolari modelli di automobili che non
possono essere prodotti altrove rispetto al loro luogo di origine, pena una
svalutazione del marchio. Come potrebbe una Ferrari, per esempio, non
essere prodotta a Maranello? Considerando che gli impianti di produzione, la
componentistica, l’organizzazione del lavoro etc. sono sempre più simili tra
le varie Case automobilistiche, quello che sta diventando fondamentale è il
saper dare e conservare un’identità credibile e distintiva al proprio marchio,
mediante oculati investimenti in ricerca e sviluppo, logistica, pubblicità,
assistenza, nonché a tutte quelle attività connesse ai servizi.
Come scrive Mosca, “la competizione è globale anche se si sviluppa su
due macro aree strategiche molto differenti tra loro: le aree di mercato mature
e le aree emergenti. Le prime sono caratterizzate dalla presenza di tutte le
imprese e da un consumatore dotato di una forte sensibilità alle varianti di
prodotto e di gamma ed all’offerta di servizi. Le aree emergenti invece
presentano un consumatore non maturo, che ricerca la soddisfazione di
bisogni elementari e non richiede servizi aggiuntivi complessi.”
1
Anche se si
tratta di due aree non omogenee, il vero successo per un costruttore d’auto è
l’affermarsi in entrambe, ottenendo in questo modo una posizione rilevante,
dal momento che la redditività che si ottiene nell’area di mercato matura è di
fatto indispensabile affinché l’impresa automobilistica possa investire
nell’area emergente. Esiste quindi un’interdipendenza tra le due aree
strategiche, tale che un costruttore d’auto non può meditare di sopravvivere
nel settore se non ha successo in almeno una delle due macro aree.
La concorrenza, soprattutto nei tre principali mercati mondiali, che
sono Nord America, Giappone e Europa
2
, sta diventando sempre più
agguerrita per via della sempre più difficile combinazione di alcuni fattori,
1
Mosca F. (1998),“La ricerca del vantaggio competitivo nel settore automobilistico” G.
Giappichelli Editore-Torino p.1
2
“Le aree mature (Nord America, Europa e Giappone), assorbono circa il 75% della domanda
mondiale.” Fonte: Mosca F. (1998),“La ricerca del vantaggio competitivo nel settore
automobilistico” G. Giappichelli Editore-Torino p.38
13
spesso non conciliabili tra loro, l’obbiettivo essendo sempre quello di riuscire
ad offrire meglio della concorrenza a prezzi sempre più bassi. Oggi vengono
create automobili destinate ai paesi in via di sviluppo (ma che le difficoltà
economiche, soprattutto in Europa, rendono interessanti e quindi appetibili
anche nei cosiddetti paesi industrializzati) che possono costare solo 3.000
euro
3
. Al contempo, le sempre maggiori ricchezze generate dai settori
economici trainanti (petrolio, prodotti di lusso etc.) o dalle attività più
remunerative (nel settore del commercio) mantengono viva una corsa per la
soddisfazione dell’élite: talvolta clienti facoltosi sono disposti a pagare anche
quasi due milioni di euro
4
per un’automobile. Il desiderio di acquistare auto
sempre più lussuose, e quindi costose, è una tendenza che si cristallizzerà nei
prossimi anni nei principali mercati mondiali ed è confermata dalle previsioni
degli esperti. Per esempio, nel periodo 2005-2009 è previsto un aumento
delle vendite del 27% per le auto più lussuose e prestigiose negli Stati Uniti
5
,
mentre sorprendentemente si prevede in Europa, tra il 2005 e il 2010, un
aumento delle vendite di auto di lusso pari al 56,3%
6
.
In ogni segmento
7
ormai quello che conta è l’immagine del marchio.
Oggi possiamo tranquillamente affermare che le automobili non
rappresentano più semplicemente dei “beni materiali”, bensì dei simboli di
appartenenza, che si trasformano spesso in reali status symbols. Il desiderio
di molti costruttori è quello di riuscire ad imporre un vero e proprio modello
di vita. Forse il segreto dei costruttori che sono riusciti in questa “missione”
sta proprio in questo: aver sempre creduto nei propri prodotti ed essere stati
capaci di far sognare con modelli sempre più originali, moderni e
accattivanti. E’ per tale ragione, e per altre ancora che analizzeremo in
seguito, che il settore automobilistico, in particolare quello delle auto di
3
Il gruppo Geely, protagonista cinese nel nuovo mondo delle auto low cost, vende automobili dai
3.000 a 8.000 euro. (articolo di Federico Rampini su Repubblica-Auto del 4/12/2005 a p.9).
4
La nuova ed esclusiva Ferrari FXX (solo 20 unità) costa un milione e mezzo di euro più tasse.
5
Per il segmento F1 (Prestige/Exotic Car) e il segmento F2 (Ultra Prestige/Exotic Class). Fonte:
Global Insight Automotive Car Industry Forecast Report, June 2004.
6
Fonte: Previsioni LMC, InterAutoNews Data Book - Intero 2004 p. 113
7
Analizzeremo i segmenti nel secondo capitolo.
14
lusso, sta diventando un settore strategicamente importante per le economie
di molti paesi, perché raggruppa quanto di più sofisticato e tecnologicamente
avanzato esista nelle economie di mercato. Per essere competitivi, bisogna
infatti eccellere nelle aree più disparate: dalla siderurgia all’impiego della
tecnologia, dalla logistica all’offerta dei servizi finanziari più evoluti.
1.2 La ricerca dell’efficienza
Mercato stagnante e aumento della concorrenza hanno generato in
Europa, negli ultimi anni, una pressione al ribasso sui margini. Per
combatterla, i costruttori cercano di ridurre i costi: di produzione, di acquisto,
di ricerca e sviluppo. Per questo motivo, le alleanze tra case automobilistiche
8
si moltiplicano a livello internazionale, a cominciare dalla condivisione delle
piattaforme
9
- il tassello più costoso del “puzzle automobile” – e i tagli
imposti all'organico aumentano (solo i costruttori in salute, come Bmw o
Toyota, possono mantenerlo o espanderlo). Inoltre si infittiscono le
dimissioni incentivate, come quelle “offerte” da GM Europe, si estende il
ricorso all’utilizzo di ammortizzatori sociali (è il caso di Fiat), si introducono
contratti di lavoro di nuovo tipo (negoziati l'anno scorso, tra gli altri, da
Volkswagen e Mercedes). Ma come scrive il “Sole 24 Ore”
10
, una parte dei
tagli dei costi è stata ottenuta a spese dei fornitori; sono loro, per esempio, ad
aver assorbito finora la quota più rilevante dell'aumento dei prezzi dei
materiali. Ma tutto il sistema dell'indotto è da tempo sotto pressione. In
Inghilterra, per esempio, secondo il ministero dell'Industria britannico,
l'indotto auto ha perso il 16% dei posti di lavoro in sette anni. E anche in
Italia molte aziende rischiano il fallimento. Nel 2006, sarà quindi più difficile
per le case automobilistiche riuscire a risparmiare, in maniera consistente, sui
costi di acquisto tanto più che il ruolo dei fornitori si sta evolvendo e
8
Articolo apparso il 7/12/2004 sul “Sole 24 Ore” a p. 9.
9
Piattaforma: termine generico all' interno del quale ci può essere da un minimo di particolari lastrati
(pianale, giro porte) ad un massimo di componenti meccanici come ad esempio le sospensioni.
10
Articolo del 17/5/2005
15
“integrando” sempre più nell’attività principale di un’impresa
automobilistica. Mosca infatti sostiene che “con la “maturazione” dei
fornitori si instaura un rapporto di partnership con l’impresa automobilistica:
si passa da un rapporto gerarchico basato sul controllo ad un rapporto
collaborativo a rete basato sullo sviluppo congiunto delle componenti.”
11
In
questo modo, la maggiore capacità progettuale e le sempre crescenti
informazioni disponibili rendono il fornitore un attore rilevante del processo
di innovazione del prodotto, tanto più tenuto conto del dilatarsi dimensionale
del fornitore stesso, mentre il produttore automobilistico tenderà ad assumere
sempre più il ruolo di coordinatore. Ma a fronte di una più intensa e fruttuosa
specializzazione dell’indotto, il lato negativo è che “la partnership ridurrà
molto il potere delle imprese automobilistiche: la complessità dei flussi di
informazioni, componenti e know how con i fornitori, infatti, sarà così elevata
che il costruttore non potrà cambiare fornitore in tempi brevi senza introdurre
delle inefficienze e dei costi nel processo produttivo.”
12
1.3 Previsioni nel medio - lungo termine
L’economia e la politica mondiale generano scenari che mutano in
continuazione. Il settore automobilistico non può che percepire i cambiamenti
ed è costretto ad orientarsi molto velocemente a favore di quelle scelte
ritenute più opportune e lungimiranti. A volte, basta la sottovalutazione di un
problema, il repentino cambiamento di una tendenza o l’introduzione di un
modello sbagliato per portare una società sull’orlo del fallimento. Pertanto è
fondamentale cercare di essere all’avanguardia in ogni divisione di
un’impresa automobilistica: dal settore progettazione al settore
dell’assistenza-clienti. Per fare ciò, le imprese del settore sono costrette a
investire molte risorse, in particolare per avvalersi della collaborazione dei
11
Mosca F. (1998),“La ricerca del vantaggio competitivo nel settore automobilistico” G.
Giappichelli Editore-Torino p.17
12
Mosca F. (1998),“La ricerca del vantaggio competitivo nel settore automobilistico” G.
Giappichelli Editore-Torino p.27
16
migliori talenti disponibili capaci di individuare e analizzare le mosse
strategiche ideali per una crescita aziendale duratura e solida. La geopolitica
e i mutevoli aspetti sociali, che contraddistinguono ogni paese, spingono i
costruttori automobilistici alla perenne rincorsa verso l’anticipazione di
quello che, ci si attende, diventi la tendenza prevalente.
Per tutti i costruttori, grandi e piccoli che siano, la Cina non può che
rappresentare un’opportunità o una minaccia. Ma è certamente un paese la
cui potenza economica reale e potenziale non può assolutamente più essere
sottovalutata. Come lo analizza il giornalista Federico Rampini
13
, le
previsioni del settore automobilistico in Cina sono semplicemente da
capogiro per i grandi produttori: nel 2005 il Paese dovrebbe aver fabbricato 6
milioni di automobili. Mentre si ipotizza che, nel 2020, il paese asiatico sarà
capace di produrre 15 milioni di auto diventando così, molto
presumibilmente, il primo mercato mondiale. Il rischio sovrapproduzione,
che tanto preoccupa i tradizionali paesi produttori di vetture, non sembra
affatto inquietare la Cina che ha attualmente un bassissimo tasso di
motorizzazione
14
: meno di quattro automobili per ogni mille abitanti
15
.
Anche se nel 2020 si dovesse arrivare ad una vettura ogni cento abitanti, sarà
pur sempre un basso tasso di penetrazione rispetto alla media di circa 60
automobili per 100 abitanti presenti in Italia
16
, tipico mercato saturo e di
sostituzione. Tale esplosione produttiva e commerciale comporta sin da oggi
l’urgente necessità di regolare il settore dei trasporti affinché si trovino delle
soluzioni, economicamente accettabili, per la salvaguardia dell’ambiente. La
qualità dell’aria, una problematica molto più sentita e difesa nei paesi
occidentali, è infatti una delle sfide prioritarie oggi che la Cina, come
numerosi altri paesi in via di sviluppo, deve affrontare. Un’altro
importantissimo fattore strategico da valutare è il ruolo geopolitico che
13
Articolo di Federico Rampini su Repubblica-Auto del 4/12/2005 a p.9
14
Tasso di motorizzazione: rapporto tra il numero di automobili e abitanti (per 100).
15
Rampini spiega che attualmente in Cina ci sono 5 milioni di auto private.
16
Il sito www.ecoage.com scrive che il parco circolante in Italia nel 2003 era pari a 34 milioni di
autovetture.
17
ricopre la Cina nel mondo: la sicurezza e la continuità nei rifornimenti di
petrolio sono la condizione essenziale per la sua impetuosa ed inarrestabile
crescita economica. Come scrive il premio Nobel per l’economia Stiglitz
17
,“il
governo americano sarà riuscito a impedire alla Cina di comprare petrolio
negli Stati Uniti, ma non riuscirà ad impedirle di comprarlo altrove. Anzi
avrà rafforzato l’idea che è necessario per i cinesi comprare quanto più
petrolio possibile, ovunque”
18
. Ovviamente tali diatribe non possono che
rendere ancora più tesi i mercati e le quotazioni dell’ “oro nero”. Qualora la
Cina non fosse più in grado di alimentare di petrolio la sua vorace economia,
il settore automobilistico ne potrebbe essere seriamente colpito, a favore, per
esempio, dei mezzi pubblici o delle motociclette ben più parche nei consumi
di benzina.
La Cina, pur rappresentando un mercato in continua espansione,
rimane un universo commerciale estremamente criptico, a volte ancora
indecifrabile per gli investitori stranieri. Gli esperti anticipano un 2006
florido per il mercato cinese, con aumento delle vendite delle automobili pari
al 13%, corrispondente a 6,4 milioni di unità. Un'opportunità in più per le
case automobilistiche internazionali, che però devono ora far fronte alla
concorrenza e all'eccesso di offerta. Emblematica anche la situazione di uno
dei pionieri delle auto prodotte in Cina: un esempio è fornito dall’evoluzione
commerciale della Volkswagen nel Paese. “Secondo le valutazioni di
Goldman Sachs, nel recente passato, la Cina ha contribuito per il 70-80 per
cento agli utili totali del gruppo che, fino al 2002, era leader incontrastato del
mercato, con una quota di circa il 40 per cento. Nel 2004 però le vendite sono
calate, i margini sono crollati e la quota di mercato è scesa al 25%.”
19
E’
interessante notare che Manning Doherty, analista di Goldman Sachs ,
responsabile dello studio del settore auto in Cina, trova che il modello di
17
L’economista si riferisce alla mancata acquisizione della Unocal, società petrolifera americana, da
parte della CNOCC società petrolifera di stato cinese, bloccata nell’OPA da parte del Congresso
americano nel giugno 2005.
18
Articolo scritto da Joseph E. Stiglitz apparso sul Corriere della Sera del 6/1/06 a p.14.
19
Come scritto il 6/4/2005 nel sito www.kwmotori.kataweb.it
18
business attualmente più efficace nel Paese è quello adottato dai costruttori
giapponesi. “Hanno investito meno dei competitor occidentali in
automazione puntando invece sull'addestramento e l'utilizzo efficiente della
manodopera locale (che costa meno di un dollaro all'ora), abbassano la soglia
di investimento e riescono così a proteggere i margini.”
20
Benché il 2005 sia
stato un anno di transizione, spesso problematico per le case automobilistiche
di lusso in Cina, le vendite non sembrano però fermarsi: il rapido progresso
economico del Paese induce, ad esempio, la Ferrari ad investire in questo
mercato con l’apertura di una decina di punti vendita (le vendite in Cina sono
passate dalle 40 vetture del 2004 alle 90 del 2005). La prospettiva oggi
contemplata dalla Ferrari è infatti la seguente: il mercato cinese, tra solo 2/3
anni, potrebbe diventare uno dei primi sei mercati mondiali per la casa del
Cavallino.
Queste e altre tematiche hanno trasformato la Cina (così come
succederà fra non molto anche per l’India) in uno dei principali protagonisti
dello scacchiere economico mondiale.
La sovracapacità produttiva è l’indicazione dell’incapacità a
programmare e valutare adeguatamente le proprie potenzialità. Come riporta
“The Economist”
21
, la capacità produttiva nel mondo è pari a 80 milioni di
automobili (compresi i fuoristrada, le Sport Utility Vehicle, etc.), mentre la
produzione arriva a malapena a 60 milioni di automobili. Il tasso di
occupazione medio degli stabilimenti è quindi pari al 75%, mentre tale tasso
dovrebbe raggiungere l’80% per garantire dei profitti moderati. La rivista
inglese osserva che una parte importante di questa capacità in eccesso è
installata in Cina e nel Sud-Est asiatico, pronta tuttavia ad entrare in scena in
futuro una volta che le spettacolari anticipazioni di crescita potranno
realizzarsi. Una conferma di questa realtà è riportata da “The Economist”, in
un’analisi di Jerry Lou, capo analista di Morgan Stanley per la Cina, che
20
Come scritto il 6/4/2005 nel sito www.kwmotori.kataweb.it
21
Articolo apparso il 29/1/2005 nel “The Economist” p.10
19
quantifica la quota di capacità produttiva inutilizzata del Paese: pari al 35%
nel 2005 e pari al 49% per le previsioni 2006
22
.
D’altro canto, purtroppo, questa sovracapacità produttiva è presente
anche in Nord America e in Europa, “dove ci sono troppi costruttori, che
producono troppe automobili, che vengono vendute con profitti troppo
bassi.” I profitti troppo bassi sono anche una conseguenza dei grandi sconti
praticati dai costruttori in difficoltà, sia negli Stati Uniti che in Europa.
Inutile dire che tale pratica commerciale, se fatta sistematicamente e con
continuità, è suicida in quanto è la dimostrazione della perdita di
competitività delle società. Pertanto i potenziali acquirenti non riconoscono
più i prezzi originali come accettabili, pretendendo invece grandi sconti per
poter effettuare l’acquisto. I bassi profitti, come in qualunque attività
economica, sono poi deleteri per una sana e duratura crescita economica.
Per quanto riguarda la Maserati, la struttura produttiva è molto
flessibile. Al momento il quantitativo di produzione
23
raggiunto
rappresenta un tetto per la corrente "turnazione" delle linee. Con una diversa
organizzazione logistica della produzione, senza consistenti modifiche
strutturali, si può comunque raggiungere l’obiettivo di produzione per i
prossimi anni, che è di diecimila vetture per anno.
Come sopra accennato, diventa sempre più pressante utilizzare gli
ingenti investimenti nella creazione di nuove automobili, con la produzione
congiunta di più marchi. All’origine di questo “lavoro di squadra” che si
sarebbe successivamente diffuso, c’è il felice e fortunato progetto degli anni
’80 tra Fiat Auto e Saab (non ancora GM) ai tempi di Croma, Thema, Alfa
164 e 9-5. Ovviamente, attraverso queste sinergie, i risparmi possono
rivelarsi molto elevati, sia nella progettazione che nella produzione “dell’auto
a due volti”, tanto più che tale produzione consente ad un costruttore
automobilistico di essere presente in una determinata nicchia senza avere, da
22
Come scritto il 6/4/2005 nel sito www.kwmotori.kataweb.it
23
Nel 2005 sono state prodotte 5700 Maserati.
20
solo, la massa critica necessaria per giustificare tale investimento. Ma come
ammonisce “Il Sole 24 Ore”, “il rischio maggiore di queste collaborazioni “di
tutti con tutti” è l’omologazione, proprio mentre il mercato è avido di
prodotti sempre più differenziati e ricchi di personalità. Da qui la crescente
importanza dei centri di design, ai quali le case affidano il compito di
realizzare “gemelli diversi”: modelli che condividono quasi tutto ciò che
“non si vede”, salvo poi presentarsi al mercato con connotati drasticamente
differenziati.
24
” Se quindi da un lato s’impone la necessità di rinnovate e
strette sinergie tra i diversi costruttori, il che standardizza le caratteristiche
delle varie vetture, dall’altro lato diventa sempre più fondamentale l’attività
di marketing per cercare di differenziare al massimo le auto prodotte, dando
loro un’identità autonoma, o per cercare di distanziare i vari modelli nati da
un progetto comune, offrendo pubblicità, servizi, assistenza, etc. adeguati al
posizionamento desiderato.
2. Le sfide e le problematiche da affrontare
Come detto poc’anzi, per rimanere competitivi, i costruttori
automobilistici devono affrontare tutta una serie di tematiche che sono
continuamente rimesse in questione o alterate dalla situazione politica,
economica e sociale di ogni paese o mercato.
Analizziamo brevemente quali sono le principali questioni che le
imprese non possono assolutamente sottovalutare, pena un serio
deterioramento della loro immagine e quindi, conseguentemente, della loro
redditività.
24
Articolo apparso nel “Sole 24 Ore” il 7/12/2004.